Come una vita può cambiare 15

Scritto da , il 2019-06-18, genere dominazione

TESSENDO RAGNATELE D’OMBRA
Passarono alcune settimane dal weekend in montagna, con il senno di poi mi sono accorto di essermi preoccupato troppo, rispetto a quanto realmente avvenuto, con Daniela dopo quella eccitante sveltina nel bagno turco, non eravamo riusciti a dare seguito al fuoco che ardeva in entrambi, quella donna aveva cambiato notevolmente il mio modo di vedere e bramare il sesso.
Non perse l’occasione di fingersi delusa dal fatto che avessi avuto un rapporto con Sofia nella camera degli ospiti, etichettandola con lo pseudonimo “zoccolina dalla penna rossa”.
La vita lavorativa proseguiva allo stesso modo, quel giorno ci trovavamo chiusi nel suo ufficio intenti in una conference call, completamente in inglese, la noia abbondava ogni minuto di più, l’incontro era stato indetto dal nostro Direttore Commerciale, che voleva presentarci ai nuovi clienti olandesi, scherzosamente la Capa aveva già espresso il suo desiderio di fargli visita, presso la loro magnifica nuova sede di Rotterdam, elargendo complimenti su quanto fosse all’avanguardia, terminata la loro risposta, molto signorile ed educata, si avvicinò al mio orecchio “with your cock”.
L’incontro proseguiva, erano oramai due ore e furtivamente allungai una mano, per accarezzarle una gamba, dalla gonna del suo tailleur grigio usciva un collant plumetis scuro, non faceva nulla per non farsi ammirare e farmi eccitare, cambiando posizione, strusciandosi le gambe tra di loro, ed accarezzandosi. Fortunatamente la web cam del pc glielo permetteva, ci inquadrava solamente a metà busto, dopo qualche carezza avvicinò il viso al mio “uhmm… che bravo il mio ingegneretto”, tutti avrebbero pensato ad un normale commento, riguardante la riunione. Per ovvi motivi non potevo esagerare, mi limitavo ad accarezzarla fino all’orlo della gonna, agognavo che si spegnesse la telecamera, per possederla lì, sulla scrivania.
o Se non dovessi andare a pranzo fuori, ti proporrei di andare a casa mia..
o Con chi vai a pranzo?
o Con Sonia, cosa ne pensi di unirti?
o Non vorrei disturbare il vostro pranzo di lavoro.
o Che stupido che sei, adesso l’avviso, figurati ne sarà di certo felice.
Finita la prima parte di riunione salimmo in macchina, Daniela si mise alla guida, quando ci immettemmo nello svincolo della tangenziale, scostò la mano dal cambio e risalendo la mia gamba arrivò fino al mio membro, accarezzandolo lentamente da sopra i pantaloni, “senti.. come gli manco..”, rapidamente arrivammo al centro commerciale, trovando Sonia all’ingresso intenta a fumare, non era particolarmente sexy, indossava jeans, calzava delle Timberland ed una giacca sportiva.
o Oh.. allora era vero, hai portato anche il discepolo.
o Ciao Sonia.. sempre simpatica.
o Mi dispiaceva lasciarlo solo, poverino… (ridendosela).
Decisero di mangiare Sushi, dentro di me, ne ero fortemente contrariato, però non potevo esimermi, ci accomodammo ed iniziammo a sfogliare il menù, quindi ordinammo le pietanze, ma prima del loro arrivo, Sonia si alzò per andare a lavarsi le mani in bagno.
o Cosa ne pensi, che palle gli olandesi, sarei contenta solo di andarci per avere qualche giorno di libertà.
o Non ho capito bene cosa mi hai detto all’orecchio.
o Che ti porto a visitare il Boijmans e le sue opere d’arte.
(Stando difronte a me strusciò una gamba sulla mia).
o Ah… allora avevo capito bene..
o Che giovanotto intelligente.
Quando vide Sonia tornare, mi comunicò che sarebbe andata anche lei alla toilette prima dell’arrivo delle pietanze; ed il secondo fronte lanciò subito una cannonata:
o Allora quando vieni a trovarmi? Hai paura di non essere all’altezza?
o So, che sei sempre molto impegnata.
o Vero, però un posticino lo potrei trovare.
o Effettivamente sono un po’ contratto in questa parte del collo.
o Se vieni giovedì verso le 13.30, ti potrei aiutare di certo.
