Ho fatto una spremuta

Scritto da , il 2021-05-29, genere dominazione

6.30…Ora di alzarsi!
Con gli occhi socchiusi e la testa confusa, nudo, mi giro sul fianco e mi alzo. Ho rasato il pube ed i peli corti mi solleticano la molle pelle dei testicoli. Il membro oscilla a destra e a sinistra mentre mi dirigo verso la doccia nel tepore di giugno.
Non sono solo…Dita sottili e curate mi cingono i fianchi e risalgono verso il petto. I pieni seni di Viki, premuti contro la schiena, disegnano sensuali carezze con le punte dei capezzoli.
“Oggi è il mio compleanno amore mio…” sussurra la sua calda voce prima di staccarsi da me per un secondo.
“Ti voglio…Non sai quanto…” riprende ad accarezzarmi il corpo, da dietro, scendendo con le mani verso i fianchi ed i glutei “Ma non adesso…Non qui…Stasera…”.
Rabbrividisco perché tra le gambe, sul culo e tra le mele mi sta spalmando qualcosa di freddo con lievi movimenti circolari. Sfiora i testicoli, la base del membro con i polpastrelli. Inizio a sentirmi eccitato, il respiro e l’adrenalina si fanno sentire, il prepuzio diviene rosa.
D’improvviso qualcosa si presenta nel solco del culo…”No impossibile mi dico”…Non può essere…
Un dildo sta cercando di forzare lo sfintere ne percepisco il diametro, la consistenza e la durezza…Mi irrigidisco, serro i muscoli anali.
“Rilassati cucciolo mio”
Riprende a massaggiarmi e, poco a poco, perdo tensione.
Un anello di gomma mi cinge la base del cazzo ed i testicoli che divengono turgidi e rossi ed è unito al fallo prostatico.
Sento distintamente la punta superare la labile barriera della carne.
Con estrema lentezza, tutto il dildo mi entra dentro: mi sento pieno, non sento dolore se non una strana sensazione anestetica.
Viki non mi tocca, continua a stimolarmi ancora e ancora senza lambire il centro del piacere. Mi insapona e lava come un bimbo, chiude l’acqua e mi asciuga con un tessuto sottile.
Camminare nudo, guidato dal suo culetto, fino in cucina fu una tortura incredibile. Il dildo, piantato nelle mie viscere, era fastidioso. La sadica, mi vestì con indumenti puliti e stirati ma il pisello, turgido e scappellato non sarebbe mai entrato nei calzoni senza essere visto.
Tornò dopo poco con una guaina di silicone a forma di fallo alla quale erano applicati dei lacci di cuoio per essere indossato e regolato.
Riempì il fallo di gel e me lo fece indossare; poi passò le guide tra le gambe fino al culo e alla schiena fissandole con bretelle. Regolò queste per farmi abbassare l’asta; ripetè l’operazione più volte ad intervalli di qualche minuto. Alla fine avevo il cazzo duro, dolorante e verticale, “nascosto” tra le gambe. Così conciato fui costretto a camminare per andare a fare la spesa allo spaccio del paese. Sentivo di essere al limite ma il dildo mi aveva reso la circolazione limitata e, così facendo, impediva di sborrare.
La tortura durò tutto il giorno con brevi pause per urinare fino all’ora di cena che Viki consumò in autoreggenti di pizzo rosso e topless. Una volta finito mi fece alzare, spogliandomi di tutto tranne il dildo anale e mi condusse in cantina.
Mi lasciò all’entrata perché la ammirassi mentre si sedeva su un divanetto al centro della stanza. Dal buio pendevano delle corde che usai per legarle le caviglie. Lo spettacolo delle sue gambe oscenamente divaricate, il culo alto ed esposto, il busto all’indietro sullo schienale superò le mie migliori intenzioni.
“Amore mio…Ti voglio…Chiavami come non hai mai fatto con nessuna…”
“Buon compleanno piccola” mormorai entrandole di schianto nella passera. Bastò quel tocco perché venissi dentro di lei in una spremuta di seme di cazzo e bava di fica.


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