Il Capitano.

Scritto da , il 2020-02-03, genere pulp

Quando Giovanni Bembo, il Capitano, viene introdotto nello studio di Michiel Grimani, questi si alza prontamente dalla sedia e lo raggiunge a metà sala, lo abbraccia...
-Giovanni... il mio Capitano! Sono felice di rivederti...-
-Signore... ho perso la nave, la nostra nave, sono desolato... mio Signore, la più bella nave che solcava le acque del Mediterraneo...-
-Ho letto, non hai nessuna colpa, nessuna, quell'uragano ha fatto danni enormi anche qui in laguna. A volte il destino è avverso, non va sempre bene, caro Giovanni, tu come stai?-
-Grazie di avermi riscattato... mio Signore.-
-Mille ducati? Ah... gli albanesi potevano chiedere dieci o addirittura venti volte tanto! Nessuno a Venezia avrebbe rifiutato di contribuire... tu sei un mito della Serenissima... Giovanni Bembo, il Capitano!
E' che... amico mio, non abbiamo nessuna nave da offrirti, non subito almeno, ma tu... nella Casa dei Grimani avrai sempre un posto di prestigio, quanti anni hai... Giovanni?-
-Quarantadue... mio Signore...-
-Il mio Capitano! Ricordi quando non lo eri ancora e potevo chiamarti Nane?-
-Era un onore e un privilegio...-
-Siediti... la nave per te al momento non c'è, ma tu puoi essere utile ai Grimani. Bevi con me... e ascolta una storia.-
Chiama la servitù che prontamente porta una bottiglia, dei bicchieri, qualche dolcetto.
-Sei il più abile guerriero che mai ho conosciuto, supremo nell'arte della spada e conosci la vita in ogni sua particolarità, buona e meno buona...-
Lo serve, bevono.
-Tu non eri a Venezia allora, è una storia di tredici anni fa, noi... Grimani possediamo due teatri qui a Venezia e in quel periodo mi innamorai di una donna, una attrice... la Buranella e lei mi ricambiò, mi diede un figlio... che non mi fu possibile riconoscere ma che ho sempre seguito e protetto. Ora il ragazzo ha dodici anni e studia a Padova, d'accordo con la madre abbiamo stabilito che studi da prete. Il ragazzo morde il freno... mal sopporta disciplina e regole. Ha bisogno di un vero Maestro, di quello che solo il Capitano può insegnargli. Non potrò imbarcarlo su un tua nave, ma ti chiedo di seguirlo, istruirlo, farlo diventare velocemente uomo...-
Il Capitano ascolta.
-Vorrei... Giovanni, che tu gli insegnassi a far di scherma, nessun maestro potrebbe essere altrettanto valido quanto te, a usare le armi da fuoco, che gli mostrassi quanto la vita è pericolosa, il gioco... deve sapere riconoscere e contrastare i bari, non deve lasciarsi beffare dalle donne di malaffare e meno che mai innamorarsene, insomma Giovanni... un Maestro di Vita. Lo farai?-
-E' un Grimani. Si... mio Signore. Lo farò!-
-Giovanni! Ti siamo grati. La famiglia ti fa un omaggio per la tua fedeltà, per il prestigio che hai donato alla Serenissima e a noi, ti facciamo dono di una casa alla Corte del Fondago di Santa Margherita... nel Sestiere di Dorsoduro, ne puoi disporre a tuo piacimento, senza condizioni.-
-Il ragazzo, mio Signore?-
-Sempre di poche parole, il mio Capitano!
Si chiama Giacomo Casanova. Mio fratello, il Cardinale Alvise, lo ha messo in collegio dall'Abate Antonio Gozzi. Studia con profitto, ha una curiosità e una capacità di apprendimento prodigiosa, sa a memoria l'Ariosto, Orazio, conosce greco, latino e francese, ma noi... i Grimani, pensiamo che debba sapere anche d'altro e qui... intervieni tu. Dimorerai presso l'abitazione dei Gozzi, naturalmente avrai la più ampia libertà di movimento e d'azione. Seguilo e proteggilo, avrai a disposizione ogni risorsa. Qui hai duecento ducati. Quando ne hai bisogno ancora, chiedi. Sono lieto di riaverti a Venezia... Capitano, lo stesso Doge Serenissimo e il Gran Consiglio vogliono farti omaggio, penso che avrai una rendita mensile...-
Ah... pensa Giovanni mentre lascia il palazzo sul Canal Grande, sempre brillante il Michiel! Impenitente donnaiolo e ora un padre in angoscia? No no... meglio passare la vita su una nave, solo che ora di navi Venezia ne ha poche, sempre meno, nessuno più investe nel traffico marittimo e il tempo è diventato spietato con i perdenti.

