Il mio piede, un turbamento (parte 2)
di
Lei39
genere
tradimenti
Ciao a tutti. Sono Roberta. ho scritto ieri il mio racconto su quanto mi è successo tempo fa. Qualcuno mi ha chiesto se c'è stato un seguito. Diciamo di sì. È una cosa strana da raccontare. Credo ci siano momenti in cui la razionalità su cui costruisci le tue certezze a volte vacilla e a me è capitato questo. Come divìcevo nel precedente racconto io sono una donna sposata e che non ha mai avuto nessun desiderio di tradire è mai credo che arriverò a farlo nel senso in cui intendiamo comunemente. Mi è capitato però, sebbene la razionalità mi dicesse che non dovevo farlo di avere un seguito a quanto raccontai. Dopo quella due notti in cui fui oggetto di attenzione da parte di un paziente nei giorni seguenti non avendo più turni di notte non ebbi occasioni di imbattermi in lui. Quelle volte che capitava ero chiaramente molto in imbarazzo. Ma entrambi facevamo finta di niente. Lui d'altronde pensava che io non mi fossi accorta di nulla (anche se riflettendoci è utopistico pensarlo veramente) ed io facevo quella che dormendo non si era accorta di nulla. C'era insomma gelo e imbarazzo. Il giorno in cui fu dimesso io ero di turno. In modo molto educato mi ringraziò e mi chiese, vista la gentilezza che avevo avuto nei suoi confronti, se mi andava di scambiarci i numeri per bere un caffè. Chiaramente la cosa mi imbarazzò e non fui pronta a rifiutare o a trovare una scusa per disimpegnarmi. Così accettai il numero e comunicai il mio. Ma speravo che non mi chiamasse. D'altronde capita spesso che ci chiedano i numeri, più per un tema di cortesia. Nei giorni successivi non si fece vivo. Ma chiariamoci bene, non volevo che avvenisse, o quanto meno la mia parte razionale non capiva e non voleva. Per altro era un uomo di una certa età e non certo un adone. La chiamata però arrivò. "Ciao Roberta, sono Alfredo...ricordi? Senti, sono dalle tue parti domani..sono in giro con il camion e mi piacerebbe prendere un caffè, se vuoi ti passo a prendere?" - "ciao Alfredo, grazie, senti se vuoi possiamo vederci al centro commerciale qui vicino, ci troviamo lì e per il caffè volentieri". Ecco, andò così. Non riuscì a dire di no. Ancora una volta potevo glissare. Fui almeno pronta a rifiutare il passaggio. Dentro di me, pensare di salire su un camion di fatto di uno sconosciuto e magari con il rischio di essere vista mi sembrava una cosa folle. Anche se, ripeto non avremmo fatto niente. Così il giorno dopo mi preparai per andare. La cosa folle era che avevo un turbamento, una agitazione, un fremito. Mi stavo complicando le cose. Non volevo e non sentivo il bisogno di avere relazioni extra, per di più con un uomo ben più grande di me e come detto non bellissimo. Eppure sentivo strane vibrazioni. Come dicevo ieri non sono tanto alta, 1,55 ca. Ho occhi azzurri e capelli castani chiari biondi. Sono morbidina un pò sui fianchi e sui glutei e ho un seno che oscilla tra la seconda e e la terza. Ero in difficoltà su cosa mettermi. Era ormai primavera e quindi decisi di mettermi un vestito unico rosso e bianco tenuto fermo da una cinturino in vita e lungo fino al ginocchio a gonnellina. Non era né troppo scollato né troppo coperto. Sotto misi intimo normalissimo. Non sono un'amante di cose particolarmente osè. Un semplice reggiseno nero di cotone e slip nero. Come scarpe misi delle ballerine rosse. Capelli sciolti sul collo, occhiali da vista. È così sono uscita arrivai un'ora prima in tempo per fare un pò di shopping. All'ora prestabilita poi ci siamo trovati al bar principale. Lui come dicevo era un uomo sulla sessantina, superati. Non altissimo, comunque pi
