I Monti EP. 6

Scritto da , il 2012-06-14, genere etero

Siamo ormai nel pieno dell’estate e le cose con Federico, vanno alla grande, tanto che decidiamo di andare in ferie da soli, noi due. Scegliamo una località montana dell’Austria, dove fra le altre cose si possono fare delle belle passeggiate, 15 gg. Da soli, abbiamo affittato una piccola casetta con due locali. Durante una passeggiata nei boschi, su un sentiero Federico si allontana, “dove vai?”, gli chiedo allungando il passo nel seguirlo, “Devo fare pipì!”. “Allora, ti nascondi?”, replicai divertita, posizionandomi al suo fianco con le mani sui fianchi. “Daiiii, lo sai che se ci sei tu non riesco, girati per piacere!”, a questa richiesta lo accontentai. “Si vergogna il signorino, guarda che ormai il tuo pisellino, lo conosco meglio di te!”, non rispose. Una volta terminato: “Puoi girati adesso”, “Ok, adesso scappa anche a me”, posai lo zaino, mi slacciavo i jeans, per farli scendere, quindi gli slip, e mi accovacciavo per fare pipì. Federico, nel frattempo si era girato, “Guarda, che puoi girarti, io non mi vergogno, sai!”. Non disse nulla, nel frattempo terminata l’incombenza, prendevo un fazzolettino di carta dalla tasca dei jeans e mi asciugavo bene il boschetto, per poi rivestirmi. Lo abbracciai da dietro, per poi affiancarmi e una volta di fronte, lo guardo in viso e gli dico: “Ma fammi capire, ogni volta che facciamo sesso, tu ti vergogni in modo esponenziale allora, perché altrimenti non si spiega!”. Federico borbottava qualche frase sconnessa, ma lasciai cadere il discorso. Più avanti, era quasi mezzogiorno, trovammo una casupola in legno, relativamente piccola. Io mi avvicinai incuriosita dal suo contenuto, cercai di vedere attraverso le fessure, era vuota, c’era solo qualche tronchetto in un angolo, e con grande sorpresa, la porta era aperta. “Vieni Federico entriamo!”, “Ma dai, se ci vede qualcuno!”. Lo convinsi a entrare, la porta si apriva verso l’interno, la chiusi, e poggiavo il mio zaino dietro, per tenerla almeno accostata. Iniziai a baciare Federico con passione, lo abbracciavo forte, passai al collo, facendo un succhiotto da favola, sentivo che stava avendo un erezione, e anch’io di conseguenza mi stavo eccitando. Salivo con la bocca ai lobi del suo orecchio sinistro facendo passare più volte la lingua e soffiando piano, poi dopo qualche leggero morso, gli sussurro all’orecchio: “Scopami, dai prendimi!”. Lui, come prevedevo opponeva “resistenza”, “Sei fuori, qui, se ci sente qualcuno, o peggio entra?”. “Dai Federico sono eccitata da morire, e anche tu, non negare!”, gli sfilai lo zaino buttandolo in un angolo e iniziai a spogliarmi, mentre lui perplesso restava immobile a guardarmi. “Cazzo, ma fai sul serio”, ero ormai in biancheria e il fresco umido della boscaglia, mi eccitava ancora di più, avevo il seno duro e i capezzoli turgidi, che sembravano scoppiare dal reggiseno, che mi apprestavo a togliere, subito seguito dai miei slip, che lasciavo cadere, scivolando fra le gambe. Ero nuda, avevo solo i calzettoni da montagna. Federico, nella penombra era immobile, ma apprezzavo lo sguardo che sfiorava tutto il mio corpo nudo. Gli presi la mano destra, posandola sul mio seno sinistro, “Senti il mio cuore come batte forte (era vero), scopami dai”. “Sei fredda, rivestiti che prendi un accidente!”, sentivo l’aria scivolare fra le mie gambe sulla mia fighetta bagnata, e mi eccitavo ancora di più, con la mano calda di Federico, sul mio seno. Non risposi nulla, m’inginocchiavo, procedendo all’apertura dei suoi jeans, quindi li calavo ai suoi piedi, seguiti dai boxer, che fecero uscire con un poderoso balzo, il suo pene già duro come il marmo. Non diceva nulla, gli tolsi le scarpe, e gli sfilavo dai piedi gli indumenti. Mi alzai, riprendendo a baciarlo, sentivo il suo pene pulsare contro il mio pancino, era meraviglioso. Gli ho tolto la giacca, il maglione, e la camicia, ora era nudo anche lui, inizio a baciare ripetutamente il suo petto, mentre, con mia gradita sorpresa, prende l’iniziativa di allungare la sua mano destra fra le mie gambe. Divarico le gambe e lascio lavorare la sua mano sulla mia fighetta, mentre continuo a baciarlo sento il suo pene rimbalzare sul mio pancino. Quando m’infila un dito dentro, ho un brivido, lo esorto