Pensa al suo ultimo anno, lo ha trascorso prigioniero dei pirati delle coste di Durazzo, gente dura i discendenti di Scanderbeg, dura come gli scogli che affiorano dal mare, ma gente d'onore tutto sommato, anche se storici e acerrimi nemici dei Veneziani.
Ha perso venticinque chili in un anno e si sente tanto rottame quanto la Galeassa da trentasei cannoni che comandava e che è affondata.
Ricorda la notte del naufragio, una tempesta improvvisa di vento di libeccio che con uno stroppo d'uragano lacera le vele, abbatte gli alberi e la spinge senza scampo sulla costa rocciosa.
Poi? A marosi placati? L'assalto dei pirati albanesi, numerosissimi, migliaia, richiamati da tutta la costa dalla possibilità di vendetta e di preda, la sua difesa strenua... e alla fine lui che da fuoco alla nave che salta in aria carica com'è di polvere da sparo, è contro ogni regola lasciare l'imbarcazione e il suo prezioso carico ai pirati e lui è un uomo che vive per l'onore!.
I pirati vendicheranno i loro morti e la mancata preda uccidendo tutti i componenti dell'equipaggio, quelli dei duecento marinai e rematori e dei cento soldati di marina che erano sopravvissuti al naufragio e alla lunga battaglia, i pochi rimasti vivi vengono venduti come schiavi.
Lui? Risparmiato, è conosciuto sulle coste, se ne parla ancora della vittoria di Capo Matapan del 1717 contro i turchi e ne chiedono un riscatto. Ma sarà torturato ogni giorno e il suo mangiare lo dovrà contendere ai cani. Le donne... le vedove dei caduti? Delle crudeli aguzzine dedite a colpirlo di continuo con dei fasci di rovi e bastoni.
Deve dimenticare e presto.
Pensa al nuovo incarico, viene al momento giusto, deve riprendersi.
Fa visita alla casa ricevuta in dono, generosi i Grimani, signori sempre. Lui è riconoscente loro, la distinzione in classi sociali è applicata in modo ferreo a Venezia. Uno non appartenente alle famiglie patrizie non può ambire a diventare Capitano, lui... ne ha avuto la possibilità solo perché i Bembo, pur di piccola nobiltà, appartengono marginalmente alla grande famiglia Grimani che l'hanno appoggiato. Ma è anche consapevole che mai potrà ambire a diventare Il Capitano Generale del Mare, non appartiene alla vera nobiltà.
La casa gli piace. Grande e asciutta, signorile, ma cosa può farsene ora? Che comunque dovrà soggiornare a Padova per un po'? Intende darla in gestione al suo banchiere ebreo e riceverne profitto. Dal banchiere ha anche in deposito tutto il guadagno della sua vita di marinaio e delle partecipazioni al commercio svolto. E' la prassi. Lascia anche la maggior parte dei ducati ricevuti. In caso di bisogno potrà sempre rivolgersi al corrispondente del banchiere a Padova.
Basta ripensamenti. Il Doge lo vuole a bordo del Bucintoro per lo Sposalizio di Venezia con il Mare. E' un immenso onore. Ma mancano alcuni mesi, si accinge quindi a partire per Padova, è curioso di conoscere il ragazzo di dodici... o tredici anni, Giacomo.

