Il gioco del porcello pieno

Scritto da , il 2021-03-02, genere trio

PREMESSA
Questo racconto fa seguito alla storia pubblicata su eroticiracconti dal titolo: “Il nostro gioco tra regole e prospettive”, autore: Eva & Marco.

Sono Eva, mamma e moglie di Marco, nella vita di ogni giorno sono una donna non appariscente, nel mio intimo invece vivo una identità sessuale, che condivido con mio marito, molto più spinta e disinibita che ha nel sesso a tre, con un altro uomo oltre il mio Marco, la massima espressione del mio desiderio.

IL SOGNO DI MARCO
Quando Marco si svegliò era trafelato, non era ancora suonata la sveglia ma lui aveva un cazzo durissimo, si avvicinò a me, ero di spalle. Il suo cazzo spingeva sulle mie natiche. Mi abbracciò accarezzandomi il seno, il suo tocco sui capezzoli mi svegliò. Sentii subito il cazzo in piena erezione. La sveglia avrebbe suonato di li a poco, non avevamo tempo per dedicarci alla nostra intimità. Gli chiesi come mai tanto vigore già a quell’ora. Mi rispose che aveva fatto un sogno da contorni vividi che l’aveva eccitato. La cosa mi intrigava molto ma il tempo a nostra disposizione era troppo poco, la settimana è scandita da ritmi troppo serrati per concederci deroghe di quel tipo.
Gli dissi di non anticiparmi nulla, rimandai i dettagli ad un momento diverso dove avrei potuto dedicargli massima attenzione e partecipazione. Con un po’ di riluttanza accettò ed in quel momento la sveglia ci riportò alla realtà. La giornata iniziò come tutte le mattina dei giorni feriali, la solita routine collaudata che ogni famiglia con bimbi piccoli vive. Quella sera riuscimmo a far addormentare quella peste di nostro figlio relativamente presto rispetto al solito così che finalmente io ed il mio Marco riuscimmo a ritagliarci qualche momento di silenzio e di pace. Entrambi stanchissimi da una giornata che si rivelò più pensate del solito, ci stendemmo sul letto per concederci qualche coccola coniugale. Mi ricordai del sogno che lo aveva svegliato la notte prima e gli chiesi di raccontarmi i dettagli. Marco, evidentemente impaziente di ricevere quella richiesta, mi raccontò che aveva sognato di aver preso appuntamento con uno dei nostri più audaci, anche se rispettoso, follower sul nostro account Twitter (@realarrow16) per una serata da passare insieme in hotel, con cena annessa. In questi periodi di semi lockdown questo è il meglio che si può organizzare. Il sogno era insolito perché una cosa del genere non l’abbiamo mai fatta anche se sono in tanti che ce lo hanno chiesto. Forse è proprio per questo motivo che Marco si era svegliato prima che le immagine oniriche potessero dipanare lo svolgersi degli eventi. Gli chiesi se l’idea di un incontro lo eccitasse e lui mi rispose, come sempre fa a domande di questo genere, che qualsiasi cosa avesse l’effetto di eccitare me, e quindi rendermi più disinibita e vogliosa, lo eccitava da morire. Un po’ per provocarlo, un pò per saggiare la veridicità della sua affermazione, gli chiesi quale dei nostri follower avrebbe ritenuto adatto nel caso lo avessimo organizzato davvero quell’incontro. La sua risposta fu tanto repentina quando disarmante. La sua scelta fu netta ed in effetti, la persona prescelta, era anche la mia preferita. Per questioni di privacy lo chiameremo Diego. Forse un po’ spiazzata dalla sua tranquillità nel scegliere il potenziale partner, gli risposi domandandogli: “Ma lo faresti veramente?”. “Se l’idea ti eccita, perché no? Diego è sicuramente quello che mi ispira più fiducia” mi rispose. “Ok, allora magari una sera che riusciamo a lasciare la nostra peste dai nonni, magari per festeggiare qualche evento, potresti organizzare...”. Parlare di questo appuntamento rese i nostri corpi, seppur stanchi, pronti per una appagante scopata che diede sfogo ai nostri bollenti spiriti, accesi dall’idea di provare un’esperienza nuova ed eccitante, di potersi esprimere nella massima espressione.
