Vacanze in Sardegna 2° Parte

Scritto da , il 2011-06-04, genere sentimentali

Questo è un racconto di fantasia ed ha scopo di giocoso intrattenimento, pertanto ogni riferimento a persone, cose e luoghi reali è puramente casuale.

VACANZE IN SARDEGNA 2° Parte

Dopo un poco lui la fece cadere di lato e con un solo movimento improvviso la penetrò dolcemente ma profondamente, fino ai testicoli, strappandole un grido di soddisfazione mista a gioia e cominciò ad alternare movimenti frenetici con altri più dolci di entra/esci per poi ricominciare come prima con lei che rispondeva torcendosi, lamentandosi, chiedendo pietà per il piacere arrivato a livelli che credeva insuperabili fintanto che irrigiditasi e tesa come in catalessi esplose in un orgasmo mitico che la fece contorcere quasi avesse le convulsioni, gridare frasi sconnesse, ad ejaculare per la prima volta nella sua vita emettendo umori in quantità mai vista, seguito a ruota dal godimento di lui che stravolto di riflesso dall'orgasmo di lei le riversò nella fica, oramai sul punto di prendere fuoco, una quantità insolita di sperma che dopo pochi attimi si spandeva fuori dalla vagina tanti erano gli umori emessi da entrambi.
Calmati gli ultimi spasmi dell'orgasmo giacquero abbracciati per un'eternità, inerti ed incapaci di articolare movimento tanto era stato profondo e piacevole l'orgasmo provato che per qualche minuto li aveva fusi in una cosa sola, con un insolito pensiero che balenava nelle loro menti: l'acqua della sorgente.....
Piano piano riemersero nel mondo e lentamente cominciarono a scambiarsi apprezzamenti e complimenti, ricordarono piacevolmente sorpresi l'effetto dell'acqua della sorgente sentendosi innamorati come mai, ridacchiarono felici per poi valutare conveniente rifare un bagno per sciacquare via sudore, umori e sperma di cui erano abbondantemente cosparsi.
Questa volta fu un tranquillo bagno che li ritemprò non poco, uscirono dall'acqua, si asciugarono, bevvero ancora un poco dalla sorgente (non si mai) e si apprestarono a consumare il pranzo al sacco sollecitati dal robusto appetito che tutto il movimento nel frattempo aveva risvegliato.
Terminato il frugale ma gustoso pasto si stesero al sole per ritemprare le forze per poter affrontare le sfide del mondo con gioia.
Si svegliarono sul tardo pomeriggio piacevolmente stanchi e satolli di quanto vissuto al mattino, rimasero un poco a rigirarsi al sole godendosi la giornata a dir poco splendida e lei, cominciando ad avvertire un languorino al basso ventre, sintomo inequivocabile di un ritorno di sane pulsioni sessuali, pensò bene di assecondarle allungando una mano per accarezzare il membro che giaceva ancora inerte ma che dai primi fremiti fu chiaro che era cosa ancora per poco.
Lui, sornione fece finta di spisolare ancora per godere a pieno di quelle ambite attenzioni ma dopo poco, anche in considerazione dell'ormai intensa attività di lei, trovò conveniente “svegliarsi” e partecipare attivamente al gioco in atto.
Cominciò allora a toccarla, accarezzarla, a titillarle i capezzoli piuttosto inviperiti a leccarle quello che capitava a tiro, un seno, il ventre, dietro alle ginocchia, un gluteo, la fica che cominciava a bagnarsi aumentandogli l'eccitazione, al buchino dell'ano che si contorse spasmodicamente soddisfatto, per non parlare poi del clitoride che stava inturgidendo assumendo dimensioni considerevoli, per poi passare ai lobi delle orecchie ed al collo che la fecero ripetutamente scattare in movimenti inconsulti per fermarsi poi a darle baci profondi che definire di fuoco è riduttivo fino a focalizzare le sue attenzioni alla fica ormai aperta in mezzo a gambe parimenti aperte che gridava le sue voglie bagnandosi di brutto.