Di me, credo almeno 1,70. Capelli, pochi, bianchi e un pò panciuto. In viso aveva una barba di un paio di giorni bianca. Mi sorride, mi ringrazia e ci sediamo al tavolino. Ero un pò rigida e la vocina della mia razionalità mi ripeteteva cosa ero venuta a fare qui. Ma non avevo voglia di ascoltarla. Avevo voglia di vedere nella realtà il perchè. Lui inizio subito con modi gentili e mai fuori posto a raccontarmi di lui. Aveva 62 anni da poco, un matrimonio fallito e a detta sua non aveva una donna da ormai 10 anni. "Sai Roberta, non mi va di avventurarmi in incontri al buio o come fanno altri miei coetanei in ricerche di partner ...preferisco solo. Sai, è dura, pensa che sono 10 anni che non vado più con una donna...ah ah " Questa frase era un misto di tenerezza e di curiosità. Se era vero quello che mi diceva capivo probabilmente anche quello che mi fece nelle notti precedenti, probabilmente era veramente dura per lui resistere. La conversazione andò avanti per un bel po', sempre su toni piacevoli. Era una persona che metteva a proprio agio. Mi raccntò che lavorava come autotrasportatore da una vita e che era spesso in giro con il suo camion. È questo sicuramente non agevolava la ricerca di una compagna. Arrivati verso le 18 gli dissi che si era ormai fatto tardi e che era ora di rincasare. Lui rilanciò dicendomi se volevo fare un giro con il camion. "Sei mai stata su un camion? Se vuoi possiamo fare la strada panoramica e ti porto in un punto dove si vede la città dall'alto che dici?" ecco, questa era la classica domanda a cui rispondere no...ma mi bloccai e annuì con la testa. Mio marito quella sera non sarebbe rientrato a casa e grossi rischi non ne correvo. Ma era la situazione in cui mi ero ficcata che mi creava turbamento. Così mi incastrò e ottenuto il mio si, mi fece strada verso il mezzo. Non ero mai stata su un camion e ne avevo desiderio di farlo...fu buffo solo provare a salirci...ma non avendo tacchi almeno riuscì a farcela. Entrai, mi fece accomodare, mise in moto e iniziammo a salire sulla collina. Una volta arrivati in un punto da cui si ammirava la vista della città si fermò. Ormai era buio. Fuori dal vetro si vedevano le luci della città e la luna. Lui inizio a chiacchierare nuovamente sempre con modi gentili. Ad un certo punto, all'improvviso, all'interno di una normalissima conversazione se ne uscì così "se vuoi rimanere più comoda puoi sganciarti il reggiseno, non mi scandalizzo. Rimani con il tuo vestito ma almeno non hai il reggiseno che ti stringe". Questa frase detta in modo assolutamente innocuo mi blocco. Terrore. Ma non fui in grado di dire no grazie, fu così gentile che risposi con un "ah grazie, ok" con un nervosismo sorriso. La mi arazionalità si era completamente persa. Era una situazione surreale. Il bello fu che con estremo imbarazzo sganciai il reggiseno, che cadde all'interno del vestito fino sull'ombelico. Ora avevo il seno contro il vestito, con i capezzoli (non li ho grandi, piccolini) che premevano la stoffa. Ero veramente stupida. Lui non si scompose e continuò con estrema normalità la conversazione. Io avevo il cuore a mille. Ormai fuori era buio, introno nessuno e io era con uno sconosciuto a parlare e per di più con il reggiseno staccato. Ad un certo punto, con la stessa normalità e nel bel mezzo della conversazione mi chiese se poteva accarezzarmi il seno. Rimasi di gesso. E ora? Ma le domande le faceva il cervello ma il corpo rispondeva da solo e la mia testa annui sempre con un sorriso nervoso e le guance rosse dall'imbarazzo. Così in modo un pò goffo avvicinò le mani al seno, e accarezzo da sopra la stoffa...sentivo le sue mani grandi e rugose su di me. Ben presto si fecero strada dentro il vestito e non essendoci più il reggiseno finirono a contatto con la