Ragazzo alla pari parte 5

Scritto da , il 2011-09-28, genere incesti

PARTE 5
Sapevo per certo che se mi avesse scoperto con le mani nella marmellata, marmellata di sua figlia nel caso specifico, per me sarebbe stata la fine. Sicuramente la stronzetta che mi stava accanto mi avrebbe addossato tutta la colpa, già immaginavo i titoli dei giornali: ragazzo diciannovenne abusa della bimba di quattordici anni che le avevo affidato i genitori. Certo non si sarebbe fatto menzione degli abusi subiti da me, sia fisiologici che psicologici, mi rimaneva un unico gesto disperato, nascondere Serena sotto al tavolo, un trucco vecchio come il mondo la cui riuscita dipendeva esclusivamente dallo spirito di osservazione della padrona di casa. Se entrando in cucina, Elisa avesse guardato verso il basso non avrebbe sicuramente notato la bianche natiche di sua figlia, se invece i suoi occhi avessero cercato me o altri particolari più in alto di un metro, non si sarebbe accorta di nulla. Sentivo i suoi passi avvicinarsi mentre continuava a chiamarci:
"Ehi non c'è nessuno in casa?"
Cercai di avere un tono di voce il più disinvolto possibile, risposi:
"Ci sono solo io, sto studiando in cucina."
"Ah! Bene." Entrò in cucina e come speravo si diresse subito da me, io ero seduto a capo tavola e cercavo di tenere tirato il corto copri tavola in modo da coprire quando più possibile Serena. Zia Elisa si chinò, mi prese per il mento e mi diede un lungo bacio, questa volta fui io ad essere violato, fu lei ad infilare immediatamente la sua lingua nella mia bocca facendo intrecciare le nostre lingue e prima di staccarsi prese quasi a succhiarmela, capivo come doveva essersi sentita Serena, giovane ed alla mercé di qualcuno più adulto e molto più esperto. Quando si staccò mi strinse il viso al suo petto, quel seno della 4a misura mi faceva impazzire, il suo calore, il suo profumo mi trasmetteva una rassicurante sensazione di pace che non avrei abbandonato per nulla al mondo. Mentre mi dava teneri baci sulla testa ed io allungavo entrambe le mani su quelle tette meravigliose andando a cercare subito i sensibilissimi capezzoli anche attraverso il reggiseno mi spiegò il suo rientro anticipato:
"La signora Maistri si è sentita male, ha avuto un brutto crollo della pressione al primo trattamento al fango e così ieri sera ero al pronto soccorso con lei, le ho fatto assistenza tutta la notte perchè l'hanno tenuta ricoverata all'ospedale per accertamenti. Poi, verso questa mattina sono tornata in albergo a riposare un poco prima di rimettermi alla guida, nel frattempo avevo informato la famiglia di lei, i figli mi hanno chiesto di continuare a farle assistenza, così sono tornata a casa per farmi una doccia veloce e prendere un altro paio di cambi d'abito. Un conto è passare tre giorni in una beauty farm, sempre in accappatoio e costume da bagno, un altro è dover essere presentabile in ospedale quando ci sono le visite dei parenti."
In realtà non stavo minimamente ascoltando quel che diceva, le avevo intrufolato una mano dentro la camicetta, sotto il reggiseno, ed avevo preso a pizzicarle un capezzolo. L'unica mia possibilità a quel punto, era riuscire a distrarla a sufficienza perché Serena uscisse dall'altro lato della tavola, quello vicino alla porta della cucina, in modo che raggiungesse velocemente camera sua. Avevo capito che era una ragazza molto più sveglia di quel che dava a vedere e speravo avesse capito al volo il piano quando le avevo suggerito di andare sotto al tavolo e alla prima occasione sgattaiolare via. Toccandola con una gamba ed indicandole con la punta del piede la direzione da prendere sperai che capisse, invece quel che fece mi gelò il sangue. Mi prese il piede, lo bloccò a terra, portavo le infradito visto che era un fine settembre insolitamente caldo e si sedette sopra di esso, avevo l'alluce che puntava dritto al centro della sua femminilità, nello stesso istante sentii la sua manina scivolare verso la patta dei miei pantaloni ed aprire un bottone alla volta. Il cazzo già teso allo spasmo, non aspettava altro che essere liberato dall'elastico dei boxer e così la ragazzina da sotto al tavolo prese a segarmi in modo molto maldestro, per quel che ne sapevo era il primo cazzo che prendeva in mano. Ero in trappola, mi pareva di essere in quel film, Scuola di polizia, quando ad uno dei protagonisti nascondono una prostituta all'interno del leggio e lui in piedi davanti alla platea parla al pubblico ignaro del bel lavoretto che gli veniva fatto. Per fortuna Elisa non poteva vedere nulla da dov'era. Continuò a bearsi delle mie carezze per qualche altro secondo e poi disse:
"Per fortuna che siamo soli, ho poco tempo e nessuna voglia di controllarmi." Dopo quelle parole, spinse i miei libri lontano sulla tavola e si sedette proprio al loro posto con le gambe divaricate, la minigonna alzata fino alla cintola a mettere in mostra le cosce ancora ben disegnate nonostante l'età e la poca attività fisica, inguainate com'erano da delle autoreggenti con pizzo bianco erano uno spettacolo davvero invitante. Le mutandine in coordinato avevano assunto la tipica trasparenza dei capi bianchi quando si bagnano:
"Mentre ieri notte aspettavo che ricoverassero la signora Maistri, mi sono messa a fantasticare; mi era proprio venuta voglia di farmela mangiare da te qui sul tavolo della cucina, alla prima occasione senza i ragazzi, in modo di poter urlare a tutto il piacere che riuscirai a darmi. Vedi sono ancora fradicia al solo pensarci. Dai presto toglimi le mutande e datti da fare, non vorrai che entri all'improvviso Serena e ci scopra qui in cucina." La situazione mi parve quasi comica.
