Vacanze in Sardegna 1°

Scritto da , il 2011-06-04, genere sentimentali

Questo è un racconto di fantasia ed ha scopo di giocoso intrattenimento, pertanto ogni riferimento a persone, cose e luoghi reali è puramente casuale.

Commenti e valutazioni sono sempre ben accetti.

VACANZE IN SARDEGNA 1 Parte

Si avvicinava l'estate e Anna e Roberto, una coppia non più verde di conviventi, avendo deciso di andare in vacanza, ricercarono su internet una località sulla riviera orientale della Sardegna e individuato un piccolo borgo quasi sconosciuto sul mare prenotarono, il traghetto ed ispirati dal nome, una pensioncina tipica, apparentemente modesta ma fornita di tutti i comfort moderni che la ponevano di fatto ai vertici alberghieri di locali ben più famosi della zona.
Anna, vedova da un paio d'anni, una figlia di 27 in procinto di sposarsi, di professione impiegata, è una morettina di 52 anni, capelli corti, due vispi occhietti verdi, un seno di una seconda un po' abbondante ancora in splendida forma nonostante una gravidanza ed il tempo passato, gambe dritte e sottili ed un ventre appena pronunciato che le conferisce una sensualità pacata ma profonda ed un carattere dolce e gradevole.
Roberto, separato da poco con un figlio ormai adulto è un normale uomo di 56 anni, 174 cm di altezza per 72 kg di peso, capelli corti brizzolati sale e pepe, ancora prestante ed un carattere affabile e riflessivo.
Il giorno prefissato, caricati i bagagli sull'auto, partirono di buon mattino usufruendo dell'autostrada per lasciare la pianura padana in direzione Genova dove nel tardo pomeriggio presero il traghetto diretti al porto di Olbia.
Sbarcarono al mattino avanzato dopo una notte di navigazione tranquilla, indi senza fretta presero la via in direzione sud per dirigersi alla loro meta, la poco conosciuta località di . . . . . . . . . . . . non lontano da S. Teodoro.
Fecero tappa lungo il cammino per pranzare in un locale decoroso ma un po' anonimo e nel pomeriggio arrivarono nel paesino di . . . . . . . . . . . . . . meta del loro viaggio.
Trovarono pur con qualche incertezza la pensione dove erano prenotati e dopo le presentazioni alla reception, dove fecero conoscenza di Giovanni, proprietario nonchè gestore del locale e sistemate le loro cose nella camera assegnata, uscirono subito a fare un giretto di perlustrazione e prendere confidenza con i luoghi.
Tornarono verso sera e, consumata una semplice ma deliziosa cena a base di pesce che accompagnarono con un delicato ma gustoso vinello locale, uscirono di nuovo per una breve passeggiata in paese per sgranchirsi un poco per poi tornare presto in pensione, provati dal viaggio tutto sommato lungo.
L'indomani si alzarono sul tardi e dopo una leggera colazione andarono in spiaggia dove si abbronzarono al caldo sole di inizio estate.
Intanto si approssimava l'ora dello spuntino che consumarono sul posto per evitare la scocciatura del solito rito del pranzo “torna in pensione, renditi presentabile, pranza, fai il pisolino, cambiati e torna in spiaggia” cosa invero molto seccante e monotona.
Dopo il rapido pasto ciondolarono un poco appisolandosi al sole come lucertole, finchè passato l'abbiocco, notarono un vecchio pescatore che canna in mano insidiava la fauna marina ed incuriositi si avvicinarono per scambiare due chiacchiere e spettegolare sull'andamento della pesca.