a continuare, riprendo il mio succhiotto sul collo dalla parte opposta al precedente. Lui infila un secondo dito e io mi bagno tanto che sento colare i miei umori abbondanti e caldi sulla coscia, mentre la mano sinistra mi masturba lo sfintere, sto godendo e ansimando, non ho più freddo, anzi, sto per venire e ansimando lo esorto a farmi godere. Lentamente sento come si dice le farfalle, nella pancia e un calore tremendo e il mio tipico stimolo a fare pipì, che sopraggiunge. Condivido questa sensazione ansimando, con Federico, che lavora dentro di me con le sua dita abilmente impegnate. Le toglie dalla fighetta, per masturbarmi il clitoride gonfio, eccitato. Lo stimolo diventa sempre più forte e quindi incontenibile, dunque vengo con ripetuti schizzetti i quali mi bagnano tutta la coscia e un po’ i testicoli gonfi di Federico. Il tutto contornato da un mio gemito, che per quanto soffocato “Wow siii Federico, sto venendo, non fermarti!”. Ora posso prepararlo per bene, ho ancora una voglia pazzesca, e i miei umori scesi lungo le gambe iniziavano a farmi sentire un po’ freddo. Scendo passando la lingua sul suo petto, fino ad inginocchiarmi ai suoi piedi. Inizio a baciarlo sulla punta, passando la lingua sull’orifizio, che ha ancora il vago sapore di pipì, non mi faccio problemi. Inizio letteralmente a sputare sia sulla cappella, sia sui testicoli. Inizio a liberare con due dita la cappella tirando indietro la pelle, che scopre il filettino e l’anello gonfio del glande. Faccio scendere dalla mia bocca sulla punta tanta saliva, che inizia a colare lungo l’asta. Senza toccarlo, inizio a soffiare sulla cappella, per scendere sui testicoli. Inizio a baciarli e mordicchiarli, mentre Federico, divarica leggermente le gambe per facilitarmi il compito. Mi succhio il dito medio, e lo infilo lentamente, ma tutto, nel suo culetto, sento le sue contrazioni sfinteriche, sento e massaggio dolcemente la prostata. Prendo in bocca la cappella facendo scivolare, le mie labbra sull’anello del glande per tre volte, per poi tenere quest’ultimo, fra la lingua e il palato. Intanto insisto con i movimenti delicati nel suo culetto, sento stringermi a colpi intermittenti dal suo sfintere, e percepisco il suo piacere dalle contrazioni continue del glande nella mia bocca. Improvvisamente, con un rantolo soffocato lo sento schizzare copiosamente nella mia bocca, che viene subito riempita dal considerevole quantità di sperma erogato in più spruzzi. Terminato l’orgasmo di Federico, lo guardo, lasciandogli il medio nel culetto, e ingoio tutto il suo sperma, tolgo quindi il dito e sempre con la mano destra, lo scappello bene ripulendo con la lingua i residui di sperma. I nostri sguardi s’incrociarono nuovamente, “Non crederai di avere finito, adesso tu mi scopi per bene” dissi quasi sussurrando. Lui annuì con la testa e io mi sdraiavo a terra, poggiando la testa sul suo zaino, dal quale prendevo la borraccia, per bere e sciacquarmi la bocca, mi sembra giusto, potrebbe non gradire, il sapore del suo sperma. Allargo le gambe, e lui si sdraia prono con il viso sul mio cespuglio, Inizia a leccarmi la coscia per salire fino alla mia fighetta, dandomi dei brividi, che scorrono lungo la schiena. Quasi ignora la fighetta passando appena la lingua sul clitoride, per raggiungere il mio ombelico, nel quale penetra la lingua lasciando della saliva, dove soffia tanto forte da farla uscire sul mio pancino teso. Prende la borraccia e mi bagna i capezzoli con dell’acqua, prima uno poi l’altro. L’acqua è fredda, i miei seni, sono duri come il marmo e i capezzoli, sebbene piccini, sono turgidi e duri anch’essi. Li raggiunge con la bocca e inizia a succhiarli alternandoli, con avidità, mentre sento sulla mia coscia ormai stretta fra le sue gambe, il pene nuovamente duro. “Scopami Federico”, gli dico con tutto il desiderio di sentirlo dentro, lui non risponde. S’inginocchia, dandosi una scrollata al pene per pulirlo dal terriccio, poi si sdraia sopra di me, toglie lo zaino dietro la mia testa, e comincia a scoparmi, ero tanto eccitata che dopo qualche colpo, sentivo sbattere i suoi testicoli sotto ma mia fighetta, sono sopraffatta da un ennesimo faraonico orgasmo. Per fortuna, Federico non intende minimamente fermarsi, pur sentendo i miei schizzetti