Treni da perdere I

Scritto da , il 2017-11-27, genere etero

Arrivai a Palazzo Ducale una mezz'ora prima dell'inizio della presentazione. Avevo percorso quasi 200 km  per essere lì. Mi accomodai scegliendo un posto d'angolo sulla prima fila. Mi chiedevo se Giulia mi avrebbe riconosciuto. Non ci vedevamo da quasi 10 anni ormai. In questo tempo lei era diventata una giornalista di fama con una sua trasmissione sulla TV nazionale e una serie di libri pubblicati con le più importanti case editrici del Paese.
Lei non era cambiata. Il tempo l'aveva resa solo più affascinante e sicura di sé. Per quel che mi riguardava, invece,  ero stato trasfigurato da un cancro devastante al quale, secondo i medici, ero sopravvissuto per miracolo. Il lungo periodo di chemio mi aveva segnato indelebilmente ed anche se potevo affermare di stare relativamente bene il mio aspetto non era dei migliori.
Giulia arrivò  un paio di minuti prima dell'orario di inizio. Era attorniata da uno stuolo di questuanti e da qualche giornalista delle tv locali. Presentava al pubblico il suo ultimo libro che stava riscuotendo un discreto successo di vendite.
Mi passò vicino. Sfiorò la mia figura con uno sguardo fugace proseguendo oltre ma dopo qualche passo sì voltò a guardarmi con attenzione. Tornò indietro e, spiazzando il passo dei suoi accompagnatori, mi si avvicinò. Sussurrò interrogativa il mio nome con un tono incerto ed incredulo. La guardai negli occhi. La sorpresa si era sciolta in emozione. Mi prese per mano e mi trascinò in un angolo defilato della sala dove mi cinse in un intenso abbraccio e mi intimò di non andare via prima che lei avesse finito.
Non ritornai al mio posto, ma preferii accomodarmi su una sedia delle ultime file. La stretta di Giulia non aveva in sé alcuna sfumatura sessuale eppure il contatto con il suo corpo, il suo profumo, la pressione dei suoi seni sul mio torace mi avevano procurato una vertigine erotica che si trasformò in una prepotente erezione. Estraniandomi da tutto mi abbandonai ai ricordi.
Era iniziato tutto nel 2003 quando sul display del mio cellulare apparve una chiamata con prefisso della capitale. La voce  nell'altoparlante era fresca e giovanile, intrisa di entusiasmo. Si presentò come segretaria di produzione di un programma radiofonico che sarebbe stato  trasmesso su una rete del servizio pubblico nazionale e condotto da un nome prestigioso del giornalismo italiano. Sarebbero state dieci interviste a persone impegnate nell'attivismo sociale. Io ero stato individuato come uno dei possibili protagonisti.
Seguirono una serie di chiamate organizzative per la registrazione della mia intervista e mano a mano prese piede fra di noi una piacevole confidenza. Il mio lavoro mi portava di tanto in tanto a Roma e in occasione di una di queste  trasferte la invitai a conoscerci di persona. Ci accordammo per un caffè a Termini.
Quando si avvicinò al mio tavolino pronunciando interrogativa il mio nome rimasi spiazzato. Era completamente diversa da come l'avevo immaginata. Alta, esile e dai tratti un po' androgini enfatizzati da un corto taglio di capelli. A fare da contraltare a questo aspetto un po' mascolino, un seno pieno, corposo e un'armonia di curve al basso vita. Ad occhio e croce sembrava avere la mia stessa età, poco più di un quarto di secolo.
Dopo quel primo appuntamento divenne consuetudine incontrarci ogni volta che andavo a Roma.
Gli anni trascorsero e Giulia conquistò traguardi professionali sempre più importanti.
Dopo anni di gavetta la rete le aveva affidato la conduzione di una striscia quotidiana.
Quella sera poco, prima di incontrarci per una cena, le era stato comunicato un appuntamento con un dirigente della tv nazionale per il giorno dopo. Il suo entusiasmo fu così coinvolgente da farmi perdere la cognizione del tempo con il risultato di mancare il mio treno di ritorno che era l'ultimo della giornata. Tentai di contattare un hotel per una stanza ma Giulia non volle sentire ragioni e decise che avrei dormito da lei.