Con sorpresa trovarono una persona imbiancata dal tempo ma gioviale, frizzante, curiosa ed attenta alle cose del mondo che parlando del più e del meno li aggiornò sulla storia locale con le sue curiosità e piccoli segreti finchè dopo una strizzata d'occhi ed essere stati definiti “una giovane coppia di innamorati”, vennero messi a conoscenza di una piccola caletta nascosta con una deliziosa spiaggetta di sabbia dorata pressochè deserta in quanto di non immediato accesso, di cui, ridacchiando sotto i baffi imbiancati dal tempo, magnificò la notorietà tra i giovani e non solo in quanto l'uso era tradizionalmente riservato alle prime avventure amorose, faccenda risaputa da tutti tanto che, se risultava occupata, i nuovi arrivati avevano l'accortezza, consolidata da sempre, di allontanarsi senza disturbare minimamente, tuttalpiù salutando amichevolmente.
Passò poi a vantare altre peculiarità della zona sia culinarie, magnificando alcune specialità e certi vini che geografiche, i ruderi di una villa romana, un nuraghe ancora in buono stato ed un complesso di rocce, famose perchè usate dai locali e non solo per ingraziarsi il fato e favorire la procreazione alle donne in difficoltà di fertilità.
A pomeriggio inoltrato ringraziarono l'anziano pescatore per la gradevole compagnia e le interessanti notizie e ridacchiando al pensiero delle curiose usanze locali, tornarono alla pensione dove, dopo una doccia rinfrescante, si prepararono per la cena oramai prossima.
Dopo la soddisfacente cena seguita da un assaggio di mirto fatto in casa, presero a passeggiare per il piccolo borgo chiacchierando piacevolmente di loro due, di come fossero stati baciati dal fato per essersi conosciuti, incontrati e trovandosi in sintonia su tante cose, essersi risolti a convivere per condividere la vita giurandosi amore eterno che valutarono sarebbe andato anche oltre la morte.
Si raccontarono qualche barzelletta ridendo di gusto, commentarono qualche pettegolezzo preso dai rotocalchi specializzati e poi si diressero verso la pensione essendosi fatto un po' tardi per l'indomani.
Il mattino dopo si alzarono di buon'ora e dopo aver fatto colazione con le deliziose marmellate locali, presero il cestino per il pranzo al sacco, uscirono e si diressero di buon passo verso la caletta descritta dal pescatore.
Dopo una buona mezz'ora di cammino sostenuto e non senza qualche incertezza, dovuta al fatto che effettivamente era nascosta per bene, arrivarono finalmente alla caletta che apparve circondata da basse collinette rigogliose di una fitta vegetazione terminanti in una moderata scogliera a strapiombo sul mare che nascondevano a sguardi indiscreti una spiaggetta di sabbia dorata a forma di falce di luna ed un tratto di mare di un verde smeraldino.
La caletta in effetti aveva la particolarità, dovuta ad un gioco di prospettive e conformazione che chi l'occupava non era distinguibile da un eventuale visitatore, tutelando ancor più un luogo veramente delizioso, di un'intimità unica, fantastico, quasi appartenente ad un altro mondo e persino superiore alle descrizioni entusiaste del pescatore.
Accertatisi che la caletta fosse deserta, memori delle usanze locali, scesero in spiaggia e sistemati ombrellone e teli si sdraiarono a godere la pace e una oziosa tranquillità che contavano di assaporare durante le desiderate vacanze, poi lei chiese a Roberto di spalmarle l'olio solare indispensabile per le prime volte al sole, cosa che lui fece con estremo scrupolo senza trascurare alcuna parte di pelle esposta.
Si appisolarono e dopo un'oretta di riposo totale cullati dal mormorio della risacca accompagnato da una lieve brezza, pigramente ripresero contatto con la realtà e optarono per due passi sulla battigia per esplorare i confini della splendida spiaggia.
Ritornati dall'esplorazione si rimisero a prendere il sole e Anna incoraggiata dalla solitudine del luogo e dal fatto che nessuno avrebbe violato il loro angolo di paradiso si tolse il reggiseno e gli slip per una tintarella integrale.
