Galeotto fu il casotto

Scritto da , il 2022-07-29, genere gay

PREMESSA

Questo racconto è stato da me inserito nella categoria gay per comodità. In realtà nessuno dei protagonisti è realmente e dichiaratamente gay nell’accezione più comune del termine, avrei potuto usare la categoria dominazione oppure incesti, sempre che tale possa definirsi il rapporto sessuale tra cugini.
In ogni caso, comunque la pensiate, qualunque sia il vostro orientamento sessuale, vi auguro buona lettura.


Marco ha appena compiuto diciotto anni, è un bel ragazzo dal fisico slanciato, magro ma robusto, un volto angelico incorniciato da una cascata di riccioli bruni che aveva fatto strage di cuori tra le compagne del liceo dove aveva appena conseguito la maturità. Nonostante fosse molto timido le ragazze non gli erano mai mancate, anzi proprio questa sua timidezza stuzzicava la curiosità delle sue coetanee ed erano loro a farsi avanti in maniera sfacciata semplificandogli il compito. La sua vita sessuale pertanto poteva ritenersi più che soddisfacente ma ciò nonostante un cruccio lo assillava, le dimensioni del suo pene. Non che fosse proprio micro, una dozzina di centimetri in erezione, con le ragazze tutto bene, il suo problema erano i ragazzi. Soffriva maledettamente il confronto con i suoi coetanei, si vergognava di farsi vedere nudo, anche in palestra o in piscina dove tutti negli spogliatoi giravano nudi con il sesso in bella mostra lui faceva acrobazie per non mostrarsi, evitava di fare la doccia con gli altri e appena possibile svicolava.
Si era spesso interrogato su questo suo complesso di inferiorità e la sua autoanalisi lo portava a far risalire il tutto ad un episodio accaduto diversi anni prima.
D’estate la sua famiglia affittava un casotto sulla spiaggia presso uno stabilimento balneare del suo paese e un giorno, all’età di tredici anni, vi si era recato con suo cugino Gianni, il figlio della zia Maria, la sorella di mamma, un ragazzino di un anno più grande, col quale era praticamente cresciuto insieme.
Gianni, un volto anonimo con un cespuglio di capelli ispidi color stoppa, a differenza di Marco, era tozzo e sgraziato, più robusto ma meno agile tanto che, a dispetto della maggior stazza, soccombeva sempre nelle loro lotte adolescenziali.
Fatto il bagno, si erano infilati insieme nel casotto per cambiare il costume bagnato e con suo grande stupore vide Gianni togliersi lo slip e mostrare con malcelato compiacimento un cazzo in erezione di dimensioni notevolmente maggiori del suo, era la sua rivincita nei confronti del cugino.
Marco, sorpreso e imbarazzato aveva fatto un gesto come per dirgli di coprirsi ma Gianni, forse equivocando, gli prese la mano e se la poggiò sul cazzo, guardandolo sorridendo.
Fu come se una scossa elettrica lo avesse colpito, il contatto lo sconvolse, provava repulsione e desiderava scostare la mano ma al tempo stesso era affascinato da quel coso così grosso e pulsante e non riuscì ad allontanarsi anche perché Gianni non mollava la sua mano e anzi cominciò a farla andare su e giù con un movimento che lui, all’epoca completamente digiuno in materia di sesso, non comprese.
Ad un certo punto Gianni, prossimo all’orgasmo, gli lasciò la mano ma lui non la ritrasse e continuò a toccarlo finchè il pene spruzzò fuori il suo contenuto lasciandolo esterrefatto.
Come se si fosse liberato da un incantesimo finalmente si staccò e, rosso in viso, corse via con la mano ancora bagnata dal seme del cugino.
Fortuna volle che il padre di Gianni, funzionario di banca, venisse trasferito di lì a pochi giorni presso una sede a centinaia di chilometri di distanza per cui la cosa non ebbe un seguito e poco a poco finì nel dimenticatoio.
Va da sé che Marco nei giorni seguenti volle controllare se la manovra funzionava anche col suo pisello e da quel momento in poi divenne il suo passatempo preferito e continuò a farsi le seghe anche quando, più grande, trovò chi gliele facesse al posto suo.
