Lo studioso di tarocchi.

di
genere
pulp

Il suo interesse inizialmente era solo storico, studiava l’etimologia del vocabolo Tarot, la cui origine è tanto oscura quanto quella delle carte stesse.
Alcuni studiosi ritengono che derivi da lemmi egiziani.
Altri che derivi da Tarotee che sta ad indicare il retro delle carte da gioco, altri ancora dalla parola Tarotier, denominazione che contraddistingueva, nel medioevo, i cartari di Parigi.
Studiò gli scritti di Court de Gabelin, di Etteilla… il nome capovolto di Alliette, seguace di Gabelin, di Eliphas Levi, che il suo vero nome era Alphonse Louis Constant e di tutti coloro che cercarono di dimostrare scientificamente l’origine egizia dei tarocchi.
Levi… che ritenne che i tarocchi fossero un alfabeto sacro e occulto che gli ebrei attribuivano a Enoch, primogenito di Caino; gli egizi a Hermes Trismegistus, il dio Thot, dio della scrittura e della magia e i greci a Cadmo… fondatore di Tebe.
Levi… abate cattolico, che legò i ventidue arcani maggiori alle lettere dell’alfabeto ebraico.
E poi ancora studiò di Gerard Encausse, chiamato Papus, medico francese, fondatore dell’Ordine Massonico dei Martinisti, e di Arthur Edward Waite, di Wirth… Case… Crowley.
Studiò “la letteratura ermetica”, i “Corpus ermeticum”, i papiri contenenti incantesimi e procedure di iniziazione, dove è descritta l’arte di imprigionare in statue le anime dei demoni o degli angeli con l’aiuto di erbe, gemme e profumi, come anche i metodi per far parlare e profetizzare le statue. In altri papiri vi sono formule per costruire artefatti ed animarli.
E studiò l’applicazione dei tarocchi come ausilio alle teorie di Jung.
Collezionava anche mazzi usati, pieni di sensazioni, di vite vissute, lui le sentiva… le sentiva rivivere fra le sue dita.
Studiando i vari metodi di divinazione scoprì il suo potere, quando interpretava i tarocchi, senza sforzo alcuno, la sua mente si apriva e vedeva cose… a volte confuse… a volte nitide, a volte piacevoli… a volte meno, a volte addirittura orrende!
E smise…

In un convegno incontrò lei.
Lui non esercitava la lettura, ne aveva timore, timore dei suoi poteri e quando gli chiese di leggerli per lei… indugiò molto ma poi cedette.
Snella, alta, capelli neri lunghi, pelle diafana, le labbra rosso sangue, gli occhi profondi come l’acqua di un pozzo, le mani con le dita affusolate, le unghie appuntite.
Le diede le carte da mescolare.
Scelse il metodo geomantico di Paul Marteau per la divinazione e le fece scegliere dodici carte fra gli arcani maggiori.
La tensione permeava la stanza.
Iniziò a scoprire le carte e la sua mente si aprì, era come se avesse davvero aperto il terzo occhio destinato a vedere il solo futuro, il nascosto, l’arcano!
Solo che… si accorse con trepidazione che stava esaminando il suo di futuro!
Non quello di lei! Quello di lei non esisteva… era vuoto! Come era vuoto il suo passato!
Il suo futuro invece era lì, leggibile… crudele, sconvolgente!

Lei lo guardava calma… gli occhi legati ai suoi, attendeva…
-Perché? Perché io…?
-Perché non tu…? Ti ho scelto fra tutti…
E’ vero, perché non io…?
Non sono immortale, pensò, sono solo di passaggio su questo mondo… come tutti, tutti anelli di una catena.
Ma poi intuì la verità, rivide lo sfarfallio di pensieri, l’attimo in cui l’assoluto, l’inscindibile, l’imperscrutabile, gli si era rivelato in quel breve attimo…!
E capì…!
Si era avvicinato troppo alla VERITA'!
Era la falena che si brucia al contatto con la fiamma.
I suoi occhi gliene chiesero conferma… e un battito di ciglia fu la risposta.
Si sentì lusingato… stranamente lusingato.

Lei si alzò e gli porse la mano…
-Vieni…
La loro notte fu appassionata, piena, completa, dolce e violenta assieme…
La sua bocca che sapeva dispensare delizie, il petto con il seno perfetto, due cupole sormontare da piccoli capezzoli rosa, la linea del ventre, le anche, le forme sinuose, la curva delle natiche, il vello corvino che le ornava il ventre e la sua conchiglia… calda… profumata… umida.
Lui si perse in lei, la sua fame era inestinguibile, era alla vita che si aggrappava.
Venne mattino, le primissime luci dell’aurora coloravano l’orizzonte.
-E’ ora…
-Si…
-Non aver timore… vivrai in me… e per sempre…
Lo trovò l’addetta alla pulizia della camera, bianco come le lenzuola del letto, abbandonato, il suo viso era disteso, sembrava felice…


Tibet
di
scritto il
2017-11-17
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