Chiese poi altro olio solare che Roberto provvide a spalmare con abbondanza e con una voluttuà che lei, inaspettatamente, parve gradire assai, tanto che lui continuò con coccole e carezze insistendo particolarmente sui seni che già mostravano due capezzoli inviperiti che pareva gridassero ancora, ancora e giratala proseguì sulle spalle, sulla schiena scendendo sui glutei insinuandosi nel solco che li divide fino a sfiorare il fiorellino per poi proseguire sull'interno cosce, dietro le ginocchia fino alle caviglie, in un ritmico va e vieni che lei interruppe a bruciapelo con l'insolita richiesta di carezze particolarmente approfondite.
Roberto si chinò per darle un bacio, sorpreso e grato da tanta richiesta e cominciò a sfiorarla qui e là delicatamente senza apparente metodo ma con un tocco sapiente e leggero, lì per lì quasi evanescente che sembrava non produrre risultati ma che pian piano faceva aumentare in lei il desiderio poi ampliò la zona, arrivando al pube impudicamente esposto al sole accarezzandolo lievemente, provocando un lento ma progressivo inturgidimento della labbra del sesso che piano piano si schiusero lasciando intravedere il fiore nascosto che cominciava ad imperlarsi di umori, il clitoride che parimenti turgido assomigliava sempre più ad un piccolissimo pene fino ad appoggiarvi il palmo della mano esercitando un po' di pressione mentre con le dita solleticava la splendida rosellina sottostante che si apriva sempre di più.
Anna cominciava a dare segnali che il desiderio cominciava a salire lanciando ogni tanto mugolii di piacere ad avere fremiti incontrollati che aumentavano in entrambi il desiderio profondo di contatto, intimità carnale, di fondersi in un corpo solo come avevano già sperimentato più volte, una fusione totale, appagante e profonda che di due corpi riusciva a farne uno dotato per di più di un'anima sola anche se per poco tempo.
Lui continuò a titillare, sfiorare, toccare, ora delicatamente, ora con più energia con lei che cominciava fremere, a rilasciare copiosamente umori finchè ormai preda di singulti irrefrenabili lo attirò a sè e con voce roca gli disse: dai dammelo ti prego che non ne posso più......
A tanta richiesta Roberto non si fece pregare e cominciò a sfiorarle il sesso con il glande, a tentare di forzarne l'ingresso ormai spalancato alla splendida vagina rosa fradicia di umori, ritraendosi improvvisamente per poi ritentare l'approccio facendole scorrere il glande, anche lui imperlato dal liquido chiaro, vischioso ed un po' salato che annunciava i prodromi del piacere maschile, dal clitoride al fiorellino dell'ano provocandole involontarie contrazioni che le aumentavano a dismisura il desiderio, costringendola ad implorare perchè non riusciva più a contenersi, ormai sull'orlo di una dolce frenesia.
Improvvisamente lo introdusse di colpo strappandole un lungo gemito di piacere misto a sorpresa, continuando poi con un susseguirsi di colpi ora lenti e profondi, ora parossistici e superficiali fintanto che lei cominciò ad irrigidirsi sciogliendosi poi in un orgasmo totale che veniva dal profondo culminando in un lungo rantolo di piacere protratto per un tempo indefinito mentre anche lui di riflesso godeva intensamente dentro di lei per poi fermarsi ad assaporare le ultime contrazioni del sesso di lei.
Dopo un po' si riscossero lentamente, gli occhi umidi di gioia amorevole, la mente ancora appannata da quel godimento profondo ed appagante che li estraniava dal mondo e dai suoi ritmi e giacquero esausti a riprendere fiato, mentre il tempo pareva essersi fermato.
Dopo aver ripreso vigore si accorsero che l'imprevisto exploit sessuale aveva smosso appetiti latenti e nudi nati con i sessi ancora fradici di umori e sperma, incuranti delle convenzioni che avrebbero suggerito di pulirsi e vestirsi, con l'eccitazione di due ragazzi apparecchiarono un pic-nic di fortuna e si accinsero a consumare il pranzo contenuto nel cestino portato dalla pensione.
