La Coniglietta

Scritto da , il 2020-08-16, genere saffico

V sente qualcosa solleticarle la testa. Calda. Bagnata. Apre gli occhi e mi vede sopra di lei. O meglio, vede le mie tette. Le sto leccando la testolina rasata.
Lei si tira su dal suo bel giaciglio. Le tappo la bocca prima che possa parlare.
-Adesso io e te giochiamo alla mamma lupa e alla piccola volpina. Non si parla e non si cammina.-
V mi sorride ed esce da sotto le coperte. Siamo entrambe nude. Ci strofiniamo con i nostri corpi. Provo ad adagiarmi su di lei per accarezzarla con le mie due punte dure e turgide. Ma lei mi sfugge e mi sale sopra la schiena. La sento ridere mentre mi abbraccia il collo. Che bello giocare con V.
Scendo dal letto e gattonando la porto in giro per la stanza. Lei mi ringrazia strofinandomi la testa sulle spalle e facendo le fusa. Dopo un paio di giri scende e mi gattona intorno. Mi accarezza con il suo musetto. Sento il suo respiro sulla mia pelle. Ma io voglio di più. Mi giro e la bacio in bocca. Lei si ritira sorpresa, ma la vedo sorridere. Ci guardiamo negli occhi, avviciniamo i nostri volti, e ci baciamo. Ci metto un secondo a trasformare quel bacio in un limonata tra animali. Le nostre lingue si accarezzano fuori dalle nostre bocche in una dimostrazione di amore animalesco.
Smettiamo solo quando la saliva inizia a colarci dalle labbra. Poi ci accarezziamo come due leonesse, strofinandoci con le teste. Scavalco V e le lecco il culetto. Lei mi sfugge ancora, e scivola tra le mie cosce. Sento le sue labbra sul mio tallone. Mi ha baciata li senza che glielo chiedessi. Un principio di feticismo per i piedi? È ancora troppo presto per dirlo, ma lo spero.
Giochiamo anche a rincorrerci. Corriamo a quattro zampe tra il tavolo e la scrivania. V mi sfugge un paio di volte. Io invece devo rallentare quando tocca a lei prendermi. Prende paura quando le balzo sopra ringhiandole contro. Lei si abbassa cercando di diventare un tutt’uno con il pavimento e ci copre il volto spaventata. Brava. Ha imparato a intenerire una predatrice. La rassicuro strofinando il naso sulla sua pelle fino a farle dischiudere le braccia. Le lecco pure la faccia per farla tornare a sorridere.
Finito di giocare mi distendo col fianco sul tappeto e lei si rannicchia tra le mie braccia, come per dormire.
Squilla il telefono. È il segnale che aspettavo.
-Vieni con me.- Dico a V.
Lei mi segue con passo “felino” dietro al letto. Aspettiamo ancora poco prima che una serva porti dentro la mia sorpresa per V. La porta si apre e Molly viene portata dentro al guinzaglio.
Molly è la mia migliore vacca. Un’africana color cioccolata domata e capace di fornirmi ogni giorno mezzo litro di buon latte fresco. Più di cento chili di pelle morbida e grasso flaccido. É in forma per una come lei. Ma è comunque lenta e poco sveglia. Ha anche un cappuccio con un oring in testa che le impedisce di vedere, e di mostrare il suo sguardo bovino. Una preda perfetta.
Non passa molto prima che la sua lingua sbuchi dall’oring per leccare il pavimento caldo. Che lurido animale.
-Adesso la prendiamo. Corriamo verso di lei e la placchiamo. D’accordo?-
-Va bene.-
-Va prima tu. Pronta? Via.-
V aggira il letto gattonando e si avvicina come una predatrice alla vacca. Ma quando se la ritrova davanti si blocca spaventata dalla stazza della negra. Peccato. Mi tocca dare il buon esempio.
Avanzo sempre a quattro zampe, ma senza appoggiare le ginocchia. Con la spinta dei piedi prendo lo slancio necessario per raggiungere la vacca in velocità e placcarla. Riesco pure a restarle sopra e a bloccarla. Lei è spaventata, ma non reagisce. Non è la prima volta che facciamo questo gioco. E le va bene che ci siamo solo io e V.
-Prendila V. Prendila.-
V è titubante come sempre. Non sa cosa fare. Allunga le mani sulla pancia della vacca e le afferra la ciccia. È un inizio.
