Il Patto - 5 - La Grotta

Scritto da , il 2020-12-22, genere etero

16 luglio

Mi sveglio con la voce di Marco che mi chiama da fuori alla tenda: "Tony, sveglia, dobbiamo andare".
Mi stropiccio gli occhi gli occhi e cerco di capire dove sono. Sono tutto impiastricciato di sperma secco. Ieri sera alla fine sono stato sveglio fino a tardi, a pensare a Giulia e alle sue tette enormi, a Chiara che veniva scopata avanti e indietro da due bodybuilders, facendoli godere entrambi, e in generale a tutte le ragazze che ci sono qui intorno, che sembrano ben felici di far vedere il paradiso a qualsiasi uomo, tranne che a me. Di conseguenza, mi sono devastato di pippe, e dal momento che non avevo di che pulirmi ho lasciato tutto com'era.
Caccio la testa fuori, badando bene di non far vedere l'interno: "Io non vengo oggi, Marco".
Marco è già tutto pronto, occhiali scuri e capelli ben pettinati. Porca miseria, ma perché non sono fico come lui? Sorridendo mi fa: "Ma che dici? Certo che vieni pure tu. Dobbiamo arrivare fino alla croce."
"La croce? Ma di che stai parlando?"
"La croce, Tony, la croce! Non ricordi? Ah già, tu te ne sei andato prima, ieri..." e rimane a guardarmi da dietro gli occhiali scuri, con un sorrisetto. Già, penso, me ne sono andato perché ero stufo di sentirvi parlare di quello che si masturba in spiaggia.
"Elena e Valentina hanno detto che c'è una croce su una collina qui vicino da cui si vede un panorama pazzesco" continua Marco, "l'hanno saputo dai loro amici, sai, i due tedeschi della piazzola 16."
Certo, penso io, quei tizi con l'aria da fessacchioni che zitti zitti se le sono scopate tutte e due. "Comunque non vengo, Marco" rispondo "oggi torno a casa."
"Sì, va bene, poi torni a casa" riprende lui, imperterrito "ma ora vestiti, dai, stiamo aspettando tutti te. Ginevra ha preso i cornetti per tutti, chi se lo mangia il tuo?"
Come al solito, il solo nome di Ginevra mi provoca una stretta al cuore. "Va bene, mi vesto e arrivo" gli dico "mi devo solo lavare un attimo."

E così mi ritrovo con gli altri a scarpinare sul pendio roccioso. Fa caldissimo, e non credo di aver mai sudato tanto in vita mia. Elena apre la fila zompettando da una parte all'altra come uno stambecco impazzito. Io arranco dopo tutti gli altri, senza fiato, e penso che potrei avere una sincope da un momento all'altro.
A un certo punto, noto che gli altri si fermano a guardare qualcosa sulla sinistra del sentiero. Mi avvicino anche io, e noto che nel pendio si apre una voragine, circondata da una rete di metallo piuttosto malconcia. Elena sorride come una bambina: "Dai, andiamo a vedere!" e in un batter d'occhio scavalca la rete. Gli altri la imitano, ma io preferisco rimanere qui. Sono stanco, e poi ho un po' paura di affacciarmi da un precipizio.
Ovviamente gli altri notano subito che non sono con loro. "Dai Tony, vieni, che hai paura?" e tutti a ridere. "Hey, andiamo a fare sesso laggiù, magari si avvicina!" le risate aumentano ancora di più.
Tutto rosso, odiandoli dal profondo del cuore, scavalco la rete. Ginevra mi guarda e mi dice: "Non devi farlo, se non vuoi".
Le lancio un'occhiataccia senza rispondere. Stai zitta, penso, se lo faccio, lo faccio soprattutto per te, per dimostrarti che non sono meno degli altri.
Mi avvicino al bordo della voragine. È un buco di circa tre metri di diametro, che scende quasi in verticale verso un'oscurità impenetrabile. C'è un vago odore di zolfo.
"Chissà quanto è profondo" fa Elena, "dovremmo tornare un giorno con l'attrezzatura per esplorarlo!" palesemente non sta più nella pelle.
Io mi avvicino ancora di più al ciglio e guardo nel buio. Certo che dev'essere un bel volo...
E all'improvviso sento le rocce cedere sotto i miei piedi. Urlo, provo ad afferrare qualcosa, ma precipito giù.

