Depravazione di una famiglia per un prestito.

Scritto da , il 2020-10-16, genere incesti

Tutto inizio' per l'ennesima crisi economica. Prima quella del 2008 fino al 2011. Adesso quella per il maledetto Covid19.
Mio marito si indebito' ma noi, la sua famiglia, ne pagammo le conseguenze.
Il 2019 era stato un buon anno sia per il fatturato sia per i margini prodotti. Non parliamo di un'attivita' industriale ma commerciale: un pub ben avviato. I costi li tenevamo sotto controllo perche' sia io, sua moglie, sia nostra figlia Laura gli davamo una mano. Lui dietro il bancone e noi a servire ai tavoli.
Birre selezionate da ogni nazione europea e birre artigianali nazionali. Whiskey di qualita' elevata selezionati da mio marito in ogni angolo della Scozia: sua passione fin da ragazzo. Piatti semplici ma ingredienti di qualita'.
Clientela fidelizzata e contenta dei nostri servizi.
Orari duri e ritmi incessanti. A volte si incontravano avventori un po' troppo esuberanti, soprattutto dopo avere bevuto ma... faceva parte dei giochi. Mi mettevano le mani addosso? Capitava regolarmente. Le mie forme abbondanti di quarantenne facevano ancora effetto e mio marito di certo non interveniva: sapevamo entrambi che ero parte del motivo per cui molti tornavano sempre a trovarci. Mani che mi cingevano la vita quando ordinavano, che mi toccavano il culo, che mi sfioravano il seno in bella mostra facevano parte delle mie serate. Qualcuno piu' brillo della norma a volte allungava le mani anche in mezzo alle cosce ma il tutto finiva sempre con una risata e mio marito faceva finta di non vedere. Fu piu' difficile, all'inizio, quando nostra figlia decise di mollare la scuola e di venire a lavorare con noi. Sapeva perfettamente come stavano le cose e provammo a dissuaderla ma ci rispose che non era la ragazzina ingenua che credevamo e che sapeva perfettamente come gira il mondo.
Anche Laura allora inizio' a girare fra i tavoli e cominciarono le "attenzioni" anche per lei e le sue cosce sempre in bella mostra a causa delle gonnelline che indossava. All'inizio mi dava fastidio vedere le mani di uomini di 40 o 50 anni a toccare le sue gambe o infilarle sotto la gonna a palparle il suo giovane culetto ma col tempo tutto divento' normale. Gli incassi andavano alla grande.

