La storia di Erica parte 3

Scritto da , il 2022-08-03, genere sadomaso

Lei
Riprendendo i sensi la prima cosa che sentii fu una sensazione di dolore e piacere ai seni. Non riuscivo a muovere la bocca, ma ogni volta che mi divincolavo sentivo la tensione tormentarmi i capezzoli. Sentivo la mia figa svegliarsi e inumidirsi per questa stimolazione. In compenso, avevo male al culo, quasi da non riuscire a stare seduta. Iniziai a provare a urlare ma non mi uscivano che versi soffocati.
"Inutile che ti agiti, non servirà a niente" sentii dire il mio capo "stanno venendo a prenderti, quindi vedi di farmi fare bella figura". Non sapevo cosa mi sarebbe successo, ma iniziai a cercare di liberarmi, con l'unico risultato che iniziai a godere della stimolazione ai capezzoli. Mi dovetti fermare: stavo morendo di vergogna. Non volevo che il mio capo mi vedesse godere. Non volevo godere.

Lui
Arrivarono in due, come pianificato. Discutemmo dei dettagli del pagamento davanti a un bicchiere di vino, aspettando che il cloroformio con cui l'avevo addormentata facesse effetto. Erano proprio soddisfatti: al loro capo serviva una schiava ed Erica rispettava esattamente i suoi canoni di bellezza.
"Guarda, la troia è già bagnata. Sarà uno spasso introdurla nel nostro mondo." disse uno dei miei soci, alzandosi per andarsene e passando le dita tra le sue grandi labbra.
"Si, ha anche un corpo da favola".
La presero di peso e la chiusero dentro a una cassa di legno e la portarono via.

Lei
Mi svegliai in un bagno di sudore. Sentivo l'odore del legno e venivo sballottata come su una macchina. Iniziai a urlare, di paura e di piacere: i miei capezzoli erano resi così sensibili dalle pinzette che avevano attaccate, che non riuscivo più a resistere. Cercavo di toccarmi in tutti i modi, ma avevo le mani legate dietro la schiena. Mi sembrava di impazzire: avevo un disperato bisogno di masturbarmi e dare sfogo a quello stimolo che era diventato quasi insopportabile. Avevo paura, male dappertutto e sentivo dei liquidi uscire dalla mia vagina vogliosa. Non sono mai stata così umiliata. Mi sembrava non finire mai. A un certo punto, riuscii a trovare un punto sporgente all'interno della cassa e iniziai a strusciarmi per stimolarmi. Dovevo assoluto raggiungere l'orgasmo o sarei impazzita. Ero davvero eccitata dalle pinze, non mi importava più di niente. Che mi si sentisse pure. E infatti, forse per il rumore delle mie urla di piacere, mi accorsi che ci eravamo fermati.
Sentii l'aria fresca della notte senza vedere niente, perché avevo gli occhi bendati. Mi investì l'odore di alcol di due uomini che parlavano una lingua straniera, che sembrava tedesco. Ridevano, mi toccavano le tette, la figa bagnata, ridevano. "Signorina gode?" Chiese a un certo punto uno dei due. Mugolai in risposta, sperando che capissero di togliermi le catenelle dai capezzoli, che non ce la facevo più, ma non solo non capirono, ma dopo poco tempo sentii un tubo enorme entrarmi in pieno nella figa. Sentii che veniva attaccato alla mia vita forse con del nastro adesivo. "Noi aiutiamo signorina". Un bip e quello che evidentemente era un vibratore si accese. Mi lasciarono di nuovo lì, sola con il mio piacere che saliva senza possibilità di farlo smettere, e ripartirono.
Non mi ricordo quanti orgasmi raggiunsi ma ero stremata. Fu una tortura di piacere e di disperazione: il vibratore stimolava anche il clitoride. Ero sommersa dai miei liquidi e dal mio piscio, che non ero riuscita a trattenere. Avevo perso il senso del tempo: andai avanti così un'ora o forse due, quando una brusca curva mi schiacciò contro la parete della cassa, spingendo ancora più dentro il vibratore. Ebbi un ultimo potente orgasmo e svenni stremata.

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