Chi cerca rischia

Scritto da , il 2021-11-18, genere gay

Che io sia omosessuale è risaputo, sposato con due figli, ma da sempre attratto dal mio stesso sesso, sin dalla tenera età, ma, aimè, ho dovuto conformarmi agli standard dei miei tempi.
Sarebbe stato impossibile vivere la mia vita al femminile, nella mia comunità, ne tanto meno dichiarare la mia omosessualità, e quindi, come un numero notevole di persone, la vivo nascosto.
Ho la fortuna però che mia moglie ne è a conoscenza, non è che la condivida, ma almeno mi fornisce un alibi in caso di bisogno.
Negli ultimi anni, questa mia fame di cazzo è andata via via aumentando, fino a trasformarmi in una passeggiatrice notturna, spesso, mi travesto e mi trucco, e passeggio per le vie della mia città, o vado sul lungo lago ad Arona o Stresa, luoghi più tranquilli.
Ma ultimamente, vuoi per le restrizioni dovute dal covid, o dal fatto che la gente non esce più molto volentieri la sera, mi sono trovata costretta ad avvicinarmi, a zone, più, diciamo pericolose, tipo la stazione centrale a Milano, oppure Cadorna ecc.
Proprio in una di queste zone, ho vissuto, una delle più belle ed agghiaccianti avventure della mia vita.
Era tardi, un venerdì sera, l'indomani non avevo lavoro, e dissi a mia moglie che sarei rimasta a dormire fuori, nel solito motel, dove spesso ricevo i miei occasionali amanti.
Passeggiavo in una di queste, trà virgolette zone calde, ero truccata pesantemente, come piace a mè, da rendere inequivocabile il mio ruolo, parrucca capelli lunghi neri, vestitino appena sopro il ginocchio, e sotto, slip e reggiseno, contenente un finto seno della quarta misura, reggicalze calze e tacchi, sopra un piumino leggero, ma che mi coprisse un poco dal primo freddo autunnale.
Ho parcheggiato in un punto strategico, che mi permettesse di raggiungere velocemente l'auto in caso di bisogno, ma non sapevo che cosa mi riservasse la serata.
Passeggiavo da una decina di minuti, ero, come al solito eccitata, e faticavo anon mostrare nella sua durezza il mio membro, ma aimè, premeva sul vestito, ed a un'attento sguardo lo si notava, cosa che successe nel momento sbagliato e posto sbagliato.
Vi era un bar ancora aperto, pur essendo tardi, e fuori vi erano due uomini sulla quarantina, erano intenti a chiacchierare e a fumare, e all'interno si scorgevano altri due uomini più avanti con l'età, e la barista, una donna anziana, dalla prima occhiata, molto trascurata, e vestita in un modo inequivocabile, mostrava abbondantemente, un seno cadente, e dallo spacco le autoreggenti.
Era già la seconda volta che ci passavo, e avevo notato nelle due volte che qualcosa girava in modo strano, gli uomini, la toccavo pesantemente, e lei ne sembrava contenta, così, non mi accorsi che uno dei due mi era davanti, lo urtai inavertitamente, e lui mi cinse con le sue braccia per non farmi cadere.
Lo ringraziai e cercai di allontanarmi, ma lui non mi lasciò, mi sorrise, e mi invitò ad entrare e bere qualche cosa, io balbettai un nò, e lui allora infilò la mano davanti al vestito e mi accarezzò il duro pene, mi sorrise, dai signorina, non farti pregare, signorina a mè, pensai ho sessant'anni, e sono una vecchia checca, sorrisi, poi mi prese una mano e l'appoggiò al suo cazzo, era di marmo, e bello grosso, chiusi gli occhi per un attimo.
Mi prese per mano, ed entrammo, salutai educatamente i presenti, che mi squadrarono da capo a piedi e si resero conto di chi fossi, e si avvicinarono, mi strinsero la mano presentandosi, e iniziarono a palparmi il culo, io cercavo di svicolare, ma ben presto, mi ritrovai quattro maschi, che mi palpavano, poi mi tolsero il piumino, e il più intraprendente mi sollevò il vestito, mostrando il mio cazzo duro, e tutti emisero una sonora risata.