Grazie agli accorti leccamenti, toccamenti e titillamenti vari uniti ad aperture della vagina con dita in fica e dintorni che la sollecitavano a fondo, Anna godette di un lungo orgasmo calmo ma profondamente appagante che la lasciarono quasi tramortita con lui che con lievi carezze le comunicava il suo amore.
Svariati minuti dopo lei si riscosse piano piano e volle ricambiare il favore ricevuto sfruttando ogni mezzo disponibile, cominciando a tormentare il compagno succhiandogli i capezzoli, carezzandolo dovunque, pizzicandogli i glutei, graffiandogli la schiena e tormentandogli il membro con toccatine e sfioramenti fino ad impugnarlo saldamente e dopo averlo insalivato ben bene cominciando a lisciarlo delicatamente alternando leccatine ora superficiali ora profonde ora ingoiandolo tutto provocandogli tremiti e spasmi che la facevano sorridere di felicità.
Dopo un tot passato in tali gradite manovre lui si arrese risolvendosi in un orgasmo piacevolmente vissuto che le riversò tra le mani che continuarono a carezzarlo per poi leccare e succhiare avidamente le ultime gocce di sperma, un po' asprigno e salato ma comunque gradevole.
Pulito a sufficienza il membro che piano piano si stava rilassando, lei si allungò sopra di lui e lo baciò a bocca spalancata per sentirselo ancora suo al massimo grado possibile.
Roberto le diede della gatta in calore e lei rispose mimando le fusa di una micina in vena di coccole per poi scoppiare a ridere ebbri di felicità.
Rifecero il bagno rimanendo nell'acqua bassa per sciacquare via il frutto di tanta passione e per giocare come bimbi spruzzandosi acqua a vicenda, ridendo per un nonnulla come i ragazzi a scuola a cui basta alzare un dito per scoppiare in risate irrefrenabili e sazi di mare, ritornarono a riva per una accurata pulizia del luogo e prepararsi al ritorno in pensione dove arrivarono giusto per l'ora di cena.
Cenarono a lume di candela per festeggiare il primo anniversario della loro conoscenza ed accompagnamento, con delicate specialità locali.
Giovanni, venuto a conoscenza e intenerito dall'amore evidente che emanava dai due “ragazzini” preparò appositamente per loro con speciale menzione al “latte di seppia” in quanto per averne due coppette si deve trattare almeno 10 kg di seppie.
Quella sera, stanchi e satolli per la giornata parca di avvenimenti ma densa di emozioni andarono a letto relativamente presto per ritemprarsi al meglio.
Il mattino seguente se la presero comoda alzandosi più tardi del solito e scesero a far colazione alle nove passate, si fermarono a conversare con Giovanni a cui rivolsero sentiti complimenti per le sue capacità di cuoco e di padrone di casa squisitamente gentile ed accorto, estendendoli poi a tutti i paesani con particolare riguardo al pescatore che dopo opportuna descrizione il proprietario riconobbe nel vecchio Armando, definendolo un'amabile vecchia volpe.
Uscirono poi per fare un giro in paese a comprare piccoli presenti e souvenir da regalare agli amici per avere un ricordo di quelle vacanze veramente meravigliose, avevano già deciso che l'anno successivo sarebbero tornati non per cinque giorni ma per almeno quindici in quell'angolo di paradiso.
Fecero ritorno per l'ora di pranzo, consumarono un pasto leggero anche se sostanzioso per cominciare a riabituarsi alla vita monotona, pesante e ordinaria, un buon caffè e un goccio di mirto fatto in casa completò l'opera di sussistenza in corso.
Andarono a fare un breve riposino e poi si preparano per uscire a fare una passeggiata con la speranza di trovare il vecchio pescatore e scambiare due chiacchiere.
Vagarono qua e là per il paese poi andarono in spiaggia a prendere un po' sole nel punto dove la prima volta incontrarono Armando il pescatore che, come chiamato telepaticamente, dopo un'oretta si presentò per pescare al solito posto.
Si avvicinarono e dopo le presentazioni di rito iniziarono una piacevole conversazione che si protrasse a lungo, complimentandosi per le fantastiche avventure vissute grazie ai suoi disinteressati suggerimenti sui cibi, sul nuraghe, sulle magiche rocce, sulla favolosa caletta di cui tessero le lodi più sperticate, sull'amabile gente del paese e su tutte le altre cose ricevute.
