Quando la moglie è in vacanza

Scritto da , il 2019-01-20, genere tradimenti

Quando finalmente giunsero le vacanze di Ferragosto, mia moglie Maria e i due bambini partirono per raggiungere i miei suoceri, alla casa al mare. Io li avrei raggiunti qualche giorno dopo, poiché l'ufficio mi avrebbe tenuto occupato ancora per un po'.
Rimanere solo mi è sempre piaciuto. Perché la famiglia, per quanto possa essere bella, ti toglie qualcosa. E lentamente, senza che tu te ne possa accorgere, ti ritrovi imprigionato.
Vivere libero è fondamentale per un uomo. Essere liberi di uscire la sera con gli amici, mangiare una pizza, bere una birra, guardare la tv in santa pace, girare nudi per casa, vedere un porno in santa pace prima di andare a dormire.
Da quella voglia di libertà, quella libertà che mi era stata negata, che mi ero negato, nacque l'intenzione di tradire mia moglie. Una donna che non amavo più, a cui ero legato da un vincolo che sentivo spezzato e con la quale condividevo una vita inutile, mediocre e borghese.
La vittima che avevo scelto era Elena, barista nonché vicina di casa.
Ogni volta che mi recavo nel suo bar, smettere di fissarla risultava impossibile. Occhi neri e profondi, capelli lunghi e setosi, scuri come la notte, un fisico perfetto, gambe da sogno, un seno prosperoso e un culo da favola.
Ciò che però mi colpiva più di tutto era il suo sorriso sempre splendente e gentile, che nascondeva un leggero tocco di malizia.
L'occasione per potermela scopare come si deve stava nascendo nella mia mente come un germoglio nel terreno. Ma non avrei mai pensato che quella fatidica occasione sarebbe giunta in modo così inaspettato.
Una sera, mentre lei si ritirava a casa dopo il lavoro, la scorsi dalla finestra, intenta a trovare le chiavi per il cancello di casa. Immediatamente mi fiondai fuori con la scusa di controllare la cassetta della posta, e ci salutammo.
-Ehi Marco, ciao.
-Ciao, finito con il lavoro?
-Finito, sì. Non saresti dovuto partire?
-Avrei dovuto, ma l'ufficio mi chiama, e per qualche giorno mi sará impossibile muovermi. Se riesco a sbrigare tutto quanto in fretta, sabato raggiungo Maria e i bambini.
-Ah capisco, quindi sei solo?
-Si, sono solo. Mi godo la casa tutta per me, anche se al momento vado avanti col cibo precotto, e questo mi scoccia parecchio.
Rise, e sul viso le sboccio il suo solito sorrisetto malizioso. Quanto mi faceva arrapare! Sentivo che se mi fossi fatto scappare quell'occasione, non ne avrei avute delle altre. Così cercai di portare la chiacchierata al punto sperato.
-Immagino che dopo un po', il cibo precotto cominci a seccare davvero.
-Ah bhe, certamente. Quando vedo tutte quelle scatolette mi passa la fame.
Rise ancora. E io ero più eccitato che mai. In più notavo che il suo sguardo si posavo spesso sul mio pacco, e ciò non fece altro che gettare altra benzina sul fuoco. Ormai la mie erezione era evidente, e la tuta certamente non contribuiva molto a nasconderla.
-Beata te che hai Luca. Sicuramente ti da una mano, almeno in cucina.
Luca era il suo ex, faceva il cuoco. La loro storia si era conclusa da poco, e io lo sapevo.
-Bhe, ad essere sincera, tra me e lui è finita. Pazienza.
-Uh mi dispiace. Non sapevo...
-Tranquillo.
Poi, come se quelle parole non fossero uscite dalla mia bocca, dissi:
-Ti va di mangiare una pizza insieme?
-Mhh, non saprei... io... non so...
Era titubante, ma il suo sorrisetto malizioso parlava da sè. E inoltre aveva già riposto le chiavi di casa in borsa.
-Dai, solo una pizza visto che siamo soli entrambi. Non dobbiamo uscire, le ho a casa surgelate.