Passarono diverse settimane fino a quando, in occasione della festa di San Valentino, Marco mi disse di aver organizzato una serata tutta per noi. Avevo avuto disponibilità dai nonni così che noi avessimo potuto goderci una notta tutta per noi. Non fece riferimento a Diego ed io non lo chiesi ma quando mi disse che saremmo andati a cena in un hotel, dove avremmo anche passato la notte, il quadro era ben chiaro nella mia mente. Mi preparai al meglio, estetista, parrucchiere e corredo intimo, per una serata di puro godimento. Arrivati all’Hilton trovammo una camera prenotata a nostro nome, Diego non aveva badato a spese. Facemmo il ceck-in, erano le 19:30, andammo in camera e ci sistemammo e ci rilassammo un momento prima di scendere nella sala ristorante dove Marco mi disse che avevamo appuntamento con Diego. Devo essere sincera, ero abbastanza timorosa, con Diego avevamo giocato diverse volte ma mai dal vivo. L’idea, seppur eccitante mi mise una certa ansia. Marco capì il mio stato d’animo guardandomi negli occhi e, come solo lui sa fare, mi tranquillizzò avvolgendomi in in abbraccio e sciogliendo ogni retro pensiero in un bacio appassionato. Mi suggerì di indossare un completo intimo di pizzo nero, un canotta ispirata al concetto del “vedo non vedo”, un maglione sfiancato con scollatura a V, una gonna a coste, guêpière e calze autoreggenti. Marco sapeva sicuramente qualcosa che io non sapevo. Decisi comunque di affidarmi a lui senza riserve. Dopo essermi vestita ed aver aggiustato il trucco ero pronta, scendemmo nella sala ristorante dove ad un tavolo tondo ci aspettava Diego. Anche lui, seppur desideroso di incontrarci da tanto tempo, era in evidente imbarazzo. Marco era l’unico che sembrava dominare le proprie emozioni e dava l’impressione di controllare la situazione. Infatti fu lui a rompere il ghiaccio presentandomi Diego, il quale sembrava non credere ai propri occhi. Seduti in tre al tavolo, ordinammo subito un buon vino rosso che sempre accompagna le nostre esperienze erotiche e ne accende le percezioni. Brindammo a quell’incontro e iniziammo a parlare un po’ di noi, cercando di verificare se le idee, che ognuno di noi si era fatto dell’altro nelle nostre chat su Twitter, corrispondevano a realtà. Marco, che è maestro nel capire le persone, studiava Diego per capire se davvero potevamo fidarci e lui invece cercava in ogni modo di non entrare in competizione con lui per garantirsi il proseguo della serata. Io era in preda ad un turbinio di emozioni, rispondevo alle domande quasi per inerzia, inebriata da quella strana situazione di complicità che si stava creando. La cena si rivelò di assoluto livello, il vino esaltava ogni gusto si stesse avvicendando nel nostro palato ma soprattutto rendeva le nostre menti più leggere da ogni possibile dubbio e remora su quello che sarebbe potuto accadere. Finita la cena ci recammo verso le stanze, Marco invitò Diego nella nostra per continuare la serata insieme. Aveva evidentemente superato l’esame. Arrivati i camera ci accomodammo nel salottino della mini suite a nostra disposizione. Il mini bar era ricco e pronto per essere svuotato. Ci preparammo un drink e Marco invitò Diego a raccontarmi l’idea che aveva avuto per la continuazione della serata.

