The Walking Sex - pt. 3

Scritto da , il 2021-02-14, genere pulp

Atto 3
Benvenuti a Freeland.

Ore 17:00 PM
Daniel non riesce a star fermo.
Mentre Doc era intento a liberare la donna al piano di sopra, lui aveva avuto il tempo necessario per perlustrare il pianterreno per ben due volte. Sul tavolo in cucina aveva ammucchiato tutto ciò che era riuscito a recuperare.
“Ma quanto ci mette” pensa con agitazione Daniel mentre continua a muoversi avanti e indietro nella sala, buttando occhiate furtive negli spiragli tra le assi che sono state usate per sbarrare le finestre.
Un rumore di passi provenire dalle scale lo fa voltare.
< Doc! Cazzo ma quanto ci è voluto?! Il sole sta iniziando a calare e dobbiamo anc…> sbotta Daniel rosso in volto.
< Ragazzo vedi di smetterla di frignare! Siamo in perfetto orario… > ribatte Doc, la sua espressione tradisce una certa soddisfazione < Piuttosto… vedi di aiutare la nostra ospite… > dice indicando con il pollice dietro di sé, sopra la spalla.
Daniel alza lo sguardo e arrossisce nel vedere la donna che, a testa bassa, scende faticosamente le scale.
In maniera molto impacciata, Daniel scatta verso di lei < L’a-a-aiuto i-i-o > balbetta afferrandole un braccio in modo da sorreggerla. La donna è ancora nuda. Standole vicino, Daniel riesce a notare i diversi segni che ha sul corpo. Lì dove, fino a poco prima c’erano corde e imbracature, si diramano lunghe striature rossastre alle quali si aggiungono una lunga serie di graffi, segni inequivocabili delle innumerevoli volte in cui mani violente avevano afferrato la sua carne.
Daniel fa accomodare la donna su un divano consunto, sul quale lei si rannicchia portandosi le ginocchia al petto, poi si sfila il giaccone militare < Ecco… non abbiamo vestiti ma… per ora è meglio di niente… > dice porgendolo alla donna < Io sono Daniel > aggiunge in un sorriso affettuoso.
La donna alza leggermente lo sguardo, intimorita. Con riluttanza, allunga la mano e afferra il giaccone che va ad infilarsi rapidamente per poi tornare a fissare il pavimento.
< Non vorrei interrompere questo bel teatrino ma… > interviene Doc sprezzante < …il Tè e i pasticcini ci converrebbe prenderli nella Jeep che ci aspetta a 2 stracazzo di miglia da qui! Forza e muoviamo quei culi! > urla sbattendo le mani in un sonoro applauso.
< Con lei in queste condizioni non riusciremmo ad arrivare neanche al prossimo isolato! > protesta Daniel fulminandolo con lo sguardo.
< Infatti, andiamo io e te! > abbaia di rimando Doc.
< Non la lascio qui da sola! >
< Ma poi torniamo a prenderla! > risponde Doc evidentemente sorpreso nel vedere Daniel così sicuro di sé. < Eh va bene Ragazzo… > sospira sfilando il mozzicone di sigaro che teneva conservato nella tasca del giaccone. < Vado e torno! > annuncia accendendo un fiammifero e portandoselo alla bocca.
Una nuvola di fumo lo accompagna mentre, borbottando, si dirige fuori dalla villetta.
Daniel lo segue con lo sguardo < è un tipo un po’ rozzo… ma… è un brav’uomo… > dice rivolgendosi alla donna e la sua voce torna gentile e rassicurante.
< E-ehm… deve essere affamata… ecco… non è molto ma… prenda > dice porgendo una barretta energetica alla donna.
Quasi involontariamente, gli occhi di Daniel cadono sull’unica parte del corpo della donna che il giaccone non riesce a coprire. Le gambe.
Lentamente ne percorre le forme sinuose arrivando a soffermarsi sui piedini.
Il fatto che questi siano anneriti dallo sporco, non è altro che fonte di gradimento per Daniel che, ammaliato, si incanta a fissare quelli che, per lui, sono più che un punto debole.

Per Zoe viaggiare a bordo di un veicolo fu davvero molto strano.
Il rombo del motore della Jeep riporta la sua mente al passato, rievocando flashback che le ricordano un mondo che, ormai, non esiste più.
La Jeep arriva finalmente nei pressi di quella che è una vera e propria barricata fatta di lamiere d’acciaio sovrastate da filo spinato.
Sporgendosi dai finestrini posteriori, Zoe vede diverse cataste di corpi alle quali è stato appiccato il fuoco < Sono Zombie? > chiede indicandoli.
Alla domanda della donna, Doc, che è alla guida del veicolo, ride sguaiato ed ironicamente afferma < Sì, quelli invece sono Vampiri e se guarda bene noterà anche un paio di Frankenstein >.
Daniel sospira alla pessima battuta del compagno < Noi li chiamiamo… Infetti… > dice voltandosi verso i sedili posteriori < Ma Zoe, guarda lì… siamo arrivati! >.
Il rumore sferragliante di un cancello che viene aperto rivela, ai passeggeri della Jeep, le vie di una ridente comunità.
“Freeland” pensa Zoe e lo scetticismo che l’aveva accompagnata scompare, lasciando il posto all’incredulità.