(Ed avvicinandosi al mio orecchio, bisbigliò..) In molti sensi…
Cominciammo a mangiare e le due donne iniziarono a conversare prettamente di argomenti femminili, un po’ annoiato ascoltavo, anche se ero immerso nei miei pensieri lavorativi, avere Daniela come capa era sessualmente molto coinvolgente, ma non per questo meno complicato, le scadenze erano sempre presenti ed i lavori dovevano essere precisi ed impeccabili; secondo i suoi dettami.
Sonia mi coinvolse, rievocando il weekend in montagna, immaginavo gliene avesse parlato, ci misi poco a comprendere, cosa le avesse raccontato:
o E quindi, spiegami, il pomeriggio concedi solo una sveltina, a chi ti offre un weekend, in una splendida località di montagna, ed invece copuli con la tua ragazza nella stanza degli ospiti?
o Sonia, cosa vuoi farci, non ci sono più i cavalieri di una volta.
o Guarda cara, hai perfettamente ragione.
o Scusate… la smettete di percularmi?
o Bella mia, è giovane, bisogna dargli modo di sfogarsi.
Iniziarono a ridere entrambe e incentrarono il discorso sul loro universo familiare, la prima si lamentava del marito distratto da qualunque tentazione carnale, l’altra, esponendo il suo disappunto, sulle volte in cui riusciva a farsi concedere una “sacrosanta scopata, invece di una triste e rapida sveltina serale”.
o Beata te.. che ti sei trovata il toy boy.
o Vuoi dirmi che tu sei diventata una santarellina?
o Ma figurati, certo che no, però il mio “passatempo” è in procinto di sposarsi e mi evita, a detta sua, per non essere tentato. Neanche fossi la Maga Circe (e scoppiarono a ridere entrambe).
o Bella.. ti conosco, tu sei molto peggio, quel poverino lo manderai a casa senza forze.
Non mi aspettavo che tra due donne si potesse arrivare a tali discorsi, mi lasciarono interdetto, erano molto peggio di noi maschietti, per noi è tutta una esagerazione, per farsi belli di fronte agli amici, ma alla fine c’è poco di reale.
o Invece, tu… quando hai finito con la Capa, sei ancora in forze per la tua ragazza.
o Beh.. non molto.
o Hai visto Daniela, allora non sei così angelica, come invece vuoi far credere.
o Mi prendo ciò che è mio… gli faccio fare un po’ di straordinari.
o E fai bene cara..
o Non sai quanto… bella..
La pausa pranzo giunse al termine, ed usciti dal ristorante ci dirigemmo verso le macchine, Daniela mi chiese di prendere un pacco dalla macchina di Sonia, io la seguì, quando aprì il portellone posteriore piegandomi per prendere la scatola, mi sentii avvolgere con un braccio il fianco, “questi discorsi mi hanno alquanto eccitata, ti ho già segnato l’appuntamento per giovedì pomeriggio, non mancare; ah.. prima che mi dimentichi tienilo nei pantaloni in questi giorni, non vorrai deludermi”.
I restanti giorni passarono tra le scartoffie, per trovare una buona scusa pensai, il mercoledì mattina, di fingere un forte dolore al collo, Daniela si premurò di consigliarmi di contattare la sua amica, così alzai la cornetta e cercai nella rubrica Sonia. Quando rispose, mi disse che non avrebbe avuto posto fino all’indomani, verso l’ora di pranzo. Così le chiesi di inserirmi in agenda e mentre ero al telefono con lei, chiesi un permesso alla Capa.
La mattina del giovedì la passai guardando l’orologio, da ottimo attore mi lamentavo per quel terribile dolore al collo, quando furono le 13, tutti i colleghi, compresa Daniela, si diressero a mangiare, appena furono usciti tutti mi recai in bagno per lavarmi i denti e presentarmi all’appuntamento il più aitante possibile, presi le mie cose, scesi lentamente la scala, salutai le receptionist e salendo in macchina partii per il pomeriggio di fuoco.
Arrivato davanti al portone, suonai il citofono, mi rispose dopo qualche secondo, avvisandomi di attenderla in sala d’aspetto; passarono circa dieci minuti, quando si aprì la porta e una gentile signora uscì accompagnata dalla fisioterapista:
o Questo è il tuo prossimo cliente?
o Sì, Signora Fazzi.
o Beh.. molto meglio mettere le mani su un bel ragazzo così, invece che sua una vecchina come me.
o Signora lei è sempre la mia preferita, mi raccomando faccia gli esercizi, ci vediamo la settimana prossima.
o Grazie Sonia, buona giornata, e buona giornata anche a lei bel giovanotto.
o Buonasera signora.