Prendo le tette di Molli e le stringo i capezzoli. Basta poco per farle uscire il latte. Sento la vacca muggire di piacere. Le piazzo la fica sulla bocca spalancata e la zittisco. Prendo V per le mani e la alzo sul pancione di Molly.
V prova la morbidezza della vacca e ne resta affascinata. É un bel pouf. Le faccio vedere come mungo la vacca e quanto è buono il suo latte. V lo assaggia senza starci troppo a pensare.
-Bevi V. Questa è la colazione di noi valchirie. Bevi il nettare di questa bestia e cresci.-
Mungo Molly schizzando bocca e faccia di V. Non sono precisa. La mia cucciola beve anche il latte che si accumula tra i seni della vacca. Ha fame.
Intanto la vacca mi stimola con la lingua. Dopo un po mi convinco a lasciarla per andare al mio comodino. Gattono fino al mobile e dopo aver preso uno dei miei strapon, lo indosso. La vagina è già bagnata e il dildo interno mi scivola dentro subito.
Torno alla preda del giorno. Metto V al mio posto di prima e prendendo in bocca uno dei capezzoli di Molly, la penetro con il cazzo di gomma. Il cazzo non è grosso e Molly è abituata anche ai piselloni dei tori da monta. Scivolo dentro di lei come se fosse fatta di burro.
Ci nutriamo entrambe del latte della vacca, mentre lei lecca la micia di V attraverso il suo oring e io la scopo con lo strapon. Il latte è buono, ma dalla mia posizione non riesco a piegarmi abbastanza da godere al meglio. E Molly ha una fossa per vagina. Non c’è da stupirsene dopo tre parti e una vita di sesso.
Andiamo avanti fino a che V inizia a raggiungere l’orgasmo. La sento fremere. È allora che succede qualcosa di incredibile. Alzo lo sguardo e i nostri sguardi si incrociano. Lei mi guarda senza smettere di cucciare la grossa tetta molle. Provo qualcosa di nuovo. Non è semplice piacere. È amore materno.
Mi sento veramente strana. Non mi capita mai di sentirmi così calda per una vacca. È lo sguardo di mia figlia che mi eccita. Quel mio piccolo tesoro. Innocente. Pura. Mia.
Non riesco a smettere di guardarla. Sono talmente stregata che le si avvicina per accarezzarla. E lei risponde stringendomela. Cazzo. Sto per venire. La fica mi va a fuoco. Sto per sborrare.
-Hmmmm. Hmmmm. Hmmmm.-
V soffoca i suoi gemiti nell'areola di Molly. E io faccio lo stesso.
-Hmmrrrr. Hmmrrrrr. Hmmrrrrrrrrr.-
Eccolo. Lo sento. L’orgasmo più veloce di cui io abbia memoria. Sto per esplodere.
-Hmmm. Hmmmrrrrrr. Hmmmmmrrrrr. HMMMMMMMRRRRRRRR!-
Soffochiamo le nostre urla nelle tette di Molly. A V scappa pure un bel fitto di latte dalla bocca. La lingua di una vacca esperta non ha paragone. E mia figlia ne ha avuto la prova.
Io invece sono tropo scombussolata per capire veramente come gli occhi di V siano riusciti a farmi godere come una verginella. Lascio la vacca quasi senza farla arrivare a metà. Ma tanto è un animale. Appena tornerà nel suo stallo con le altre si farà leccare dalle compagne o si impalerà su uno dei grossi vibratori nelle pareti.
Lasciamo la vacca sazie e appagate. Gattoniamo fino al bagno. Li ci liberiamo al water e ci immergiamo nella vasca. V resta distesa sul mio petto per tutto il tempo. Nel candore dell’acqua calda, si rilassa udendo il suono del mio cuore. Io intanto uso una spugna per insaponarle la testa e lavarla.
Uscite dal bagno siamo sole. La vacca è stata riportata alle stalle. Mi vesto e aiuto V con la sua tuta aderente senza cappuccio. E le prometto che non la porterò a fare ginnastica. Oggi avremo nuove visite.
Camminiamo tenendoci per mano fino all’entrata delle stalle. Ogni schiava o serva che incontriamo si china in segno di rispetto anche per V. Visto che le mie punizioni servono a qualcosa?
Ad attenderci ci sono già Skylar e Nubia. Mi siedo al mio posto e lascio che V sieda sulle gambe di Skylar. La mia amante pelle rossa ha un completino di velluto che scalda subito mia figlia.
