Confessione di una madre

di
genere
incesti



Avevo vent’anni e mia madre quarantatré. Avevamo appena finito di pranzare ed eravamo in soggiorno, seduti su due comode poltrone e stavamo discorrendo. Il mio occhio vagava dalle tette alle gambe bene in vista di mia madre. Una generosa scollatura mi faceva già tirare il cazzo ma i miei occhi continuavano a vagare su e giu. A un certo punto mia madre iniziò a farmi domande sul sesso e mi chiese se frequentassi qualche ragazza. Le risposi di no. Non era vero, anzi, era vero il contrario, ma non mi andava di parlargliene. Non potevo raccontarle che spesso scopavo una sua amica, ex compagna di liceo. Però mia madre era incalzante e mi fece altre domande un po’ troppo personali. Allora le dissi: “Scusa ma adesso voglio farti io qualche domanda. "Da quanto tempo non scopi con mio padre?”. “Non so di preciso -mi rispose- non ho tenuto il conto: ma mi succede piuttosto raramente”. “Come mai? -le chiesi- Sei una bella donna e faresti tirare il cazzo anche a un impotente”. “Hai due tette meravigliose: Se trovassi una donna come te, la porterei immediatamente a letto”. “Questo lo dici tu. Io non mi vedo così bella come mi descrivi. Tuo padre da parecchi mesi non mi sfiora nemmeno con un dito e i casi sono due: o non gli piaccio più o ha un’altra donna. Poi ha sempre l'uccello molliccio: non glielo faccio più tirare.
“E tu come fai se ti viene voglia?”. La fissai intensamente per qualche secondo e le risposi: “Penso a te, nuda nel mio letto. Con le mani ti accarezzo tette e figa. Ti immagino mentre mi prendi in bocca il cazzo e me lo succhi”. Mi prendo in mano la stanga e mi faccio una gran sega. E tu, cosa fai quando hai voglia? Hai un altro uomo? O hai qualche ragazzo che ti piace? "Niente di tutto questo -mi rispose- ma devo confessarti una cosa: spesso sogno di far l'amore con te e mi ritrovo tutta bagnata. "E non ti piacerebbe farlo?". "Sì, ci ho pensato molto e continuo a pensarci, ma non possiamo. Poi c'è la presenza di tuo padre che mi disturba". Continuammo a parlare di noi due ma mia madre non voleva approfondire niente sull'argomento. Io però feci in tempo a dirle che mi piaceva moltissimo e che volevo far l'amore con lei. Giunse la sera ed eravamo a tavola tutti e tre per cena. Mio padre, solitamente taciturno, quella sera era abbastanza ciarliero. Dopo aver fatto alcune battute, ci disse che il venerdì e cioè dopo due giorni, sarebbe partito con altri dirigenti dell'azienda ove lavorava, per Amsterdam e sarebbe stato là per dieci o quindici giorni. Mia madre e io ci guardammo. Non potevamo crederci. Soli per almeno dieci giorni. Io cominciavo già a fantasticare. Finita la cena mio padre si diresse in soggiorno a guardare la TV e io aiutai mia madre a sparecchiare. Le portai in cucina piatti e stoviglie, poi i bicchieri e misi il tutto a bagno nel lavello. Mentre mia madre iniziava a lavare i piatti mi avvicinai a lei da dietro e le presi in mano le sue splendide tette. Lei sospirò e io le spinsi il cazzo contro il suo culo sodo. Lei sospirò una seconda volta. Le chiesi se le piaceva e lei mi rispose: "Devi avere pazienza. Aspetta venerdì...".
Mercoledì e giovedì furono i due giorni più lunghi che io abbia mai passato. Ogni cinque minuti guardavo l'orologio, ma mi sembrava che il tempo non passasse mai. Ogni volta che pensavo a mia madre mi tirava il cazzo e ormai sapevo che la sua figa aveva voglia di conoscerlo. Arrivò finalmente il venerdì e mio padre, valigia alla mano, ci salutò e ci disse che avrebbe telefonato magari la domenica. Appena uscì e la porta si richiuse, andai versa mia madre e la abbracciai. Poi le mie mani scesero sulle sue natiche e iniziai ad accarezzarle tutte le sue parti sensibili. Le presi le tette in mano e iniziai a leccarle e a baciarle, poi le dissi che volevo leccarle la figa e lei mi rispose: "Portami in camera tua e andiamo nel tuo letto perché è di una piazza e mezza: così stiamo più vicini". La presi in braccio e le chiesi: "Sai cosa stiamo per fare?" "Sì, l'amore -mi rispose- e mi brucia la figa dal desiderio". "Gli ultimi due giorni li ho passati malissimo: avevo una voglia pazza di essere chiavata da te ma c'era tuo padre e non è stato possibile, ma ora voglio sfogarmi. Chiavami tanto e tutte le volte che vuoi". "Approfittiamo di questi momenti". "Ci puoi contare -le risposi- il mio cazzo è solo tuo amore mio. Era stra bagnata. Glielo infilai e iniziai a pomparla dapprima lentamente e gentilmente, poi sempre più forte e velocemente. Lei mi infilò la lingua in bocca e mi baciò appassionatamente. Mio padre stette ad Amsterdam per 17 giorni e quel periodo fu bellissimo per me: avevo un'amante splendida che cercava il mio cazzo in continuazione mattina, pomeriggio, sera e notte. Quante chiavate abbiamo fatto mia madre ed io senza mai stancarci l'uno dell'altra.
di
scritto il
2022-05-07
2 3 K visite
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.