Vicino Perverso - Epilogo

di
genere
dominazione

Lorenzo si rivelò essere più astuto di quanto pensassi e il suo piano proseguì senza particolari intoppi.
Come da lui architettato, il giorno dopo la partenza di Federico, il fabbro venne a casa nostra per cambiare la serratura della porta blindata.
Per non destare sospetti, venni reclusa nel ripostiglio. Rimasi al buio per un paio d’ore, imbavagliata e legata mani e piedi come un salame. Fui immobilizzata in quel modo così barbaro per precauzione “Non vogliamo mica che il fabbro scopra il nostro piccolo segreto? Vero?” mi chiese mentre annodava il bavaglio sul retro della mia testa, proprio sotto la nuca.
La porta del ripostiglio si chiuse e io rimasi sola, al buio. Immobilizzata.

Venni a scoprire che Lorenzo aveva abbandonato la scuola subito dopo aver compiuto la maggiore età, ed aveva iniziato a lavorare. Fece questo in quanto aveva capito che, per prendere il posto di Federico e assumere il controllo della nostra pseudo famiglia, avrebbe dovuto essere indipendente dal punto di vista economico.
Con Lorenzo al comando la mia vita divenne assai più difficile. Rispetto a Federico, il suo appetito sessuale era smodato e insaziabile. Inoltre, provava una predilezione per tutte quelle attività che potevano arrecarmi una qualche umiliazione e alle quali mi sottoponeva quotidianamente.
Un pomeriggio, mentre ero in cucina intenta a preparare la merenda per mio figlio Fabio che giocava ai videogiochi in salotto, Lorenzo tornò a casa dal lavoro in dolce compagnia.
Indossavo i miei consueti tacchi a spillo, che ormai erano diventati un’estensione naturale del mio corpo, perizoma, minigonna e una fascia sul petto a coprirmi il seno. Al collo avevo il mio inseparabile collare, il cui guinzaglio dondolava penzoloni alle mie spalle.
Trovandomi di fronte a quell’ospite inaspettata, provai un senso di vergogna che non provavo da anni. Di fronte a me trovai una ragazza, coetanea di mio figlio, che mi guardava dall’alto in basso con un’espressione di superiorità sul volto. La ragazza in questione si chiamava Sara ed era la classica ragazza di bell’aspetto eccessivamente viziata dai genitori. La tipica oca giuliva che racchiude in sé un atteggiamento arrogante e sfacciato.
“Ma allora non scherzavi…” disse lei con un tono carico di meraviglia e stupore rimanendo a bocca aperta nel guardarmi. Quella troietta mi fissò in un modo tale che fui costretta ad abbassare lo sguardo e a mordermi il labbro. Quella era pur sempre casa mia e non mi andava giù di essere svilita da una stupida ragazzetta viziata. Fui percorsa da un moto di orgoglio e per un attimo trovai quasi il coraggio di insultarla, alzai lo sguardo ma mi bloccai immediatamente non appena vidi gli occhi indagatori di Lorenzo fissarmi. Che avesse capito qualcosa? Non lo avevo mai visto veramente arrabbiato e le punizioni che ricevevo giornalmente erano più che sufficienti per farmi mantenere la testa bassa.
“E mangia qui?” chiese la ragazza colpendo con la punta della scarpa una ciotola appoggiata in un angolo della stanza. Sì, quella fu una delle prime novità introdotte da Lorenzo “La cagna non ha il diritto di mangiare a tavola con i suoi padroni”, questo quello che mi disse.
Alla risposta affermativa di Lorenzo, quell’anatra odiosa scoppiò in una nuova crisi di risatine isteriche ed eccessivamente ostentate. Lo faceva per deridermi e ci stava riuscendo benissimo.
Dio come odiavo quella voce.
“Bene, adesso che abbiamo finito le presentazioni… è arrivato il momento di giocare” disse Lorenzo prendendo Sara per un fianco. Nel vedere quella scena mi sentii sollevata, mi dissi che, per una volta, non sarei stata io ad essere scopata.
Che povera illusa che ero.
Il sollievo durò meno di un istante. “Posso portarla io?!” chiese Sara afferrandomi per il guinzaglio. Lorenzo acconsentì benevolo e così fui portata a “spasso” da quella stupida troietta diciottenne che se la rideva sguaiatamente sotto i baffi. Gli occhi mi si arrossarono dal nervoso.