IL PORCELLO PIENO
Diego allora mi spiegò che aveva proposto a Marco di voler giocare con noi ad un gioco chiamato Il porcello pieno (che nel suo dialetto faceva riferimento al salvadanaio a forma di porcellino). L’idea era piaciuta a Marco e a me quel nome così buffo mi incuriosì molto che mi mostrai subito entusiasta. Fu così che Diego iniziò a spiegare le regole del gioco. serviva un salvadanaio che noi ovviamente non avevamo e che sostituimmo con un barattolo di latta inizialmente contenente tisane e solubili per bevande calde. Il gioco prevedeva che a turno, ognuno dei partecipanti doveva impegnare una somma come se facesse una puntata (Diego aveva portato una scatole piena di fiches da poker) richiedendo ad un altro partecipante di compiere un’azione. Solo un partecipante diverso dal richiedente e dal destinatario della richiesta, quindi per noi era semplice dato che eravamo in tre, avrebbe potuto rilanciare, raddoppiando la puntata, chiedendo al destinatario inizialmente scelto di modificare solo parzialmente l’azione. Sia in caso di controproposta sia in caso di nessuna controproposta, il destinatario avrebbe potuto accettare (in questo caso la posta impegnata dal proponente o dal controproponente sarebbe andata a rimpinguare il porcello) oppure rifiutarsi, pagare la posta e pagare un pegno (trovammo accordo sul dover bere un calice di vino prima di riprendere il gioco passando al turno successivo). Una volta riempito fino all’orlo il porcello, i partecipanti avrebbero fatto un’offerta economica dal valore segreto, scritta su un foglietto da richiudere, a cui doveva corrispondere un’azione. Ogni partecipante avrebbe dovuto dichiarare la propria offerta, così che si fosse potuto stabilire il criterio di priorità in base al valore della stessa. Ovviamente la più alta avrebbe avuto la priorità. Le controproposta non erano ammesse nella fase finale. Se il destinatario dell’azione avesse accettato, dopo aver compiuto la richiesta, avrebbe vinto il porcello pieno. Se invece avesse rifiutato, avrebbe dovuto pagare la posta offerta dal proponente, bere e passare il turno alla seconda offerta per valore.

INIZIAMO A GIOCARE
Il gioco mi era ben chiaro, le prospettive anche. L’ansia iniziava ad aumentare ma eravamo in ballo e avevamo deciso di ballare. Per cavalleria fecero iniziare me. I primissimi giri furono interlocutori, richieste più simpatiche che erotiche se non per il fatto che, nel giro di poco ci trovammo tutti con la sola biancheria addosso. A Diego, nel vedermi in calze auto reggenti e guêpière, quasi gli uscirono gli occhi da fuori le orbite. La serata iniziava a scaldarsi e le strategie di gioco iniziarono a dipanarsi. Diego mi chiedeva qualcosa che aggradasse Marco per accattivarsi la sua riconoscenza, Marco ogni tanto ricambiava il favore verso Diego altre volte, conoscendo i miei desideri, le mie fantasie e i miei punti deboli, mi provocava per accendere il mio desiderio.
Devo dire che chiunque avesse ideato questo gioco era stato davvero bravo.
Tante furono le richieste che si susseguirono nel gioco e quasi sempre io ero la destinataria dell’azione. Tra richieste esaudite ed rilanci proposti ci furono alcune situazioni che più di tutte accesero il mio desiderio, come quando mi fu chiesto da Marco di masturbarmi con ancora indosso le mutandine per almeno 2 minuti mentre loro mi guardavano e si toccavano i rispettivi cazzi duri. Non provavo imbarazzo, le espressioni del mio volto, contratto dal piacere che mi stavo auto provocando, erano alla mercé del mio pubblico, e sapere di essere guardata mi rendeva il piacere ancora più intenso. Oppure ad un turno Diego fece sdraiare Marco pancia all’insù e mi fece mettere sopra il suo cazzo, in posizione dello “stuta candela”, pur avendo entrambi le mutandine addosso, chiedendomi di muovermi simulando una scopata, per almeno 1 minuto. Quella sensazione del “vorrei ma non posso” dovuta alla presenza degli slip rendeva quel gioco davvero stimolante, anche per il fatto che Diego era lì ad un passo da noi che quasi sentiva l’inebriante essenza del piacere.
