La prima volta che mi incularono

Scritto da , il 2022-10-31, genere gay

Questa è la storia di come persi la mia verginità.
Ero in prima superiore, appena tornato a casa entrai in una chat gay online con l'intento di fare venire qualcuno a casa mia, sia adulti che giovani, per farmi scopare.
Sulla chat trovai un ragazzo che diceva di avere diciassette anni; era della mia stessa città e soprattutto non abitava tanto lontano da casa mia. Continuando a scrivergli gli chiesi se fosse stato libero per venire a casa mia per scoparmi e lui accettò l'invito. Volle il mio numero così glielo inviai, anche se ero molto titubante all'idea di darglielo per non farmi scoprire dai miei. Ad un certo punto mi chiamò.
"Pronto?" Dissi
"Pronto." Mi rispose una voce tutt'altro che di un diciassettenne. "Ti andrebbe di inviarmi una tua foto? Io intanto sto arrivando." Continuò lui.
Gliela mandai mezzo nudo e lui ebbe pure il coraggio di dirmi che ero un po' paffuto ma che comunque gli andavo bene. Tralasciando ciò mi disse che sarebbe arrivato a breve e mi chiese di aprirgli la porta e di farmi trovare completamente nudo. Io, inventandomi una scusa, non seguii le sue indicazioni, avrei tenuto la porta chiusa ma mi sarei fatto trovare mezzo nudo, dalla vita in giù.
Aspettai con ansia, il cuore batteva forte, ero spaventato ma allo stesso tempo eccitato, ringraziavo Dio per avermi permesso di avere un rapporto sessuale gay, il mio primo rapporto.
Passarono dieci minuti dalla sua chiamata, in cui gli dissi la via e il numero del citofono di casa mia, e sentii il citofono suonare. Ero eccitatissimo, il cuore batteva sempre più, poi ero anche molto timido. Risposi e lo feci entrare nel palazzo, guardai dallo spioncino della porta e lo vidi. In quel momento avevo quasi intenzione di non aprire ma ormai era troppo tardi per tornare indietro così gli aprii la porta.
"Ciao." Dissi eccitato.
"Ciao." Mi disse.
Era un ragazzo che dimostrava più di diciassette anni, basso e rozzo. Senza chiedere permesso entrò e mi disse: "Bella casa tua."
"Grazie." Risposi sorridendo.
Lo accompagnai verso la sala dove mi avrebbe scopato e mentre camminava iniziava a slacciarsi i pantaloni, abbassarsi le mutande e senza alcun permesso si sedette sul divano nudo dalla vita in giù come me, iniziando a masturbarsi.
"Siediti vicino a me." Mi disse.
Obbedii e mi sedetti affianco a lui. Non sapevo cosa fare, ero molto in imbarazzo e per la sua mancanza di rispetto nei miei confronti quasi volevo cacciarlo di casa.
"Forza, non avere paura, toccamelo un po'." Mi disse.
Non avevo il coraggio tantoché mi dovette prendere lui la mano e portarla al suo cazzo. Lo presi in mano e iniziai a masturbarlo lentamente, era piccolissimo ma come prima volta pensavo poteva bastare. Mi prese il viso e se lo portò al suo iniziando a baciarmi; che schifo,la sua bocca era viscida e sapeva di fumo tantoché, senza che mi dicesse niente, mi staccai di colpo venendomi quasi da vomitare e mi abbassai infilandomi il suo cazzo nella mia bocca iniziando a fargli un pompino.
Succhiare un cazzo lo pensavo più piacevole, forse perché non mi piaceva lui, comunque continuai, lui mi mise una mano sulla testa premendo verso il basso. Mi stavo strozzando, mi scendevano le lacrime e di colpo mi alzai e dissi: "mi metto a pecorella?" So che si dice pecorina ma prima non lo sapevo.
"Si si vai." Mi disse tutto arrapato.
Mi inginocchiai per terra in mezzo alla sala con le mani sul pavimento, lui si inginocchiò e si sputò sulla mano per poi lubrificarsi il cazzo. Mi mise due dita in bocca bagnandole con la mia saliva per poi infilarmele nel culo per prepararlo alla penetrazione. Si avvicinò col cazzo facendolo scorrere lungo la spaccatura del mio culo e iniziavo già lì a provare molto piacere, poi lo infilò di colpo. Urlai talmente tanto che mi spostai facendolo uscire. Era piccolo ma comunque faceva molto male. Lui mi disse di mettere le mani sul divano ma non riuscivo comunque. Mi mise di forza sul divano con la faccia attaccata ai cuscini e il culo in aria iniziando a incularmi ancora più forte.
"Fermo ti prego, mi fai male!" Urlai
"Zitta puttanella, tra poco passa, non osare muoverti." Mi disse arrabbiato.
Io piangevo dal dolore e ogni volta che aumentava il mio pianto lui continuava ad aumentare la velocità. Piano piano però il mio culo si abituò, iniziai a godere molto tantoché iniziai a sborrare. Lui lo notò e mi disse: "Visto che ti piace lurida troietta. Ti apro questo culo in due ora, godi come una lurida cagna."
Continuava a sculacciarmi e a prendermi a sberle ma mi piaceva, il culo e le guance divennero completamente rosse per i colpi che mi tirava ma non mi importava, continuavo comunque a piangere ma ero felice.
Ad un certo punto lo estrasse e mi scaraventò a terra di prepotenza, si abbassò e mi prese le guance per tirarmi su infilandomi il pollice in bocca, io iniziai a succhiarlo.
"Sì, così brutta cagnetta, così. Sei proprio una troia, ora prendilo tutto in gola, muoviti!" Mi urlò.
Io obbedii e lo presi tutto in bocca quasi che mi strozzava. Vedendo che non veniva dissi: "Dai vienimi nel culo."
"No no, vieni qui troia!" Mi disse tirandomi uno schiaffo e infilandomelo ancora in bocca.
Continuava e continuava finché non mi venne in bocca. Che schifo di sapore che aveva la sua sborra.
"Bevilo tutto brutta cagna sennò ti sbatto finché non ti rompo in due." Io lo bevvi comunque è una volta averlo ingoiato tirai fuori la lingua per farglielo vedere.
"Brava puttanella." Mi disse lanciandomi per terra di forza. Aggiunse: "Rimani a terra, voglio riempirti di sborra."
Iniziò a segarsi e mi venne tutto addosso.
Io ormai sottomesso mi alzai e glielo pulii dalla sborra con la lingua ingoiando tutto. Mi tirò un ultimo schiaffo, si vestì e se ne andò. Io rimasi per terra ricoperto di sborra, col culo dolorante a leccarmi via tutto lo sperma di dosso.

Questo racconto di è stato letto 1 1 1 9 0 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.