"Tony! Tony! Ci sei?"
Apro gli occhi. Mi fa male tutto. Vedo la mia mano coperta di sangue. Alzo gli occhi e guardo verso la luce: vedo le sagome di otto teste che si sporgono, circa cinque metri sopra di me.
"Sì, ci sono. Mi fa male tutto"
"Sei ferito? Stai sanguinando?"
"Sì, ma non credo sia nulla di grave."
"Bene. Riesci a camminare?"
Dolorosamente, mi alzo in piedi: "Sì, ce la faccio."
"Prova ad arrampicarti!"
"Non ci riesco. Qui frana tutto appena lo tocco."
"Guardati intorno. C'è un'altra uscita?"
Gli occhi si stanno abituando all'oscurità. Mi trovo in un ambiente largo meno di una decina di metri. Faccio un giro lungo le pareti, ma non trovo nessuna fessura abbastanza grande.
"No" rispondo, "è tutto chiuso."
"Tony, ascoltami" è la voce di Marco, "noi andiamo in paese a cercare soccorsi. Tu rimani qui tranquillo, mi raccomando. Andrà tutto bene."
"Va bene. Sbrigatevi."
Li sento allontanarsi. Ora sono completamente solo. Santo cielo, ma perché devo sempre fare queste figure di merda? Non poteva cadere qualcun altro? No, sempre io, devo sempre essere una palla al piede per tutti. Mi siedo per terra e aspetto paziente. Spero che almeno si ricordino di me. Già me li vedo, appena arrivati in paese tutti impegnati a scopare come ricci, e ciao ciao Tony...
"Ciao!"
Urlo e salto in piedi come una molla, sentendo una voce alle mie spalle. Mi giro, e di fronte a me vedo la cosa che meno mi aspettavo di vedere qui.
Una donna bellissima. Completamente nuda. Rimango esterrefatto a guardare nella penombra i capelli neri corvini, la carnagione abbronzata, gli occhi verdi vivissimi, le labbra rosse come ciliegie, i seni grandi e sodi, la vita sottile, i fianchi ampi, la leggera peluria del pube, le gambe lunghe, le caviglie sottili. Lei mi sorride, i suoi denti sono bianchissimi: "Ti senti bene?"
Nella mia testa si affollano un mucchio di domande, non tutte sensate. Alla fine, pieno di speranza, chiedo: "C'è un'altra uscita?"
"No" risponde lei, sempre sorridendo.
Sento tutta la speranza svanire. Ma subito mi viene in mente un'altra domanda: "E tu allora come sei arrivata qui?"
Lei fa spallucce: "Sono attratta dai desideri. E sento che in te c'è un desiderio molto forte. Cosa vuoi, ragazzo?"
Rimango a guardarla mentre si avvicina di qualche passo, senza capire le sue parole.
"Sei una prostituta?" le parole mi sfuggono prima che ci pensi.
Lei ride, e mi guarda dritto negli occhi: "No, sciocco!" Ora è vicinissima. "Credi ai diavoli?"
Io la guardo totalmente inebetito. Non capisco cosa sta dicendo, e in più sono ipnotizzato dalle sue labbra carnose. Sembrano così morbide...
"Allora? Cos'è che desideri di più al mondo?"
Non so cosa pensare. Forse questa donna è pazza. Ma in ogni caso, come è arrivata qui? Poi le parole si formano sulle mie labbra, quasi involontariamente: "Ciò che desidero di più al mondo sono le donne."
"Le avrai. In cambio ti chiedo... la tua felicità."
Stavolta sono io a ridere: "La mia felicità? E chi l'ha mai vista! Sono uno sfigato cronico, nessuno mi ama. E poi, pure se fosse, come faccio a essere infelice se posso avere le donne?"
Mi sembra una situazione paradossale. Sono in una grotta, tutto dolorante e sanguinante, a barattare la mia felicità con una donna che probabilmente è solo un frutto della botta in testa che ho preso cadendo.
Lei mi sorride. "Firmiamo il patto allora" mi dice. E subito si inginocchia davanti a me. Prima che possa fare qualsiasi cosa, mi slaccia i pantaloni e me li abbassa, insieme ai boxer, poi sento le sue labbra morbidissime baciare il mio cazzo.
No, questo non me lo sto immaginando. Rimango immobile, in un misto di paura e curiosità. Sento i suoi baci sulle mie parti sensibili, e sento che il mio pene si sta indurendo. Appena è abbastanza turgido, lo prende in bocca.
Non avevo mai provato niente del genere prima. Sento le sue labbra stringere dolcemente intorno alla mia asta. Sento la sua lingua esperta che percorre ogni millimetro della mia cappella, soffermandosi a lungo nella zona del frenulo. Comincio ad ansimare, e le mie mani si posano sui suoi capelli: sono più morbidi della seta. Lei mi stringe le natiche, e comincia a succhiarmi il cazzo con ancora più vigore. La sua lingua sembra dotata di vita propria, e si attorciglia in modi che non avrei mai creduto possibili. Godo, assecondando con il bacino i suoi movimenti. Ormai non mi importa più se questa donna è vera o finta, se è una pazza o una prostituta, so solo che mi sta facendo godere come non mi era mai successo prima. La sua mano si poggia sulle mie palle e comincia a massaggiarle, prima con delicatezza, poi sempre più forte. Sento che me le sta spremendo per bene, e il succo non tarderà a uscire.
"Hey" le parole mi escono interrotte, "credo... credo che sto per venire..."
Per tutta risposta lei mi stringe le palle ancora più forte e prende il mio cazzo tutto in bocca, al punto che riesco a sentire il fondo della sua gola con la cappella. Eiaculo all'istante, spruzzando sperma direttamente nella sua gola, mentre lei mi spreme le palle per farlo uscire fino all'ultima goccia.
Lascia andare il mio cazzo ancora gocciolante, si alza e velocemente mi afferra la faccia fra le mani, baciandomi profondamente. Sento il mio stesso sperma che si riversa dalla sua bocca nella mia. Non ha un buon sapore, ma sono ancora paralizzato dalle contrazioni dell'orgasmo, e la sua lingua può fare tutto quello che vuole nella mia bocca.
Dopo quella che sembra un'eternità, si stacca, e intona con voce cantilenante: "Il Patto è stato firmato con il liquido sacro che dà la vita. Io ti darò tutte le donne che vorrai, e tu mi darai la tua felicità. Così è stato detto."
Mentre cerco ancora di riprendermi dalla fase post-orgasmo, la donna bellissima sparisce nel nulla davanti ai miei occhi. Non ho nemmeno la forza di meravigliarmi. Dio mio! È stato bellissimo! È questo che si prova quando una ragazza ti fa venire? Devo assolutamente rifarlo.

"Antonio! Tony! Ci sei? Stai bene?" Sento le voci dei miei amici. Sono tornati!
"Sì, sto bene" rispondo con la voce roca, rimettendomi a posto i pantaloni. Sento ancora uno strano formicolio nelle parti basse, e ora che ho avuto un'idea di cosa si può provare, ora più che mai ho un disperato bisogno di trovarmi una ragazza da scopare.

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