Cameratismo in caserma

Scritto da , il 2019-09-14, genere gay

Quando decisi di entrare nell'Arma, certo non immaginavo le immense soddisfazioni che questa mi avrebbe offerto. Non mi riferisco solo al lato strettamente professionale...
Giunto in caserma, fui accolto con molto calore da Giovanni, un bel ragazzo moro e simpatico. Fin da subito tra noi nacque una bella amicizia, e il mio carattere un po' introverso e timido risultava essere perfettamente bilanciato col suo, più focoso e aperto. Giovanni però non era l'unico a piacermi. Con lui c'erano anche Filippo, detto Big Jim, un vero colosso tutto muscoli, nonché il più grande di età fra tutti noi; Enrico, noto per essere il playboy della compagnia, biondo e con fantastici occhi azzurri, e Marco, migliore amico di Enrico, anche lui un bel ragazzo, castano e fisicato.

I primi mesi in caserma non furono niente di ché; l'eccezione era la mia amicizia con Giovanni, con cui la sera ci divertivamo ad andare a rimorchiare nei pub. Nel tempo di libertà che ci veniva concesso non esitavamo a recarci all'Ics, il pub più noto della città; nelle nostre scorribande non mancava mai la birra, e spesso tornavamo in caserma un po' brilli. Ad ogni uscita Enrico rimorchiava una, maledetto lui. In quel periodo, quando compresi che non disdegnavo affatto il cazzo, mi sarei fatto sbattere volentieri da lui, ma ahimè non ho la figa. Il che non costituì affatto un problema...

Una di quelle notti brave, uscendo dall'Ics, il clima si fece particolarmente bollente, e non stavo più nella pelle di combinare qualcosa.

Come al solito, io stavo vicino a Giovanni, mentre Enrico, Filippo e Marco cantavano e urlavano, facendo un baccano maledetto. All'improvviso, Filippo dice che deve pisciare, così si volta, si avvicina al bordo della strada, fortunatamente deserta, e inizia a farla davanti a noi.
-Frocetti, guardate che cazzone qui!
Tutti ridevano e scherzavano, mentre io ero in un altro mondo. Quel colosso aveva davvero una cazzo enorme!
Anche Marco si mise a pisciare, e nel mentre simulava una sega a Filippo, a un passo dal coma etilico.
Tornammo in caserma, molto lentamente, con Giovanni che rimproverava gli altri per aver bevuto troppo, e io che cercavo in qualche modo di far sì che si reggessero in piedi.
Giunti a destinazione, tirammo tutti un sospiro di sollievo. Gli altri erano in servizio, e la caserma era tutta per noi.
Enrico vomitò nel wc, mentre Filippo sbraitava steso sul letto.
-Dai Stè (Stefano sono io), vieni qui e fammi una pompa!
-Nemmeno se mi paghi ti succhio il pisellino che ti ritrovi.
Sapevo che dicendo così l'avrei provocato e speravo che rispondesse.
-Se pensi che abbia il pisellino, vieni qui a toccarlo.
-Filippo, sei ubriaco, non dureresti nemmeno un minuto.
Giovanni prese "le mie difese" e scoppiammo a ridere. In quel momento dal bagno uscì Enrico che si era ripreso un po'. Era in boxer. Ma non boxer normali: boxer bianchi. Come piacciono a me. La forma del cazzo era perfettamente delineata, e a guardarlo mi venne duro.
Marco iniziò a spogliarsi per andare a dormire, e in men che non si dica anche lui rimase in slip.
Non era la prima volta che li vedevo così, ma quella notte, forse a causa dell'alcol, volevo essere la loro troia. Dovevo provocarli.

Mi sfilai anch'io maglietta e jeans. Filippo mi sculacciò e disse:
-Ma sai che hai proprio un bel culetto?
Anche Marco si venne a stendere sul letto e mi diede una bella pacca sul sedere. Cazzo, ero arrapatissimo. Giovanni, che aveva finito di fumare, ritornò da noi.
-Giová, guarda qua che culo che abbiamo!
Giovanni rise, e si avvicinò a me abbassandomi le mutande per far vedere a tutti il mio didietro. Ora immaginate la scena: avevo il culo in bella mostra, ed ero a pecora sul letto insieme a quattro manzi etero mezzi nudi.
-Allora, lo vuoi controllare adesso il pisellino?
Non ebbi il tempo di rispondere che Filippo aprì le gambe, mi prese per la nuca e mi spinse la testa verso il suo cazzo. Fingere di essere solo divertito era sempre più difficile. Cose di quel tipo succedevano spesso tra noi, ma erano solo giochi innocenti. Io invece volevo fare un pompino a tutti quanti.
-Ti piace eh?!
-Ma per carità!
Mentre tra me e Filippo andava avanti così, provocandoci a vicenda, con lui che "me lo metteva in bocca" e io che simulavo di succhiarlo, Marco, Giovanni ed Enrico continuavano a giocare con il mio culone, dandogli pacche e accarezzandolo con vigore. Giovanni poi mi afferrò dai fianchi e mi mordicchiò vicino al buco. Ormai non si trattava più di semplice cameratismo: quelli erano i preliminari di una gang bang!

Enrico si andò a sedere vicino a Filippo, contro lo schienale del letto. Era in boxer bianchi e aveva il cazzo barzotto. Mi prese la mano e se la portò sull'uccello.
-Dai, fammi una sega.
Ovviamente non era serio (non troppo almeno), ma io infilai un dito nella biancheria, giusto quanto bastava per arrivare alla cappella: ci eravamo intesi, e Filippo ci guardò. Voleva essere coinvolto!