La casa dell'Abate Gozzi a Padova è una residenza patrizia nel centro della città e ha fama di essere una eccellente scuola di preparazione alla carriera ecclesiastica.
Il Capitano ascolta con interesse le parole dell'Abate.
-Il ragazzo è dotato, moltissimo... ma che sia anche portato per fare il prete, l'Abate, eventualmente il religioso di alto rango? Ne dubito... purtroppo. Per sua indole l'avrei visto più medico... avvocato... ha una mente che è in grado di fare improvvisazioni assolute, un vero affabulatore! Ben venga quindi anche una istruzione più pratica e consona alla vita di gentiluomo che probabilmente farà. Come intende procedere?-
-Lo vorrei a mia disposizione per alcune mattine alla settimana, due o tre, ma senza che questo interferisca con il suo corso di studi...-
-Nessun problema. Posso assicurarle che arriverà con successo alla laurea... e sarà nominato Abate, poi? Tutto nelle mani del nostro Signore. Ora faccio chiamare il ragazzo, è tutto suo.-
Il Capitano è un uomo alto oltre i sei piedi, magro e emaciato ora, ma pur mostrando tutte le sofferenze patite nell'ultimo anno è comunque un uomo altissimo e ancora dritto ed è sorpreso alla vista di Giacomo! Tredici anni ed è più alto di lui? Magrissimo quanto e forse di più del Capitano. Il suo modo di fare è subito collaborativo, si dimostra per quello che è e sarà, un simpatico, intelligente, cinico, pratico, disinvolto, scapestrato lestofante.
Poi, poco dopo, mentre il ragazzo lascia lo studio dell'Abate, entra in contemporanea Bettina, la sorella del religioso, è lei che cura l'andamento del collegio. Una bella donna di ventotto anni, florida e sensuale.
Segue la donna e ammira il deambulare del suo posteriore, indubbiamente ha un gran bel sedere e lo sa muovere bene.
Gli mostra l'alloggio che usufruirà, una bella stanza chiara e gli spiega l'andamento della casa.
Lui... seduto sul letto, la prega di fermarsi.
Bettina è una donna del tutto particolare, si crede investita di un grande e importante compito dalla vita, anzi, una vera missione. Usare il sesso, il suo sesso nel particolare, per dare felicità e pur rischiando di passare per una donna libertina, per una puttana, ci riesce in pieno.
Ora Bettina?
Guarda quest'uomo sofferente, il Capitano, sa qualcosa del suo trascorso, un eroe di Venezia, prigioniero per lungo tempo di gente barbara. E il suo cuore inizia a sanguinare per lui e la sua sorgente del piacere fra le cosce a bagnarsi.
Vuole essere lei, Bettina a curare le ferite di quest'uomo.
Lei a caricarsi ogni sua pena.
Lei lo guarda con occhi adoranti.
Verrò da te la notte, tu hai bisogno di me.
Io bacerò le tue ferite.
Io allevierò le tue pene...
Sei stato così tanto tempo senza una donna.
Ti farò recuperare tutto.
Può rinunciare il Capitano? A questa donna che gli si sta offrendo?
Gli muove dentro quello che sembrava cosa morta. La sua sessualità che era sparita e ora, per miracolo, Bettina con le sue arti, con il suo offrirsi, ha risvegliato.
Lei che alza le pesanti sottane e mostra le candide cosce, abbellite dalle calzette nere.
Ah... lui sarà anche un eroe della Serenissima, un mito, ma è un uomo e non c'è nulla di meglio di una donna per un guerriero ferito.
Le si mette fra le cosce, vuole toccare la sua femminilità, vuole immergere le dita in quel luogo di paradiso, vuole tornare a sentire il profumo di femmina, il profumo di figa bagnata e pulsante. Poi... il suo desiderio gli fa fretta, le si accosta e la possiede. E' come possedere di nuovo la sua prima donna! Lei lo riceve calda e fremente, risponde passionale alle sue spinte e lui arriva presto al piacere. Si abbatte ansimando sul suo corpo.
La donna?
Da sempre è il... “Il riposo del guerriero”!
La panacea di ogni dolore.
Lo accarezza, le mani sulle spalle dell'uomo.
-Ce la farai, Giovanni? Tutte le notti?-
Lui ridendo della sua spudoratezza.
-Ghe provemo... Bettina... ahah... ghe provemo!-