Armando confermò il giudizio di Giovanni confermandosi un gustoso conversatore, amabile ed arguto in giusta misura, disinteressato e cordiale.
Verso sera, Roberto lo invitò a cena con loro e lui accettò di buon grado e senza problemi essendo solo al mondo.
Si lasciarono dandosi appuntamento alla pensione dove all'ora convenuta si ritrovarono per una cena a cui partecipò anche Giovanni che riuscì di liberarsi dagli impegni per fare loro compagnia.
Consumarono la gustosa cena accompagnata da vini locali veramente ottimi, degni di essere assaggiati in locali di fama, chiacchierando amabilmente con i due sardi che raccontarono gustosi aneddoti che fecero sbellicare dalle risa i quattro commensali, chiedendo ulteriori particolari sulle rocce magiche, il nuraghe e sulla acqua fatata della caletta, trascorrendo piacevolmente così un paio di ore da ricordare a lungo e terminando il tutto con una giusta dose di mirto fatto in casa da Giovanni che raccolse i consensi di tutti.
Quella sera andarono a letto contenti e soddisfatti con la ferma intenzione di tornare il mattino per un'ultima volta alla caletta ed al pomeriggio di fare una puntata alle rocce magiche per assaporarne ancora le antiche energie che emanavano, prima di lasciare a malincuore quel favoloso angolo di Sardegna.
Il mattino presto si alzarono in forma, pieni di entusiasmo, fecero colazione con una sottile frenesia sottopelle dalla smania di andare alla ormai “loro” caletta per paura di trovarla già occupata che però svani in fretta essendo libera quasi fosse stata prenotata per loro due innamorati persi.
Imboccarono il sentiero che scendeva alla spiaggia ed arrivati all'altezza della fonte fecero un'abbondante bevuta di quell'acqua fatata e sistemarono le loro cose per godersi, nudi come al solito, una mattinata di spiaggia in piena libertà.
Si cosparsero di ormai inutile olio solare e cominciarono a prendere l'ultimo sole di Sardegna ma dopo un'oretta non riuscirono più a controllare la sottile frenesia che li pervadeva, vuoi che fosse effetto dell'acqua o piuttosto la consapevolezza che il giorno dopo avrebbero abbandonato il paradiso e sarebbero tornati al purgatorio usuale, si guardarono in viso e si abbracciarono con la rapace smania di come fosse la prima volta.
“Rotto il ghiaccio” diedero il via ad un'appassionata ed infinita sequela abbracci, toccatine, carezze, baci appassionati dove capitava, pizzicotti, lievi morsi, leccatine, una roba mai vista che neanche ragazzini avrebbero avuto una foga così come loro.
Trascorso un tempo indefinibile ebbero un attimo di pausa e lui ne approfittò per lanciarsi a capo fitto sulla fica (che non aspettava altro per dire la verità) con leccate e succhiotti sperticati, aprendola più di quanto non lo fosse già di suo, mentre lei gli premeva le mani sulla testa quasi a volerlo fare entrare, a spingerlo contro se stessa, intanto che il lavorio di lingua e dita si propagava ovunque senza alcun limite.
Lei ebbe un primo orgasmo travolgente e si fermò un attimo ma quasi non se ne fosse accorta continuò freneticamente come prima fino a che un assalto al clitoride la stese con un secondo acuto orgasmo contornato di mugolii, gridolini e sospiri.
Si prese un attimo di pausa di cui Roberto approfittò, sentendosi senza fiato ormai, per poi dirottare le sue attenzioni ai seni ed ai capezzoli che disperatamente chiedevano coccole, succhiandoli, mordicchiandoli e titillandoli tanto che diventarono veramente e splendidamente enormi e carnosi.