-E come sono?
-Diciamo che fanno schifo.
Rise ancora.
-Okay, ci sto. Ti dispiace se non mi cambio? Davvero non mi va.
-Figurati. Vieni entra.
Il gioco era fatto. Era mia. Percorremmo il vialetto in silenzio, un silenzio carico di intesa e tensione. Chiusa la porta dietro di noi, la voglia di afferrarla e iniziare a scoparla fu forte, ma resistetti.
-Ti do una mano con le pizze?
-Sì, grazie. Sono in freezer.
Il freezer era sotto il frigo. La osservai mentre si piegava, e non potei fare a meno di guardarle il culo. Come avrei voluto prenderla e incularla lì, all'istante...
Mangiammo seduti al tavolo della cucina, parlammo e vedemmo la tv. Mentre scorrevo tra i vari canali, mi capitò di imbattermi in un film erotico. La scena vedeva una donna intenta a fare un pompino a quello che sembrava il suo amante. Immaginai noi due al loro posto. Anche le nostre etá erano simili a quelle degli attori: io quarantenne, lei con qualche anno in meno.
-Che faccio, cambio?
Lo dissi scherzando, e lei colse la palla al balzo.
-Tu che dici?
-Non so, dimmelo tu. A me non dispiacerebbe...
Continuai a divagare pur di non perdere di vista l'idea centrale: scoparmela. Poi lei iniziò ad accarezzarmi lentamente la coscia, ma io feci finta di nulla affinché continuasse.
-Secondo me dovresti cambiare. Non è il momento di vedere queste cose.
Le sue parole, in un contesto diverso sarebbero parse come un serio monito a smetterla di provarci in maniera così palese, ma il contesto di cui oggi mi trovo a scrivere era tutt'altra cosa. Con quella frase, vole dirmi: scopiamo!
-Allora faccio come vuoi tu, spengo.
Le sue mani continuavano ad andare sempre più su, sempre più verso il mio cazzo di roccia. Era giunto il momento.
Le presi la mano e gliela misi proprio lì, lei strinse con forza e io la bacia. Le sue labbra carnose, rosse come il sangue, erano mie.
Continuammo a lavorare con la lingua, mentre lei iniziò a slacciarmi i pantaloni, infilò la mano nei miei boxer e iniziò a palpare. Io ovviamente la lascia fare e mi preparavo a ricevere un bel pompino. Inizialmente mi segò, facendo su e giù sulla mazza e giocando con le mie palle, poi si scostò i capelli dal viso e iniziò a succhiare.
Cazzo, quanto era brava! Mia moglie in compenso era nulla.
Lo succhiava con maestria, prima lavorandomi la cappella, poi prendendolo tutto in bocca fino alla gola.
Io le misi la mano dietro la testa e cominciai a spingerla sempre più verso il mio uccello duro come il marmo. Ciò che mi mandava fuori di testa era il fatto che mi fissasse con sguardo da vera pervertita, con quel sorriso malizioso riempito dal mio membro.
-Vai continua, sì. Come sei brava, vai...
Quando smise di succhiare, mi sbottonò la camicia. Ancora una volta fece tutto lei. Era vogliosa, e non avevo alcuna intenzione di fermarla. Ora mi trovavo a petto nudo. Continuò con il bocchino per un altro po', poi ci spostiamo sul divano. Lei si stese a gambe aperte, io mi sfilai pantaloni, mutande e scarpe, dopodiché giunse il mio turno.
Lentamente le sbottonai la camicetta, gliela levai e presi a palparle il seno. Che tette! Era sicuramente una quinta. Sode e perfette. Non volevo ancora sfilarle il reggiseno, così mi misi su di lei e la baciai, poi con la lingua cominciai a scendere sempre più giù, sul collo, poi sul petto.
