L'iniziazione

di
genere
prime esperienze

Negli anni '50 il mondo delle femmine era un mistero. Vivevamo così separati che la sola vicinanza di una ragazza carina ci metteva in imbarazzo. A scuola maschi e femmine in due ali del grande edificio divergenti e quando la maestra una volta mi chiese di andare a prendere un libro dall'altra parte, in una classe femminile, mi sembrò che mi avesse chiesto di passare in un altro pianeta, in un mondo sconosciuto e misterioso. Entrai nell'aula e non ebbi nemmeno il coraggio di guardare la bianca scolaresca.

Paolo, il mio grande amichetto, lui non era così, le femmine non lo intimidivano, gli piacevano e basta e già alle elementari da loro si faceva guardare e sentire con qualche significativo successo: le fermava , ci parlava, le faceva sorridere, le toccava e questo mi faceva capire che quelle allettanti creature non erano poi così aliene.
Con un tale maestro non potevo che progredire, superando man mano la mia timidezza e trovando le vie dell'avvicinamento.

Sempre Paolo aveva una coetanea cuginetta romana che era spesso sua ospite durante le vacanze, Milena, molto carina, carina e già in via di sviluppo. Una moretta dai bei capelli lisci, due sopracciglia che sembravano disegnate e due occhi neri, dello stesso colore dei capelli. Gambe snelle e tornite, un seno appena accennato ma non irrilevante. Giocavamo insieme volentieri e ad attirarci era proprio una indubbia, per quanto immatura, attrazione sessuale reciproca. Giochi vari che includevano toccamenti, frasi spiritose e allusive, maliziose penitenze ("dire, fare, baciare" la preferita e si capisce perché).

Dopo qualche anno, in terza media, durante una vacanza di Pasqua, Paolo mi dice che Milena è innamorata di me, che gli ha chiesto di farmelo sapere. Rimango sorpreso e anche ingarzullito. Serena era proprio sbocciata, una ragazza davvero molto bella che non avrei mai pensato pensasse a me. Conoscevo bene il mio amico, sapevo che mi voleva bene e che cercava di aiutarmi a fare le mie prime esperienze sessuali, a rompere gli indugi della timidezza e a trovare la forza dell'autostima.

- Domani- dice Paolo - vieni a S. Biagio verso le dieci, ci sarò io con Milena che ti aspetta
- Ma sei sicuro che.., non è che mi prendi in giro..
- Mi devi spiegare perché non puoi pensare che qualcuna si innamori di te, sei un bel ragazzo, simpatico, la fai sempre ridere e insomma le piaci
- Va bene, dai, ma tu mi devi aiutare
- Ma scusa io che sto facendo?!

Paolo aveva ragione, che poteva fare di più? Mi offriva la bella cugina in un piatto d'argento!

L'indomani a S. Biagio, nel bel prato intorno alla basilica, ci ritroviamo, solo qualche turista oltre a noi. Ci salutiamo, scherziamo e Milena si divide con gli sguardi tra me e il cugino, poi, mentre lei si finge distratta dalle margherite, così bella e in fiore nello splendore della primavera, Paolo mi si avvicina e mi dice di darmi da fare "che lei non aspetta altro" e io allora mi avvicino mi chino su di lei impegnata nella delicata e fuorviante operazione, mi avvicino e da imbranato, non sapendo che fare, la bacio improvvisamente su una guancia e "sei bella" le dico. Lei mi sorride e mi risponde "anche tu". Paolo è opportunamente sparito, Serena mi prende per mano e mi dice "mettiamoci lì" indicandomi un luogo che tutti conoscono come quello delle "pomiciate", un'intercapedine tra il campanile e la chiesa. L'invito è inequivocabile e se io sono impacciato, Serena non lo è.
Ora siamo lì, io un po'goffo, lei per niente, mi dice "diamoci un bacio sulla bocca" e lo fa , prende l'iniziativa, io chiudo gli occhi, sento le sue labbra sulle mie, poi la sua lingua si insinua e lì per lì non mi piace, come avere una lumaca in bocca ma poi qualcosa si risveglia in me, altro che qualcosa: l'abbraccio, sento languidamente il suo seno indurito sul mio petto palpitante e il suo ventre sul mio "coso" eccitato che quasi mi vergogno che lo senta ma lei lo sente e cavolo che le piace, lo capisco dai suoi movimenti avvolgenti, dai baci che continua a darmi, dal suo respiro affannoso che collima col mio. Milena non si frena, mi morde sul collo ferendomi e io sento un brivido, mentre sotto mi sciolgo. La ricambio d'impulso della stessa moneta, la "marchio" e aspiro il suo odore; mi gusto il sapore della sua pelle accaldata, un sapore di femmina eccitata che non scorderò più e che mi ritornerà dolcemente in bocca tante volte nella vita.

Si avvicina gente, siamo allo scoperto, dobbiamo staccarci, poi arriva Paolo che per l 'aria che abbiamo capisce benissimo: "la cosa è compiuta".
Ritorniamo a casa insieme e per strada la solita sequela di battute e scherzi verbali.
In un momento che lei è lontana, il mio amico mi si avvicina e mi soffia all'orecchio:
"Hai visto? Facile no? Ci sa fare la cuginetta". Ovviamente concordo e Milena,
riavvicinatasi, ha carpito la confidenza senza scomporsi e si capisce che pensa:
"Volevo assaggiarvi tutti e due e ancora non saprei chi scegliere".

Nel corso della nostra vita e della nostra amicizia, quella tra Paolo e me, il "triangolo" si ripeterà più volte con altre ragazze, altre donne ma Milena resterà indimenticabile, ché da lei eravamo stati "iniziati", tutti e due, io la mattina di quella primavera lontana.

di
scritto il
2022-04-19
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