A quel punto Anna con la fica in fiamme ed in fase di liquefazione dalla quantità di umori emessi si sollevò a cavalcioni su di lui e guardandolo fisso con occhi dolcemente strani, si accoccolò su di lui, si destreggiò col membro turgido all'inverosimile e ci si lasciò cadere sopra con un mugolio godurioso, pressochè istantaneamente seguito dal profondo sospiro di piacere di Roberto, un po' turbato e sorpreso dalla manovra di lei che prese tosto a muoversi e divincolarsi assecondando i brividi di piacere che provava, alternando stantuffate calme e profonde con altre veloci e superficiali finchè lei esplose in un orgasmo da guinnes accompagnandolo con mugolii di piacere e graffiandogli il petto imberbe, visto che Roberto aveva villosità dovunque ma non sul torace, schiena e spalle.
Roberto che si chiedeva da dove prendesse tanta resistenza rimase a godere delle contrazioni vaginali ed uterine di lei che si riprese quasi subito, si sollevò liberando il pene ma solo per aggiustarlo sul fiorellino dell'ano, peraltro già violato in altra occasione da Roberto e presa una mano di lui se la portò sulla vagina aperta e gocciolante dove la premette con forza e lentamente si lasciò cadere su quel membro che piano piano spariva nel suo ventre, assaporando entrambi quella delizia proibita, fino a che sparì dalla vista degli occhi sbarrati dalla sorpresa di lui con i peli pubici dei due che formarono un tutt'uno indistinguibile.
A quel punto Anna si concesse una piccola pausa per poi muoversi dolcemente in un lento su e giù sempre tenendosi premute le mani di lui una sulla sulla vagina e l'altra sul cuore vicino al seno, allungando e accorciando i movimenti in modo casuale ma coinvolgente al massimo mentre Roberto con il membro sul punto di scoppiare volava tra gli angeli.
Qualche tempo dopo, ormai stremato, Roberto le disse che stava per venire ed allora lei con due o tre movimenti bruschi fece precipitare la situazione provocando un duplice orgasmo contemporaneo, con lui che gettò un grido e lei di rimando sentendo inoltre i getti bollenti di sperma inondarle il ventre prese ad ululare senza più controllo.
Dopo un'eternità passata a godere in modo irrefrenabile si calmarono un poco e lui alzatosi un poco prese a baciarla in bocca forsennatamente, intanto il pene cominciava a ritrarsi lasciando strada libera a sperma ed umori vari che presero a fuoriuscire da lei aggiungendo fradiciume a fradiciume che lui prese a spalmarle sul ventre, sulla fica e sui seni, con lei che bagnato un dito in vagina lo porse alle labbra di lui che succhiò avidamente.
Ripresisi un poco da tanto sconquasso giacquero a prendere fiato, coperti di sudore, acre ma stranamente gradevole, sperma ed umori femminili in quantità industriali, scambiandosi dolci frasi d'amore, complimenti e commenti sull'esperienza vissuta con tanto amore senza praticamente provare il minimo dolore per lei e con sorpresa per un gesto che trovò impagabile per l'amore dimostrato da parte di lui senza nascondere che l'orgasmo speciale e particolare proveniente da regioni sconosciute del proprio essere di ognuno dei due.
Riposarono un poco e poi si alzarono per fare un bagno calmo calmo in quanto tremavano ancora per la violenta emozione provata per rinfrescarsi e ripulirsi a fondo con una gioia addosso che risultava loro incontenibile.
Usciti dall'acqua che era quasi mezzogiorno, si asciugarono, raccolsero i pochi rifiuti lasciati in giro e preparate le loro cose lasciarono con tristezza quel luogo incantevole, speciale ed indimenticabile non trascurando però una buona bevuta alla fonte fatata.
Arrivati in pensione chiesero a Giovanni se era loro concesso di tornare alle rocce magiche intuendo una sua qualche mentita competenza in merito poiché avevano, Anna in particolare, il desiderio di ritornare là ed avuto parere positivo dato loro da un caloroso e complice sorriso, salirono in camera per prepararsi per il pranzo e per il viaggio successivo.
Consumarono un pasto leggero in modo da affrontare il breve viaggio nelle migliori condizioni e poco dopo le quindici presero la strada che ormai conoscevano, con la propria auto riparata, per arrivare alle rocce magiche dove giunsero dopo un tranquillo viaggio verso le 16.