Oppure mi eccitai da morire quando Marco fece stendere Diego pancia in su e mi chiese di fare 10 piegamenti, simili agli squat, in modo che la mia figa, stavolta liberata dalle mutandine, potesse scendere in direzione della sua bocca. Lui sarebbe dovuto rimanere immobile, potendo tirar fuori solo la lingua, a me competeva scegliere la velocità di risalita. Io allora decisi di usare i primi 5 piegamenti per fargliela solo annusare, mi avvicinai quel tanto che bastava per fargli percepire l’odore del desiderio, per poi, allorquando Diego usciva lingua per assaporarmi, risalire repentinamente in su. Sapere di farlo impazzire rendeva la mia fighetta ancora più bagnata, addirittura temevo potessero colargli addosso i miei umori. Tra l’altro mentre mi piegavo vedevo perfettamente quel cazzo sacrificato negli slip che voleva uscire in tutto il suo vigore e che invece si muoveva al ritmo di pulsazioni incontrollabili. Con gli ultimi 5 piegamenti decisi di rallentare la mia risalita, concessi a quella lingua curiosa di insinuarsi tra le grandi labbra e immergersi nel sapore del mio piacere. Se farlo impazzire era eccitante, sentire la punta della sua lingua insinuarsi nelle mie intimità mi riempiva il corpo di un’insana lussuria. Risalivo con il desiderio di riscendere subito dopo e godere di quel piccolo gesto di desiderio sessuale.
Anche Io feci il mio gioco, infatti ad entrambi chiesi di uscire il cazzo dagli slip e di segarsi per me per almeno 1 minuto. Diego aveva un cazzo molto simile a quello di Marco e la cosa mi piaceva da morire. Entrambi mi guardavano con un’espressione che poteva significare solo una cosa: Bramavano il mio corpo quasi quanto io bramassi i loro cazzi. Dopo questa loro performance Diego mi chiese di togliermi il reggiseno, ormai ero praticamente nuda fatta eccezione per le claze auto reggenti e la guêpière, e di bendarmi, avrei dovuto distinguere il cazzo di Marco dal suo da piccoli tocchi del loro membro sul mio corpo. Più volte ho associato il sesso all’idea di essere bendata e devo dire che la cosa mi ha sempre moltiplicato le sensazioni. Diego conosceva perfettamente ogni neo delle mie tette per quante volte le aveva guardate in foto e per quante volte le avesse usate come muse ispiratrici per le sue seghe. Vederle dal vivo però era tutt’alta cosa. Mentre lui mi guardava le tette io rivolsi il mio sguardo al suo cazzo che, a quella vista, ebbe un sussulto ben chiaro anche se da sotto lo slip. Da bendata non vedevo nulla ma iniziai a sentire un cazzo strofinarmi il capezzolo destro. Era impossibile capire di chi era senza nemmeno poter usare le mani, lo lasciai giocherellare un altro pò, quel tocco così erotico mi piaceva, il capezzolo era turgidissimo, dissi che non capivo. Allora sentii il cazzo appoggiarsi sulle mie labbra, mi parse di riconoscere l’odore di Marco ma non ne ero certa. Non dissi nulla, uscii la lingua, quasi come se ne chiedessi un assaggio per poter decidere. Fui subito accontentata, una cappella grossa e bollente si appoggiava ritmicamente sulla mia lingua. Ero quasi sicura fosse quella di Marco ma per esserne certa aprii la bocca e lo accolsi al suo interno iniziando un pompino decisamente ricco di voglia. Il cazzo di Diego era completamente depilato mentre quello di Marco aveva del pelo. Mentre lo spompinavo non percepivo il pelo e quindo fui certa che stavo succhiando Diego. Il fatto di essermi quasi sbagliata nell’individuare il cazzo di mio marito mi provocò un certo fremito interiore che demolì alcune delle mie certezze. Ma la cosa non mi spaventò, anzi... poteva rivelarsi interessante per altri giochi.