Il tempo del tirocinio alle armi, al gioco e alle puttane passa veloce.
Il giovane Casanova ha mille pregi e mille difetti, sa conquistare e non solo le donne, non è un vero nobile e questo sarà per lui un grave motivo di inferiorità.
Il Capitano lo porta nelle sale da gioco, gli indica come operano i bari, spesso di concerto. Lo istruisce nel usare a suo interesse l'insicurezza altrui. Deve essere lui stesso se non un baro, almeno un “correttore della cattiva fortuna”.
Giacomo diventa amico dei giovani Memmo, la famiglia più importante, ricca e nobile di Padova, senatori della Repubblica.
Con Andrea Memmo riesce a vincere ben cinquemila zecchini a Faraone a dei forestieri. Una fortuna immensa... ma che riperdono completamente nelle sere successive, meritandosi ogni rimprovero da parte del Capitano.
Poteva il Capitano frenarlo?
Non ne vedeva il motivo, era diventato un ottimo schermidore, un valente tiratore, attento giocatore e all'occorrenza baro.
Le donne? Sapeva come trattarle, come usarle.
Il suo compito l'aveva portato a termine.

Le pazzie amorose del Casanova?
Ormai... conscio del suo potere seduttivo, non ha limiti né ostacoli. Le donne bruciano per lui.
Lui è il fuoco della candela e loro... le falene che si bruciano.
Ma per tutta la sua vita, il suo comportamento sarà sempre cavalleresco, naturale, umano, tanto che nessuna delle sue donne avrà mai a lamentarsi di lui. A differenza del Don Giovanni immaginato da Mozart sempre distaccato e cinico.
Vive a Venezia ora, ha la protezione del nobile Alvise Malipiero? La perde e questi gli diventa nemico quando seduce platealmente la sua giovane amante, la bellissima Teresa Imer. Passa disinvoltamente da una donna all'altra, scandalosa è la relazione tenuta con le due contessine e sorelle Nanette e Marton Sarvignan. Un trio sessuale esibito senza pudore .
Agli Inquisitori iniziano ad arrivare dei rapporti negativi sul suo conto, donnaiolo, baro, accusato di pratiche occulte, blasfemo ed è solo l'appoggio e la protezione di alcune delle grandi Famiglie Patrizie “Apostoliche”, che gli evitano interventi punitivi.
Poi altre mille avventure, tanto che la madre, Zanetta Farusi, la Buranella, da Dresda dove si sta esibendo, prega il Grimani di intervenire e il giovane, ancora Abate, è messo al servizio del vescovo Bernardino Bernardi, e destinato alla diocesi di Martirano, in Calabria.
Il luogo dell'incontro con il vescovo?  Napoli.
Il giovane chiede al Capitano se vuole accompagnarlo e lui accetta.
Il Capitano vuole avere nuovi orizzonti, trova Venezia asfittica, senza iniziative, destinata verso la china discendente che percorre con sempre maggior velocità.
Poi il clima che gode Napoli?
Il sole? Basta con le brume invernali che vive Venezia e che fa risvegliare dolorosamente le vecchie ferite.
Vuole accertarsi se può improntare un commercio nella capitale del Regno di Napoli, che è una fiorente economia.
Il valente uomo ha ricevuto nel frattempo una proposta di comando all'altezza della sua fama di eroe?
No.
La riconoscenza del Doge?
Vero... ha avuto l'onore di essere presente sul Bucintoro e a ogni cerimonia pubblica, ma la rendita promessa?
Lui... non chiede, non elemosina, lui è il Capitano, l'eroe di Durazzo e di Capo Matapan.
Al solito.
Tutto è effimero, come le promesse dei potenti.
Lui vuole vedere Napoli e chissà.

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