Rivedere le rocce provocò loro una forte emozione che stemperarono un poco facendo un breve passeggiata nei dintorni e dopo essersi avvicinati un paio di volte senza avere quasi il coraggio di fermarsi, arrivarono di fronte al sedile in pietra.
Dopo qualche tentennamento Anna si accomodò mentre Roberto osservava attentamente le reazioni dell'adorata compagna.
Per qualche istante non successe nulla, ma poi improvvisamente, come se il sedile avesse preso atto della presenza femminile Anna cambiò leggermente colore ed il suo viso assunse un'espressione di profondo amore e dolcezza mista nel contempo ad una gioiosa sorpresa che le fece scendere qualche lacrima di felicità.
Roberto un po' sconvolto da quel che vedeva ed ancor più da quanto poteva immaginare osservava in religioso silenzio il volto di lei che ogni tanto mutava espressione, ora di gioia, ora di felicità, ora di sorpresa finchè dopo circa cinque minuti lei si alzò stordita ed incerta per poi riprendersi ed affiancarsi a lui come per sorreggersi.
Passato un tempo indeterminato lei si riscosse e disse un semplice, “fantastico e meraviglioso” per poi sciogliersi poco dopo in una spiegazione di quello che aveva visto, di quell'aria così tersa, dei due soli in cielo, dell'atmosfera diversa, della luce più brillante, del senso di profonda pace che l'attorniava, del verde e delle piante che parevano di un altro posto, della sensazione felice di essere tornata veramente a casa, a quella casa che tutti rimpiangiamo un po' anche se ci trova nel posto natio e che ci fa alzare lo sguardo alle stelle ed all'infinito. Al gruppo di figure femminili che pareva uscissero come da una leggera nebbiolina, figure indefinibili dai capelli biondi lunghi sino alle spalle, una tunica bianca lunga sino ai piedi tenuta da una cintura che pareva d'oro, senza tempo quasi fossero eterne con la figura in testa al gruppo che aveva una specie di diadema sulla testa e pareva una sacerdotessa.
Appena Anna l'ebbe messa a fuoco questa le sorrise e con una voce soave la salutò dicendo: “Bentornata Elamin, quanto tempo è passato dalla tua ultima visita a casa, ci sei mancata, rasserenati dunque ora che sei di nuovo qui vuol dire che hai ritrovato la strada, torna quando vuoi, sarai sempre accolta fraternamente e con amore”.
Anna impressionata da tale visione che l'aveva un po' sconvolta, anche se meno di quanto avrebbe creduto, ebbe appena la forza di mormorare un grazie e le figure femminili svanirono lentamente in quella nebbiolina riformatasi come dal nulla.
Disse che aveva avuto la sensazione che fosse trascorsa quasi un'ora su quel sedile mentre Roberto le assicurò che erano passati meno di cinque minuti e le parlò dei cambiamenti di espressione mutati ripetutamente.
Anna sentì il bisogno di sedersi un poco per riprendersi completamente intanto che Roberto commentava l'esperienza vissuta e la rassicurava dicendole che tornati l'anno seguente avrebbero ripetuto più e più volte la visita per farle riassaporare la dolcezza di quei momenti indimenticabili e consentirle di tornare a casa.
Lei annuì felice e raggiunta l'auto ripresero la strada per la pensione che raggiunsero in breve tanto che ebbero la sensazione che il tempo si fosse fermato o che la distanza si fosse accorciata.
A sera consumarono la cena d'addio con Armando e Giovanni a cui confidarono le struggenti sensazioni provate alle rocce magiche.
I due sardi confermarono con un'occhiata di complicità ed un largo sorriso, quasi che fossero i guardiani di quel posto splendido, consapevoli di aver rivelato segreti che sicuramente sarebbero rimasti ben riposti alle persone giuste che li avrebbero custoditi per sempre nei loro cuori.
Continuarono la cena e passato il momento di malinconia risero come matti agli aneddoti di Armando che accortamente Giovanni sosteneva quale complice incallito fino a che venne ora di andare a letto dato che il giorno dopo erano purtroppo di partenza.