Si chiuse la porta, io mi alzai e Sonia mi invitò a cambiarmi nello spogliatoio e rimanere in calze e boxer e di aspettarla nello studio, si sarebbe recata in casa a lasciare un biglietto per i suoi figli.
Mi tolsi gli indumenti, presi un asciugamano e me lo legai in vita, percorsi il breve corridoio ed entrai nello studio, poco dopo arrivò anche lei, vestita nella sua divisa medica, mi invitò a sdraiarmi sul lettino con la pancia rivolta verso l’alto, si diresse a lavarsi le mani, per poi tornare alle mie spalle.
o Devo ammettere che sei un bravo conta balle.
Così ieri, improvvisamente ti è venuto male al collo?
o Eh.. non sai quanto mi faccia male.
o Tranquillo, ci sono io per rimediare (ed iniziò il massaggio).
Erano passati circa una ventina di minuti, non capivo se e quando saremo passati ai fatti, la mia eccitazione e quel massaggio elevavano il mio livello di testosterone.
Quando sentii bussare alla porta:
o Mamma sono io, ho visto il biglietto.
o Arrivo, amore.
Tutto bene a scuola? Io ho questo cliente, circa per un’altra ora, mangia insieme a tuo fratello, controllalo mi raccomando e poi salite a fare i compiti.
o Tutto tranquillo, lo scemo oggi è stato interrogato e ha preso 6- in matematica.
o Non si dice scemo, è tuo fratello.
o Lo stordito, va meglio?
o Che perfida che sei, dai ora vai, buon pranzo piccola a dopo.
(Ritornò alle mie spalle, riprendendo la manipolazione).
o Oramai che ci siamo ti faccio fare un esercizio, porta le braccia all’indietro, ecco bravo.. tieni con le mani questi due elastici, aspetta un secondo che li fisso.
Perfetto.. adesso lentamente fai salire e scendere le braccia, portando in trazione gli elastici. Dai forza, è un esercizio semplice, 10 – 9 – 8 – . . .
o Quanta resistenza che fanno.
o Dai ancora 3 – 2 – 1…. Ottimo!! Ora braccia indietro.
Mi tolse gli elastici dalle mani e me li arrotolò ai polsi, la vidi passarmi accanto e dirigersi verso la sua scrivania:
o Sonia…
o Devo finire una cosa, zitto.. (Ed alzò il volume della radio).
o Sonia, inizia ad essere tardi, io devo tornare al lavoro, sono quasi le …
o Ti ho detto zitto, dove hai messo il telefono?
o Sulla sedia nello spogliatoio.
o Dimmi il codice.. (Rientrando con il telefono in mano).
o Cosa vuoi fare?
o Dimmi il codice.
o Dai.. non fare cazzate.
o Allora?
o 20-00-02
o Ohh.. Ci voleva tanto? Tranquillo, mando solo un messaggio a Daniela, che ti ho consigliato di andare a casa, se non fosse un problema che andrai in ufficio l’indomani.
o Sei una pazza!! Dopo mi liberi però.. inizio ad essere scomodo.
o Shhh…. Che professionali che siete nei messaggi…
Va beh.. mi aspettavo qualcosa di più interessante.
Appoggiò il telefono sulla scrivania, aprì il cassetto e prese una scatola di profilattici e una bottiglietta d’olio, tornò verso il lettino, ne strizzò un po’ su di una mano, l’aroma era molto eccitante e si diffuse in tutta la stanza.
Iniziò ad accarezzarmi il petto, per poi scendere verso i miei boxer, vi inserì le mani dentro, ma non toccò il mio membro estremamente eccitato, ve ne uscì, riprendendo il dosatore e ne fece uscire alcune gocce sulle gambe, lo posò e si spostò a regalarmi un massaggio alle gambe, fino ad arrivare ai piedi, dove mi tolse le calze, lanciandole verso la porta.
Mi massaggiava la pianta dei piedi, risaliva lungo le tibie fino alle ginocchia, per ritornare indietro sul collo dei piedi, alzò la testa sorridendomi, “Sonia slegami, ti voglio scopare”.