Così, mentre scappellavo Enrico, Filippo mi stuzzicava i capezzoli. Io però ero stufo di limitarmi a qualche toccatina. Afferrai il cazzo di Enrico e iniziai a segarlo.
-Ehi ehi ehi, ma che succede qui?
Marco capì tutto, e quindi anche Giovanni. Ormai era evidente.

Enrico allora si sfilò i boxer bianchi e mi prese per la testa:
-Facci vedere come lo succhi bene.
Non me lo feci ripetere due volte! Aprii la bocca e lascia che la sua mazza mi arrivasse in gola. Cristo, che cazzo fantastico! Anche Marco si sfilò le mutande.
-Dai su, succhia anche qui.
Mi staccai dal primo uccello e subito mi gettai sul secondo. Prima giocai un po' con la cappella, dopodiché tutto in bocca.
-Brava così... non ti fermare, continua...
Filippo si segava vicino ad Enrico. Il suo era il cazzo più grosso. Sembrava finto: non era solo lungo, ma anche bello massiccio. Lui sarebbe stato il prossimo.
Continuavo a sbocchinare quelle due ciole, prima una poi l'altra, senza fermarmi per un solo secondo. Poi sentii Filippo afferrarmi per le braccia e mettermi dinanzi a lui. Mi strattonò con forza, e ammetto che mi fece un po' male. Mise le sue mani dietro il collo e mi premette contro il suo cazzo. Mi arrivò tutto in gola, grosso com'era. Non riuscivo a respirare. Mi dimenavo per staccarmi, ma quel colosso era una bestia.
-Dai su, ora lascialo.
Giovanni, ancora una volta, prese le mie difese. Gli altri ridevano.
-Ti prego non rompere il cazzo, stiamo solo giocando. Vero Stefano? Vuoi continuare a succhiarmi il cazzone?
E secondo voi rispondevo di no?!
Ripresi a fargli un pompino, nonostante l'urto del vomito fino ad un secondo prima. Nel mentre segavo gli altri.
Poi mi sentii qualcosa prendermi da dietro. Giovanni si avvicinò al mio orecchio e sussurrò:
-Non ti starai dimenticando dal tuo migliore amico?
Ma certo che non l'avevo dimenticato. Fin dal primo giorno avrei voluto prendergli il cazzo in bocca, e ora che ne avevo l'occasione non mi tiravo mica indietro.
-Continua con loro. Io sarò il gran finale.
Feci come mi aveva detto. Continuai con loro ancora per un po'. Mi divertivo a passare da una mazza all'altra, giocando con la lingua sulle loro cappelle rosse, che poi infilavo in bocca, tutto voglioso. Loro sembravano impazziti, e mi trattavano come se fossi la loro troia. E in effetti lo ero.
-Ora tocca a me!
Era Giovanni finalmente. Mi misi a pecora davanti a lui, lo fissai negli occhi, e mentre continuavamo a guardarci iniziai a massaggiarlo. Le mie dita scorrevano sulle palle e poi lentamente sull'asta, fino al glande. Lo baciai sulla punta del cazzo, senza smettere di fissarlo. Sentivo la cappella liscia scivolare sulle mie labbra, con calma, piano. Giovanni era delicato ed estremamente sensuale. Mi scopava con gli occhi. Poi aprii la bocca, e la richiusi sull'uccello. Lui emise un gemito di piacere.
-Sì così, vai così...
Andava sempre più in profondità, fino a quando non mi era tutto in bocca. Lo sbocchinai per bene, per minuti, mentre gli altri guardavano e si segavano e mi sculacciavano.
Poco dopo Filippo mi avvisò che stava per sborrare, così finii di segarlo io. Anche Marco sborrò, ma questa volta volli che lo facesse sul mio petto. Ciucciai un altro po' la ciola di Enrico, dopodiché venne anche lui. Mancava solo Giovanni.
-Dai Stè, lo sappiamo che ti piace Giovanni. Offrigli qualcosa di speciale.
Lo guardai negli occhi: aveva capito.
Mi stesi sul letto con le gambe aperte, lui si avvicinò, sputò sul mio buchetto e me lo leccò per bene. Gli altri erano tutti attorno a noi, e lo aiutavano a lubrificarmi il culo.
Prima di entrare si chinò sul mio viso e mi baciò.
-Ora ti sfondo.
Mi penetrò lentamente, allargando le pareti del mio culo voglioso di cazzo. Quindi proseguì con ritmo martellante, dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori. Le sue palle sbattevano sulle mie chiappe, i miei piedi sulle sue spalle, lui completamente sopra di me. Continuò così, sfondandomi come si deve. Quanto avevo aspettato quel momento!
Quando giunse il momento di sborrare rallentò. Io mi segavo all'impazzata, sul punto di venire. Sborrai come mai prima d'ora, poi toccò a lui. Mi venne dentro. La sua sborra calda colava dal mio buco ormai distrutto.
-La vuoi assaggiare?
-Sì ti prego.
Passò l'indice nel mio culo, con delicatezza, e me lo pose sulle labbra. Che delizia!
-Ne voglio ancora.
Rifece lo stesso gesto. Mi infilò in dito in bocca e lo estrasse solo quando ebbe la certezza che avessi ingoiato tutto.
Gli altri erano andati a pulirsi o a dormire. Non mi importava. Avevo preso quattro cazzi contemporaneamente, ma il suo era quello che desideravo di più. Ci guardammo ancora. Lui mi diede un altro bacio, rapido come il primo, quasi su vergognasse. Io avevo ancora il culo pieno del suo sperma. Chiusi gli occhi e lo sentii sussurrare: È solo l'inizio.

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