Il più anziano, e deciso, mi baciò in bocca, e iniziò a segarmi, io stringevo le gambe e ansimavo, la titolare, disse di andare di là, con tono deciso, andate nello scannatoio urlò, e un attimo dopo mi ritrovai nella sala biliardo, mi sfilarono il vestito, e otto mani mi palpavano e toccavano, mi sfilarono gli slip, e mi sentii aprire le chiappe, e mi fecero sedere sul cazzo del vecchio.
Mi infilai a spegni candela, aveva un bel cazzo stretto e lungo, non veci fatica a prenderlo, e poi mi ritrovai due cazzi da succhiare.
Mentre mi muovevo sul cazzo, segavo e succhiavo i due più giovani, e poco dopo sentii lo sperma caldo entrarmi nelle viscere, era venuto, mi stesero sul biliardo, e subito un altro cazzo mi stava scopando, colpi duri e secchi, preludio di una sborrata imminente, e poi toccò al terzo, nuotava nello sperma degli altri,e in breve venne.
Pensavo di andare in bagno a scaricare lo sperma quando arrivò il quarto un uomo sulla settantina ben piazzato, baffi e un cazzo mostruoso, sorrise, mi mise a pancia in su, e i infilò di colpo, grazie allo sperma degli altri, entrò pur facendomi male, senza devastarmi, e iniziò a pomparmi.
Godevo, e molto, bruciava ma il godimento era pazzesco, poi mi afferrò il cazzo, e iniziò a segarmi, poi arrivò la padrona del bar, era completamente nuda, e trà le gambe pendeva un cazzo molle ma grosso, prese in bocca il mio cazzo e iniziò un pompino da urlo, e pochi minuti dopo lui mi riempiva di sborra e io venivo nella bocca di lei.
Bevve tutto, e appena lui si sfilò, si inginocchio e bevve tutto il contenuto del mio buco, ripulendomi per bene con la lingua.
Ero esausta, mi rimisi l'abito e il piumino, e il vecchio cazzuto mi accompagnò alla macchina, lo bacia lungamente, e poi mi disse, domani sera ti aspetto al bar, mi raccomando, e tornai in motel dove mi addormentai vestita.
Il giorno dopo, rimasi a letto fino a tardi, e poi mi lavai, e verso sera mi preparai, oltre alle autoreggenti e un mini abito e i tacchi non indossavo altro, e una volta al bar, vidi che vi erano parecchi avventori, la padrona mi chiamò dietro il banco, brava così mi piaci, ora aiutami a servire, io le dissi che non sapevo fare nulla, lei sorrise, vedrai che ti insegneranno loro.
E così, servivo i tavoli, dove le mani salivano da sotto la gonna mini e mi toccavano, e ogni tanto mi prendevano per mano, e mi portavano nello scannatoio, e o pompini o scopate ho passato buona parte della serata.
Alla chiusura, la padrona mi diede dei soldi, circa 400 euro, metà a tè metà a mè, erano le mie marchette scoprii.
L'aiutai a chiudere, e una volta sole, volli toccare il suo cazzo, lei sorrise, attenta tesoro, se diventa duro poi lo dovrai prendere, e così successe, lo succhia e divenne un palo, mi pese per i fianchi, e mi infilò urlai svenni piansi la pregai, e poi fui sua.
Tutte le sere dal giovedì alla domenica lavora da lei per lei, e spesso a chiusura avvenuta, per un piccolo gruppo ristretto, li facciamo assistere alla mia monta, e credetemi vedere il suo cazzo entrare in un corpicino come il mio fa paura, ma io me lo gusto tutto, e godo.
Ora sono la sua compagna, ho chiesto il divorzio, e vivo da lei, presto ci sposeremo io intanto ho cambiato nome, sono femmina per la legge Italiana, sono barista e prostituta, il mio sogno

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