Non rispose, riabbassandosi, afferrò la bottiglietta e riprese il massaggio, mi sentivo cosparso d’olio, con il pene notevolmente eretto e pronto a dare libero sfogo alla voglia repressa di quei giorni.
Salì lungo il quadricipite entrò nell’unico indumento rimastomi, per elargirmi una breve carezza; ve ne uscì, mi lanciò un bacio e si scostò dal mio corpo.
Alzai il collo per cercarla, era vicino alla scrivania, la vedevo scostare del materiale “Sonia, cosa stai facendo”, le mie parole cadevano nel vuoto, girandosi vi si appoggiò ed iniziò a slacciarsi i bottoni del suo camice, vidi presto che non indossava il reggiseno, poi appoggiò una gamba ad una sedia si slacciò la scarpa e se la tolse, facendo la stessa cosa con la sinistra. Mi diede le spalle, prese i pantaloni e se li calò, rimanendo con un perizoma nero, sottilissimo.
o Allora, ti ritieni pronto??
o Ti voglio! Non ce la faccio più… (i boxer mi stavano recando una forte costrizione)
o Da cosa vorresti cominciare?
o Prima slegami, ti voglio strappare il perizoma e possedere sulla scrivania.
o Quanta irruenza..
(Rimaneva appoggiata alla scrivania e guardandomi, si cospargeva l’olio sul suo corpo).
Si avvicinò ai piedi del lettino, appoggiò le mani sui fianchi, prese i lati del perizoma e se lo calò, allungavo il collo, nella speranza di vedere quello che accadeva, ma dopo qualche secondo ero costretto a ritornare a riappoggiare la testa.
“Stai tranquillo, rilassati” sussurrò, inerpicandosi sul lettino, si strusciava sul mio corpo come un serpente, arrivata con il pube all’altezza del mio pene, vi si fermò e premette come a simulare un amplesso a smorzacandela. Il movimento era lentissimo, mi fissava negli occhi, godendosi ogni mio sospiro/lamento, cercavo di alzare le braccia, per afferrarla, ma nulla gli elastici mi costringevano a tornare al punto di partenza.
Fermò il movimento, facendomi l’occhiolino e risalì il mio petto, “Ora tocca a te, guadagnarti quello che desideri” attorniò le gambe al mio viso, si abbassò e mise il monte di venere davanti alla mia bocca; non doveva dire altro, la mia lingua sgusciò fuori, apprestandosi a darle il massimo del piacere.
Davo libero sfogo alla mia libido, quando mi afferrava per i capelli, muovevo la lingua ancora più velocemente sul clitoride, donandole il massimo del piacere “Cosììì… continua.. che bravo”, mentre proseguivo, la sentii muoversi fino a scostarsi; rimettendosi seduta sul mio petto, si leccò due dita e le portò sulla sua fessura, donandosi autonomamente piacere:
o Sonia torna qui.
o Uhmm… zitto!! Cosa farei per avere un bel cazzo che mi scopi.
o Liberami!! (contorcendomi).
o No.. purtroppo tu non sei ancora pronto.
o (Mi fermai, rimasi esterrefatto e senza parole).
o Ecco… Vengo.. Vengo.. Ahhhh…
(Ritornò con la vagina sul mio viso).
Leccamela, godi anche tu…
Scese dal lettino, sedendosi vicino a me, si avvicinò con il viso al mio, baciandomi.
o Sonia, ho voglia di te, ti desidero.
o Sei pronto a concedermi ad ogni mia richiesta.
o Cosa intendi dire?
o Mi sembra di essere stata chiara, ti concedi ad ogni mia richiesta.
o Mi spaventi…
o Non lo devi essere, fidati.
o Sono troppo eccitato, sì.. ti bramo troppo.
(Mi diede un altro bacio appassionato, intrecciando la sua lingua con la mia).
Si staccò, si aggirava per la stanza, non capivo cosa stesse cercando, “ho in mente tante cose belle per noi due, “oh.. eccola finalmente”, prese dalla scrivania un profilattico aprendolo con la forbice, “mi dispiace per Daniela, ma se ti avesse voluto tutto per sé, ti avrebbe dovuto tenere nascosto”, ritornò vicino al lettino e si mise il profilattico in bocca, vidi che aveva ancora la forbice nella mano sinistra, mise la destra all’interno del boxer accarezzandomi il pene, alzò la mano, tenendo tesa la stoffa ed iniziò a tagliarla, prima in direzione di una gamba e poi dell’altra.