lascivi, vorrei farmi scopare il culetto, ma non avevo il gel, quindi mi godevo questa scopata, che comunque continuava a darmi piacere, tenendo presente quanto fosse evidente anche il piacere di Federico. Quasi subito rallenta il ritmo e mi abbraccia forte, schiacciando i miei seni sul suo petto, ansimando sul mio collo. Capivo che stava per venire e mi preparavo ad accogliere il frutto del suo orgasmo. Infatti non passarono che secondi, riprese il movimento dentro di me con abbondanti getti di sperma nel mio utero, che mi diedero un piacere fantastico, diverso dal solito piacere dell’orgasmo, un piacere mentale, nel sentire il mio ragazzo godere dentro di me, con mente lucida, il piacere di dar lui piacere. In quel momento ho capito quanto lo amassi. Ci rivestimmo, e anche se un po’ sconvolti, decidemmo di rientrare. Lungo la strada, confidai a Federico, quello che avevo provato, soprattutto durante l’ultima penetrazione. Lui si ferma improvvisamente mi abbraccia e baciandomi appassionatamente, mi sussurra in un orecchio: “A casa arriva quello che manca, non preoccuparti, ti voglio bene!”. Era sottointeso, che volesse prendermi il culetto, e io non ne vedevo l’ora, cominciavo quasi a godere di più, sentendomi sfondare il culetto, la mia sorellina, questa volta, aveva ragione, ormai il mio culo non era più quello di prima, anche quando vado di corpo, me ne rendo conto, ma va bene così, sentire gli schizzi di Federico nel mio culo mi esalta di piacere. Siamo alla fine giunti all’auto, quindi a casa. Appena entrati, abbiamo buttato a terra gli zainetti, io mi sono tolta le scarpe e sdraiata sul letto, con mio stupore Federico si stava già spogliando. Allora, mi sono appoggiata alla spalliera godendomi compiaciuta lo spettacolo. Nel giro di poco, Federico era nudo, con il suo cazzo, già duro e i testicoli gonfi come al solito. “Vedo che finalmente, ti decidi con un po’ d’iniziativa, bene!”. Sempre restando sul letto, mi avvicinai a lui, con la destra afferrai saldamente i testicoli, quasi a minacciare, una rovinosa strizzata. Scambiammo uno sguardo d’intesa, un bacio appassionato. “Spogliati”, perentorio Federico, ovviamente, non me lo sono fatto dire due volte, ero già bagnata all’idea di farmi prendere ancora il culetto. Una volta nuda, prendo dal comodino il lubrificante, questa volta olio, non avevamo trovato il solito. Mi metto subito distesa sul letto, posizionando un cuscino sotto il mio pancino, per alzare bene il mio culetto e proporlo bene a Federico, gli passo anche la confezione del lubrificante. Lui, mi allarga le gambe e inizia divaricandomi con le mani, a leccare ripetutamente il mio sfintere, che già inizia a essere stimolato. Fa entrare più volte la lingua nel mio buchino, bagnando bene di saliva, poi scende ancora a leccarmi la figa, ormai in fiamme. Prende dal cassetto del comodino, le mie palline Ben-Wa, e una dopo l’altra le infila con moderata decisione. Quindi mi sorprende veramente, mi porta entrambe le mani davanti, e utilizzando il cavo del carica batterie del cellulare ne lega i polsi assieme. “Noooo, il cellulare come faccio!”, gli dissi ridendo, mi mise un dito sulla bocca, in segno di silenzio. La parte restante del filo, la lega alla rete del materasso. Io continuavo a ridere divertita da questa insolita fantasia di Federico e del movimento altalenate del suo sesso durante i vari spostamenti, ma non dissi nulla. Non era finita, prese la mascherina, che uso spesso per dormire, e mi bendava gli occhi. Poi, ha preso il mio lettore MP3, e mi ha messo della musica nelle orecchie. Ero ormai alla sua mercé. E’ tornato dietro di me, mi ha sfilato le palline dalla figa, e le ha successivamente reintrodotte, riprendendo con lunghe e abbondanti leccate che mi stavano procurando un ennesimo orgasmo, questa situazione m’intrigava, e prometteva “vendetta”. Evidentemente tornato davanti, mi appoggiava la punta del pene sulle labbra, ma nel momento che io aprivo la bocca, lo allontanava, per poi avvicinarlo di nuovo. La terza volta fece entrare il glande, e io simpaticamente, minacciai un morso, ovviamente senza fagli male! Allora si allontana e per svariati attimi, che sembravano un eternità, non mi sfiorava. Quindi sento le palline che escono dalla mia fighetta, evidentemente le stava tirando. Dopo