mia pelle. Sentivo le dita sui capezzoli, sull'aureola. Ero imbarazzatissima. A quel punto con gentilezza mi disse se volevamo accomodarci dietro in modo da rimanere più comodi. Il cuore sali di battito. Capii che sarebbe stato il punto di non ritorno e quel punto non volevo superarlo. È così gli dissi "no, Alfredo perdonami. Non posso e non credo sia giusto, rimaniamo qui". Lui mi sorrise e non insistette. Fece scendere le mani sulle gambe e provò ad andare sotto il vestitino e a raggiungere il mio pube. Sentivo caldo lì in mezzo. Ero turbata e sentivo calore. "No Alfredo, ti prego, non toccarmi li....non mi va" ma anche questa mia opposizione non lo scompose. Scese ancora con la mano, sono alle caviglie. Mi tolse le ballerine e iniziò a massaggirami la pianta del piede e mi chiese se volevo allungare le gambe verso di lui. Ero combattuta ma annuì con la testa e allungai le gambe verso di lui a contatto con la sua pancia. Lui inizio ad accarezzarmi, le caviglie, i piedi e portò il mio piede sulle sue labbra....uscì la lingua e mi baciò e leccò la pianta. Ero incapace di orientarmi. "Roberta, ti va di abbassare il vestito e di farmi vedere il seno?"....questa fu un'altra richiesta alla quale non riuscì a dire no, con timidezza abbassai le spalle tirai fuori il seno dalla scollatura davanti staccando un paio di bottoncini. Ero con il seno nudo davanti ad uno sconosciuto che mi stava accarezzando le gambe e i piedi. "Posso venire Roberta? Sono in difficoltà" ecco che mi fece un'altra domanda difficile, ma anche qui la risposta la diede il mio inconscio. La testa si mosse annuendo timidamente. E Alfredo avvicinò il mio piedino al suo pube.....sbottonò il Jeens e Fece uscire le sue mutande. Prese entrambi i piedi, li mise sulle mutande e iniziò a strofinare. Sentivo la stoffa delle mutande contro la mia pelle. Le mutande erano già un pò umide. Ero rossa in viso. Imbarazzata. Lui estrasse il suo membro dagli slip...e lo passò sulle mie piante. Il suo pene non era molto grande. Era corto ma largo. E aveva già tanto pre sperma che mi stava bagnando i piedi. Mano a mano cresceva...e lui muoveva i miei piedi su e giù contro il suo membro. La sua cappella si strofinava e mi bagnava...sempre più gonfia. "Roberta, ci sono quasi...posso? Ti dispiace?" "Alfredo lasciati andare, va bene vieni non ti preoccupare". Non feci in tempo a finire queste mie parole che vabbe un'esplosione di sperma, liquido caldo che mi bagno le piante le gambe e qualche schizzo arrivò sino sul seno. Era una scena pazzesca, mai avrei pensato di potermi trovare in un contesto così. Io che sono sempre stata tutto di un pezzo ero lì con una persona che si masturbava su di me. La cosa però mi procurava eccitamento. Mi lusingava poter dargli piacere, che probabilmente non aveva da tanto tempo. E come l'altra volta...non mi pulì...mi rimise le ballerine senza pulirmi e sentivo il suo sperma nelle scarpe e sotto i piedi. Questa cosa mi procurò un'eccitazione forte. Lui mi ringraziò, mi chiese se volevo essere riaccompagnata a casa ma gli chiesi di allungarmi al centro commerciale. Scesi, mi ringraziò nuovamente e mi disse che mi avrebbe richiamata. Io ero incapace di capire e feci si con la testa. Lo salutai. Rientrai al centro commerciale per fare quel poco di spesa che dovevo fare...e pensavo a che cosa pazzesca e surreale stavo vivendo e probabilmente sbagliata. Ero a fare spesa con lo sperma di un uomo che non era mio marito nelle scarpe. La mia razionalità era veramente sparita. Avevo tante domande a cui rispondere ma quella sera smisi di pensare e liberai la mente. Fini la spesa e andai a casa con tanti sensi di colpa ma con una eccitazione che Iano piano stavo sentendo e decifrando.
