Una profondità nuova

Scritto da , il 2018-07-11, genere gay

Quando iniziò a fare belle giornate, presi il biglietto del primo treno e partii per il mare. Avevo chiuso la sessione estiva degli esami con un 30 in Lingua Tedesca; il professore, un burbero con baffo bianco ed occhiali spessi, m'aveva fatto i complimenti per la preparazione.
Ma basta, non parliamo più d'università, di studio... parliamo d'altro. Quell'estate, per esempio, partii con il progetto di conoscere un ragazzo, non volevo una relazione seria né qualcosa di sentimentale, ma soltanto sesso. L'ultimo tipo con cui ero stato, qualche mese prima, aveva finito per innamorarsi di me. Ho faticato parecchio per togliermelo di torno, non voglio ripetere l'esperienza.
Insomma, andai in un locale omosessuale  dove il venerdì suonavano la disco. Questo tipo, un omaccione grosso e con le spalle larghe, il fisico che risaltava sotto la camicia, aderente sui muscoli, una barba leggermente incolta ed i capelli castani, mi si avvicinò lesto, mollandomi una palpata sul culo. Non sono il tipo che si tiene una cosa del genere... in genere! Ma quando mi girai e vidi quel ragazzo... non riuscii ad essere scortese, accennai un sorrisetto e feci finta che non fosse successo niente.
Parlammo. Bevemmo. Poi lui mi portò fuori dal locale, invitandomi a salire in macchina. Mise in moto e partì. Eravamo diretti a casa sua, "per berci qualcosa tranquilli", e durante il tragitto, mentre i fari del veicolo squarciavano il velo d'ombra che ricopriva la strada, lui parlò della musica, dei suoi gusti musicali e di come, fino a qualche anno fa, faceva il dj in un locale grosso, a Roma. Non mi disse perché aveva smesso. Io non  glielo chiesi.
Chiave nella serratura. Apre la porta. Sembrava un appartamento arredato con gusto, un gusto che probabilmente non gli avrei mai attribuito. Non lo so, lui mi sembrava più rude. Invece l'appartamento era arredato bene, pulito, sistemato.
Mi guida in camera da letto, spingendomi da dietro e posandomi le mani davanti agli occhi. Il suo cazzo, caldo, mi preme sul culo. Improvvisamente, mi da uno scossone, gettandomi sul materasso, ricoperto da un lenzuolo azzurrino e profumato. Mi mantiene con la schiena giù e mi da qualche botta, dietro, mentre ancora indossiamo i pantaloni.
- Che culo... ti piace se faccio così, ti piace vero?
Si allunga per sfilarmi la maglietta, lui era ormai a petto nudo, e mi slaccia la cinta, il pantalone, e me lo tira giù, insieme alla mutanda, lasciandomi con il culo all'aria.
Mi struscia due dita tra le chiappe depilate ( lo preciso per puro narcisismo ) e me le infila dentro, con cautela ma anche con convinzione. Io, in una sorta di pecorina, giro la testa di lato, per osservare il suo petto rude, maschile e peloso, e lasciando lo sguardo scendere, seguendo la scia di peli, fino giù sul suo cazzo duro e lungo, con due palle grosse, che emergono da una peluria scura, come montagne dal mare.
Preservativo. Lubrificante. È dentro di me. Mentre mi scopa mi dà degli schiaffetti su culo ed emette suoni sordi, pesanti.
- Ti piace il mio cazzo?
- Si - sussurro. Adoro gli uomini che parlano mentre mi fottono!
- Sei una puttana, vero? Una grossa puttana?
- Si si, lo so... una grandissima puttan... ah
- Ti piace quando te lo sbatto dentro, così! Ti piace, vero troia? Oh, Cristo, che culo - e mi strizza le pacche.
- Chiamami troia...
- Ti piace quando ti chiamo troia, eh... troia! Il mio cazzo duro nel culo, ti piace vero, Tro-i-a!
Si stende sul letto, vuole farmi stare sopra, vuole vedere come monto un cazzo del genere. Me lo infilo rapido, nel culo, gli poggio le mani sul petto e scopo forte, veloce e pesante. Il rumore acuto delle nostre carni che si incontrano rimbomba nella stanza, forse anche fuori. Mi mette le mani al collo. Io mi fermo. Ora è lui a muovere il bacino, sotto di me. Ora è lui a fottermi nuovamente, ed io lo guardo, negli occhi, perché lui dice che così può vedermi l'estasi, la lussuria, nel volto.
Quando eiacula ci stringiamo più forte, come se volessimo esplorare una profondità nuova, nel mio corpo, ancora inesplorata.

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