Il camion e la jeep entrano nella stanza della selezione. Dalla jeep scende una donna con un mantello blu scuro che la rende teatrale. Mi piace. É alta quanto me. Capelli neri corvino a boccoli. Indossa degli occhiali da sole che le coprono gli occhi. Uno verde e l’altro azzurro. Si chiama Trisha. Un’ex poliziotta ceca. Rintracciata e assunta per migliorare la nostra sicurezza.
-Signora.- Mi saluta.
-Trisha Golubev. Mi sei stata raccomandata dal referente di famiglia.-
-Posso già dirle che questo posto è pieno di punti ciechi. In due giorni renderò tutto più sicuro.-
-Vedremo. In tanto riposate. Fate come se foste a casa vostra.-
Trisha ci saluta come una vera soldatessa. Poi prende il suo bagaglio e si fa accompagnare nella sua nuova stanza. Era da tempo che non assumevo qualcuno di così retto e professionale.
Passiamo alla selezione della merce. Le prime cinque a scendere dal camion sono tutte europee. Nulla di speciale. Le rivenderemo al mercato asiatico senza neppure addestrarle.
Non mi sfugge il disagio di V. Mentre quelle donne vengono esaminate per essere rivendute, lei non può far altro che guardare. Dopo me la dovrò coccolare un po.
Passiamo all’indiana. Quella dall’India. È bella e magra. Un po troppo. Sa cucinare. Questa la teniamo come aiuto cuoca. È da un po che non mangio del buon curry. E una bella dimostrazione di kamasutra è sempre meglio di una gangbang punitiva.
Il meglio però arriva, come sempre, per ultimo. Tre donne. Una madre e le sue due figlie. Milada Vorobyov aveva per marito un malato del gioco d’azzardo, che dopo aver perso l’eredità del padre e del suocero al casinò, aveva chiesto una proroga al suo debito in cambio di sua moglie e delle sue figlie. Dopo essermi offerta di “impegnargliele”, ci eravamo messi d’accordo per estrarle senza che se ne accorgessero. Un paio di gocce nel te a colazione e via.
Ora davanti a noi ci sono Milada in ginocchio e ammanettata con Tereza e Anastasia rannicchiate dietro di lei ancora in pigiama. Le pigmee di Nubia sono sempre pronte a bloccarle in caso di ribellione.
-Vi prego non fateci del male.-
Milada è l’unica che non piange. Ma è sul punto di farlo. Deve aver già capito cosa sia successo. Nobildonna di gran classe. Bionda e abbastanza in forma. Una Veronika più vecchia diciamo.
Sua figlia Tereza è ceca dalla nascita. Bruna come il padre. Ha le tette della madre. L’ideale per il padrone che vuole una schiava raffinata, colta e che non gli ronzi intorno mentre è nella stessa stanza.
Anastasia. Carina, ma non rossa come …...me. Mia madre voleva chiamarmi Anastasia. Lei invece è bionda. Non credo che abbia compiuto i diciotto. Ma non importa. Per lei ho dei bei progetti. É più o meno della stessa altezza di V. Il seno le deve ancora sbocciare. Una bella coniglietta biondina.
-Non ho intenzione di farvi alcun male. Se non mi costringerete. Ma da adesso siete di mia proprietà, e dovrete fare quello che vi dico. O saranno guai per tutte.-
Mi alzo e mi avvicino per esaminarle. Sono troppo spaventate per farsi toccare. E malmenarle è da evitare. Sono troppo belle per essere picchiate. Faccio un segno a Mali. La pigmea estrae la pistola da iniezioni e somministra a tutte e tre un tranquillante. È più una droga del piacere. Non smettono di aver paura o di capire dove sono, ma almeno si sono tranquillizzate.
Le spogliamo. Questa volta abbiamo fatto centro. Non si contano neppure i clienti che pagherebbero per una madre e le due figlie. Tre fighe bionde ben curate, di cui una vergine.
Aiutiamo i miei nuovi acuisti a raggiungere la postazione del controllo medico. Chanel è già pronta con i guanti
La prima che controlliamo è Tereza. Gli occhi sono irreparabili. Ma è bella. Chanel la controlla da testa a piedi passando per la vagina. Le da una rasata con la lama invece che col laser. Il suo pelo potrebbe pesare sul valore.
