Tina, l'amica di mia madre 4°

di
genere
prime esperienze

Eravamo ai primi di settembre ma faceva ancora piuttosto caldo. Quella mattina mi ero svegliato con in mente Tina e le sue grandi tette. Già appena sveglio avevo voglia di chiavarmela, ma sapevo che dovevo aspettare l'occasione che uscisse di casa mia madre per avere campo libero. Per cui cercai di non pensarla troppo e di concentrarmi su altre cose perché fra pochi giorni sarebbe iniziata la scuola e con essa i miei momenti di libertà sarebbero stati molto pochi. Squillò il telefono, a muro e a metà del lungo corridoio e andai a rispondere dicendo a mia madre: "Vado io". Era Tina che senza preamboli, dopo avermi salutato, mi disse che aveva voglia del mio cazzo e delle mie mani che la frugassero dappertutto. Si era sognata di chiavare con me e, al pensiero, si stava già bagnando. Le dissi, sottovoce: "Oggi pomeriggio. Spero che mia madre esca" "Però adesso ti devo salutare". Mia madre, dalla cucina mi chiese chi fosse al telefono e io le risposi che una tizia aveva sbagliato numero.
Mi misi a conversare con lei e dopo qualche minuto le chiesi se avesse da fare qualche commissione nel pomeriggio. Mi disse di sì che doveva andare in un negozio del centro a vedere se erano arrivate delle nuove camicette. Non ebbi neppure bisogno di chiederle a che ora perché mi disse che il negozio apriva alle 15 e 30. Ottimo, pensai. La mattinata passò svogliatamente e io passavo da una cosa all'altra: continuavano a venirmi in mente le tette e la figa di Tina e il cazzo mi tirava.
Pranzammo abbastanza in silenzio e mia madre mi chiese come mai fossi così taciturno. Le risposi che avevo un po' di mal di testa e che di lì a poco sarei andato a dormire. Cosa che feci dopo un quarto d'ora. Verso le 15 mia madre mi salutò e uscì di casa. Le dissi di prendersi le sue chiavi perchè non sapevo se al suo ritorno fossi ancora in casa. Aspettai cinque minuti e poi uscii e suonai il campanello di Tina. Mi venne ad aprire con una vestaglietta corta, nera e trasparente. Era senza reggiseno e senza mutande. Era truccata come un vero troione: ombretto azzurro agli occhi, molto pesante e un rossetto color rubino che la rendevano molto volgare: una vera troia come piaceva a me. Mentre chiudeva a chiave a porta di ingresso le infilai una mano sotto le chiappe e le ficcai tre dita nella figa, poi la rigirai e le misi la lingua in bocca mentre la sua diventava un'anguilla e la sua mano destra corse al mio cazzo. Mi sbottonò i pantaloni e me lo prese in bocca mentre con la lingua mi accarezzava la cappella e con un dito mi titillava il buco del culo. "Vuoi farmi venire qui in piedi?" - le chiesi - "No - mi rispose - portami a letto e chiavami forte". "Ai tuoi ordini, mia grande troia" le dissi e le passai un braccio attorno alle spalle infilandole la mano fra le tette e palpandogliele per benino. "Oggi ho una voglia matta di figa, culo e tette" "Faccio un bel tris con te, sempre che ti vada l'idea". "Lo sai che davanti al tuo cazzo non capisco più niente - mi rispose - inizia dal culo, oggi". Presi dal comodino un liquido lubrificante, glielo passai per benino in mezzo alle chiappe e sull'ano poi le infilai delicatamente il cazzo iniziando a pomparla con decisione. Lei aveva la figa che era diventata un lago e stava godendo e sborrando e a me mancava poco. Dimmi che sei la mia troia. "Sìììììììììì, disse, sono la tua grandissima troia".
di
scritto il
2021-12-09
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