Terminato il gustoso spuntino confortato da quel buon vinello locale, gentile omaggio di Giovanni, videro avvicinarsi due figure che però, non appena resisi conto della loro presenza, dopo alcuni gesti di saluto si allontanarono rapidamente, confermando l'uso cortese della caletta fatto dagli abitanti del paese.
Dopo essersi spalmati nuovamente di filtro solare si stesero al sole e giacquero a riposare ridendo al pensiero che avevano usurpato lo spazio riservato ai giovani, tali e quali però si sentivano anche loro nonostante la non più verde età.
Dopo parecchio tempo passato al sole come lucertole, accortisi dell'ora ormai avanzata, decisero di fare il bagno, ovviamente nudi, in quel delizioso mare, di un verde trasparente come ai tropici, calmo, tiepido, dai fondali poco profondi ma luminosi e ricco di vita, lavando via i postumi dell'amore, ridendo e scherzando come bambini, inframmezzando momenti ludici a nuotate vigorose e godendo di quella calda intimità come ragazzi mai sazi di felicità.
Usciti dall'acqua si diressero all'ombrellone dove si asciugarono, lui le fece un massaggio rilassante, si vestirono con calma, raccolsero con cura ogni rifiuto della loro presenza per lasciare intonso quello splendore di posto e, preparati armi a bagagli, lasciarono quell'angolo di paradiso per ritornare in pensione.
Durante la risalita verso il sentiero che li avrebbe portati in paese scoprirono la piccola sorgente indicata dal pescatore che però avevano completamente scordato, distratti dalla bellezza del luogo, aggiungendo la sorpresa di trovare una fonte di fresca acqua dolce e per di più dotata di particolari proprietà, alla sorpresa della deliziosa caletta dove avevano appena trascorso momenti di indicibile felicità che mai avrebbero scordato.
Il vecchio pescatore aveva detto infatti che l'acqua della fonte che finiva in una specie di bacile naturale prima di disperdersi in mare, pareva avesse delle proprietà particolari provocando in chi la beveva un dolce effetto afrodisiaco sia psicologico che fisico aumentando se possibile il livello di innamoramento ed un più acuto desiderio fisico per il partner.
Stranamente però questo effetto era limitato ad un breve tratto intorno alla fonte per cui risultava inutile prelevarne per portarsela via con il risultato che o la consumavi sul posto (in tutti i sensi ) o non era di nessuna utilità poichè anche come acqua minerale non era un granchè speciale.

Il mattino avanzato li colse che dormivano saporitamente e dopo aver preso contatto con la realtà si prepararono a scendere in sala da pranzo dove consumarono la gradevole colazione resa ancora più attraente da saporiti frutti locali trasformati in spremute deliziose.
Chiesero informazioni per noleggiare un'auto in quanto la loro era ferma per un piccolo inconveniente e necessitava di un ricambio che tardava ad arrivare e Giovanni, il proprietario della pensione, saputo che volevano fare un giro culturale per visitare il nuraghe, le rovine della villa romana e le famose rocce antiche, molto gentilmente propose loro di utilizzare la propria auto in cambio di un modesto rimborso spese che venne prontamente accettato.
Dietro le indicazioni ricevute partirono alla scoperta di quell'angolo di Sardegna ancora verde e rigogliosa seguendo la strada indicata che si snodava con dolci saliscendi in un bellissimo panorama di basse colline inframmezzate da qualche cima rocciosa svettante oltre la media e dopo poco più di mezzora giunsero alla piana dove sorgeva il maestoso nuraghe, uno dei pochi ancora integri, dove girovagarono per i sentieri che lo circondavano, ammirarono stupiti il vasto complesso di pietra per assorbirne le energie che ancora emanavano da quei luoghi antichi, pieni di storia e un po' misteriosi.

Lasciarono lo storico sito per recarsi alle rocce magiche che raggiunsero in poco più di una mezzora d'auto per rimanere senza fiato dalla sorpresa, un gruppo di rocce frastagliate che emergevano dal falsopiano circostante svettanti per un centinaio di metri, larghe un mezzo kilometro con la particolarità che quasi al centro vi era una specie di sedile appena abbozzato contornato a mò di semicerchio sulla parte posteriore da rocce di varia fattezza come una muraglia per difenderlo da chissà quale pericolo.