Il mattino seguente di alzarono sul tardi godendosi l'ultimo letto sardo poi scesero a fare colazione con quelle gustose marmellate abbinate a magnifiche spremute che infusero loro un'energica allegria, uscirono a fare un ultimo giro per salutare il paese con la speranza di incontrare Armando che poi effettivamente ritrovarono al porticciolo per un ultimo saluto e prima di mezzogiorno tornarono in pensione, pranzarono di gusto come al solito ed al termine fecero gli ultimi preparativi per poi saldare il conto, modesto in rapporto al trattamento avuto e salutarono Giovanni con calore per poi prendere la via di Olbia dove nel pomeriggio inoltrato sarebbero saliti sul traghetto che li avrebbe riportati a Genova ed alla routine ordinaria di tutti i giorni.
Il giorno dopo arrivarono a ........ verso mezzogiorno con un viaggio tranquillo interrotto da un paio di soste per il caffè ed il rifornimento di carburante.
Fecero una fermata al supermercato abituale per rimpinguare il frigorifero desolatamente vuoto da svariati giorni e dopo avere scaricato i bagagli ed una rinfrescata veloce uscirono per un pranzo nella pizzeria sotto casa.
Pranzarono in silenzio con un po' di malinconia pensando ai bellissimi giorni trascorsi in quell'angolo di paradiso poi ripreso il solito buon umore si dissero che l'anno prossimo sarebbero tornati ad ogni costo, facendo pure un pensierino per un'eventuale trasferimento, finirono le pizze e le birre e poi, pagato il conto, con calma si incamminarono verso casa.
Il pomeriggio lo trascorsero a fare una robusta pennichella, in quanto il viaggio si era fatto sentire ed appena svegli Anna disse: Robi per favore me la guardi un poco, sai che mi fa impazzire quando me la guardi....e adesso ho voglia di tenerezza da te.....
Lo chiamava Robi solo nei momenti di intimità, quando volava nelle nuvole delle tenerezze, delle emozioni d'amore più profonde e condivise ed era una cosa che lui amava molto sentirsi chiamare così.
Roberto acconsentì di buon grado alla richiesta di quella che ormai considerava parte di sé e si accomodò per rimirare quel gioiello che le donne portano nascosto, sfiorandola, titillandola, carezzandola, aprendola con le dita ma in un modo lieve, speciale come intuiva che lei avesse bisogno.
Dopo qualche tempo, sazia di tenerezze pur senza avere un orgasmo, lei sospirò profondamente e disse: grazie Robi sei stato un angelo, hai capito al volo ciò di cui avevo bisogno e saprò ricambiare la tua gentilezza.
Si ricomposero con Roberto sempre più preda di una ridda di sentimenti che spaziavano dal perplesso, al piacevolmente sconvolto, all'amore viscerale che veniva dal profondo del suo essere, alla felicità massima perchè consapevole di avere trovato la sua metà, la donna della sua vita per cui avrebbe dato la vita, con cui non c'era bisogno di parole in quanto si capivano all'istante bastando uno sguardo e a volte un semplice desiderio, come era successo qualche momento fa.
Poi ripresero le consuete attività necessarie dopo un ritorno a casa, contornate da un continuo ricordare i momenti e le esperienze migliori vissute insieme, di quanto erano stati bene in quei pochi giorni trascorsi in Sardegna ed al mistero delle rocce magiche.
Poi lui si avvicinò e la baciò accarezzandola teneramente, sussurrandole tutto il suo amore cosa che colpì Anna facendole scendere una lacrima di felicità e ricambiare di cuore gli apprezzamenti ricevuti, sentendosi appagata e felice come mai con quell'uomo che era entrato all'improvviso nella sua vita sconvolgendola piacevolmente e di cui assolutamente non poteva più farne a meno.
Si sciolsero lentamente e scoprirono poi di avere avuto all'unisono lo stesso pensiero di gratitudine per il destino, ma cominciarono subito a dubitare che fosse stato proprio solo il destino che li aveva fatti conoscere, innamorarsi follemente come due ragazzi e mettere insieme.

Giunta la sera andarono a letto presto per riposarsi dalle fatiche delle vacanze e per riprendere il tran tran quotidiano, l'indomani li aspettava con tutti gli impegni usuali, sveglia compresa.

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