L’ascensore EP 8

Scritto da , il 2012-07-11, genere etero

Dopo la precedente esperienza alla festa di Erika, mi ronzava per la testa, la balzana idea di essere scopata in ascensore. Ne parlai con Federico, e mi disse che ero letteralmente svitata, poi dove avremmo trovato un ascensore idoneo? “Da Erika”, risposi con una fulminante intuizione. “Ma sei fuori, come si fa, vai da Erika, gli suoni il citofono: Scusa ci apri che dobbiamo scopare sul tuo ascensore? Ti pare ragionevole?”. “Assolutamente”, risposi, “Lo facciamo di notte, non ci sono problemi, vedrai, organizzo io”. Il giorno stesso, contatto Erika, che informata, si fa una bella risata, in ogni modo, nessun problema, mi chiede d’incontrarci, con il proposito di darmi una copia della chiave del portone: “Voi entrate, andate al piano che volete, fate i vostri comodi, unica cosa, cercate di non fare troppo casino, fatelo in settimana a tarda ora”. Era divertita la ragazza, presi la chiave già eccitata all’idea. Il Martedì sera era quello scelto per la nostra incursione, Preparai una borsa, con un telo da bagno, da stendere a terra, e una salvietta, l’ascensore, anche se vecchio, era discretamente grande portata 6 persone. Alle tre del mattino raggiungiamo casa di Erika, Federico era un po’ perplesso, ma lo convinsi a seguirmi. Entrammo nell’atrio deserto, chiamai l’ascensore, entrammo. Puntai al 10 piano, quindi dopo il nono, fermai l’ascensore. Federico non era ancora convinto, ma io mi stavo già spogliando, stesi il telo sul pavimento, e una volta tolte le calzine ero nuda, “Cavolo Federico, datti una mossa, non abbiamo tutta la notte”. Mi sdraio e, anche se sufficientemente eccitata, quindi con la fighetta bagnata, presi l’olio dalla borsa e iniziai a masturbarmi lubrificandomi ulteriormente. Mi sentivo eccitatissima, tanto eccitata durante la svestizione di Federico, avevo un primo orgasmo, quindi i primi schizzetti, che partivano dalla mia fighetta, proprio mentre Federico, stava nudo con il suo pene in tiro e i testicoli gonfi, dalla mia prospettiva privilegiata, ero ansiosa di essere penetrata. Si accorse ovviamente, del mio orgasmo, “Caspita, stasera sei davvero carica”, “cosa aspetti a scoparmi, ungiti bene prima di entrare”, gli passai quindi l’olio, mentre continuavo a strofinarmi il clitoride. Una volta ben lubrificato il pene, lo introdusse nella mia fighetta, e ripresi a godere ansimando, cercando di contenermi il più possibile, per non farci sentire. I colpi di Federico provocavano un leggero ondeggiare della cabina, che determinava dei colpi, quindi abbiamo dovuto cambiare posizione, la cosa mi eccitava ai massimi, il rischio, neppure tanto remoto di essere scoperti mi prendeva. Con tutta la lubrificazione Federico faticava a raggiungere l’orgasmo, mentre io stavo per averne un altro che mi fece inarcare la schiena, “Baciami Federico cazzo urlo”, fui soffocata dalla bocca e lingua di Federico, fortunatamente, in quanto in circostanze diverse avrei rumorosamente goduto. Nulla toglie che il mio piacere proseguiva, con l’entusiasmo di Federico, che apprestandosi a venire, mi succhiava avidamente il seno duro e turgido, succhiando i miei capezzoli dannatamente eretti dall’eccitazione. Vicino all’orgasmo, “Manuela, sto venendo, sto venendo”, con voce strozzata, mi bacia con foga, sento che anch’io posso avere un altro orgasmo, cerco di concentrarmi sul pene di Federico e lo sento schizzare, più volte violentemente e in profondità, cosa che provoca anche un mio ennesimo chimerico orgasmo. Siamo rimasti fermi per qualche minuto, mentre il pene di Federico si afflosciava dentro di me. Avevo goduto di brutto, e anche adesso che era tutto finito, prendevo coscienza di essere nuda in una cabina dell’ascensore, con Federico (ancora ansimante sul mio collo), osservavo immobile il soffitto, la pulsantiera, le porte e il muro, dove era verniciato il n 10 in alto. Appena anche Federico, si è ripreso ci rialziamo, io mi asciugavo bene il mio intimo, e le gambe, con la salvietta, ero abbondantemente appiccicaticcia dai miei umori. Quando ci siamo rivestiti, ho riposto nella borsa il telo e la salvietta, quindi siamo ridiscesi per uscire. Erano le 4 e 38, siamo rimasti in ascensore un ora e mezza. Il giorno dopo telefono a Erika per ringraziarla e restituirgli la chiave. Onestamente rimase sorpresa: “Ma lo avete fatto veramente?”, “Giuro!”, “Siete forti, non credo si sia accorto nessuno di nulla, mia mamma ha parlato stamane con una signora del nono piano e non mi ha detto niente, la chiave buttala pure, anzi, tienila, se vi serve ancora il mio ascensore, accomodatevi”. “Grazie Erica sei forte anche tu”. Cavolo ragazzi/e, vi sembrerò diabolica, ma vi garantisco che questa è la nostra storia, è tutto vero……SEGUE EPISODIO 9

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