Un bel culo al bar

Scritto da , il 2019-05-06, genere etero

Ma quale eterna bellezza porta con sé maggio, il più rigoglioso tra i mesi dell’anno, che come un trombettista del Re annuncia l’arrivo dell’estate, calda e imperturbabile, dietro di lui. Le giornate sono ormai tanto lunghe da durare oltre le otto e quando arriva la sera, il freddo comunque non lambisce la terra perché di giorno il sole ha scaldato a dovere l’aria. In nessun modo si può fermare l’inesorabile alternarsi delle stagioni, perché maggio è annunciatore di vita e di bellezze che esplodono. La flora pare più viva che mai e la fauna si risveglia dai lunghi letarghi.

Ma chi domina veramente questo riaccendersi di vita, sono le donne che sbocciano e fioriscono nella loro freschezza.

Sei seduto ad un bar con amici, stai bevendo birra e chiacchierando con loro di tutto quello che ti passa per la testa, quando ad un certo punto il tuo sguardo è attratto da due formidabili glutei all’orizzonte. Strette in un paio di leggings neri attillati, si esibiscono davanti a te, in tutto il loro splendore, due natiche tonde e sode che sembrano disegnate non da un artista rinascimentale, ma da Dio in persona. Non hai mai visto qualcosa di così perfetto, tanto meno pensavi che un essere vivente potesse portare sulla terra qualcosa di più bello all’occhio umano. Pieni, morbidi, soffici, gonfi e ballonzolanti, quei glutei sono ad un paio di metri da te e il tuo sguardo scivola ammaliato da cotanta maestosità sulle gambe che si muovono frenetiche tra un tavolo del bar e l’altro. E’ il fondoschiena della cameriera che stai ammirando e altro non vorresti che vederlo da più vicino, magari toccare con mano quel sedere così tonico e prorompente che ti ha già eccitato. E’ una dea quella ragazza, probabilmente non appartiene al tuo mondo dei mortali, ma ad un paradiso o ad un olimpo che ti è precluso, che ti è impossibile raggiungere. Ma ti riprendi e tiri una gomitata al tuo amico alla tua destra mentre con lo sguardo guidi gli altri due amici che hai di fronte verso l’apparizione più sublime che tu abbia mai visto. Due di loro si girano per guardare, contemporaneamente. Uno si mette le mani nei capelli e ti risponde con un’alzata di sopracciglia per farti intendere che è rimasto colpito dal tuo suggerimento. L’altro, ancora con la birra in mano, si fa scappare un’esclamazione: “Madonna!”. Non era necessaria, ma voleva ostentare il fatto che ha apprezzato la celestiale visione. Il terzo amico va oltre e ti interpella direttamente. “Che le faresti a quella?!” La risposta è retorica, non necessita alcuna replica, ma tu ormai sei incastrato nel comportamento animale del branco e devi dimostrare di amare il gentil senso tanto quanto gli altri.

Nel frattempo la cameriera si è accorta delle attenzioni e non può che sentirsi in imbarazzo. Mentre voi siete in gruppo e non vi rendete conto che il vostro chiacchiericcio può essere percepito anche al di fuori dalla barriera che credete di avere intorno e che le vostre allusioni sono facilmente decifrabili, lei è lì da sola che si pente di aver scelto i leggings per andare al lavoro quel giorno. Colpa della voglia di comodità e praticità che le hanno fatto rigettare nell’armadio i vecchi jeans larghi della sorella più grande, sia d’età che di fisico. Colpa di avere il fondoschiena più bello in circolazione. Se stai pensando che “avrebbe potuto vestirsi in altro modo e nessuno l’avrebbe guardata, quindi è colpa sua” , allora devi essere consapevole che stai limitando la libertà di portare abiti a proprio piacimento e che in tal caso, tanto vale vivere in una società nella quale occorre nascondere il corpo femminile perché gli uomini non sono tali, ma sono bestie, pronti a saltare addosso alla prima donna che vedono per lussuria.

Così la dea che ammiravi è improvvisamente declassata, riportata alla bruta realtà di un mondo che non vede l’esistenza di dee, ma solo di totem.
lei è questo: un totem. Un oggetto da venerare, un oggetto sacro, da tenere lì, da adulare e da sconsacrare toccandolo e violandolo a proprio piacimento. Da dea ad oggetto il passo è così labile che anche tu non ti sei accorto di aver oltrepassato. Tu che ti arrabbi quando qualcuno fa battute sulle donne e la cucina. Tu che ti infervori quando senti che esiste ancora il gender pay gap, ovvero la differenza tra il tuo stipendio e quello della tua collega donna con il tuo stesso titolo di studio e la tua stessa mansione. Tu che ti infastidisci quando qualcuno critica le quote rosa in parlamento, la necessità di assicurarsi che anche lì non ci siano solo uomini con le palle, ma anche donne con le ovaie.
E ogni volta che qualche altro uomo si sente legittimato a fischiare ad una donna per strada, a farle avance prepotenti, ad insistere affinché esca con lui, a guardarla sulla metropolitana con gli stessi occhi con i quali un lupo guarda un agnello, beh, ognuna di queste volte, tu sei complice e connivente, perché in qualche modo hai legittimato il fatto che una donna riceva occhiate invadenti da persone che nei migliori dei casi vogliono solo commentare un bel culo con gli amici, nel peggiore vogliono ben altro.

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