Lasciò cadere le forbici a terra e tolse la parte restante, afferrò il mio membro con una mano e guardandomi inaugurò una sega celestiale, “non permetterti di venire, altrimenti mi rimangiò subito ciò che ho detto e te ne puoi andare”, quella mano saliva e scendeva regalandomi dei picchi di piacere, avrei voluto avere le mani libere per accarezzarla a mia volta.
Prese l’olio e riprese a spalmarmelo, un’altra folata arrivò alle mie narici, tornò alla masturbazione, con la mano libera, scese sui miei attributi prima stringendoli e poi accarezzandoli dolcemente, sentivo l’orgasmo avvicinarsi, doveva essersene resa conto anche lei che ero al limite, abbassò la testa e srotolò il profilattico sul mio cazzo, terminò di posizionarlo, salì sul lettino ed in un lampo le fui dentro.
o Uhmm.. che voglia che avevo.. un orgasmo non mi basta mai.
(Accelerava, diminuiva ed accelerava il ritmo a suo piacimento, ero inerme alle sue volontà).
o Soniaaaa..
(Prontamente si fermò, rimanendo impalata completamente sul mio cazzo pulsante).
o Aspetta… non ancora…
(Accarezzandomi con una mano il viso).
Sono io che decido, se e quando puoi venire.
o Ok…
o Sei pronto? Mi devi regalare il mio orgasmo, poi ti concederò il tuo...
o Sì, Sonia..
Lo fece scivolare fuori alzandosi, ed appoggiando i piedi al lettino lo guidò dentro, riprese a muoversi questa volta più lentamente e facendo entrare solo la cappella, si portò una mano al seno e dopo poche penetrazioni venne.
o Ora posso concederti di venire, come prima volta, devo ammettere che sei stato all’altezza.
o Slegami, ti voglio prendere da dietro.
o Quanta irruenza e ardore.
(Scesa dal lettino, mi afferrò le guance, stringendomele).
Come ti ho detto non sei ancora pronto, dovrai meritartelo.
o Non ti capisco, ma la scorsa volta?
o La scorsa volta ero curiosa, adesso dato che sei voluto tornare, devi sottostare ai miei voleri, se ti va bene è così, altrimenti quella è la porta, puoi tornare da Daniela.
(Lasciando la presa e schiaffeggiandomi).
o Ok Sonia, sono troppo eccitato.
o Ottimo, ora sei di mio possesso, tutto ciò che ti ordinerò dovrai eseguirlo, vedrai ci divertiremo molto.
Mi tolse il profilattico lanciandolo atterra, afferrò il membro e riprese a masturbarmelo “Sonia, io voglio possederti!”, in silenzio muoveva la mano sempre con maggior velocità, ero davvero al limite “Sonia, così vengo”, non terminai di espletare il mio disappunto ed esplosi in uno, due, tre fiotti di sperma sul mio petto, la parte restante colava sulla sua mano.
La vidi abbassare la testa, prendermelo in bocca e concedermi una fellatio, mi pulì completamente la cappella e la base del mio cazzo.
Rimasi sul lettino legato ed esausto, la vedevo ripulirsi al lavandino, per poi ricominciare a vestirsi, prese un rotolo di carta e ripulì il mio corpo dell’eiaculazione, finalmente mi slegò; “Rivestiti pure, il tuo test d’ingresso è finito”. Raccolsi da terra i miei boxer stracciati, le calze e allacciai in vita l’asciugamano, mi accingevo ad aprire la porta:
o Non dimentichi nulla?
o (Girai il capo, con sguardo interrogativo).
o Torna qui..
Mi hai fatto godere, sei stato bravo ed hai aspettato il tuo turno, non vedo già l’ora del prossimo appuntamento.
(Terminata la frase mi mise la lingua in bocca ed una sua mano, entrando dal varco dell’asciugamano mi accarezzò il membro).

Come una vita può cambiare, può essere letto dall’inizio o nei vari capitoli, apprezzo molto i vostri commenti, le vostre critiche ed i consigli, spero continuiate ad esprimere il vostro parere alla mia e-mail harael12@gmail.com, cercherò di rispondervi il più presto possibile.
Se avete qualche idea, avete piacere di condividerla sono a vostra disposizione, see ya.

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