Soltanto

Scritto da , il 2018-07-10, genere etero

17 maggio 2006. Berlusconi consegna le dimissioni al presidente delle Repubblica Italiana - Carlo Azeglio Ciampi. Con certi amici ci menammo in un bar; volevamo festeggiare, brindare e sbocciare fino al tramonto. Quel giorno vidi entrare Eleonora che indossava una maglietta rossa, con la faccia di Karl Marx. Le offrii da bere, festeggiammo insieme un nuovo inizio, con la speranza di un cambiamento... con l'ingenuità di chi aspira ad un mondo migliore.
Alle 23 il dj fece partire la musica, il bar si trasformò in una discoteca; io ed Eleonora ballammo, sballati con il volto bianco e freddo, come i fiocchi di neve, ma il cuore riscaldato, bollente, come il Jack Daniel's.
Gli amici ci guardavano ridendo, in pista, facevano fischi, applausi, ed esultarono al primo bacio che ci scambiammo. Fu una serata, una notte epica.
Quando il sole sorse, arrivò come un vento allergico sui nostri occhi notturni, portando bruciori e lacrime; prestai i miei occhiali ad Eleonora, ed io mi coprii con le mani, facendo ombra, opponendo la mia pelle chiara ai raggi scuri del sole.

Le nostre vite cominciano ad intersecarsi, lei sa cose di me ed io cose di lei, ci scambiamo confidenze e ci sussurriamo segreti... sembrava un nuovo inizio, come se l'amore potesse realmente cambiare il mondo, come se l'amore fosse davvero una rivoluzione... non importava più niente di Prodi e Berlusconi, sinistra e destra, il nostro pugno alzato e la maglietta con il volto di Marx... non erano che la nostra utopia! Il nostro Marx non c'entrava niente con il Marxismo, con il proletariato e la borghesia, il nostro Marx parlava d'amore, come le parole dolci dolci che ci scambiavamo nei bar e nei caffè, nei parchi e nelle librerie.

Una mattina, con il sole luccicante sulle gocce d'acqua della notte tardi, l'aria umida e gialla, fresca al respiro, passai a prenderla sotto casa, con la mia vecchia fiat sgangherata. Citofonai mentre una signora, settantenne, annaffiava certe piante pendenti dal suo balconcino al primo piano. M'accorsi che mi guardava curiosa, come se non capisse perché fossi là. All'improvviso la terra prese a tremare: vidi le sue piante muoversi in una danza folle e agitata, le sue persone barcollare sul marciapiede ed accasciarsi, le sue vetrine venire giù ed infrangersi, in tantissimi, migliaia di minuscoli pezzi invisibili e luminosi.
< La signorina non c'è più. È partita questa mattina >.

< Non ho più voglia di niente, da quando lei è partita... capisci, non mi ha detto niente! Io l'avrei seguita, dovunque. >
< Forse è questo il problema. Lei forse non voleva farsi inseguire, non voleva che tu dovessi abbandonare la tua vita, la tua famiglia, i tuoi amici... soltanto per lei >
< Soltanto? Cristo, lei non era un "soltanto"; ma che cazzo devi capire tu, che ti vedo, stai già puntando quella gatta morta, là; vai vai, figlio di puttana, non fartela sfuggire! >
Lui s'alzò lasciandomi solo, al tavolino, e potei seguire da seduto, con una birra fredda tra le mani ed il vuoto nel cuore, la danza umana della seduzione.
Complimenti, carezze, baci. Poi lei ti prende la mano e tu la segui. Segui il suo culo che cammina ondeggiando, destra sinistra, destra sinistra, e pensi "Cristo, tra poco me la fotto". E pensi "Cristo, è proprio questo il culo che sto per fottere? Cristo, è proprio qui che io infilerò il cazzo?".
Ed intanto lei s'è sfilata il jeans e t'ha afferrato il cazzo, che è gonfio, duro, incredulo come te, e ti si struscia contro. Lei ti si struscia contro. Lei è quella carne e quei capelli, quegli occhi e quelle unghie, lei è solamente tutto questo, e ti si struscia addosso. Ti si struscia contro il pacco. Lei.

Pagai la birra ed uscii fuori, lungo le strade d'una Roma che conoscevo ormai a memoria: le espessioni del suo cielo, le espressioni dei suoi abitanti.

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