"No, non credo che rientrerà molto presto." Feci esattamente quel che voleva, ormai con la testa non c'ero più. Il cazzo nelle mani di Serena e la sua fichetta rovente sul piede mi eccitavano molto, tanto che presi timidamente a muovere l'alluce per masturbarla a mia volta, questo accadeva sotto il tavolo. Nello stesso frangente contemplavo la visione celestiale della passera completamente depilata che sua madre mi serviva come antipasto nella parte sopra il tavolo. Non potei fare a meno di affondare su quella pietanza con tutta la voracità di cui ero capace; prima leccai avidamente tutti gli umori che imperlavano le grandi labbra, poi mi ficcai tra le piccole, allargandole piano con due dita, veloci lappate prima ed un bacio appassionato poi, tentando di entrare in lei per tutta la lunghezza della mia lingua. La sentivo vibrare di piacere, inarcava il bacino verso di me puntellandosi con i piedi al tavolo stesso cercando di offrirsi sempre di più. Anzi: le sentivo entrambe vibrare di piacere! Serena da sotto il tavolo dopo aver mollato il mio pene (grazie al cielo) mi aveva afferrato il ginocchio ed usandolo come punto di appoggio sul quale sollevarsi, andava su e giù strusciando la sua micetta divaricata sul mio piede. I suoi movimenti divennero scoordinati e frenetici, poi tutto di colpo si fermò, doveva aver finalmente goduto, non capii mai se fu lei brava a godere in silenzio, oppure se le grida di piacere della madre avevano coperto le sue. Comunque la situazione non cambiava, loro godevano ed io stavo lì in mezzo ad aspettare che il gioco finisse perché Elisa presto o tardi si sarebbe accidentalmente accorta di Serena. Mentre cercavo una scappatoia cercavo di tenere impegnata al massimo la padrona di casa: avevo concentrato gli sforzi della mia bocca sulla clitoride, la stringevo delicatamente con le labbra e contemporaneamente saettavo con la punta della lingua, sapevo che succhiarlo non produceva alcun effetto, quella piccola cappella ha bisogno di essere stimolata in modo delicato ma rapido e ripetuto; nel frattempo con medio ed indice della destra entravo ed uscivo dalla sua vagina e con le stesse dita ma della mano sinistra la stavo inculando. Elisa, convinta di essere soli in casa, si era scatenata in suoni e parole di piacere poco equivocabili:
"Ahhaaa! goooodooo, sì sì sì acceleraaaa daiiii!! di più, di piùùù uuuhhuuuu. Infilamelooo, di più, più suuuu. Nel culoooo, sììì riempimi, eccoooooo vengooooooo!!!"
Aveva sollevato in aria entrambi i piedi ed aveva irrigidito le gambe e queste si misero a tremare per i fremiti dell'orgasmo. Stavo proprio ammirando i suoi spasmi di lussuria quando sentii il mio cazzo ancora durissimo essere avvolto dalla stessa timida mano che lo aveva lasciato poco prima, ma poi percepii qualche cosa di diverso, un caldo umido attorno al glande e qualche cosa che vi sfregava...Serena me l'aveva preso in bocca, di sua spontanea iniziativa. Non doveva succedere, dovevo far qualche cosa.
Con la bocca e la faccia impiastricciata degli umori di Elisa, mi alzai in piedi obbligando la ragazzina a mollare la presa sull'uccello, mi allungai sulla tavola ed andai a baciare la mia datrice di lavoro:
"Adoro quando mi fai sentire il sapore della mia figa sulla tua bocca."
Senza dire nulla io allungai la mano al colletto della sua camicia per sbottonarlo e notai quella che poteva essere la via d'uscita da quella situazione. Elisa non poteva certo portare al collo una cravatta essendo una donna, ma la sua divisa aveva come accessorio un elegantissimo foulard che ne svolgeva quasi la stessa funzione ma al femminile. Glielo slacciai:
"Perchè non facciamo un gioco?" Glielo misi attorno alle tempie sperando che accettasse di farsi bendare.
"Ti eccita avermi a tua disposizione del tutto indifesa. Quindi non lo fai solo perchè ti obbligo, ti piace sul serio giocare con me."
