Non lasciarti travolgere

Scritto da , il 2018-12-21, genere sentimentali

Questo racconto, insieme a "Raccontatore" e "Olimpiadi" conclude il ciclo di racconti che mi piace chiamare "Ciclo degli sconfitti." Non c'è bisogno voi abbiate letto gli altri due e non c'è bisogno che lo facciate con un ordine specifico.
Buona lettura.



La musica a tutto volume usciva dalle casse e avvolgeva tutti i presenti inducendoli in comportamenti sfrenati che nessuno di loro avrebbe mai osato ripetere senza il minimo suono nella stanza. Alessio rimaneva sempre stupito da quello strano fenomeno sociale. Forse, in presenza di un rumore così forte che coinvolge l’anima, ci si sente in qualche modo coperti, protetti e quindi invisibili. Un ragazzo in mezzo alla pista si era sfilato la maglietta e l’aveva lanciata in aria urlando. Aveva anche un bel fisico in realtà, ma probabilmente era completamente ubriaco. Certo, anche l’alcol ci mette del suo per quanto riguarda la disinibizione. Ogni volta che si trovava in discoteca, non riusciva minimamente a sentire il trasporto di tutti i suoi coetanei, non sentiva quello spirito dionisiaco di cui parlava Nietzsche secondo il quale la musica è capace di far provare emozioni travolgenti alle persone. In realtà lo sentiva, ma non in una circostanza del genere e di certo non perché qualcuno glielo pompava nei timpani attraverso degli amplificatori stipati come sardine in una spaziosa stanza insonorizzata al centro di Roma. Eppure in discoteca ci andava perché gli piaceva guardare le altre persone, osservarle, studiarle in un certo senso. Si sentiva un sociologo ogni volta che lo faceva. Il ragazzo senza maglietta aveva cominciato a premere dietro una biondina con un bel corpicino magro e con un culetto che nonostante la lontananza sembrava veramente appetitoso. Il ragazzo in breve aveva assunto le movenze di un polipo e aveva cominciato a circondare la biondina con le sue braccia palpeggiandola ovunque. Lei era evidente che ci stesse, da come si muoveva, da come si lasciava toccare. L’amica di fronte con la quale stava ballando fino ad un momento prima gli fece cenno positivo con il capo. Nel linguaggio femminile significava che il tipo dietro la sua amica era “scopabile” o almeno fattibile. Alessio, da seduto su una scomoda poltroncina della discoteca sorrise amaramente. Una situazione senza dubbio divertente, ma anche un po’ squallida sotto un certo punto di vista. L’amica della biondina allora si cominciò ad allontanare avvicinandosi proprio alle poltroncine sulle quali era seduto Alessio. Man mano che la ragazza si avvicinava, Alessio poteva distinguerla meglio, dalle gambe lasciate scoperte dalla gonnellina, lo sguardo del ragazzo salì fino al seno prosperoso ma fasciato in un vestito stretto e non scollato. Quando la guardò in volto, finalmente, la riconobbe.
Ilaria, con passo deciso e un cocktail in mano, era ormai prossima ad entrare in contatto visivo con Alessio che era rimasto imbambolato a guardarla, stupito di essersi imbattuto proprio in lei, in una discoteca a caso, tra decine e decine di persone, in una delle città più grandi d’Italia. In pochi secondi lo sguardo di Ilaria incrociò quello di Alessio e i due si fissarono esterrefatti. Come un’esplosione causata da un’improvvisa scintilla in una stanza piena di gas, decine e decine di ricordi riaffiorarono nella mente di entrambi travolgendoli. Alessio immaginò il suo corpo alzarsi in aria a causa dell’onda d’urto e finire contro una parete avvolto dalle fiamme e dall’odore di bruciato. Eppure, riuscì a ricomporsi ben prima di Ilaria, la quale mantenne un’espressione stupita fino a quando non approcciò con ragazzo seduto sulla poltroncina.
“Ale! Ma che ci fai qua? Te odi le discoteche?” Lo canzonò lei urlandogli vicino all’orecchio.
“Vedo che te invece non hai mai smesso di venirci.” Replicò pungente lui.
Ilaria si morse la lingua. Possibile che serbasse ancora rancore, dopo tutti quegli anni? Alessio dal canto suo, si pentì di essere stato così diretto. Sapeva benissimo che lei avrebbe pensato che lui fosse ancora incazzato con lei ed in un certo senso d’altronde era vero. Ma come si poteva dimenticare quello che lei gli aveva fatto passare?


