In vacanza con il nipote segaiolo 2
di
maxmacs
genere
incesti
continua.
La mattina seguente Marco faceva finta di nulla e un po' si atteggiava ma quello che aveva fatto era veramente troppo. Anche perchè mi era piaciuto, e anche questo era troppo. Così decisi che le sere successive mi sarei chiusa a chiave in camera finchè non saremmo partiti. Nei giorni seguenti continuavano gli strofinamenti e le sue pippe in giro per casa quando lo lasciavo solo, dopo averlo provocato con me che andavo in giro in mutandine e magliette trasparenti. La notte sentivo che provava a entrare mentre io, nel letto che mi eccitavo all'idea che davanti alla mia porta ci fosse un giovane pisello in erezione che voleva scoparmi.
La mamma di Marco e Giulia mi chiese se potevamo cambiare i programmi, Marco sarebbe venuto a prenderlo il papà mentre io avrei dovuto portare la sorellina, Giulia, a Milano in macchina.
Quando venne mio fratello, salutai Marco con un forte abbraccio, abbondantemente ricambiato. Mentre mio fratello caricava le valige giù in macchina, Marco mi strinse e mi portò a sè schiacciandomi le tette sul suo petto, sentivo il suo pene sulla mia pancia, con le sue mani che dai fianchi salivano sulle costole e ai lati del seno, sfiorandoli con i pollici. Lo guardai e gli dissi: "Mi raccomando fai il bravo, ci vediamo l'anno prossimo", e gli diedi un bacetto vicino all'angolo della bocca. Mi divincolai e lasciai che partissero.
Dopo un paio di orette partimmo anche io e Giulia.
Giulia indossava un paio di leggings grigi aderenti e una maglietta blu stretta, entrò in macchina e si sedette alla mia destra, alzò il bacino e si tirò su i leggings disegnandosi così il bozzetto della patatina.
"Siamo pronti?". "Si zia, prontissima!". Misi la prima e partimmo. La prima tratta calabra filò liscia. Arrivati sull'Appennino alle 5 e la macchina iniziò ad avere problemi strani, si accendevano delle spie e decisi di fermarmi da un meccanico. "La macchina ha un problema alla centralina. Prima di domattina non si può fare nulla", disse il meccanico. Ne parlai con la mamma di Giulia e decidemmo di fermarci la notte, non era un grave problema e avevamo tempo per ripartire il giorno dopo. La soluzione che trovammo furono due camere adiacenti comunicanti con bagno in comune.
Ci sistemammo nelle nostre camere e ci facemmo la doccia a turno. Indossai una camicia bianca e verso le 20 le bussai alla porta, mi aprì nuda mentre si strofinava i capelli con un asciugamano. "Giulia io scendo nella hall, quando hai fatto vieni giù così mangiamo una cosa". "Si zia, finisco di prepararmi e ti raggiungo". Scese dopo un 'oretta e quando la vidi ebbi un leggero sussulto. Indossava un abitino corto nero molto aderente che le lasciava scoperte le gambe e spalle, abbronzata e truccata era bellissima. Non dimostrava certo 13 anni. Si avvicinò sorridente e mi diede un bacetto sulla guancia, mi prese per mano e mi disse "Andiamo?". "Ho una fame da lupa".
Durante la cena notavo come alcuni suoi dettagli da bambina lasciassero presagire un imminente sviluppo in donna, il contrasto tra l'effettiva fanciullezza ma con le dimensioni, come le mani e le dita, già grandi ma liscissime, la pelle sulle spalle e il contrasto della sua abbronzatura con il segno del costume che scendeva su un seno appena accennato da un leggero rigonfiamento sui capezzoli. Sorridente con un angolo della bocca, smaliziato.