Passiamo alla madre. La mia preferita ha un tono muscolare meno tonico di quanto pensassi, ma per questo ho già una soluzione. La pelle invece è perfetta. Per una di quarantacinque anni è buona cosa. Chanel ci mostra la cervice con il dilatatore. Si vede che ha partorito, ma le poche attenzioni del marito hanno fatto comunque bene al collo uterino della donna. Le mogli trascurate sono sempre le migliori da piegare. Peccato per il culo non più vergine. Forse il coniuge approfittava solo di quello. Milada ha un bel seno. Grosso e sodo. Non ha mai allattato. Sono i capezzoli che però non mi piacciono. Infossati nelle aureole. Una deformazione che ad alcuni può piacere, ma non a me.
Chanel prende la pompetta per capezzoli. Nulla di terrificante. Gli usano anche gli uomini che vogliono apparire più virili. Appoggia una fialetta di plastica sul primo capezzolo, e usa la pompetta per tirarlo fuori. La pelle scura dell’areola si gonfia fino a che il bocciolo non esce all’aria. Milada ha un sussulto. Dev’essere strano per lei. Chanel pompa ancora un pochino. Escono anche della gocce di acqua dalla pelle, che schizzano sulla fialetta. Non è latte. Succede anche ai portatori di cazzo.
Pompato anche l’altro capezzolo, è il turno di Anastasia. Il controllo medico con lei è breve. Le solletico un piedino mentre Chanel le controlla i timpani. Ha già superato l’età prepuberale. Una ninfa.
Chanel sta per concludere, quando trova qualcosa di sbagliato. L’ano di Anastasia è anche più usato di quello della madre.
Mi ungo un dito e lo uso per dare un’occhiata. Mi incazzo scoprendo che l’unica vergine del pacchetto non lo è al cento per cento.
Skyalr, che per tutto il tempo si è letta un libro, si avvicina e mi mostra un diario. Oltre alla moglie e alle figlie, il marito dell’anno ci aveva dato gli ultimi oggetti di valore in casa. E il diario di Anastasia era finito nel sacco. Leggendo scopro che la ragazzina ha spiato più volte la madre a farsi inculare dal padre. Incuriosita ha provato anche lei. Prima con le dita. E alla fine con il grosso pomello di legno del suo letto. Che zozzona. Vorrà dire che avremo meno da insegnarle. Per il momento le mettiamo una cintura di castità grazie alla quale può urinare e farsi inculare senza rischiare di farsi sverginare anche davanti.
Portiamo le tre nelle stalle.
Tereza viene ammanettata a caviglie e piedi prima di essere rinchiusa con le cagne. Loro non la attaccano. Le ringhiano contro, ma per gioco. Drogata e ammanettata è non può fare molto. Restiamo a controllarle fino a che non iniziano a leccarla. Dopo toccherà a lei ricambiare il favore.
La madre viene invece incatenata al pavimento delle vacche con un oring in bocca. Le lattaie non perdono tempo ad approfittare della donna. Anche loro si soffermano molto a lungo con le lingue. Non gli capita spesso una nobildonna da fottere. La prima a metterle la fica sulla faccia è Molly. Vedo che Asta, la vacca novella che il marito ci aveva fatto rapire, si è arresa al suono nuovo stile di vita da schiava, visto il modo egregio con cui lecca il piede destro di Milada.
Lasciamo Olena a controllare che le vacche non la soffochino con la loro ciccia.
Usciamo dalle stalle con Anastasia. La guido io tendola per mano. V non sembra gelosa.
Percorriamo i corridoi fino a raggiungere la stanza di Kimiko e Kirilla. V si spaventa e ci implora di fermarci. Faccio a cambio con Skylar e rassicuro la mia piccola. La vedo quasi piangere. Devono averle fatto veramente male. La prendo in braccio e la porto dentro. Superata la soglia lei mi si stringe al collo con forza.
Dentro ci sono già pronte la coreana e la metallara. Sono amichevoli fin da subito con V. I loro giochi sono tutti chiusi a chiave. Eppure V non mi si stacca di dosso.
-Ora queste due signorine ti mostreranno il tuo nuovo vestitino.-
Kirilla e Kimiko aprono un baule. Ne tirano fuori una tuta di lattice nero lucente. Un pezzo intero fatto su misura per V. Ce lo mostrano da vicino e V ne sembra sbalordita. È uguale a lei. Mancano i buchi per gli occhi, le orecchie, il naso e la bocca. Ma la somiglianza è incredibile.