Poi arrivo' febbraio 2020. E questo maledetto Covid19. Le cose si mettevano male. Sempre meno clienti. Avevano paura a uscire. E gli incassi coprivano a malapena le spese. Poi venne marzo e inizio' la fine. Il lockdown e tutto il resto.
Il primo mese reggemmo ma poi le spese di affitto e le bollette ci misero veramente in difficolta'.
A fine maggio non sapevamo cosa fare. Anche se si fosse riaperto qualcosa le regole imposte non ci permettevano di reggere la situazione.
Cosi' mio marito decise di chiedere un prestito. Le banche ci dicevano di aspettare perche' non avevano ancora l'OK a procedere dal governo e quindi dovette ricorrere a vie alternative.
Uno degli avventori del nostro locale da anni, uno che sapevamo essere con risorse finanziarie importanti visto che ci raccontava di finanziare spesso piccole e medie attivita' commerciali in difficolta'. Uno che, a dirla tutta, non si era mai fatto grossi problemi, fra una risata e un'altra, a infilare le sue mani ovunque su di me e nostra figlia. Lo feci notare a mio marito ma lui, invece di preoccuparsi delle conseguenze, mi rispose che poteva essere un motivo in piu' per lui di darci una mano.
E infatti fu cosi'. Ci incontrammo al nostro locale a serranda abbassata. Mio marito gli spiego' la situazione e gli fece vedere i libri contabili del 2019 e dei primi due mesi del 2020. Guardo' i numeri con molta attenzione. Ogni singolo dettaglio. Sapeva dove guardare e che domande fare.
Alla fine, con un sorriso, ci disse che era pronto ad aiutarci. Ma che aveva bisogno di garanzie. E l'unica cosa che avevamo era il locale. Infatti chiese, con una scrittura privata presso il suo commercialista, di mettere per iscritto che, se non restituivamo i soldi del prestito, il 50% sarebbe stato suo. Io non ero d'accordo perche' non mi fidavo di quel maiale ma mio marito disse che non c'erano problemi e che avrebbe restituito tutto.
Il nostro "finanziatore" sorrise e disse che appena firmata la scrittura privata dal suo commercialista avremmo avuto i soldi. In contanti.
Strinse la mano a mio marito e mi abbraccio' mettendo oscenamente la sua mano sinistra sul mio culo insistendo sul solco delle natiche. "Adesso che siamo praticamente soci, dobbiamo condividere tutto, amico mio. Questo lo do per scontato. Tua moglie e tua figlia devono continuare ad essere molto accondiscendenti con me. Questo deve essere chiaro. Ma immagino che tu lo sapessi gia' visto che da dietro il bancone vedevi gia' prima come toccavo il culo e le cosce di entrambe e non hai mai detto niente. Non e' vero, Mario?"
Lui rimase in silenzio per qualche secondo e io pregavo che si rendesse conto della situazione e facesse marcia indietro. Invece rispose un semplice "lo so". Figlio di puttana!
In tutta risposta sentimmo una risata fragorosa e un laconico "lo sapevo. Faresti di tutto per il tuo locale. Contavo proprio su questo".
Allora si avvicino' di nuovo a me e mi slaccio' la camicetta bianca di cotone per palparmi le tette tirandole fuori dalle coppe del reggiseno. Era come rapito dalle dimensioni e dai miei capezzoli che mi stava stuzzicando.
Mi prese per i capelli e mi fece inginocchiare. Si tiro' fuori l'uccello ormai barzotto e lo avvicino' alle mie labbra. Io le aprii e iniziai una fellatio davanti a mio marito che guardava e non diceva nulla. Mi scopo' letteralmente la bocca tenendomi sempre per i capelli e venne senza neanche avvisarmi mentre la cappella era ben piantata in fondo alla gola. Avevo dei conati di vomito e le lacrime agli occhi ma rimase cosi' fino a che non ebbe finito di eiaculare. Mi lascio' andare e mi guardo' estasiato di come mi aveva ridotto con la saliva e il suo sperma che mi colavano ovunque sul mento sui seni.
Richiuse la zip dei pantaloni e si rivolse a mio marito. "Caro Mario, quello che ho fatto era solo per comprendere se avevate capito per bene come stanno adesso le cose. Vedo che e' cosi'. Domani alle 14 andate in viale Espinasse al 12 dal mio commercialista. Firmate e avrete i soldi immediatamente".
Quando se ne fu andato chiesi a mio marito se si rendeva veramente conto di quello che sarebbe successo nei tre mesi a venire: non solo a me ma anche a nostra figlia. Mi guardo' con aria persa e dopo una pausa che sembrava non finisse mai confesso' che la situazione era peggiore di quanto sapessi. Senza dirmi nulla aveva gia' chiesto un prestito in banca per rimettere a nuovo il locale l'anno precedente ed era per quello che aveva un bisogno disperato di soldi per gestire questa situazione assurda. Piu' lo ascoltavo e piu' montava la voglia di mandarlo a quel paese e andarmene via con Laura. C'era solo un piccolo ostacolo: ero comunque e da sempre innamorata di lui. E della sua follia. E della sua ingenuita'.

