Imprevisto

Scritto da , il 2020-10-20, genere etero

Quel tuo modo di arricciare il naso mentre sorridi...
Dio, quanto mi piace.
Guardo le tue smorfiette sorridenti, incredulo per quanto appena successo. Ti accarezzo il viso.
La tua pelle nuda trasuda l'odore del sesso appena fatto. Irruente. Appassionato.
Insufficiente.
Fra i nostri corpi aleggia la consapevolezza che ciò che è appena successo fosse solo preludio di un bisogno più profondo di aversi, di un desiderio di scoprirsi centimetro per centimetro, fremito per fremito.
Con lo sguardo percorro le geografie delle tue forme. Il tuo corpo imperfetto ma sensuale, che per tanto tempo ho immaginato e sognato. La curva dei tuoi piccoli seni, dai capezzoli sbarazzini. Il tuo fondoschiena burroso.
Con le dita lo sfioro, tremante. Le mie labbra cercano le tue per mordicchiarle, assaporarle.
Sento il sapore della tua confusione. Neanche tu t'aspettavi questo tracimare degli argini che sin dall'inizio ti eri imposta.
Provi ad opporre qualche resistenza, ma è solo di forma. Mentre le tue mani fingono di allontanare il tuo viso, le tue gambe s'intrecciano alle mie.
In questo sfiorarsi d'intimità il mio orgoglio di maschio ha un sussulto, dimostrando la sua prontezza e riprendere vigore e tu ne sorridi, consapevole e soddisfatta del fascino che eserciti.
Fremi al contatto della mia carne di nuovo dura sulla tua pelle. Ne approfitto per aggirare le tue resistenze e per aggrovigliare la mia lingua alla tua. Cedi, finalmente, e rinunci a mascherare le tua voluttà. Le tue mani percorrono la mia carne, lasciando i segni delle unghie.
Rotoliamo sul piano impreciso della nostra alcova, più volte, sino a quando non ti immobilizzo sotto di me. La tua cedevole resistenza si arrende alla guizzante fantasia della mia bocca che traccia percorsi di piacere sul tuo collo, sino ai tuoi seni, e sino alla tua pancia, e sino all'ombelico. Le tue gambe si aprono delicatamente tradendo il tuo desiderio di maggior impudenza.
La certezza di averti conquistata fa scemare, però, l'urgenza lasciando campo alla malizia giocosa e ad un desiderio di rivincita. Assaporo, per la prima volta con te, il piacere di essere io a dettare le regole del corteggiamento. Mi piace sentirti attendere, impaziente e spaesata, un mio benevolente gesto. Vorrei farti attendere ancora di più, implorare. Ma la verità è che ti voglio con tutto me stesso e so che la tua volubilità è una spada di Damocle. Ogni gesto con te è come una mossa di una partita a scacchi, e io sono il giocatore sotto scacco.
Scivolo giù. La mia bocca, le mie labbra, la mia lingua esplorano la tua femminilità già dischiusa e rorida. Il tuo respiro diventa un rantolo sommesso, le tue mani tengono la mia testa, come ad impedire una brusca interruzione. Sussurri il mio nome in preda a fremiti convulsi che sconvolgono il tuo corpo intero.
Lo sapevo, lo avevo percepito da subito quello che tu eri. Nascosta dietro la tua voluta non appariscenza, celata dai tuoi occhiali da studentessa modello, occultata nelle pieghe della tua sarcastica ritrosia, la tua voluttà di femmina appassionata e passionale l'avevo sentita, respirata sin dal primo sfiorarti.
Persa ogni remora, mi chiedi di prenderti, mi urli la tua voglia di avermi di nuovo dentro te.
Me lo faccio ripetere, una volta... ed una ancora, e poi ancora. Gioco con il tuo desiderio esausto dell'attesa, avvicinando la mia carne ferrea al tuo fiore dischiuso. M'implori, con toni non del tutto poetici. Sei buffa nella tua scurrilità, sorrido compiaciuto e dispettoso ma brucio anch'io di questa passione così feroce che...
...
...
Trascina la mia mano che distrugge questa stronza di sveglia che bruscamente mi ridesta da questo meraviglioso sogno notturno.


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