-È per te. Lo hanno fatto loro per scusarsi.-
In realtà gliel’ho chiesto io. Ma la mia bugia sembra rassicurare la volpina.
Appena V si stacca, la spogliamo e cospargiamo il suo corpo con del lubrificante per lattice. La tuta si apre sul retro come una muta da sub. Aiutiamo V a scivolarci dentro e a riempire tutti gli spazzi vuoti. Le dita dei piedi e i tubicini interni per le narici devono trovare il posto giusto. Un poco di pazienza. Un pizzico di pressione dove serve. Ed eccola. Una bambina di lattice perfetta. Nessun angolo da smussare. Una pelle nera come la notte. Magnifica.
Chiudiamo la fessura sulla schiena per sigillare tutto. È adesiva. Quindi impercettibile. V si muove confusa. Deve ancora abituarsi al suo nuovo abito.
-Ci sono dei microfori sulla nuca e sotto al collo, collegati alle narici dai dei tubicini. Non può immergersi o correre. E bisogna che qualcuno la controlli sempre. Per evitare che soffochi.-
-Hai anche gli altri modelli?-
-Sto finendo di stamparli. Gli avrai per ogni occasione. Rapporti normali, uscite all’aperto, immobilizzazione, ponygirl, waterbondage.-
-Perfetto. E voi sapete quanto ami i lavori perfetti.- Mi complimento con l’artista dai capelli blu.
Prendo un vibratore a palla dalla scrivania di Kimiko e lo uso per testare i prodigi della tuta in lattice. La percezione del tatto di V ne è amplificata. Ogni tocco, ogni vibrazione è più forte. Lei non può vederci. È ceca nel suo guscio di gomma liscia. Non può vedere cosa la sta per toccare. Le nostre mani e il vibratore accarezzano le sue piccole curve. Ma il meglio è la bottiglia d’acqua che Kimiko le versa addosso. I piccoli getti accarezzano il lattice e stimolano il corpo di V in un modo che lei non aveva mai provato.
No. Non la voglio far godere. È solo un piccolo assaggio. Un piacere pelvico intenso e appagante. Le gocce di acqua che solcano i suoi lati le fanno quasi perdere coscienza. Il bello di avere un corpo così piccolo è la quantità di terminazioni nervose concentrate invece che un corpo da vacca la cui stazza rende la pelle meno sensibile.
-E quest’altra?- Mi chiede Kirilla.
Anastasia è ancora seduta sulle gambe di Skylar. Le accarezza il vestito come stregata dalla sua morbidezza.
-No lei me la devo studiare ancora. Per adesso la darò alla nostra futura mamma. Deve far pratica.-


Lavoro fino a pranzo. Il mercato azionario riempe sempre gli spazzi vuoti nelle mie ore lavorative. Sto giusto contrattando per accaparrarmi le azioni minori della società di Raoul. Con qualche anno di attesa, e l’aiuto di noi Romanov, quelle azioni mi frutteranno molto più di quanto io stia spendendo adesso per comprarle.
V sta tutto il tempo sotto la scrivania a scaldarmi i piedi. Io ricambio accarezzandole i seni e il resto. Comincio a chiedermi come ho fatto fino ad ora senza di lei.
Pranziamo da sole. Mi viene servita una pasta al sugo di funghi, mentre a V un mix di verdure al vapore, riso integrale e filetto di branzino. La vedo un po delusa dal suo pranzo, ma le spiego che è per aiutarla a recuperare la linea e a non farla ingrassare. Sapeste quanto è pignola mia madre su certe cose. Lei con le sue modelle perfette userebbe la cosa per deridermi con le sue solite critiche.
Terminato il pranzo andiamo in piscina. Nude. La giornata è bella. Insolito visto il periodo e clima della zona. Cospargo V di crema al cocco e mi stendo con lei nello sdraio a cupola. I nostri corpi e il sole scaldano subito l’aria sotto la cupola. V si rilassa e insieme ci cuociamo a fuco lento sotto il sole di Russia.
Noto fin da subito che Veronika ha già fatto conoscenza con Anastasia. Veronika porta un costume da bagno verde acqua che le copre ………. quasi tutto. Ma le dona comunque. La piccola Anastasia invece indossa la sua cintura di castità e un bikini rosa, per il minuscolo seno, che sembra uscito da una scatola di barbie. La sua attuale condizione sociale sembra turbarla. Eppure la sua nuova mamma la coccola e le fa anche le treccine. Avrà bisogno di tempo per capire i vantaggi della sua nuova vita. E i doveri.