L'indomani ci recammo dal commercialista del nostro finanziatore all'indirizzo indicato. Sembrava di tornare indietro negli anni. Mobili datati e ambienti scuri: un tuffo negli anni 80. L'unica cosa che stonava con l'ambiente era la segretaria che sembrava invece uscita da una rivista patinata per look e abbigliamento alla moda. Ci sorrise in modo strano e ci accompagno' nello studio adiacente all'entrata. "Dott. Baldi, sono arrivati i coniugi Mambretti per la scrittura privata". Il commercialista, dalla penombra della sua scrivania, alzo' lo sguardo e ci squadro'. Molto alto e nodoso. I capelli grigi tirati all'indietro a evidenziare le tempie ossute come le sue mani che ghermivano, rapaci, una penna stilografica di grande valore.
"Entrate, prego". Al che si alzo' e con fare dinoccolato si avvicino' a noi e con una pacca ben assestata sul culo della sua segretaria la ringrazio' di averci condotto a lui e la invito' a portargli i documenti da firmare.
Lei sorridendo furbescamente alla pacca sul sedere usci' dall'ufficio sculettando per farvi ritorno dopo un paio di minuti portando una cartelletta trasparente.
Il commercialista la ringrazio' di nuovo accarezzandole con lascivia il suo sedere strizzato in una gonna di pelle nera di una taglia inferiore al dovuto e prese con l'altra mano, da sotto la scrivania, una valigetta.
Chiese alla segretaria di aprirla davanti a noi. Una serie di mazzette di banconote da 50 euro la riempivano. 75000 euro in contanti.
Il commercialista fece cenno a noi di avvicinarci e ci diede il documento da leggere. Una scrittura privata che era praticamente come un cappio al collo: eravamo alla loro merce' fino alla restituzione del denaro e degli interessi che definire assurdi era poco.
Ad un cenno del commercialista la sua segretaria si avvicino' a mio marito e, dopo averlo toccato oscenamente sulla patta per vedere se si induriva, lo prese per mano e lo accompagno' al divanetto dove eravamo seduti fino a poco prima.
"Ecco, bene. Rimanga comodo sul divanetto con Stefania e si goda lo spettacolo".
Allora si alzo' e venne dalla mia parte della scrivania. "Prima di consegnarvi i soldi, chi sapete voi, mi ha chiesto di verificare se siete ancora VERAMENTE convinti di proseguire".
Al che mi si avvicino' e comincio' a toccarmi ovunque. Io ero immobile e non fiatavo. "Brava. Brava. Ubbidiente e remissiva come dovrai essere in futuro. Adesso spogliati. Completamente. Tu, Stefania, sai cosa devi fare".
Io mi spogliai completamente e intanto Stefania aveva tirato fuori dai pantaloni slacciati l'uccello moscio di mio marito.
Il commercialista, senza nessuna espressione sul suo viso spettrale, si abbasso' i pantaloni e fece fuoruscire un cazzo di dimensioni inaspettate. Aveva piu' di sessant'anni ma il suo fisico asciutto e l'erezione in corso facevano sembrare quell'uomo decisamente piu' giovane. Mi fece cenno di appoggiarmi coi gomiti alla scrivania e si mise dietro di me. Noi potevamo vedere mio marito e Stefania e loro potevano guardarci.
Si insalivo' una mano e mi tocco' la fica iniziando a masturbarmi. Poi appoggio' quella sua cappella spropositata sulle labbra esterne della mia vulva e inizio' a strofinarsi contro di essa. Il cazzo di mio marito nel frattempo era diventato duro nelle mani sapienti di Stefania.
Il commercialista allora mi penetro' senza altri indugi. Il suo membro era non solo lungo come era lui stesso ma anche proporzionato in larghezza.
Inizio' piano per farmi lubrificare a dovere e poi sempre piu' forte. Mi sbatteva contro la scrivania senza troppo ritegno. Sempre piu' forte, strizzandomi i seni come fossero pasta per fare il pane. Man mano che aumentava il ritmo sentivo che iniziava ad irrigidirsi e capii che di li a poco sarebbe venuto. E infatti avvenne mentre una serie di grugniti usciva dalla sua bocca sottile. Venne dentro di me. E gia' questo non era cosa da poco ma ancora peggio fu vedere mio marito che eruttava fiotti di sperma a seguito della masturbazione di Stefania proprio mentre il commercialista veniva dentro di me. Eravamo due depravati. Inutile trovare giustificazioni.
Ci vennero dati dei fazzoletti di carta per pulirci e in quel momento si apri' una porta secondaria con uno specchio incorporato. Rimanemmo senza parole nel vedere nostra figlia entrare nell'ufficio con la sola gonnellina addosso abbracciata dal nostro "finanziatore".