Avevo la possibilità di farle una bella sviolinata, una di quelle che mandano in brodo di giuggiole molte signore oltre i 30 anni:
"Con te ho la possibilità di godere di una vera donna. Femmina dalla punta dei piedi - e ne afferrai uno e ne baciai in modo lascivo l'alluce - alla punta dei capelli. Al tuo confronto Alice è una ragazzina, certo le voglio molto bene, ma il sesso con te è tutta un'altra vita." Dopo quel discorso le diedi un bacio intenso ed erotico. Quando mi staccai lei non riaprì gli occhi, era la mia occasione, si lasciò bendare. Certo che non ci vedesse più, la rigirai e le feci posare i piedi a terra, inchiodandola a novanta gradi tra il tavolo ed il mio cazzo duro che le si infilava tra le natiche. Lei percepiva chiaramente la mia eccitazione:
"Sei proprio bello duro, come piace a me." E dicendo questo contraeva i glutei e li rilassava, muovendosi piano, il mio cazzo avvolto da quei due globi di carne ne veniva dolcemente masturbato. Io seguivo il suo movimento con il mio bacino, non volevo ancora penetrarla, prima volevo riuscire a liberarmi di Serena. Stavo facendo il dannato equilibrista!!!
Allungai una mano sotto al tavolo, la afferrai per un polso e la trascinai fuori per quel che riuscii senza perdere il contatto con sua madre. Lei uscì da sotto il tavolo con un sorriso beffardo, si passò la lingua sulle labbra in modo molto sconcio e si mise in piedi al mio fianco ad osservare la mia cappella bruna che faceva l'occhiolino tra le chiappe di sua madre. D'impulso avrei preso una sedia e gliela avrei spaccata sulla testa, ma mi trattenni, mi limitai a darle uno scappellotto leggero sulla nuca e le indicai la porta. Fece uno sguardo da bimba offesa e con lentezza esasperante ma in assoluto silenzio uscì dalla cucina:
"Cos'è questo silenzio? " disse Elisa.
"Sto gioco mi piace un casino, sono rimasto senza parole. Potrei sborrare qui, in questo modo, inondandoti la schiena tanto è piacevole questo massaggio."
"Non ti azzardare! L'unico posto dove infilerai quel tuo bastone è dentro di me!"
Era giunto il momento di porre fine a quel gioco, era durato fin troppo; mentre finiva di parlare mi ritrassi un attimo, le allargai le natiche con la mano e le entrai nel culo con un colpo secco facendole morire le parole in bocca per mancanza di fiato.
"Uahaaaaa! Brutto porco mi hai inculata a tradimento! Ecco perché mi hai bendata, così ero più remissiva e non mi sono accorta di quel che stavi per fare!"
La signora non aveva certo urlato di dolore, il piacere anale lo apprezzava ben prima di conoscermi, me lo aveva raccontato durante uno dei nostri primi incontri sessuali. La sua era solo una scena per aumentare il godimento di entrambi. Dopo essere entrato per intero, me ne uscii per metà e restai un attimo ad aspettare la sua mossa che non tardò ad arrivare. Prese a contrarre ed a rilassare i muscoli dell'ano in modo da massaggiarmi la cappella, in questo era davvero una maestra, siccome sapevo che non sarei resistito a lungo ricominciai a muovermi. Avanti e indietro la stantuffavo e lei in risposta si rilassava quando entravo e contraeva invece quando uscivo donandomi un effetto risucchio celestiale, avrei voluto tuffarmi completamente in lei e non solo con l'uccello. Quando non riuscii più a trattenere la foga accelerai il ritmo ed in pochi colpi le venni copioso in culo, riempiendogli il retto di sperma rovente:
"Sììì brutto porco, svuota quei bei coglioni nella tua brava zia Elisa, ahhhaaaa che goduria."
Uscii da lei, le tolsi il foulard, la girai di nuovo verso di me e le diedi un bacio di ringraziamento:
"Non penserai di cavartela con così poco, me lo hai messo nel culo e per questo dovrai pagare pegno, ora verrai in doccia con me! E' un ordine."
"Ehm, mi piacerebbe molto - mentivo, non avevo assolutamente voglia, dovevo riprendermi dalle fatiche e dallo stress di quei due giorni di inferno - ma se torna a casa Serena e ci trova chiusi in bagno assieme??"
"Uffa! questa volta sei salvo! Inoltre devo scappare in ospedale dalla signora Maistri per cui non ho molto tempo nemmeno io. Ma domattina....prevedo di tornare a casa ad un orario in cui Serena sarà a scuola. Avrò almeno 3 ore libere prima di ritornare in ospedale ed esigo che tu sia tutto mio. Sei in debito; non mi interessa se hai la facoltà o altro! Intesi?"
Avevo una tregua almeno fino al giorno dopo, considerato il rischio appena corso mi era andata di lusso, abbassai lo sguardo per mostrare una falsa sottomissione (anche questa pantomima faceva parte del gioco con lei) e dissi:
"Sì signora, come desidera signora!"

Fine parte numero 5. Spero sia stata di vostro gradimento. Consigli e/o commenti?

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