La penitenza dovuta al rifiuto di una richiesta non avvenne mai, tutti noi acconsentimmo ad ogni richiesta anche perché ci conoscevamo bene, nessuno chiese più di quello che sapeva poteva chiedere e questo rese quella complicità ancora più stimolante.

L’ULTIMA SFIDA
Quando il porcello fu praticamente pieno il gioco volgeva al termine, tutti noi eravamo al limite della resistenza, tutte quelle prove ci avevano creato sensazioni molto eccitanti tanto che ora risultava quasi impossibile continuare a trattenere le pulsioni sessuali. Marco e Diego erano seduti su delle poltroncine, entrambi con il cazzo in piena erezione, mi guardavano come un lupo sbrana la propria preda prima che con i denti, con gli occhi. I miei capezzoli erano così duri che quasi percepivo dolore, le grandi labbra erano gonfie e palpitavano desiderio lussurioso, guardavo quei cazzi duri e li volevo tutti per me, dentro me. Per scrivere sul foglio la nostra richiesta finale, accompagnata dalla puntata, serviva riflettere sulla strategia da seguire. Ognuno di noi aveva il suo obiettivo, dare sfogo alle nostre voglie era sicuramente un obiettivo comune, ma anche vincere il contenuto del porcello non era poi un cattivo pensiero. Ci guardammo negli occhi un’ultima volta, scrivemmo le nostre puntate e la nostra richiesta e poi dichiarammo il valore della puntata. Quella di Diego fu la proposta più alta, puntò addirittura 250 € per poter strofinare il suo cazzo tra le mie grandi labbra e sul clitoride fino a farmi venire. Sicuramente lui sapeva che questa cosa mi faceva eccitare tantissimo e quindi scommise sulla mia accettazione. Accettazione che infatti avvenne, del resto era vero che solo l’idea di mettere in pratica quella sua richiesta mi rendeva un fuoco di brame. Diego allora chiese a Marco se la cosa non lo disturbava e se aveva il suo permesso. Il gioco non prevedeva questa richiesta di “benedizione”, ma Marco apprezzò il gesto e acconsentì. Mi stesi sul letto, al mio fianco avevo Marco che, forse cogliendo la tensione del momento, mi assorbì in in bacio appassionato, sentendomi così desiderata, quasi istintivamente aprii le gambe e sentii Diego che si posizionava lì in mezzo. Baciavo Marco con ancora più intensità quando Diego diede il via a quel gioco così perverso e così eccitante che tanto mi faceva bagnare. Il cazzo di Diego si strofinava tra le mie grandi labbra per risalire in su fino al clitoride, indugiava sul mio principale punto erogeno, lo stimolava e riprendeva il suo cammino al contrario. Ogni volta che ripassava tra le grandi labbra sentivo la figa, ormai fradicia, aprirsi a quel passaggio come ad invogliarlo ad entrare. Diego resisteva, mosso più dal rispetto che dall’istinto. Strofinava il cazzo ad un ritmo regolare, l’insistenza del suo tocco sul clitoride mi provocava scosse di piacere intensissime. Marco si godeva la scena, anche lui eccitatissimo, mi porse il cazzo vicino la bocca ed io colsi l’occasione per assaporarlo in tutta la sua virilità. Lo succhiavo sempre più forte, Diego intanto si fece più audace, ad ogni passaggio la cappella guadagnava qualche millimento all’interno della mia figa per poi riuscire ed insistere di nuovo sul clitoride. Quel gioco era davvero insostenibile, scoppiai in un orgasmo clitorideo fortissimo che fece vibrare il mio corpo in tremori di piacere. Mi alzai quasi di scatto. Afferrai Marco spingendolo verso la figa e mi feci penetrare con una foga quasi insana. Il cazzo di Marco affondò in quel lago bollente che era diventa la mia figa. Mi scopò con passione ed intensità, spingeva a ritmo crescente ed