averle estratte, sentivo che mi allargava la figa, con le mani, e lubrifica con due dita unte d’olio. Stavo impazzendo, lanciavo dei mugolii pazzeschi. Mi reintrodusse, una per una le palline, quindi mi strofinava a dovere il clitoride. Stavo per venire e lo dicevo, quando lo stimolo stava per raggiungere il culmine, sentivo che avrei schizzettato ancora alla grande, improvvisamente si ferma. “Nooo, ti prego Federico, sto venendo…”. Sento che sale sul letto, si mette a cavalcioni della mia coscia destra, sento i suoi testicoli e stavo impazzendo, mi toglie una cuffia, spostandomi i capelli e dice sussurrando: “Io no!”, e mi rimette la cuffia. Resta fermo a cavalcioni della mia coscia e m’infila un dito nel culetto, dal quale ne ottiene un immediata contrazione dello sfintere. Finalmente torna sulla mia fighetta e con le dita ben lubrificate, mi stimola il clitoride, procurandomi questa volta un rigoglioso orgasmo, con abbondanti schizzetti della mia fighetta, avevo uno stimolo di fare pipì, tale, che mi sembrava di farla davvero. Ero ansimante, aspettavo con ansia che mi prendesse il culetto, e lo dissi: “Allora Federico, quando ti decidi a prendermi il culetto?”. “Abbi pazienza, ogni cosa a suo tempo”, malgrado la cuffietta avevo sentito. “Ti tira ancora oppure….”, non rispose, venne davanti e me lo mise fra le mani. “Ah, ok, allora fammelo sentire dentro”. Sentivo che risaliva sul letto fra le mie gambe, dopo avermi passato ancora le dita sul boschetto, ormai fradicio, verificò le palline, estraendone una, per poi reintrodurla. Con la mano sinistra mi divaricava le natiche, facendo entrare nel mio culetto una discreta quantità di olio, mi dava un effetto strano, ma l’idea di quello che mi aspettava, m’inebriava. Finalmente si sdraia su di me, prendendomi i seni e strizzandomeli a dovere, sentivo il pene strofinarsi sul mio Clito, e cominciavo ad essere impaziente di averlo nel culetto. Federico, mi tolse le cuffie, “Adesso, mi devi sentire, ti voglio bene, ora ti accontento, stai tranquilla e allarga bene il culo”. Mi rilassai senza rispondere, ero pronta alla penetrazione. “adesso ti ungo ancora un po’, poi lubrifico il cazzo e ti entro dentro”. “Ok, vai Federico”. Mi apriva ancora le natiche e ci rovesciava dell’olio, con il dito, ne ha recuperato un po’ colato fuori. Quindi deve essersi lubrificato il cazzo, si sdraia sopra di me: “Sei pronta?”, “Issima”, rispondo. Finalmente lo sento entrare, quando il glande supera il mio sfintere, mi pare d’impazzire, lo sento tutto dentro, fino a percepire i suoi testicoli, a confermare la completa penetrazione. Anche le palline, nella mia figa, vengono smosse, provocandomi nuove sensazioni, fantastiche, inoltre, il fatto di essere bendata mi concentra al massimo sul mio culo. Federico, mi chiede se va tutto bene, si ferma un attimo, tenendomi il cazzo tutto dentro, e inizia a baciarmi, dietro al collo, alle orecchie. Sto godendo come una pazza, e Federico lo capisce dai miei mugolii e fiato corto. Allunga le sue mani sulle mie braccia, e inizia a scoparmi il culo, sbattendo a ripetizione i testicoli sulla mia fighetta. Ormai scorre nel mio culo, come una suppostina, lubrificato mi sento divaricare il retto ad ogni affondo. Realizzo, che per i maschietti, al contrario delle femminucce gli orgasmi successivi tardano ad arrivare, quindi benché ansiosa di sentirlo svuotarsi nel mio culo mi godo i suoi affondi. Lo sento ansimare, sempre più, gli suggerisco di strofinare il glande sul mio sfintere, cosa che fa, ottenendo una maggiore stimolazione. Con un ritmo sempre più forte, finalmente, si riversa sopra di me rantolando. Capisco, che abbia raggiunto l’orgasmo, ma io non ho constatato schizzi di sperma nel mio culetto. Al momento non dico nulla, mi libera, mi da un tenero bacio togliendomi la mascherina. Lui è accovacciato a terra di fronte a me e prendo il coraggio di parlarne. Lui mi spiega che anche lo sperma ha un limite, quindi quando finisce, occorre aspettare che si riformi. “Non ci avevo mai pensato, hai ragione, scusami, non importa, è stato grande lo stesso”. Mi tolgo le palline dalla figa, e siamo andati a fare una bella doccia, a questo punto, ne avevamo davvero bisogno…………..SEGUE EPISODIO 7

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