Ore 19:00 PM
I suoi due accompagnatori la portano in un edificio, probabilmente un vecchio ambulatorio, ora adibito ad Ospedale e, con la promessa che sarebbero tornati a prenderla più tardi, vanno a fare rapporto.
Zoe viene affidata a quelle che sembrano a tutti gli effetti delle infermiere.
Dopo tanto tempo, finalmente, può scambiare due chiacchiere con altre donne e Zoe non può essere più contenta. Le infermiere si rivelano gentili e premurose ma di poche parole. Zoe si lascia coccolare dalle loro mani che, dopo averla aiutato a lavarsi, si prodigano spalmando creme e unguenti sul suo corpo cercando di medicare graffi e ferite.
Una delle infermiere le porge i vestiti < Lei è una donna fortunata… questa sera sarà ospite del Duca in persona… > dice in un sospiro che rivela tutta la sua invidia.
I vestiti sembrano arrivare direttamente dal set di un film sull’antica Grecia. Zoe, con non qualche dubbio, indossa prima una calzamaglia semi trasparente molto aderente al corpo, sulla quale mette un vestito bianco con ricami dorati che le mette in risalto la scollatura e la vita. Due drappi scendono a coprirle morbidamente la schiena e le intimità, altrimenti esposte causa l’assenza di intimo.
Le infermiere l’aiutano ad indossare un paio di scarpe con i tacchi. Le scarpe sono aperte e dal colore argenteo, sicuramente di pregevole fattura.
“Sembro una Dea Greca” pensa ammirandosi allo specchio. Pensiero rafforzato anche dalle reverenze che quelle donne le stanno dedicando.