Non passa molto prima che altre mistress vengano a farci compagnia. Le giornate come questa ci spingono tutte ad uscire. Tra qualche settimana non sarà possibile neppure stare nei pressi della piscina riscaldata senza morire assiderate.
Nubia e Julie arrivano verso le due. Anch’esse nude. Le pigmee di Nubia, come sempre a seguito, mettono dei divisori per ripararci dalla brezza. Apro il nostro piccolo rifugio e saluto la mia amica. Scambiamo qualche parola e poi ci scambiamo le figlie. V va con lei e Julie con me. Chiudiamo le cupole degli sdrai ed entriamo in intimità con le piccole.
-Ti andrebbe di massaggiarmi?-
-Si.-
Non avrei bisogno di chiederlo. Julie è pur sempre una schiava. Ma con lei cerco di essere sempre gentile.
Mi volto a pancia in giù e lei comincia a massaggiarmi. A le mani di un angelo. E sa dove toccarmi. Dopo i due mesi di addestramento con gli ex specnaz di mio padre, fatti a soli diciassette anni, le mie scapole sono diventate molto più sensibili. Maledetti zaini.
Le dita di Julie si insinuano tra le mie ossa. I loro movimenti sono precisi. L’olio di cocco basta a farle scorrere per bene e ad idratare la mia pelle. Julie è abbastanza piccola da poter scendere fino alle gambe senza toccare la cupola. Mi fa un po male quando mi spreme i polpacci dolenti dai miei esorcizzi mattutini. Ma il dolore mi eccita. Lascio che finisca con i piedi e mi volto a pancia in su.
Apro gli occhi e vedo che Julie ha la sua solita espressione neutra. Che brava schiava. Ma so che sotto quella sua maschera ha paura. I suoi lombi bollono. Il suo cuore batte all’impazzata. Solo il respiro non la tradisce.
Le lascio appena il tempo di finire le spalle. Prima che arrivi ai seni l’afferro per le braccia e l’attiro a me. Lei ha un lieve sussulto.
-Come stai?- Le chiedo amorevolmente.
-Bene. La mamma mi ha dato dei vestiti nuovi.-
-E le due stronzette?-
-Non possono più toccarmi. Solo se mi comporto male. Me l’ha promesso.-
-Hai visto? Sei felice adesso?-
-Si.-
-Bene. Ti andrebbe di ringraziarmi come mi piace?-
Julie annuisce. Sale sopra di me e mettendomi il dorso del piede sulla fica mi spalma le sue tettone in faccia. Quanto mi piace.
Julie è un esempio di coordinazione. Le bocce mi accarezzano la faccia da un lato all’altro. Ad ogni intermezzo mi tolgono il fiato. Il suo piede mi stimola la fica scivolando su e giù. Quasi mi dispiace che Julie non abbia anche il pisellino.
Per un paio di minuti la mia faccia viene cullata da quelle due belle meringhe al cioccolato. E allo stesso tempo il mio pelo si fa sempre più umido. Quanto è bello essere serviti.
Poi volto lo sguardo e vedo Nubia che mi fissa deliziata, stando sul fianco con V tra noi due. Mia figlia mi guarda a sua volta con uno sguardo eccitato e timido allo stesso tempo. Mi chiedo quanto ci vorrà prima che diventi più flessibile e rilassata davanti a certe cose.
Lo sguardo di Nubia però mi diverte. Mi distrae. Così non si può godere.
Fermo Julie e apro la cupola di plexiglas. La coccolo per farle capire che ho comunque apprezzato le sue attenzioni.
-Facciamo una partita?-
Due serve ci portano un tavolo e una delle mie migliori tavole da backgammon. Avorio d’elefante con rifiniture in oro. Un regalo di un imprenditore africano.
Julie è già pratica, ma V deve imparare. Una schiava deve imparare tutte le arti dell’intrattenimento.
Passiamo un’ora buona a divertirci. V deve avere il polso fortunato. Vince due partite di seguito dopo una prima sconfitta. A metà della quarta arriva Veronika con sua “figlia”.