"Posso prendere un pò del tuo vino?", mi chiese. "Meglio di no Giulia, non vorrei ti facesse male". "Non è la prima volta. L'ho già fatto, sai?". Mi disse guardandomi negli occhi, per poi abbassarsi sul bicchiere, prenderlo, portarlo alla bocca, leccarne il bordo, posarlo e riguardarmi. "Che cosa hai già fatto?" fissandola con sfida. Abbassò lo sguardo, prese il bicchiere che era mezzo pieno e se lo scolò tutto. Poi sorrise e si leccò l'angolo della bocca. "A te cosa viene in mente?". "Lasciamo perdere, va. Piuttosto, raccontami di questa nuova scuola". Parlammo per un po' ma poi mi assentai qualche minuto per una telefonata, prima di alzarmi guardai il vino rimanente nella bottiglia per vedere se avesse bevuto in mia assenza e quando tornai vidi che dalla bottiglia di vino mancava almeno un bicchiere. La ragazza aveva bevuto almeno due bicchieri ed era già brilla. Rideva, aveva gli occhi mezzi chiusi, si appoggiava allo schienale e sparava cazzate, ma aveva qualcosa di sexy. Mi rialzai e rifeci la prova, al mio ritorno s'era bevuta un'altro mezzo bicchiere.
Ormai mezza ubriaca, tornammo nelle nostre camere e ci salutammo con un bacetto. Io mi spogliai e mi misi a letto. Dopo un po' la sentii entrare in bagno e visto che la porta era aperta la sentii fare pipì. Scendeva forte e rumorosa diretta nell'acqua del water, distinsi anche gli ultimi schizzetti. Me la immaginavo con la passerina sporca di pipì. Poi venne in camera mia, mi misi sotto il lenzuolo e la feci entrare. Entrò aprendo tutta la porta, indossava una piccola veste da notte color pesca semi trasparente. Le si vedeva sotto il segno chiaro del costume sul piccolo seno e i capezzoli, si mise una mano in testa e ridendo mi disse "Zia, mi gira la testa, posso stare qui?". Certo Giulia, entra". venne direttamente a letto e si sdraiò di traverso sul letto a pancia sotto, con la testa vicino alle mie gambe. "Mi gira tutto, mamma mia!". Le misi una mano sui capelli e l'accarezzai il viso, dopo di chè crollo in un sonno profondo.
Giulia era sdraiata sul mio letto, dormiva, una parte della veste si era alzata e le si vedeva una chiappetta spuntare fuori. Mi alzai dal letto, andai ai suoi piedi e ora ce l'avevo davanti a me, con le gambe leggermente divaricate. Spostai un piede e dopo aver visto che non dava segni iniziai ad accarezzarlo. Aveva la pelle liscia e le dita erano lunghe, glieli annusai. Poi salii piano dalle caviglie e al polpaccio, quindi i ginocchi e poi l'interno coscia. Mano a mano che salivo la pelle diventava più morbida, liscia, calda, soda. Aveva una gamba mezza tirata su, non portava le mutandine e, dopo averla vista nuda tante volte nei giorni di vacanza precedenti, ora le vedevo la passera da vicino. Un piccolo ciuffetto di peli sottili le copriva molto poco le labbra della vagina. Salii sul culetto, con il pollice tirai un po' su una chiappa e le labbra della sua passera si aprirono un poco. Mi misi una mano sotto ed ero bagnata. Affondai un dito dentro di me ed ero fradicia. Ero eccitata. Mi rimisi a letto, seduta appoggiata allo schienale, con la testa di Giulia tra le gambe aperte. Ero senza mutandine, con Giulia sdraiata davanti a me continuava a dormire. Mi infilai un dito dentro la mia passera, muovendolo dentro e fuori. Mi stavo masturbando alla grande, pensando al fratello che mi era venuto dentro con me che facevo finta di dormire. Poi si tirò su e appoggio la testa sulla mia coscia, con la faccia di fronte alla mia passera in preda a umori e odori. La sentivo respirare sulla mia fica. Ecco come odora la passera di una donna mentre sta godendo, pensai. Spensi la luce, le accarezzai il viso, rimisi un dito sul clitoride, lo tamburellai e riaffondai il dito dentro. Avanti e indietro, alzai un pochino il bacino verso di lei, una mano sulla sua testa che scivolava lentamente verso di me, e con l'altra mano che oramai si agitava in un lago. Quando sentii la punta del suo naso e il suo respiro sul clitoride venni contraendomi e quasi come fosse una sborrata lasciai che i miei liquidi scendessero sulle lenzuola. Giulia continuava a dormire, mi spostai di lato, e con le gambe aperte e una mano sulla pancia mi addormentai pure io.