Quando arrivammo nel suo appartamento Marco, il suo convivente, non era ancora rientrato. Sapevo di lui che era un comico che tentava di salire alla ribalta del successo senza tuttavia avere grandi risultati. Grazie a Giulia avevo ottenuto delle sporadiche partecipazioni in alcune trasmissioni radiofoniche nazionali, ma la sua platea abituale era limitata ai telespettatori di alcune reti televisive regionali.
Bevevamo un drink quando sentimmo il rumore della chiave nella toppa. Dopo pochi secondi entrò, scuro in viso e spiazzato dalla mia presenza. Giulia provò a presentarci ma la sua risposta non si preoccupò di celare un denso fastidio. Imbarazzato dalla situazione mi accommiatai dopo pochi minuti. Attraverso le pareti sottili della mia stanza ascoltai il violento litigio che prese il via dai rimproveri di Giulia per la sua scortesia. Compresi che l'episodio era solo servito come spunto per dare la stura ad una pressante malessere reciproco. Volarono urla e pesanti offese all'indirizzo di Giulia, tali da farmi perdere le staffe. Uscii dalla stanza con il sangue agli occhi e mi insinuai fra i due corpi ormai molto vicini e tesi allo stremo dalla furia dell'alterco. Marco mi sovrastava per imponenza fisica ma questo non spostò di un solo millimetro la fermezza con cui lo apostrofai e gli imposi di darci un taglio. Alla sua prima sorpresa seguì una risata canzonatoria e poi, d'improvviso, un violento schiaffo che mi fece sanguinare le labbra. Solo l'intervento di Giulia evitò che la situazione sfociasse in rissa. Minacciando, con il telefono in mano, una chiamata ai carabinieri impose a Marco di ritirarsi nella stanza da letto concedendogli solo quella notte per fare le valigie e lasciare per sempre l'appartamento.
Tornai nella mia stanza e dopo qualche minuto mi raggiunse Giulia con l'occorente per medicare la mia ferita. Mi curava delicatamente, detergendo il sangue con un batuffolo di ovatta. Sentivo il suo fiato scivolare sul mio viso e il suo seno sfiorarmi le braccia. Guardavo il suo viso senza, tuttavia riuscire ad incrociarne lo sguardo. Colsi sulle sue labbra una sorriso di divertito imbarazzo. Realizzai di essere in mutande. Non essendo preparato ad un pernotto mi ero messo sotto le lenzuola con indosso il solo intimo e nella concitazione non avevo pensato a rivestirmi. Soprattutto realizzai di essere in piena erezione. Giulia stemperò con una battuta: "ma niente niente ti piace essere picchiato?".
Subito dopo, seria, mi chiese di poter dormire nella stanza con me perché non avrebbe sopportato la vicinanza di Marco. Stanza che era arredata con un letto da una piazza e mezza ed una poltrona.
Mi proposi per accomodarmi sulla poltrona ma lei non volle sentir ragioni e decise che avremmo diviso il letto.
Cominciò a svestirsi valutando che non fosse il caso di andare nella sua camera a recuperare un pigiama per non essere costretta a ricominciare una discussione con Marco. Avevo da sempre intuito sotto le vesti un corpo attraente ma quello che mi si presentava davanti era uno spettacolo indescrivibile. La sua silhouette era perfetta, armoniosa, erotica da far perdere la testa. La linea dei fianchi e dei glutei sinuosa e soda, i seni marmorei, l'addome piatto. Il mio sesso tornò eretto e ferreo, teso allo spasmo. Cercai di celare la mia eccitazione con il lenzuolo ma era una guerra persa e poi, sapevo che fra pochi istanti saremmo stati accanto in un letto abbastanza esiguo per due.
Restò solo in perizoma. Mi sembrava conscia e compiaciuta del mio imbarazzo e della mia eccitazione. Si infilò sotto le lenzuola e come avevo immaginato i nostri corpi, le nostre pelli nude si appiccicavano l'un l'altro. Illuminati dalla luce fioca di un'abat-jour ci guardavamo smarriti.

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