Dieci anni prima, era cominciato tutto. Avevano quindici anni e Alessio aveva tanta voglia di crescere e di fare esperienze nuove, di amare, di trovare una ragazza, di sembrare bello per quel mondo femminile che lo affascinava, lo tentava e lo chiamava da lontano con tutta una carica erotica che la sua giovane sessualità non riusciva ad inquadrare e a comprendere minimamente.
Ilaria era sua coetanea d’età ma non di spirito. Come spesso accade le ragazze a quell’età sono una marcia più avanti. Diventano belle e attraenti prima, scoprono il loro corpo in età tardo infantile e capiscono velocemente che i ragazzi le guardano con occhi diversi, maliziosi, carichi di desiderio. Ilaria di esperienze con ragazzi più grandi ne aveva già avute un paio e si poteva dire avesse già compreso le regole base del corteggiamento. L’aveva capito subito, tra i banchi di scuola, quando Alessio le aveva posato gli occhi addosso. Erano gli stessi occhi che aveva avuto il suo precedente ragazzo, quello che le aveva portato via la verginità. Un’esperienza del genere ti insegna quel che i ragazzi vogliono attraverso i loro sguardi. In più Ilaria era maledettamente furba, forse persino troppo. Alessio invece non sapeva nulla, era inesperto, sconsiderato, sfacciato e chiarissimo nelle intenzioni. L’aveva corteggiata a lungo e lei era stata al gioco. Marinavano la scuola insieme e andavano sulla collina fuori dal paese da dove avevano un discreto panorama rurale da contemplare. Colline che in primavera erano dello stesso verde intenso degli occhi di Ilaria. Uno spazio fisico così ampio e sublime che Alessio aveva velocemente paragonato ai suoi tormentosi sentimenti. Si erano scambiati qualche bacio in bocca che per Alessio significavano amore ma per Ilaria erano solo un gioco per passare il tempo o forse neanche lei sapeva cos’erano e probabilmente non le interessava minimamente saperlo perché la gioventù si sa, porta sconsideratezza e assenza di tatto a volte. Alessio si era innamorato con la stessa velocità con cui un colibrì batte le ali. Ma Ilaria non era stata investita dallo stesso sentimento e di questo il ragazzo neanche ne era a conoscenza. Era convinto di essere ad un passo dal conquistarla, dall’averla per sé nel suo letto, nella sua cameretta che andava definitivamente ribattezzata per levarle quell’odore di infantilità che Alessio voleva lasciarsi alle spalle una volta per tutte per gettarsi nel mondo dei grandi, degli adulti, con la loro sessualità e tutte quell’universo della vita di coppia che non vedeva l’ora di sperimentare a fondo.
Ma poi, tutto d’un tratto, sul più bello, qualcosa si incrinò radicalmente. Quel tira e molla tra i due si dissolse con la stessa velocità con la quale Alessio si era innamorato. Senza che lui se ne accorgesse minimamente, Ilaria aveva cominciato a dedicare attenzione anche ad un altro ragazzo. L’ingenuità di Alessio gli aveva impedito di notare che un suo amico, provava gli stessi sentimenti per Ilaria. E ancora, Ilaria l’aveva capito prima di Alessio ed era stata al gioco con alimentando due fuochi d’amore. Sentirsi amate e desiderate da più pretendenti doveva genere una frenesia strana nel corpo di una giovane donna, una sorta di sensazione primordiale che esalta, dà alla testa. Negli anni Alessio l’aveva capito , che un tale potere è ingestibile nella mani di una ragazza così giovane e che il se stesso di quegli anni era stato stupido nel donare ad una persona il proprio cuore credendo che questo bastasse a creare un rapporto di fiducia che potesse portare quella precoce donna a non frantumarglielo in mille pezzi.
Ma lei lo fece e tra i due non fu Alessio la sua scelta.
I pianti, i giorni di tristezza, di vuoto d’entro di sé come se quelle colline fossero state scavate e appiattite, la delusione nell’aver fallito la conquista dell’amore, la consapevolezza che si era troppo giovani per sfasciarsi la testa su una stupidaggine come un amore infranto ma al contempo stesso il mondo che sembra crollare su di sé e implodere. E infine, la sensazione di essere stato vinto, di essere stato fregato e preso in giro. Quella era la sensazione che più di tutte lo aveva tramortito e che negli anni gli aveva incatenato il cuore, circondato da fredde catene d’acciaio.
E ora era proprio il suo orgoglio a risalire la china e infilarglisi in ogni orifizio del corpo. Ora che Ilaria era di nuovo davanti a lui, con la sua vittoria su di lui come se fosse ancora fresca, con quel cuore tra le mani che già una volta aveva saputo spappolare, cosa voleva? Farlo di nuovo? Alessio non poteva permettersi di essere preso in giro negli anni a venire. Lui l’aveva superata ormai, si era riscattato. Troppo tempo era trascorso, la sua vita ora era completamente diversa.

“Ei Ale, chi è la tua amica?” Fece Carlo facendosi largo tra la folla con due drink in mano. “Tieni tesoro, ti ho preso il mojito, come piace a te.” In quel momento Ilaria cambiò completamente espressione. Quell’appellativo rivolto ad Alessio l’aveva completamente spiazzata.
“Grazie amore.” Rispose Alessio dando un bacio sulla guancia a Carlo. “Lei è Ilaria, abbiamo fatto il liceo insieme.” Fece il ragazzo con calma. Questa era la sua vittoria, dopo anni, il suo riscatto. Quel nodo alla gola che avrebbe provato il se stesso quindicenne rivedendo Ilaria non era altro che un emozione ormai ingoiata e più che digerita.
“Piacere di averti conosciuto Carlo.” Fece Ilaria ancora stupita. “Ora è meglio che vada, buona serata ragazzi.” Dicendo ciò, si congedò con una strana sensazione. Non aveva idea di come Alessio si era potuto sentire dopo che gli aveva spezzato il cuore, o meglio, lo aveva sempre immaginato ma probabilmente non aveva mai compreso le reali emozioni di Alessio. Di certo ora sembrava stare bene e di questo si rincuorò un poco. Un senso di colpa dopo anni lo aveva avuto ma a quello non ci aveva mai badato troppo.
Nel frattempo Carlo aveva bevuto un sorso del cocktail mentre con la coda dell’occhio aveva seguito la ragazza allontanarsi. Si avvicinò poi all’orecchio del proprio fidanzato. “Ma è proprio quell’Ilaria?” Carlo enfatizzò la frase cercando di carpire informazioni.
“Non ha importanza amore, è roba di tanti anni fa. Ora c’è altro.”
I due ragazzi si baciarono e il loro amore si confuse all’alcol, alla musica, alla danza e quel miscuglio li avvolse in un caldo abbraccio restitutivo di rivalsa, di riscatto per tutti gli sconfitti dall’amore e dalla vita.

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