Un cartello raccontava sommariamente le vicende del sito durante le varie epoche, spiegava come veniva utilizzato dalla gente del posto per scopi curativi dell'infertilità femminile e preventivi in generale per acquisire forza e vitalità dalle potenti energie sconosciute che il posto emanava, energie evidentemente femminili in quanto pur essendo il luogo aperto a tutti, era noto che sugli uomini non sortiva alcun effetto.
Anna si sedette su quella specie di trono e dopo qualche attimo improvvisamente si sentì strana, come sospesa, come rimescolare tutta, le sembrò che l'aria diventasse più tersa, la luce fosse diversa ed il sole la riscaldasse di più, quasi fosse di un altro sistema solare, perdendo un po' contatto con la realtà fino a che un po' stordita si riscosse e si rialzò rimanendo ferma in piedi accanto a quella specie di trono.
Roberto, osservata la scena e notando il cambiamento di lei, le chiese premuroso se stava bene avendo una espressione e colorito del viso diverso dal solito anche se solo per qualche momento visto che si stava riprendendo, al che lei disse qualche momento? ma se sono stata seduta per almeno mezzora....e non sono mai stata meglio di adesso anche se sono un po' stordita.
Lui la guardò sorpreso delle sue parole e preferì rimandare le spiegazioni a momenti migliori considerando che intanto si era ripresa perfettamente.
Rimasero a godere del panorama come incapaci di lasciare quel luogo magico come ormai lo considerava anche lui che pur pragmatico ed un po' incredulo inizialmente l'aveva sottovalutato, vagarono intorno come per continuare ad assorbire quelle energie antichissime che parevano fluire intorno e che Anna sembrava gradire al massimo.
Dopo quasi un'ora presero la strada del ritorno stupiti ed ancora un po' piacevolmente scossi dalle esperienze vissute tanto da ripromettersi che prima di lasciare la Sardegna sarebbero tornati per un'altra visita in luogo così magico, fantastico ed unico come quello.
Qualche kilometro più avanti incontrarono l'agriturismo preannunciato dal proprietario della pensione e si fermarono per consumare il pranzo, stimolati anche da un certo languorino allo stomaco che piacevolmente avvertivano.
Assaggiarono alcune specialità locali precedute da un antipasto di lumache alla borgognona pur rimanendo sul leggero e con il piacevole vino rosso limitato solo a lei (codice della strada dixit) che mostrò di gradire gioiosamente tutto, dal locale, al menù, alla compagnia presente.
Presero un buon caffè e rimasero a chiacchierare piacevolmente delle vacanze in corso, della caletta segreta, del nuraghe e delle rocce magiche appena visitate con espressioni entusiaste su quanto vissuto in così poco tempo ma che già sembrava loro da sempre.
Roberto le ricordò del periodo trascorso sul sedile di pietra accennando al fatto che lei vi era rimasta 2 o 3 minuti al massimo ricevendo per risposta che lei, al contrario, era rimasta seduta per almeno una mezzora di intensa beatitudine e soddisfazione.
Si guardarono in viso perplessi ed incapaci di capire cosa fosse successo e chiusero la questione commentando che il senso del tempo è veramente personale con risultati sul suo trascorrere che a volte travalicano la realtà.

Pagato il conto, sorprendentemente di modesta entità, ripresero il viaggio verso la pensione dove sul cammino previsto avrebbero incontrato le famose rovine della villa romana purtroppo quasi cancellata dal tempo che raggiunsero dopo un'oretta scarsa.
La vastità ed imponenza della villa che si indovinava dai suoi ruderi era notevole, girarono intorno ad essi divertendosi ad indovinare l'uso e la composizione dei vari locali che le fondamenta suggerivano, immaginandosi di esserne i proprietari che in fase di costruzione programmavano la loro casa, studiando i particolari e le finiture che volevano realizzare.