Ore 20:00 PM
Affiancata da Daniel e Doc, Zoe viene accompagnata in un nuovo edificio. Nonostante l’insegna sia stata rimossa, Zoe riesce facilmente a riconoscere quello che, una volta, doveva esser stato un teatro.
< Questa è la sede del trono > dichiara Daniel sorridendo nel vedere Zoe aggrottare la fronte, poi senza darle ulteriori spiegazioni aggiunge < Il Duca la sta aspettando >.
Zoe viene accompagnata all’ultimo piano dell’edificio. L’intero piano è stato adibito a lussuoso appartamento.
I tre entrano in quella che sembra la stanza principale al cui centro vi è una ampia scrivania in mogano e in piedi vicino ad essa ci sono due persone. Un uomo alto, muscoloso e armato fino ai denti e un ragazzo occhialuto e mingherlino che al massimo avrebbe potuto avere poco più di 20 anni.
Tenendo bene a mente le diverse raccomandazioni che le erano state fatte, Zoe si avvicina all’uomo muscoloso < Duca… Io sono Zoe, la nuova arrivata > si presenta, reclinando la testa ed esibendosi in un inchino impacciato ma rispettoso.
L’uomo la guarda attentamente e scoppia in una chiassosa risata < Avete sentito ragazzi?! mi hanno appena promosso! >.
Tutti ridono meno che Zoe, la quale leggermente confusa guarda i presenti.
Il ragazzetto mingherlino è il primo a smettere di ridere < Il nostro Patrick è un vero burlone… non ci faccia caso > poi prende la mano della donna dedicandole un baciamano < Ci sarà tempo e modo per conoscere il Duca >. Con un semplice gesto della mano intima ai presenti di uscire, rimasti soli si rivolge a Zoe < Devo ammettere che Doc e Daniel ci avevano avvisati della sua bellezza ma i loro complimenti non le fanno giustizia… lei è davvero una splendida donna > si complimenta accomodandosi ad un lato della scrivania e facendo segno a Zoe di fare altrettanto.
< Ma prima di poterci fidare di lei… abbiamo la necessità di farle qualche domanda, giusto… per sapere chi ci stiamo mettendo in casa… lo capisce vero? > chiede il ragazzo.
Zoe annuisce e risponde a tutte le domande che il giovane ragazzo le pone. Dopo una serie di domande per lo più anagrafiche o comunque rivolte a comprendere il ruolo rivestito nella società prima che la pandemia la sconvolgesse, il ragazzo si fa serio < Perfetto… Allora Zoe, capirà rapidamente come funzionano le cose nella nostra ridente cittadina. Per ora è sufficiente che lei sappia che gli uomini svolgono i lavori più faticosi, inoltre, hanno il compito di tenerci al sicuro. Mentre una delle mansioni principali affidate a voi donne è, come potrà immaginare, di soddisfare gli appetiti sessuali in qualunque modo a vostra disposizione > dice il ragazzo per poi aggiungere con un sorriso leggermente sadico < Venga a vedere… >. Così dicendo si volta e si dirige verso una delle finestre.
Zoe lo affianca. Sarà per via dei tacchi, ma il ragazzo è più basso di lei di diversi centimetri.
La finestra da sulla piazza principale della piccola comunità.
< Qui a Freeland tutti hanno un ruolo ben preciso. E lì puo’ vedere un esempio di ciò che accade a chi non rispetta le regole… > il tono del ragazzo si fa minaccioso nel pronunciare queste parole.
Zoe si porta istintivamente la mano alla bocca mentre un brivido di terrore le sale lungo la schiena.
Al centro della piazza si è radunato un mucchio di cittadini che assistono festanti a quella che è una vera e propria fustigazione pubblica.
I corpi nudi di due uomini e una donna sono legati a pali incrociati in modo da formare 3 grandi X. Vibrano di dolore alle incessanti scudisciate che si abbattono inesorabili.
Zoe cerca di deglutire ma la bocca, improvvisamente secca, glielo impedisce.
< Zoe lei non ha nulla da temere… > dice il ragazzo ora di nuovo premuroso.
< Lei sarà al servizio del Duca… un ruolo molto ambito… per questo il mio compito è di capire meglio quella che è la sua natura… vorrei che lei mi parlasse della sua vita sessuale… in particolare dei rapporti incestuosi con suo figlio Mark > conclude il ragazzo a botta sicura.
< Ma… voi come fate a sapere di…? > la domanda di Zoe le si strozza in gola nel vedere lo sguardo fulminante che il ragazzo le sta dedicando.
< Zoe, forse non ci siamo capiti… ora il suo compito è rispondere alle domande… non farle > dice con tono minaccioso.
Così, mentre ancora assistono dalla finestra alla fustigazione, Zoe comincia il suo racconto.
Dice al ragazzo come tutto sia iniziato per caso, molto prima che la Pandemia li rinchiudesse nuovamente in casa. Aveva cominciato con leggerezza, cedendo alle incessanti richieste del figlio di aiutarlo a masturbarsi. Poi la cosa le era progressivamente sfuggita di mano. Ben presto, con la scusa di insegnare al figlio come fare l’amore con una donna, fu lei stessa ad insistere nell’avere un amplesso.
E quella prima volta fu una vera e propria discesa verso la perdizione.
Ogni scusa divenne buona per fare l’amore.
Alle domande del ragazzo, Zoe risponde che Mark preferiva possederla in cucina o sotto la doccia, ma per lei il posto migliore era nel letto che condivideva con il marito.
Tradire il marito nel suo stesso letto la faceva sentire sporca, laida, la eccitava.
Poi Zoe arriva a raccontare di come, durante la Pandemia, abbia aiutato il figlio ad architettare il piano con cui si sarebbero sbarazzati del marito.
Il ragazzo sembra estasiato dai suoi racconti e per nulla a disagio, interviene di tanto in tanto con domande mirate.
< Il giorno in cui Mark ha eliminato il padre… cosa le ha fatto una volta tornato a casa? > chiede con evidente curiosità.
< Mi ha preso… per tutta la notte… lo abbiamo fatto fino allo sfinimento… Mark voleva un figlio ma… > la voce di Zoe tradisce la sua emozione. Si sente in colpa, sentimento che accresce a causa dell’eccitamento che, ricordare quegli eventi, le provoca.
Il ragazzo la interrompe < Zoe... lei mi sta facendo arrapare… > dopo una breve pausa riprende < e anche lei non è da meno… guardi i suoi capezzoli! > esclama.
Zoe arrossisce e l’imbarazzo la pervade, non ha il tempo di riprendersi che la mano del giovane le si insinua sotto la vestaglia, entra nella calzamaglia e va a fondo a toccarle la vagina.
Zoe sente le dita del ragazzo indugiare sul clitoride che viene massaggiato con un movimento circolare, poi le sente scendere fermandosi sulle labbra.
< Mmmmh… un lago > mormora il ragazzo constatando la situazione.
< Bene Zoe… credo sia giunto il momento di spostarci in camera da letto. Sarà un piacere finire di ascoltare la sua storia mentre le infilo il cazzo nella fregna > sussurra il ragazzo divertito mentre spedito si dirige fuori dalla stanza.
< Ah… e se ancora non l’avesse capito... è il Duca in persona che glielo sta ordinando > aggiunge in tono serafico.
Zoe rimane impietrita, le uniche parole che le vengono in mente sono quelle che ha letto su un cartello appena entrata in città, mentre era ancora sulla Jeep.
“Benvenuti a Freeland” pensa mordendosi il labbro.
Poi, a passo svelto, si incammina.

Continua...
Isaia.racconti@gmail.com

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