Lo yeti

Scritto da , il 2018-03-12, genere gay

La spedizione era finita in un disastro totale, sorpresi dalla bufera lontani dal campo i miei compagni erano tutti morti e io, unico sopravvissuto mi aggiravo senza speranze, senza riuscire a vedere nulla nella tormenta che continuava a infuriare selvaggiamente.
Ad un certo punto mi sembrò di vedere una fenditura nella roccia davanti a me, con notevole fatica la raggiunsi, si rivelò un crepaccio profondo, mi infilai al suo interno e mi resi conto che doveva proseguire all'interno della montagna, ad un certo punto cominciò ad allargarsi, trasformandosi in una grotta. Forse potevo salvarmi!
Esausto e allo stremo delle forze avevo posato lo zaino con le poche cose che ero riuscito a salvare e mi ero appoggiato alla parete di roccia, quando sentii dei rumori come di passi pesanti avvicinarsi, ero perplesso, difficile che potesse essere un altro essere umano, molto più probabilmente si trattava di un grosso animale che aveva trovato come me riparo nella grotta.
Così quando vidi comparire una specie di scimmione peloso alto due metri l'emozione e la mancanza di forze mi fecero perdere i sensi.
Mi svegliai nella profondità della grotta, il buio era quasi assoluto, ma la temperatura gradevole e mi resi conto di essere completamente nudo, sdraiato sotto una pelliccia di yak conciata grezzamente.
I miei vestiti bagnati e ghiacciati erano gettati sul pavimento, una carcassa di capra di montagna, parzialmente sventrata era appesa ad uno spuntone della roccia, non volli soffermarmi a pensare a chi potessero essere appartenute le varie ossa spolpate che giacevano sparse sul pavimento della caverna.
Lo strano scimmione era accovacciato poco più in la e mi dava la schiena.
Pensai immediatamente ad uno yeti, quell’essere mitico che si vedeva riprodotte nei libri, era decisamente più grosso di me, ma non enorme ed in generale era più simile a un uomo preistorico, coperto di un corto pelo bianco, sicuramente utile a mimetizzarti nella neve.
Cercai di approfittarne della sua noncuranza per allontanarmi di nascosto ma non avevo nemmeno percorso due passi che la bestia, il cui udito doveva essere ben sviluppato, mi sentí e mi balzó addosso emettendo un sordo grugnito.
Mi afferrò con le sue braccia d'acciaio e senza alcuno sforzo mi gettò a terra imprigionandomi sotto il suo peso.
Cercai inutilmente di liberarmi, ma ero debole come un bambino e desistetti quasi subito.
Questa breve lotta dovette eccitare il bruto, perchè sentivo che il suo pene si era rizzato e premeva duro contro il mio fondoschiena.
Non ci volle molto perchè lui decidesse di approfittare della situazione, e tenendomi a terra con un braccio, con l'altro cercò di farsi strada tra le mie natiche, cominciando a darsi da fare per penetrarmi come forse faceva con le capre delle nevi.
Sentivo il suo membro premere contro il mio ano, la difficoltà che incontrava nel cercare di far entrare il suo affare cosí grosso, invece di farlo desistere lo eccitava ancora di piú, pensai che fosse meglio collaborare, smisi di divincolarmi e cercai di rilassare la muscolatura rettale; lui parve rendersi conto che ero diventato più collaborativo e diminuì la violenza dei tentativi, lasciò cadere dalla bocca uno sputo denso tra i miei glutei e con un dito rugoso distribuì la sua bava attorno al mio ano.
Evidentemente la penetrazione divenne piú agevole, e quando il mostro si rese conto che la punta del suo pene stava finalmente cominciando ad entrare sembrò rilassarsi un poco e si mise a spingere più dolcemente, diminuendo anche la forza con cui mi bloccava a terra.
Spostò la mano che stringeva il mio collo ai miei fianchi e stringendomi quasi gentilmente fece pressione con i lombi, mentre con l’altra mano guidava il suo arnese impedendogli di uscire e facendo entrare la punta del suo pene dentro di me per diversi centimetri, era enorme e faceva un male cane, strinsi i denti e mugolai dal dolore, ma cercai comunque di rilassare la muscolatura per non patire ancora di più.
Soddisfatto lo tirò fuori lentamente e cominciò ad andare avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, ad ogni spinta il suo cazzo entrava qualche centimetro in più dentro di me, mi resi conto che doveva essere veramente lungo.
Adesso le sue spinte erano più profonde e avevano un ritmo costante; anch'io cominciavo a lasciarmi andare e riuscivo quasi a godere di quel rapporto sessuale al limite del mostruoso.
In qualche modo lui capì che anch'io provavo piacere e quando volli girarmi lui mi lasciò fare senza più temere che volessi sfuggirgli.
Con il suo aiuto mi girai a pancia in su, in modo da poterlo guardare in faccia mentre mi scopava.
Gli presi il volto tra le mani, aggrappandomi alle lunghe basette che lo incorniciava e lo attirai verso di me per baciarlo.
Evidentemente per lui era una cosa nuova, ma quando le nostre bocche si unirono e le nostre lingue si toccarono, dovette piacergli parecchio perchè rispose ai miei baci con passione e avidità.
L'eccitazione di entrambi stava aumentando velocemente e io sempre continuando a giocare con la sua lingua, alzai le gambe in modo di cingerlo ai fianchi, allacciai i piedi sopra la sua schiena e contribuii alle sue spinte in modo da far entrare il suo membro dentro di me ancora più profondamente.
Anche questa iniziativa parve piacergli parecchio visto che aumentó l'intensità e la profondità dei colpi e si mise a grugnire e ansimare come un bue muschiato in calore.
Rapidamentè arrivò all'orgasmo ed eiaculò a lungo ululando e inarcando sopra di me la schiena pelosa, mentre io con le mani gli stringevo i glutei e gli sussurravo nelle orecchie che ero suo.
Mi crolló addosso esausto e suppongo soddisfatto e io lo lasciai riposare accarezzandogli la nuca setosa mentre pensavo che tutto sommato ero stato abbastanza fortunato ad essere stato salvato da questo specie di uomo preistorico.
Mi svegliai con un sossulto, qualcuno mi stava accarezzando languidamente
Mi tornò tutto in mente: la tormenta, la terribile morte dei miei compagni di scalata, la grotta, lo yeti e queglla incredibile scopata di qualche ora prima...
Le carezze dello yeti oltre a provocarmi una bella erezione avevano eccitato anche lui.
Ora potevo vedere agevolmente il suo pene, che poco prima avevo solo potuto immaginare mentre mi penetrava.
Si ergeva in mezzo al folto pelo candido, umido, di colore rosa scuro, percorso da numerose vene viola e azzurrine.
Non aveva un glande come il pene di essere umano ma finiva con una specie di punta, come quello di un cane o di una scimmia. sembrava pulsare e puntava decisamente verso di me.
Avvicinai lentamente il volto e con la punta della lingua lo sfiorai,
Mi misi a passare la lingua delicatamente sulla punta del suo pene e lo presi delicatamente in bocca.
Era calda e vibrante di eccitazione.
Con la punta della lingua cominciai a leccarlo …. continua

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