Ormai maggiorenne, diplomato con buoni voti, venne premiato dai suoi genitori con un viaggio, non a Londra o in un'altra capitale europea come la maggior parte dei suoi compagni, ma, per sua precisa scelta, in Val d’Aosta, dieci giorni in tenda a contatto con la natura.
Mancavano pochi giorni alla partenza quando sua madre entrò nella sua stanza dicendogli
- Devo darti una bellissima notizia. Ti ricordi di tuo cugino Gianni? Devi sapere che i suoi genitori si sono separati e lui ora vive a Roma con la madre e sua sorella Bea. Non nuotano certo nell’oro, anzi…figurati che per arrivare a fine mese la zia Maria ha dovuto mettersi a lavorare in una ditta di pulizie. Anche Gianni si è diplomato ma non può certo permettersi di partire per cui papà ed io abbiamo deciso di regalargli lo stesso tuo viaggio. Partirete insieme, o meglio, lui ti aspetterà a Roma e da lì proseguirete insieme. Sei contento? Mi ricordo che da piccoli eravate inseparabili.
Marco incassò la notizia con apparente nonchalance, come se la cosa lo lasciasse indifferente, ma dentro di se si scatenò un turbinio di emozioni. Certo gli faceva piacere poter rivedere suo cugino, chissà com’era cambiato in quegli anni, ma soprattutto lo eccitava la possibilità di rivedere Bea, la sorella maggiore di Gianni, di cui, da ragazzino, era stato segretamente innamorato.
Bea, di tre anni più grande, alta, bionda, non bellissima, il suo buffo naso a patata le impediva di esserlo, ma con uno splendido sorriso che le illuminava il viso e due occhi color turchese, come i laghetti di montagna che contava di vedere di lì a qualche giorno, in cui il piccolo Marco annegava regolarmente.
Fisicamente poi era niente male, struttura da nuotatrice, spalle larghe, poco pochissimo seno ahimè, ma belle gambe, lunghe e muscolose e fianchi stretti con un bel culetto che sporgeva, alto, impertinente e sodo. Quante seghe pensando a Bea e al suo culo.
E poi c’era lui… il casotto, con l’episodio che vi era accaduto, che si illudeva di aver metabolizzato e che invece ora tornava prepotentemente alla ribalta.
Scelse di non pensarci, di non pensare a nulla e tornò a concentrarsi sugli ultimi preparativi per il viaggio.
Finalmente il giorno della partenza arrivò e Marco, un emozionatissimo Marco, salì armi e bagagli sul treno che lo avrebbe condotto a Roma per la prima tappa del suo viaggio.
Era la prima volta che si staccava per così tanto tempo dalla sua famiglia, provò come un senso di libertà e si sentì felice.
Arrivato a Roma cercò con lo sguardo tra la folla che affollava la banchina e quasi immediatamente scorse l’inconfondibile sagoma di Gianni.
Non era cambiato di una virgola, la stessa zazzera, lo stesso fisico tarchiato, forse un po’ sovrappeso, gli stessi piedi piatti.
Si abbracciarono con trasporto.
- Che piacere rivederti, non sei cambiato per niente, come stai? a casa tutto bene? tua mamma? Bea???
Marco era un fiume in piena di domande che travolse Gianni senza dargli il tempo di rispondere, in fondo a parte Bea di tutto il resto non gli importava molto ma, così facendo, scaricò l’ansia che lo attanagliava ed esorcizzò quel pensiero fastidioso, quel tarlo che ogni tanto veniva a trovarlo.
Gianni lo osservava tranquillo e sorridente assolutamente rilassato e a suo agio.
- Calma calma abbiamo tutto il tempo che vogliamo per parlare, ma ora sbrighiamoci che il nostro treno parte tra poco.
Raccolsero i bagagli e si avviarono verso la banchina dove sostava il treno che li avrebbe condotti a destinazione.
Il viaggio, ancorchè lungo, non pesò ai due ragazzi che lo trascorsero raccontandosi le loro vite degli ultimi cinque anni, i loro sogni, le loro speranze ritrovando in breve la sintonia perduta.
Ed il tarlo fastidioso sparì definitivamente.


continua


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