La mattina seguente Marco faceva finta di nulla e un po' si atteggiava ma quello che aveva fatto era veramente troppo. Anche perchè mi era piaciuto, e anche questo era troppo. Così decisi che le sere successive mi sarei chiusa a chiave in camera finchè non saremmo partiti. Nei giorni seguenti continuavano gli strofinamenti e le sue pippe in giro per casa quando lo lasciavo solo, dopo averlo provocato con me che andavo in giro in mutandine e magliette trasparenti. La notte sentivo che provava a entrare mentre io, nel letto che mi eccitavo all'idea che davanti alla mia porta ci fosse un giovane pisello in erezione che voleva scoparmi.
La mamma di Marco e Giulia mi chiese se potevamo cambiare i programmi, Marco sarebbe venuto a prenderlo il papà mentre io avrei dovuto portare la sorellina, Giulia, a Milano in macchina.
Quando venne mio fratello, salutai Marco con un forte abbraccio, abbondantemente ricambiato. Mentre mio fratello caricava le valige giù in macchina, Marco mi strinse e mi portò a sè schiacciandomi le tette sul suo petto, sentivo il suo pene sulla mia pancia, con le sue mani che dai fianchi salivano sulle costole e ai lati del seno, sfiorandoli con i pollici. Lo guardai e gli dissi: "Mi raccomando fai il bravo, ci vediamo l'anno prossimo", e gli diedi un bacetto vicino all'angolo della bocca. Mi divincolai e lasciai che partissero.
Dopo un paio di orette partimmo anche io e Giulia.
Giulia indossava un paio di leggings grigi aderenti e una maglietta blu stretta, entrò in macchina e si sedette alla mia destra, alzò il bacino e si tirò su i leggings disegnandosi così il bozzetto della patatina.
"Siamo pronti?". "Si zia, prontissima!". Misi la prima e partimmo. La prima tratta calabra filò liscia. Arrivati sull'Appennino alle 5 e la macchina iniziò ad avere problemi strani, si accendevano delle spie e decisi di fermarmi da un meccanico. "La macchina ha un problema alla centralina. Prima di domattina non si può fare nulla", disse il meccanico. Ne parlai con la mamma di Giulia e decidemmo di fermarci la notte, non era un grave problema e avevamo tempo per ripartire il giorno dopo. La soluzione che trovammo furono due camere adiacenti comunicanti con bagno in comune.
Ci sistemammo nelle nostre camere e ci facemmo la doccia a turno. Indossai una camicia bianca e verso le 20 le bussai alla porta, mi aprì nuda mentre si strofinava i capelli con un asciugamano. "Giulia io scendo nella hall, quando hai fatto vieni giù così mangiamo una cosa". "Si zia, finisco di prepararmi e ti raggiungo". Scese dopo un 'oretta e quando la vidi ebbi un leggero sussulto. Indossava un abitino corto nero molto aderente che le lasciava scoperte le gambe e spalle, abbronzata e truccata era bellissima. Non dimostrava certo 13 anni. Si avvicinò sorridente e mi diede un bacetto sulla guancia, mi prese per mano e mi disse "Andiamo?". "Ho una fame da lupa".
Durante la cena notavo come alcuni suoi dettagli da bambina lasciassero presagire un imminente sviluppo in donna, il contrasto tra l'effettiva fanciullezza ma con le dimensioni, come le mani e le dita, già grandi ma liscissime, la pelle sulle spalle e il contrasto della sua abbronzatura con il segno del costume che scendeva su un seno appena accennato da un leggero rigonfiamento sui capezzoli. Sorridente con un angolo della bocca, smaliziato.