"Hai visto Laura che porcellini i tuoi genitori? Di tua madre probabilmente sapevi gia' visto come si faceva toccare al Pub ma... anche tuo padre non scherza a cuckoldaggine!"
Poi proseguì con queste parole "devo ammettere che e' stato piacevole scopare Laura da dietro mentre guardavamo la scena da dietro il finto specchio. Scopavo la figlia mentre lei guardava la madre scopata da un perfetto sconosciuto. E sapete una cosa? Non ha fatto una piega. E ne sapete un'altra? Da come si e' fatta scopare direi che di cazzi, nonostante l'eta', ne ha gia' presi parecchi!" E con questo fece seguire una sonora risata.
"so che puo' essere scioccante adesso per voi tutto questo ma sapete qual'e' la cosa positiva? Passato questa sensazione in futuro tutto sara' affrontato con piu' facilita'".
Io ero sbiancata per la vergogna e non sapevo dove guardare e cosa dire. La cosa piu' assurda era che Laura non sembrava particolarmente turbata.
Ci consegnarono la valigetta coi soldi e ci dissero di continuare cosi'.
Inutile che vi racconti ogni singolo episodio dei mesi a venire. Ve ne raccontero' solo uno ad esempio.
Quando ci permisero di riaprire il Pub il nostro finanziatore organizzo' una serata "speciale" per i suoi amici. Degli sgherri che facevano paura solo a guardarli in faccia. Parlavano italiano a stento. Alcuni dell'est europeo e altri nord-africani. Erano tutti del suo giro di cravattaro.
Iniziarono a bere e a scaldarsi e per me e mia figlia inizio' l'inferno. Ci trovammo mani ovunque. Ci slacciarono le camicette chiedendo di togliere il reggiseno. Poi ci ordinarono di toglierci le mutandine cosi' da poterci toccare in mezzo alle gambe senza ostacoli.
Eravamo alla loro merce'. Non passo' molto tempo prima che mi infilassero tre dita nella fica per masturbarmi davanti a tutti. Un altro fece lo stesso con Laura per vedere chi si bagnava prima. E in effetti fu lei. Ero sbalordita per la naturalezza con cui viveva quelle situazioni border-line.
Un ragazzo di origini marocchine mi butto' su un tavolo a faccia in giu' e senza troppi preamboli mi infilo' il suo uccello scuro dentro e inizio' a scoparmi. Aveva un bel cazzo e lo sapeva usare bene. Quello che sembrava il capo del gruppetto prese allora mia figlia e la fece inginocchiare accanto a noi. "Su, da brava. Quando Ahmed ne ha bisogno ti infilera' il cazzo appena uscito dalla fica di tua madre in bocca e tu lo insaliverai per bene cosi' lo tieni sempre bello duro."
E cosi' fecero. Ahmed mi scopava per un po' e poi lo infilava nella sua bocca. Mia figlia lo spompinava e poi lui lo rimetteva nella mia fica. Ma non fu sufficiente. Mi fece mettere carponi e punto' la sua asta verso il mio secondo canale. Sputo' sulla sua cappella e mi penetro' senza troppi complimenti. Mi scopava per un po' e poi infilava l'uccello nella sua bocca e cosi' via.
Il capo allora non ce la fece piu'. Si denudo' mettendo in mostra un fisico da bevitore con lo stomaco dilatato ma possente di chi e' abituato a usare la forza.
Fa mettere mia figlia in ginocchio e prendendomi per i capelli con forza mi spinge verso le sue gambe divaricate per leccargli la parte posteriore della sua fichetta e la sua rosellina anale. Il porco la sente ansimare e chinandosi vicino al mio orecchio mi sussurra "cazzo che troietta che e' tua figlia. Proprio cone quella troia di sua madre. Adesso allargagli le natiche cosi' la penetro meglio". Lo feci e lui entro' dentro di lei scopandola cone una furia. Nella fica e in seguito nel culo che, a quanto pare, aveva gia' completamente aperto visto che non sentiva alcun dolore.
Alla fine ci mise in ginocchio davanti a lui per venire in una serie infinita di fiotti in bocca e sul viso.
Poi, sogghignando, ci disse di pulirgli la cappella sporca di sperma con le nostre lingue. Al vedere la scena Ahmed si avvicino' e penso' bene di mettersi dietro Laura per penetrarla nel suo secondo canale e scoparla con foga per poi esploderle dentro senza alcun ritegno.

Rimanemmo cosi' fino a che, soddisfatti, se ne andarono dal locale.

Mio marito ci porto' degli asciugamani bagnati per aiutarci a ripulirci dalle sborrate di quei maiali.

Tre mesi di inferno. Depravazioni senza limiti. Che lasceranno il segno. Ma ne siamo usciti. Il debito e' stato ripagato.

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