Di me, credo almeno 1,70. Capelli, pochi, bianchi e un pò panciuto. In viso aveva una barba di un paio di giorni bianca. Mi sorride, mi ringrazia e ci sediamo al tavolino. Ero un pò rigida e la vocina della mia razionalità mi ripeteteva cosa ero venuta a fare qui. Ma non avevo voglia di ascoltarla. Avevo voglia di vedere nella realtà il perchè. Lui inizio subito con modi gentili e mai fuori posto a raccontarmi di lui. Aveva 62 anni da poco, un matrimonio fallito e a detta sua non aveva una donna da ormai 10 anni. "Sai Roberta, non mi va di avventurarmi in incontri al buio o come fanno altri miei coetanei in ricerche di partner ...preferisco solo. Sai, è dura, pensa che sono 10 anni che non vado più con una donna...ah ah " Questa frase era un misto di tenerezza e di curiosità. Se era vero quello che mi diceva capivo probabilmente anche quello che mi fece nelle notti precedenti, probabilmente era veramente dura per lui resistere. La conversazione andò avanti per un bel po', sempre su toni piacevoli. Era una persona che metteva a proprio agio. Mi raccntò che lavorava come autotrasportatore da una vita e che era spesso in giro con il suo camion. È questo sicuramente non agevolava la ricerca di una compagna. Arrivati verso le 18 gli dissi che si era ormai fatto tardi e che era ora di rincasare. Lui rilanciò dicendomi se volevo fare un giro con il camion. "Sei mai stata su un camion? Se vuoi possiamo fare la strada panoramica e ti porto in un punto dove si vede la città dall'alto che dici?" ecco, questa era la classica domanda a cui rispondere no...ma mi bloccai e annuì con la testa. Mio marito quella sera non sarebbe rientrato a casa e grossi rischi non ne correvo. Ma era la situazione in cui mi ero ficcata che mi creava turbamento. Così mi incastrò e ottenuto il mio si, mi fece strada verso il mezzo. Non ero mai stata su un camion e ne avevo desiderio di farlo...fu buffo solo provare a salirci...ma non avendo tacchi almeno riuscì a farcela. Entrai, mi fece accomodare, mise in moto e iniziammo a salire sulla collina. Una volta arrivati in un punto da cui si ammirava la vista della città si fermò. Ormai era buio. Fuori dal vetro si vedevano le luci della città e la luna. Lui inizio a chiacchierare nuovamente sempre con modi gentili. Ad un certo punto, all'improvviso, all'interno di una normalissima conversazione se ne uscì così "se vuoi rimanere più comoda puoi sganciarti il reggiseno, non mi scandalizzo. Rimani con il tuo vestito ma almeno non hai il reggiseno che ti stringe". Questa frase detta in modo assolutamente innocuo mi blocco. Terrore. Ma non fui in grado di dire no grazie, fu così gentile che risposi con un "ah grazie, ok" con un nervosismo sorriso. La mi arazionalità si era completamente persa. Era una situazione surreale. Il bello fu che con estremo imbarazzo sganciai il reggiseno, che cadde all'interno del vestito fino sull'ombelico. Ora avevo il seno contro il vestito, con i capezzoli (non li ho grandi, piccolini) che premevano la stoffa. Ero veramente stupida. Lui non si scompose e continuò con estrema normalità la conversazione. Io avevo il cuore a mille. Ormai fuori era buio, introno nessuno e io era con uno sconosciuto a parlare e per di più con il reggiseno staccato. Ad un certo punto, con la stessa normalità e nel bel mezzo della conversazione mi chiese se poteva accarezzarmi il seno. Rimasi di gesso. E ora? Ma le domande le faceva il cervello ma il corpo rispondeva da solo e la mia testa annui sempre con un sorriso nervoso e le guance rosse dall'imbarazzo. Così in modo un pò goffo avvicinò le mani al seno, e accarezzo da sopra la stoffa...sentivo le sue mani grandi e rugose su di me. Ben presto si fecero strada dentro il vestito e non essendoci più il reggiseno finirono a contatto con