Giunti in camera, mi fecero accomodare a bordo letto in ginocchio con l’ordine perentorio di guardare.
I due si spogliarono e dopo qualche breve preliminare, iniziarono a farlo.
Mi accorsi subito che Lorenzo non si stava impegnando più di tanto o, almeno, non si impegnava come faceva con me. Nonostante ciò, quell’oca strepitava e gemeva come una matta.
“Che stupida cretina” pensavo tra me mentre lei, messa alla cow girl, saltellava su mio figlio. “Non è così che si fa… devi dare dei colpi secchi quando scendi e devi essere rapida a risalire” pensavo indignata mentre vedevo quella incapace darsi da fare. I miei occhi la guardavano indignati mentre pensavo “Devi inarcare di più la schiena… Lorenzo vuole sentirla tutta la fica… no non così.. e poi che sono questi versi? Non sei capace neanche a godere? A Lorenzo piace sentire la donna lamentarsi, i tuoi versi di piacere devono essere più lagnosi!”. Era più forte di me, non riuscivo a fare questi pensieri e non mi rendevo conto di essere diventata improvviso gelosa di quella stupida troietta. Né tantomeno mi rendevo conto che l’espressione sul mio volto non aveva bisogno di parole.
Mi accorsi che Lorenzo mi stava guardando, probabilmente aveva iniziato ad osservarmi nello stesso momento in cui aveva iniziato a scoparsi quella sciacquetta e capii che il vero spettacolo, per lui, ero io. Capii che se la stava scopando solo per mettermi alla prova e vedere l’espressione sul mio volto gli procurò una soddisfazione considerevole.
Raggiunse l’orgasmo dentro di lei, poi la scansò dimostrando quanto poco gliene fregasse di lei e mi fece segno di avvicinarmi. “Pulisci” mi ordinò.
Tanto era la pressione psicologica che mi era stata imposta che mi sentii per davvero come una cagna che veniva sguinzagliata. Con foga strisciai a quattro zampe sul letto e presi in bocca l’attrezzo di mio figlio ancora semiduro. Iniziai a leccarlo dal basso verso l’alto, percorrendo l’asta con la lingua e ripulendolo dai residui di sperma e umori. Dopo ogni due leccate glielo prendevo in bocca fino ad arrivare a toccare con la punta del naso il pube di lui.
La ragazzina mi guardava ad occhi sbarrati.
“Hai visto com’è brava?” le domandò mio figlio in estasi e non ricevendo risposta aggiunse gemendo “Sono anni di esperienza… anni di pompini”.
Glielo stavo prendendo in bocca con una tale foga che Lorenzo superò rapidamente il periodo refrattario. Il suo giovane cazzo si stava riprendendo dalla recente sborrata e io lo intuii sentendolo indurirsi nella mia gola.
“Sara… vuoi vedere come mi scopo la mia troia? Eh? Vuoi vedere come la riduco?” chiese Lorenzo alla ragazza che era ancora stesa affianco al lui. C’era qualcosa nella sua voce di sadico. Ancor più sadico doveva essere il suo sguardo, perché la ragazza iniziò a singhiozzare e, raccolti i suoi vestiti, fuggì via dalla stanza.
Lorenzo rise di gusto nel vedere quella scena.
Poi tornò a concentrarsi su di me.
“Siamo rimasti soli” disse e, dopo una breve pausa, aggiunse “Vado a prendere le manette…”.

Vuoi sapere cosa succede dopo? Visita il mio blog e scopri il finale della storia! :)
https://isaiaracconti.wixsite.com/eccentricoblog
di
scritto il
2022-04-13
6 . 3 K
visite
7
voti
valutazione
3
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Vicino Perverso - 4 pt
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.