"Posso prendere un pò del tuo vino?", mi chiese. "Meglio di no Giulia, non vorrei ti facesse male". "Non è la prima volta. L'ho già fatto, sai?". Mi disse guardandomi negli occhi, per poi abbassarsi sul bicchiere, prenderlo, portarlo alla bocca, leccarne il bordo, posarlo e riguardarmi. "Che cosa hai già fatto?" fissandola con sfida. Abbassò lo sguardo, prese il bicchiere che era mezzo pieno e se lo scolò tutto. Poi sorrise e si leccò l'angolo della bocca. "A te cosa viene in mente?". "Lasciamo perdere, va. Piuttosto, raccontami di questa nuova scuola". Parlammo per un po' ma poi mi assentai qualche minuto per una telefonata, prima di alzarmi guardai il vino rimanente nella bottiglia per vedere se avesse bevuto in mia assenza e quando tornai vidi che dalla bottiglia di vino mancava almeno un bicchiere. La ragazza aveva bevuto almeno due bicchieri ed era già brilla. Rideva, aveva gli occhi mezzi chiusi, si appoggiava allo schienale e sparava cazzate, ma aveva qualcosa di sexy. Mi rialzai e rifeci la prova, al mio ritorno s'era bevuta un'altro mezzo bicchiere.
Ormai mezza ubriaca, tornammo nelle nostre camere e ci salutammo con un bacetto. Io mi spogliai e mi misi a letto. Dopo un po' la sentii entrare in bagno e visto che la porta era aperta la sentii fare pipì. Scendeva forte e rumorosa diretta nell'acqua del water, distinsi anche gli ultimi schizzetti. Me la immaginavo con la passerina sporca di pipì. Poi venne in camera mia, mi misi sotto il lenzuolo e la feci entrare. Entrò aprendo tutta la porta, indossava una piccola veste da notte color pesca semi trasparente. Le si vedeva sotto il segno chiaro del costume sul piccolo seno e i capezzoli, si mise una mano in testa e ridendo mi disse "Zia, mi gira la testa, posso stare qui?". Certo Giulia, entra". venne direttamente a letto e si sdraiò di traverso sul letto a pancia sotto, con la testa vicino alle mie gambe. "Mi gira tutto, mamma mia!". Le misi una mano sui capelli e l'accarezzai il viso, dopo di chè crollo in un sonno profondo.
Giulia era sdraiata sul mio letto, dormiva, una parte della veste si era alzata e le si vedeva una chiappetta spuntare fuori. Mi alzai dal letto, andai ai suoi piedi e ora ce l'avevo davanti a me, con le gambe leggermente divaricate. Spostai un piede e dopo aver visto che non dava segni iniziai ad accarezzarlo. Aveva la pelle liscia e le dita erano lunghe, glieli annusai. Poi salii piano dalle caviglie e al polpaccio, quindi i ginocchi e poi l'interno coscia. Mano a mano che salivo la pelle diventava più morbida, liscia, calda, soda. Aveva una gamba mezza tirata su, non portava le mutandine e, dopo averla vista nuda tante volte nei giorni di vacanza precedenti, ora le vedevo la passera da vicino. Un piccolo ciuffetto di peli sottili le copriva molto poco le labbra della vagina. Salii sul culetto, con il pollice tirai un po' su una chiappa e le labbra della sua passera si aprirono un poco. Mi misi una mano sotto ed ero bagnata. Affondai un dito dentro di me ed ero fradicia. Ero eccitata. Mi rimisi a letto, seduta appoggiata allo schienale, con la testa di Giulia tra le gambe aperte. Ero senza mutandine, con Giulia sdraiata davanti a me continuava a dormire. Mi infilai un dito dentro la mia passera, muovendolo dentro e fuori. Mi stavo masturbando alla grande, pensando al fratello che mi era venuto dentro con me che facevo finta di dormire. Poi si tirò su e appoggio la testa sulla mia coscia, con la faccia di fronte alla mia passera in preda a umori e odori. La sentivo respirare sulla mia fica. Ecco come odora la passera di una donna mentre sta godendo, pensai. Spensi la luce, le accarezzai il viso, rimisi un dito sul clitoride, lo tamburellai e riaffondai il dito dentro. Avanti e indietro, alzai un pochino il bacino verso di lei, una mano sulla sua testa che scivolava lentamente verso di me, e con l'altra mano che oramai si agitava in un lago. Quando sentii la punta del suo naso e il suo respiro sul clitoride venni contraendomi e quasi come fosse una sborrata lasciai che i miei liquidi scendessero sulle lenzuola. Giulia continuava a dormire, mi spostai di lato, e con le gambe aperte e una mano sulla pancia mi addormentai pure io.
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