Sono solo tua.

di
genere
sentimentali



Aveva lo sguardo glaciale, era freddo il suo modo di fare, il modo in cui si presentava agli altri, il modo in cui si presentava a me. Era un bastardo.
Lo conoscevo e lui conosceva me fin troppo bene. Quando ci incontravamo ero sempre io a dire la prima parola, lui poi mi guardava con un sorrisetto malizioso e cominciava a parlare, spesso mi metteva in imbarazzo con i suoi modi. Il nostro era un rapporto particolare.
Ricordo ancora quella volta in cui lo sentii citofonare nel pieno della notte, io aprii la porta e lui mi prese, lo fece per tutta la notte.
Tante volte gli ho concesso la mia intimità, tutta.
Tante volte gli ho offerto la mia bocca, non solo per i baci in cui rendeva le mie labbra rosse come il sangue, ma anche per prendere il suo sesso bagnato dalla sua eccitazione. Quando usava la mia bocca lo guardavo negli occhi, lo fissavo e lui... Lui aveva sempre quello sguardo glaciale, stringeva i denti, non ansimava, nessuna emozione traspariva da quel volto, ma io vedevo oltre, io vedevo la sua anima, era una bestia famelica, voleva solo godere e ci riusciva, sempre. Io lo guardavo come per sfidarlo, per dirgli sono solo tua.
Quando mi prendeva iniziava col farlo dolcemente, mi stringeva a se, mi accarezzava i lunghi capelli castani, mi baciava dolcemente il collo, poi lo mordeva. Le sue mani che dapprima torturavano i miei seni scendevano dolcemente lungo il ventre facendomi rabbrividire di piacere, mi accarezzava le cosce ma non arrivava subito a toccare il mio fiore, aspettava che io fossi del tutto sua, priva di intendere e di volere, poi agiva.
Il modo in cui insinuava le sue lunghe dita nella mia intimità, il modo in cui usava la sua lingua per procurarmi piacere mi faceva sentire calda, mi faceva completamente sciogliere. Quando mi penetrava potevo sentire il suo possente sesso violarmi ogni volta come se fosse la prima, quei colpi non li dimentico, quel ritmo, il rumore del suo cazzo che sbatteva dentro di me, non posso dimenticare quei momenti di piacere estremo, quel piacere che lui rendeva pericoloso quando iniziava a farmi davvero male, stringendo i miei polsi, mordendo i miei capezzoli, tirando i miei capelli, torturando le mie carni, eppure sapeva quello volevo, sapeva che non avrei detto di no, che lo avrei lasciato fare, che avrei lasciato uscire la bestia e che avrei preso tutto il suo piacere dentro di me.
Era una dolce tortura.
Amore? Non lo so.
Passione! Ecco cosa, una passione selvaggia che ci travolgeva come una valanga ogni volta che ci guardavamo negli occhi. Ogni bacio si trasformava in sesso, tutto era sesso per noi. Tutto passione.
Adesso nel ricordare tutto questo mi eccito, voglio sentirti dentro me ancora e ancora senza mai stancarmi, senza mai negarti il piacere, senza mai negarmi di essere tua, solo tua, come la prima volta, come l'ultima volta, come sempre.
Mi hai presa mentalmente e poi fisicamente, cosa vuoi ancora da me.


di
scritto il
2018-01-09
2 . 3 K visite
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.