-Signore.-
-Veronika. Sono felice che tu approfitti di questa bella giornata. Come si comporta la tua cavia.-
-Molto bene. È educata e buona.-
-Ciao Anastasia.- La saluto.
Lei si nasconde dietro alla sua nuova mamma. Che scortese.
Lasciamo andare madre neofita e figlia di seconda mano nelle loro stanze. Appena in tempo perché Anastasia non veda sua madre e sua sorella. Le pigmee sono andate a prenderle. Le portano in piscina pronte ad iniziare il loro servizio.
Tereza ha un completo da ponygirl in lattice a quattro zampe. Con museruola e sella. Mali la cavalca tirandola per le briglie e guidandola tra gli sdrai. Porta un carico di salviette riscaldate e creme per il corpo.
Milada non se la passa meglio. Indossa un completo da ancella con sottile lembo di seta a coprirle i capezzoli e uno a mo di tanga sorretto solo da un anello d’argento agganciato intorno alla sua vita. Le manette le permettono i movimenti meno agili. L’oring alla bocca fa risuonare ogni suo sospiro come il gemito di una bestia da fattoria. Ha delle scarpe con un tacco assurdo. Mentre cammina con i trampoli, tirata da Iru con una catenella al collo, porta un vassoio e delle bevande che offre a noi mistress. Come la figlia non può vedere a causa della sua cecità, lei non può vedere a causa della mascherina agli occhi. Se perde l’equilibrio, o fa cadere un solo bicchiere, sua figlia si ritrova il pugno di una di noi nella fica.
Finita la quarta partita mi accorgo che V è gelida. Controllo la sua pelle e ho la conferma.
-Che ne dite di andare a fare una nuotatine?-
V si allarma. In vasca ci sono già alcune mistress. Per lei è come una vasca piena di squali. E io ce la voglio portare.
-Dai V. Vieni.- Le fa Nubia prendendola per mano.
Accompagniamo V alla scalinata. La stessa dove Olimpia era caduta battendo la fronte.
V pone una lieve resistenza, ma si calma appena mette i piedi in acqua. Accortasi di quanto freddo ha realmente, si convince a sedersi sui gradini sommersi. Noi le mostriamo quanto sia facile nuotare. Anche Julie con la sua zavorra.
Riesco a farla salire sulla mia schiena e a portarla a fare un giro. Mi si stinge al torace come un cucciolo di koala. I suoi capezzoli mi premono sulla pelle.
Faccio qualche giro intorno alla vasca. V allenta la presa. Ma quando Olimpia si tuffa vicino a noi alzando un muro d’acqua, la mia piccola torna stritolarmi la vita con le gambe.
Saluto la mia amante baciandola in bocca. A breve avrà luogo uno spettacolo. Nell’attesa faccio fare un po di pratica a V. Me la porto davanti la spingo verso Skylar.
-No. No. No. No. No.- Mi implora lei cercando di restare a galla.
-Muovi le braccine. Dai. Respira.-
Con un piccolo sforzo la mia piccola riesce ad arrivare a Skylar. Le si aggrappa e prova a riprendere fiato. Non si accorge neppure delle magnifiche tette olivastre che le stanno davanti alla pancia.
Skylar sta al gioco e mi rispedisce V invitandola a battere braccia e gambe. Ci vuole un po ma appena prima dell’inizio dello spettacolo, V impara abbastanza da stare a galla. Per qualche secondo in più almeno. Mi complimento e per premiarla la lascio assistere stando abbracciata a me.
Le pigmee portano Milada al bordo della piscina. Lei bendata non si accorge di niente. Arrivata al bordo mette un piede troppo in avanti e finisce in vasca con tutto il suo bel completino e il vassoio dei drink.
La madre bionda va a fondo come un sasso. Le costrizioni di cuoio e lattice le rendono impossibili i movimenti necessari a stare a galla. Prima che affoghi, Olimpia e Draga la prendono per le braccia e la riportano a galla.
Milada è spaventata. La mascherina le copre la vista e l’oring alla bocca le impedisce di chiudere la bocca. È alla mercé degli squali.
Olimpia è la prima a colpire. Bloccandola per le spalle la impala da dietro con lo strapon che si è infilata tra le gambe prima di tuffarsi.
-GAAAUHHH! VIIHO! VEGHITTO!-
Anche con la bocca costantemente spalancata dall’oring Milada riesce a spiegarsi. Tra l’asta di Olimpia e le sue mucose anali è rimasta la stoffa del tanga.