Tolto il reggiseno, mi ritrovai di fronte ad uno spettacolo raro. I suoi capezzoli turgidi aspettavano solo me. Li stimolai, prima con le dita, poi con la lingua. Le tette mi ricoprivano la faccia, e ovviamente non potei fare a meno di infilarci il cazzo in mezzo. Non avevo mai ricevuto una spagnola, e devo dire che trattarsi dallo sborrare fu davvero difficile. Quelle poppe enormi avvolgevano il mio cazzo, che finì ancora una volta nella sua bocca. Stavolta però prese velocità. Me lo succhiava da vera troia esperta, ma venire in quel momento non era per nulla la mia idea.
Le abbassai la zip, le tolsi i pantaloni, e le strappai le mutande nere in un attimo.
La fica era completamente depilata come piace a me, mi inginocchiai e iniziai a leccarla. Che meraviglia!
Le grandi labbra erano grosse e strette, e la mia lingua le penetrava venendone circondata con delicatezza. Leccai a lunga, da sopra fino sotto, da destra a sinistra, soffermandosi in particolare sul clitoride che si andava gonfiando. Infilai il primo dito, poi il secondo, poi il terzo. Una volta estratti fuori, li leccai per bene. Che odore eccitante il suo!
Non potevo aspettare oltre. Ora che era bagnata e gemeva in preda alla voglia, le infilai il mio cazzo. Lei era sotto di me, e subiva i miei affondi gemendo eccitata. Dapprima lentamente, facendole sentire la cappella farsi strada, presi velocità, e le botte cominciarono a farsi sempre più rapide. Lei si aggrappava a me con forza, mentre io le baciavo il collo e le labbra.
La fica era sempre più bagnata, e quesi bollente.
-Sii, vai in fondo, siii...
Gemeva impazzita, e io con lei. Poi cambiammo posizione. Io mi sedetti sul divano, e lei, dandomi le spalle, si sedette sul mio cazzo arrapato. Una volta giunta fino alle palle, iniziò a saltare mantenendosi a me, mentre io le strizzavo le tettone così forte che credetti stesse urlando per il dolore.
Andammo avanti così ancora per un po', poi decisi che la tappa finale sarebbe stato il suo culo. Così le dissi:
-Ora andiamo in camera e ti sfondo.
-Non vedo l'ora di essere inculata.
Ci fiondammo in camera correndo. Le sue tette rimbalzavano, e io ne approfittai per sprofondarci ancora una volta il viso in mezzo.
-Dai, lo voglio in culo.
-Preparati.
Si volto e si mise a pecorina. Io ero pronto, quando lei, carponi, si avvicinò al mio comodino, e piegò la cornice con la foto di famiglia. La fermai.
-No, non farlo. Così mi eccito di più!
Il suo sorriso malizioso era tornato. Si piegò il più possibile, e io potei ammirare il suo bel buchetto pronto ad essere penetrato.
Il suo culo era fantastico. Uno di quelli che si vede solo nei porno. Si vedeva chiaramente che faceva palestra: era sodo, grosso e senza un filo di cellulite.
Baciarlo fu come vedere il paradiso. La sentivo genere e aumentavo il ritmo. Sputai e continuai con la lingua. Quando il buco fu sufficientemente dilatato, le infilai il cazzo, fino alle palle. Urlò per il dolore, e mi supplicò di farlo ancora.
Un'altra penetrazione completa. Un altro gemito. La botta fu talmente forte che dovette mantenersi alla spalliera del letto.
Continuai a incularla, mentre con le dita giocavo nella sua vagina bagnata, talmente bagnata che si potevano vedere le gocce colare sulle lenzuola.
Quando sentii che stavo per venire, glielo misi in bocca. Lei succhiò, vogliosa di ingoiare.
Sborrai una quantità inaudita di sperma, che le finì in faccia e sulle tette. Ingoiò tutto il possibile, poi ci stendemmo, io dietro di lei, e ci addormentammo.
Una notte del genere non la vivevo da una vita. Quando mi svegliai ero euforico, ancora eccitato e ubriaco del suo corpo. Delle sue tette, del suo culo, della sua bocca, della sua fica.
E anche volendomi sforzare, non riuscii a trovare nel mio animo il più piccolo segno di pentimento.

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