la mia pelle. Sentivo le dita sui capezzoli, sull'aureola. Ero imbarazzatissima. A quel punto con gentilezza mi disse se volevamo accomodarci dietro in modo da rimanere più comodi. Il cuore sali di battito. Capii che sarebbe stato il punto di non ritorno e quel punto non volevo superarlo. È così gli dissi "no, Alfredo perdonami. Non posso e non credo sia giusto, rimaniamo qui". Lui mi sorrise e non insistette. Fece scendere le mani sulle gambe e provò ad andare sotto il vestitino e a raggiungere il mio pube. Sentivo caldo lì in mezzo. Ero turbata e sentivo calore. "No Alfredo, ti prego, non toccarmi li....non mi va" ma anche questa mia opposizione non lo scompose. Scese ancora con la mano, sono alle caviglie. Mi tolse le ballerine e iniziò a massaggirami la pianta del piede e mi chiese se volevo allungare le gambe verso di lui. Ero combattuta ma annuì con la testa e allungai le gambe verso di lui a contatto con la sua pancia. Lui inizio ad accarezzarmi, le caviglie, i piedi e portò il mio piede sulle sue labbra....uscì la lingua e mi baciò e leccò la pianta. Ero incapace di orientarmi. "Roberta, ti va di abbassare il vestito e di farmi vedere il seno?"....questa fu un'altra richiesta alla quale non riuscì a dire no, con timidezza abbassai le spalle tirai fuori il seno dalla scollatura davanti staccando un paio di bottoncini. Ero con il seno nudo davanti ad uno sconosciuto che mi stava accarezzando le gambe e i piedi. "Posso venire Roberta? Sono in difficoltà" ecco che mi fece un'altra domanda difficile, ma anche qui la risposta la diede il mio inconscio. La testa si mosse annuendo timidamente. E Alfredo avvicinò il mio piedino al suo pube.....sbottonò il Jeens e Fece uscire le sue mutande. Prese entrambi i piedi, li mise sulle mutande e iniziò a strofinare. Sentivo la stoffa delle mutande contro la mia pelle. Le mutande erano già un pò umide. Ero rossa in viso. Imbarazzata. Lui estrasse il suo membro dagli slip...e lo passò sulle mie piante. Il suo pene non era molto grande. Era corto ma largo. E aveva già tanto pre sperma che mi stava bagnando i piedi. Mano a mano cresceva...e lui muoveva i miei piedi su e giù contro il suo membro. La sua cappella si strofinava e mi bagnava...sempre più gonfia. "Roberta, ci sono quasi...posso? Ti dispiace?" "Alfredo lasciati andare, va bene vieni non ti preoccupare". Non feci in tempo a finire queste mie parole che vabbe un'esplosione di sperma, liquido caldo che mi bagno le piante le gambe e qualche schizzo arrivò sino sul seno. Era una scena pazzesca, mai avrei pensato di potermi trovare in un contesto così. Io che sono sempre stata tutto di un pezzo ero lì con una persona che si masturbava su di me. La cosa però mi procurava eccitamento. Mi lusingava poter dargli piacere, che probabilmente non aveva da tanto tempo. E come l'altra volta...non mi pulì...mi rimise le ballerine senza pulirmi e sentivo il suo sperma nelle scarpe e sotto i piedi. Questa cosa mi procurò un'eccitazione forte. Lui mi ringraziò, mi chiese se volevo essere riaccompagnata a casa ma gli chiesi di allungarmi al centro commerciale. Scesi, mi ringraziò nuovamente e mi disse che mi avrebbe richiamata. Io ero incapace di capire e feci si con la testa. Lo salutai. Rientrai al centro commerciale per fare quel poco di spesa che dovevo fare...e pensavo a che cosa pazzesca e surreale stavo vivendo e probabilmente sbagliata. Ero a fare spesa con lo sperma di un uomo che non era mio marito nelle scarpe. La mia razionalità era veramente sparita. Avevo tante domande a cui rispondere ma quella sera smisi di pensare e liberai la mente. Fini la spesa e andai a casa con tanti sensi di colpa ma con una eccitazione che Iano piano stavo sentendo e decifrando.
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