incessante. Nel frattempo Diego aveva guadagnato la posizione che prima era di Marco e come da copione mi fiondai sul suo cazzo per leccarlo e succhiarlo fino ad ingoiarlo tutto. Meritava di essere ringraziato per l’orgasmo che mi aveva donato. Marco stava per venire, interruppe quindi le spinte e reclamò la mia bocca per un pompino che potesse permettergli di resistere ancora un po’ prima della meritata sborrata. Diego tornò ad occuparsi della mia figa, riprese a strofinarlo tra le grandi labbra ma questa volta, sin da subito, ad ogni passaggio la cappella si gustava un’assaggio della mia figa. Istintivamente inarcai all’insù il bacino in uno di quei passaggi del cazzo. Quando con Marco simulavamo quella situazione, quello era il messaggio che gli davo per far entrare il cazzo dento me. Diego lo sapeva e Marco notò quel gesto, lui guardò mio marito per chiedergli il permesso e Marco gli disse: “Ha deciso lei, non puoi tirarti indietro”. Sentii affondare il cazzo di Diego dentro di me. Non provai imbarazzo, mi volevo godere appieno quella situazione. Ripresi a spompinare il cazzo di Marco con avidità e lussuria, Diego mi stava scopando realizzando il sogno che aveva covato per mesi nelle nostre sexy chat, condite da foto, su Twitter. Anche lui però era al limite, dovette fermarsi per non venire, si scambiò di nuovo con Marco ma stavolta feci stendere Marco e mi misi sopra, ero anche io al limite e volevo venire sul cazzo di mio marito. Lo cavalcai con ritmo costante fin quando non avvertii dentro me le scariche elettriche tipiche dell’orgasmo vaginale. Venni copiosamente sussultando ripetutamente sul suo cazzo. Presi allora il cazzo di Diego di nuovo in bocca e con sapienti colpi di lingua lo portai allo spasmo. Era pronto, lo affondai in bocca e lo feci esplodere di piacere nella mia bocca. Il suo sapore era diverso da quello di Marco, lo assaporai fino ad ingoiare tutto in senso di totale gratitudine. A quella vista Marco non resistette più, usci dalla figa grondante di umori e mi inondò di calda sborra le tette come se, nonostante tutto, volesse marcare il suo territorio. Eravamo esausti ma felici. Ci adagiammo sul letto e diedi un ultimo bacio ai due cazzi ormai mosci che tanto mi avevano fatto godere. Salutammo Diego che riprese le sue cose e se ne andò nella sua stanza lasciandoci alla nostra intimità. Volevo chiedere a Marco cosa pensasse di quel che era successo ma lui mi baciò e mi portó verso la doccia, entrammo in cabina insieme e lasciammo che il tepore dell’acqua si insinuasse nei nostri corpi. Lo baciai con rinnovato amore e nuova passione. Sentii il suo cazzo di nuovo sveglio e lì, sotto la doccia che scorreva, mi feci scopare di nuovo. Facemmo l’amore dopo aver scopato ed aver la dato sfogo a fantasie ed istinti irrazionali e fu bellissimo. L’alternanza di sesso con amore è e sarà sempre la miscela perfetta per rendere vivo il fuoco della nostra passione.

DOMANDE AL LETTORE
1. Secondo voi quale proposta aveva scritto Marco sul suo foglietto? E Quale Eva?
2. Quando Eva era bendata, è stata toccata solo dal Cazzo di Diego o i due uomini si sono alternati per confonderle le idee?
3. Marco e Diego avevano preparato le richieste e si erano messi d’accordo oppure si sono fatti trasportare dal gioco al momento?
4. Nel racconto non abbiamo mai menzionato i rilanci, secondo voi ci sono stati? E quando ?

Rispondeteci in DM su Twitter (il nostro account è @realarrow16), chi indovina tutte le risposte avrà una foto super esclusiva di Eva. Baci e alla prossima storia!!!

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