Ammirarono alcune parti di statue, lapidi e marmi vari piacevolmente sorpresi che i romani, 2000 anni fa, avessero un tenore di vita, gusti, capigliature ed abbigliamenti con particolari che pur con le ovvie limitazioni e differenze fossero in fondo così simile alle nostre.
Esaurita la visita ripresero la via del ritorno e in poco più di mezzora fecero il loro ingresso nel paesino diretti alla pensione, dove riconsegnata l'auto e pagato il modesto importo richiesto, commentarono con Giovanni la visita, favorevolmente impressionati, le particolarità dei luoghi visitati evidenziando l'atmosfera pregna di antiche energie del nuraghe e piena di magia primordiale delle rocce.

Cenarono un po' in silenzio ancora scossi dalle esperienze misteriose della giornata e più tardi andarono a letto provati dalla giornata.
Il mattino dopo si alzarono pieni di energia e dopo i preliminari consueti partirono per la caletta che speravano libera e tutta per loro.
Arrivarono con un po' di apprensione che però svanì come neve al sole constatando che era libera e disponibile, prendendone possesso con sollievo misto ad impazienza.
Per prima cosa (vedi mai che funzionasse veramente) bevvero l'acqua gradevolmente fresca della fonte, poi sistemati ombrellone e teli, si spogliarono completamente nudi, vogliosi allo spasimo di godere di una giornata di sole in piena e tranquilla nudità si cosparsero a vicenda di abbondante olio solare e fecero un primo pisolino intanto che prendevano il sole.
Dopo un paio d'ore passate ad arrostirsi come lucertoloni, inframmezzate da ripetuti risvegli, pensarono che un bagno corroborante fosse la soluzione migliore per svegliarsi del tutto e correndo come ragazzini si tuffarono in mare ebbri di felicità si sbizzarrirono in fughe con acchiappo, brevi gare di nuoto, giochi acquatici di ogni genere compreso quello in cui lui,con immersioni improvvise, la palpeggiava e toccava ovunque, sordo alle proteste di lei che mimando una pudica fanciulla restia, diceva “ma no ma dai” tipico di una donna che in realtà vuole che il gioco continui.
Dopo un poco lui la prese in braccio, le diede un bacio famelico e la portò a terra deponendola sul telo dove continuò con baci e carezze con la manifesta intenzione di fare all'amore.
Lei gradì le sue avances dichiarandosi lusingata per le attenzioni ricevute e ricambiò afferrando con dolce fermezza il suo membro strattonandolo in giusta misura per portarselo alla bocca iniziando un lavorio di labbra, mani e gola che lui parve apprezzare moltissimo.
Qualche tempo dopo lui la fece girare su se stessa per ricambiare le attenzioni ricevute iniziando un sapiente lavoro di leccamenti, succhiamenti, leggeri morsi al sesso di lei che ormai grondava umori a josa e che lui imperterrito succhiava con passione intanto che con le dita esplorava tutto l'esplorabile, titillandole il buchino, introducendo dita ora in fica e ora nell'ano strappandole mugolii, sospiri e gridolini di piacere che attizzavano ancor più, se possibile, Roberto.
Scambiata la robusta dose di preliminari che li portarono più volte sull'orlo del godimento, alla richiesta di lei di averlo dentro di sé, si girò e cominciò a sfiorarle il sesso ormai fradicio con il glande umido, ad appoggiarlo sulla entrata del fiore, titillando, toccando, facendole balenare la penetrazione per poi ritrarsi, introducendolo parzialmente salvo poi sottrarsi con lei che spasimava sempre più rilasciando umori in quantità incredibili finchè lei si per porre fine alla spasmodica attesa dell'oggetto dei suoi desideri si mise a cavalcioni su di lui per dirigere l'assalto guardandolo negli occhi con tono di sfida, lo guidò dentro di sé destreggiandosi e dimenandosi per assecondare il suo piacere.

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