I piedi di Giulia
di
Infoiato coi calzini
genere
feticismo
La mia coinquilina si chiama Giulia. Io non sono lesbica, credo, ma sono sempre stata incuriosita dai corpi femminili. Dalle loro linee morbide e sensuali, in contrasto con quelle nerborute e spigolose degli uomini. Di Giulia amo i piedi. Le sue gambe snelle e atletiche si concludono perfettamente nelle sue caviglie magre e nei suoi piedi. Sono piccoli e affusolati. Lei lo sa, e d'estate mette sempre i sandali con i tacchi alti. E' uno spettacolo guardarla anche solo camminare. Io non ho mai osato dirglielo e mi sono sempre accontetata di gustarmi la vista, quando si preparava per uscire col suo ragazzo. Quando uscivamo insieme un brivido mi saliva lungo le gambe a guardare quei piedi fini e quei tacchi a spillo.
Una sera, la sentii rientrare in casa col suo ragazzo, mentre io ero chiusa in camera mia già pronta per andare a letto, al computer. Dopo un po', spensi il computer e andai in cucina a bere un bicchiere d'acqua prima di andare a dormire. Mi soffermai in corridoio tendendo l'orecchio verso la camera di Giulia. Mi vergognavo, ma ascoltavo attentamente per carpire ogni singolo gemito di lei e del suo ragazzo. I gemiti quella sera c'erano, eccome. Non resistetti più e mi avvicinai alla porta di camera sua. Era socchiusa. Non so con che pudore lo feci, ma mi affacciai, assetata di vedere Giulia nella sua intimità. La mia dolce, elegante e atletica Giulia.
Giulia era in piedi piegata a novanta gradi sulla scrivania. Era bellissima, andava avanti e indietro per le spinte, stava ansimando ed aveva tutti i muscoli tesi. Aveva addosso soltanto le decolleté nere coi tacchi alti e delle autoreggenti bianche con l'elastico di pizzo che le fasciavano le gambe fino a metà coscia. Sembrava avesse le gambe ancora più lunghe di quelle che aveva ed era elegante anche in quella posizione animalesca. Poi mi concentrai sul suo ragazzo. Era nudo, ma ai piedi aveva dei calzini neri. La stava afferrando per le spalle e le dava delle spinte vigorose coi fianchi. La stava letteralmente sbattendo. La mia raffinata Giulia, con le decolleté e le calze bianche, era bella come un angelo e si stava facendo montare dal suo ragazzo, che ansimava come un animale e aveva ai piedi i calzini. Il loro rapporto si stava facendo sempre più frenetico e lui stava spingendo sempre più violentemente, e Giulia lo voleva. Alzò il viso in alto e si staccò un po' dalla scrivania gemendo a bocca aperta. Non mi ero mai resa conto di quanto fosse sodo il suo seno. Vibrava ad ogni spinta di lui. Lui aveva una bella schiena muscolosa e un bel culo, che andava avanti e indietro per penetrarla. Le spalle e le braccia erano tese in avanti per tenerla per le spalle, come per possederla del tutto e impedire che scappasse. Che splendidi i piedini di Giulia, nelle decolleté nere, col dorso coperto dal nylon bianco... mentre le gambe di lui erano pelose e ai piedi portava i calzini neri, senza vergogna.
Mi accorsi che lui la stava prendendo sempre più violentemente, come se la volesse sfondare. E poi lei gli disse: "Riempimi di sperma!"
Lui ruggì come un leone ed ebbe l'orgasmo e lei fece un urlo. Vidi tutti i muscoli di entrambi rilassarsi improvvisamente, e lui si accasciò su di lei.
Io corsi in camera e mi sfilai i pantaloni del pigiama e le mutandine. Ero completamente bagnata. Mi buttai sul letto a pancia in giù e mi misi a sfregare il clitoride, finché un brivido mi percorse tutta e mi sentii la mano fradicia.
Una sera, la sentii rientrare in casa col suo ragazzo, mentre io ero chiusa in camera mia già pronta per andare a letto, al computer. Dopo un po', spensi il computer e andai in cucina a bere un bicchiere d'acqua prima di andare a dormire. Mi soffermai in corridoio tendendo l'orecchio verso la camera di Giulia. Mi vergognavo, ma ascoltavo attentamente per carpire ogni singolo gemito di lei e del suo ragazzo. I gemiti quella sera c'erano, eccome. Non resistetti più e mi avvicinai alla porta di camera sua. Era socchiusa. Non so con che pudore lo feci, ma mi affacciai, assetata di vedere Giulia nella sua intimità. La mia dolce, elegante e atletica Giulia.
Giulia era in piedi piegata a novanta gradi sulla scrivania. Era bellissima, andava avanti e indietro per le spinte, stava ansimando ed aveva tutti i muscoli tesi. Aveva addosso soltanto le decolleté nere coi tacchi alti e delle autoreggenti bianche con l'elastico di pizzo che le fasciavano le gambe fino a metà coscia. Sembrava avesse le gambe ancora più lunghe di quelle che aveva ed era elegante anche in quella posizione animalesca. Poi mi concentrai sul suo ragazzo. Era nudo, ma ai piedi aveva dei calzini neri. La stava afferrando per le spalle e le dava delle spinte vigorose coi fianchi. La stava letteralmente sbattendo. La mia raffinata Giulia, con le decolleté e le calze bianche, era bella come un angelo e si stava facendo montare dal suo ragazzo, che ansimava come un animale e aveva ai piedi i calzini. Il loro rapporto si stava facendo sempre più frenetico e lui stava spingendo sempre più violentemente, e Giulia lo voleva. Alzò il viso in alto e si staccò un po' dalla scrivania gemendo a bocca aperta. Non mi ero mai resa conto di quanto fosse sodo il suo seno. Vibrava ad ogni spinta di lui. Lui aveva una bella schiena muscolosa e un bel culo, che andava avanti e indietro per penetrarla. Le spalle e le braccia erano tese in avanti per tenerla per le spalle, come per possederla del tutto e impedire che scappasse. Che splendidi i piedini di Giulia, nelle decolleté nere, col dorso coperto dal nylon bianco... mentre le gambe di lui erano pelose e ai piedi portava i calzini neri, senza vergogna.
Mi accorsi che lui la stava prendendo sempre più violentemente, come se la volesse sfondare. E poi lei gli disse: "Riempimi di sperma!"
Lui ruggì come un leone ed ebbe l'orgasmo e lei fece un urlo. Vidi tutti i muscoli di entrambi rilassarsi improvvisamente, e lui si accasciò su di lei.
Io corsi in camera e mi sfilai i pantaloni del pigiama e le mutandine. Ero completamente bagnata. Mi buttai sul letto a pancia in giù e mi misi a sfregare il clitoride, finché un brivido mi percorse tutta e mi sentii la mano fradicia.
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