Il turpe desiderio di un uomo qualunque

Scritto da , il 2011-04-12, genere feticismo

Il racconto che segue, pur essendo breve, tratta di argomenti particolarmente scabrosi: se ne sconsiglia la lettura a persone sensibili e facilmente impressionabili.

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Erano tanti anni che la desiderava spasmodicamente.
Dalla prima volta che l’aveva vista.
Un desiderio impellente, ogni giorno più incontrollabile.
Avrebbe fatto follie, per lei.
Certo, per un uomo grande e grosso come lui, lei era piccola, troppo piccola forse: facendo due conti, l’aveva vista per la prima volta cinque anni prima, quasi per caso, in un pomeriggio di pioggia, mentre rincasava nascosto sotto l’ombrello.
Adesso, guardandola, capiva che doveva avere dodici, forse tredici anni.
Non che facesse molta differenza.
A lui importava solo che fosse piccola.
Non per altro, nelle sue fantasticherie, l’aveva battezzata solamente come “la bimba”.

Certo, non era una cosa comune provare desideri così particolari, ma a lui piacevano così.
E non se ne vergognava.
E oggi l’avrebbe avuta.
L’avrebbe finalmente posseduta.
Si sentiva eccitato alla sola idea.

Immaginava di passare le mani su quella candida pelle, d’indugiare con le dita su quella meraviglia, e al diavolo se era piccina.
Una più grande non gli avrebbe dato le stesse soddisfazioni.
Tutti le hanno più grandi, magari più morbide e con le curve al posto giusto, ma a lui erano sempre piaciute quelle piccole.
Gli davano un’idea di intimo, di calore e di piacere.

Si stupiva sempre che nessuno mai l’avesse presa.
Che nessuno se la fosse portata a casa, l’avesse fatta sua, e avesse goduto di quella meraviglia.
Sognava da anni di metterle le mani addosso e di perdersi su quella serica pelle.
Ci avrebbe passato lunghe ore, magari anche una notte intera, godendo di quella calda intimità.
Era il momento di prendere la decisione.
Non avrebbe potuto aspettare un minuto di più.

La guardò di sfuggita ancora un secondo e poi entrò in azione.
Ora non sarebbe più potuto tornare indietro.

Con atteggiamento disinvolto, aprì la porta del negozio del rigattiere, nella cui vetrina faceva mostra di sé la poltroncina che da tanto desiderava acquistare.
Ora, finalmente, avrebbe visto le partite comodamente adagiato.
Certo, era piccola, ma sempre meglio della scomoda sedia da cucina...

Fine

diagorasrodos@libero.it



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