La mamma fa finta di soffrire. É solo l'umiliazione dello spettacolo che la fa vergognare. E magari anche un po l’irruenza di Olimpia. Il suo retto si sarà anche abituato al verme del marito. Ma la grossa asta di gomma le dev'essere del tutto nuova. Ed è solo un assaggio in confronto agli obelischi d’ebano che le farò provare tra meno di una settimana.
In preda agli scossoni la donna emette grugniti e gemiti animaleschi.
-AAAARRGG! OOOO! AAOAO!AAOOO!GGGRROOO-
La figlia maggiore intanto si sta facendo sfondare bocca e fica dalle negrette di Nubia. Con il giusto addestramento diventeranno una coppia magnifica. Loro e Anastasia. Venite a provare la puttana con le due figlie. Sei buchi uno sopra l’altro dietro e tre davanti.
-AAAAAAAAHHHRRR!-
I gemiti di Milada mi risvegliano dai miei pensieri. Draga le è andata davanti per scoparsi la sua fica. Ecco un’altra novità per te Milada. La doppia penetrazione è uno dei traguardi più importanti per una donna. La sensazione di pienezza. Sentirsi sazia. Avere due forze inarrestabili che ti riempiono nel tuo intimo più profondo.
Draga ne approfitta anche per assaporare i capezzoli della schiava. Le strappa il sottile “reggiseno” e le succhia avidamente le puntine rosse come a cercare il latte materno.
Milada ora è partita. Sta godendo come una vacca beata. Il mascara e il rossetto che Irue e Mali le avevano messo prima dello spettacolo, si sta sciogliendo con l’acqua. Ciò le da un tocco da vera troia stuprata.
Io e V intanto stiamo a guardare. Skylar ci raggiunge da dietro. Sento le sue labbra sul mio collo, e le sua mani che mi accarezzano i fianchi.
Allargo le gambe. Lei capisce subito, e sposta la sua mano li in mezzo. Mi sento calda. Le sue dita mi toccano con passione. Vorrei baciarla, ma la sua lingua è sulla mia spalla. Approfitto allora di V. Bacio mia figlia, mentre Skylar si occupa della fica e Milada si fa violentare davanti a tutte noi.
È questa quella che io chiamo una posizione di rispetto. Solo le imperatrici di un tempo potevano godere di una simile situazione. Perché essere la moglie di un presidente, di un industriale, quando puoi essere tu stessa la regina di tutto il tuo mondo?
-AHHHRRR! AHHHHRRRGGGHHH!-
Milada gode. Ha il suo primo orgasmo da schiava. Il più forte della sua vita forse. E siamo solo all'inizio.
Skyalr vede che Olimpia e Draga stanno per abbandonare la loro preda anch’esse soddisfate, e accelera il suo massaggino alla mia cosina. Anche V mi omaggia cullando il mio seno. Brava la mia bambina. Così ti voglio. Audace e piena di passione.
Mi irrigidisco e soffoco i miei gemiti nella bocca di V.
-Mmmm! Mmmmmmmm.-
Qualche spruzzo dei miei umori va a mischiarsi con l’acqua della piscina. Poco importa. Con quello che ci abbiamo fatto in questa vasca, avremmo speso almeno centomila rubli in cloro per pulire.
Mi avvinco al bordo per riprendere fiato e per rilassarmi senza perdere la presa su V. Mentre il mio cuore rallenta guardo Milada uscire dalla piscina sui gradini trascinandosi come una cagna ferita. Ha la stoffa del tanga ancora nel culo. Ma non le conviene tirarselo fuori. Mi sembra di vedere una macchia circolare rossa scuro nei pressi del buco. Poverina. Vorrei dirle che le cose miglioreranno, ma prima che ciò avvenga, dovrà diventare una schiava di qualità. Ubbidente e abile.
Lo stesso vale per sua figlia, le cui aguzzine non hanno ancora smesso di trapanarle fica e bocca. Per adesso fa la vittima, ma tra un paio di mesi non smetterà di ringraziarmi. Dovrò solo trovarle l’acquirente giusto.
Resto a bordo vasca con V e Skylar. Ci scambiamo baci e carezze. Vorrei far godere anche la mia piccola e la mia amante, ma V è troppo tesa. L’acqua della piscina non ha smesso di spaventarla. Vorrà dire che stanotte troveremo il modo di divertirci.

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