Anna dei miracoli

Scritto da , il 2017-09-08, genere pulp

Regola prima della sopravvivenza.
Colpisci per primo… e colpisci forte.
Non so per quale astruso motivo mi aveva preso in antipatia, forse perché ero forestiero? Forse semplicemente perché era un idiota. Non avevo fatto altro che passare due orette in quel bar, tirare a far sera… seduto al banco bevendo qualche birra, nulla di più… neanche avevo guardato la cameriera pettoruta che serviva. Ma so che lui cercava rogna, solo che io… proprio in quel posto avevo la necessità di passare inosservato.
Feci per uscire e lui mi si mise davanti, eccoci… mi dissi… l'incipit deve essere potente ed inaspettato, devi arrivare al sodo il prima possibile e poi sparire.
Mi fermai alla distanza giusta, fintai di girarmi e lo colpii con tutte le mie forze al basso ventre con un calcio e lui crollò a terra come un sacco d’aria che si svuota… urlava e gemeva tenendosi con le mani i coglioni martoriati.
Uscii…

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Anna dei miracoli…
Si dice in giro che Anna sia una maga. Ma si sa quanto è maldicente la gente. All’inizio raccoglieva piante officinali per farne dei decotti secondo vecchie ricette tramandate dalla sua famiglia e questo solo per passione. Poi… man mano… prese a dare le sue pozioni a chi ne aveva bisogno, in cambio solo ringraziamenti o piccoli doni. Non si sa quando la sua fama travalicò il piccolo centro agricolo dove viveva. E non si sa quando iniziò a circolare in giro la voce che era capace di vincere l’impotenza maschile. E la sua passione diventò un mestiere, una professione.
Da lei venivano le donne… mogli, amanti, fidanzate lamentandosi della scarsa vena amorosa dei loro uomini e lei dava loro le pozioni adatte. Usava la radice antropomorfa della mandragola che raccoglieva personalmente e che lasciava macerare lungamente in una soluzione di alcool per liquori. E la cantaridina che ricavava dal coleottero cantaride che da una infinità di tempo si sa che ha proprietà afrodisiache. La muira puama che faceva venire dalle foreste del Brasile, la catuaba anche dal Brasile raccolta dagli indios Tupi che dicono “ se entro i 60 anni hai un figlio… è tuo, dopo i sessanta il figlio è di catuaba”. E ancora macerava la polpa della maca che veniva dalle Ande e la salsaparilla e la damiana conosciuta fin dai tempi dei maya e la yohimbe, un alcaloide ricavato dalla corteccia dell’albero omonimo proveniente dal west-Africa.
Iniziarono a venire da lei anche uomini che cercavano la virilità perduta, anziani amanti che dovevano soddisfare giovani compagne. Lei contava sull’effetto placebo dei suoi preparati, molto o tutto dipendeva dagli stimoli cerebrali.
In certi rari casi… interveniva personalmente, usava i suoi poteri, il suo corpo.

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Io sono un animale da città. Questi posti… con così tanto verde intorno mi deprimono, mi sento osservato. Da predatore mi sembra di diventare preda. Nulla può mimetizzare un sicario quanto la folla. Dargli la necessaria sicurezza.
Voglio finire presto il mio lavoro e tornarmene nella confusione, nella città dove non c’è mai pausa. Dove non si dorme mai o poco.
E’ quasi l’ora…

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Anna in alcuni casi si è lasciata coinvolgere.
Ha usato il suo corpo per ridare fiducia a uomini rassegnati. Tutti questi hanno avuto poca importanza nella sua vita, rapide meteore presto sparite oltre l’orizzonte della sua vita.
Ma non Anselmo.
Anselmo è il marito di Amalia.
E’ Amalia che va da Anna e racconta della poca virilità del marito. E’ Amalia che con le prime pozioni ottenute non vede risultati. E’ Amalia che porta Anselmo da Anna.
Poi… il rapido scalare verso l’assurdità. Anna dimostra ad Amalia che Anselmo è ancora uomo, con il solo avvicinare della sua mano gli fa lievitare il cazzo. Un sparuto passerotto diventa un aquila indomita. E Amalia lo usa… lì… davanti ad Anna. Mentre Anselmo è steso sulla schiena, vestito e con il cazzo fuori dalla patta, lei si alza dalla poltrona… lo scavalca e spostando il fondo delle culottes di seta si abbassa e si strofina lungamente contro la cappella dura e liscia, tiene la grossa asta piena di vene in rilievo con le due mani e si impala… struscia il proprio ventre contro il pelo ruvido dell’uomo… e gode. Gode e gode… sembra che il cazzo sia diventato di pietra, è incredibilmente duro e sembra non venire mai…
Ma Anselmo sta guardando Anna… i loro occhi sono incollati… e parlano. Si raccontano. Anselmo mentre è posseduto da Amalia sta godendo Anna. Poi… il fragoroso orgasmo… Anselmo che urla come un leone nella savana e riempie il ventre della moglie del suo caldo seme…
Ma… il problema non è risolto, nella loro casa coniugale le cose ritornano come prima. Amalia è un incontenibile incendio… lava di un vulcano in eruzione e Anselmo solo tiepido. Ritorneranno più volte da Anna. E sarà Anna ancora a dare vita alla loro passione. Guarderà Anselmo possedere da animale il corpo della moglie desiderando di essere lei l’oggetto del suo desiderio. Desidererà quel grosso cazzo dentro di se… davanti e dietro… in bocca e fra le grosse mammelle.
E inizierà a soffrire d’amore. E così anche Anselmo.
E Anselmo… una bella sera, arriverà solo da Anna. Non sarà necessario spiegare. Non diranno una sola parola.
Poco dopo i loro corpi nudi si fonderanno.
I loro sospiri e gemiti si confonderanno.
E capiscono che nulla può dividerli. Non ora e non più. Sono legati per sempre.
Il loro far l’amore è tenero e feroce nello stesso tempo. Si prendono come delle belve e poi si abbracciano come teneri amanti. La virilità di Anselmo è senza limiti ora. Gode… svuota la sua anima nel corpo di Anna e poco dopo è ancora pronto. La vuole di nuovo… Senza sosta.
E Anselmo dirà ad Anna parole d’amore.
La cosa inizia quella sera e prosegue. Giorni… settimane… mesi.
E Amalia ne viene a conoscenza. Stranamente Anselmo ha libido anche per lei… spesso l’uomo che ha un amante riesce a soddisfare anche la propria moglie. Ma sono avanzi… gli avanzi della passione… cioè quello che resta.
E Amalia è vendicativa, in lei monta una rabbia assoluta, non si rassegna. Se Anselmo non sarà più suo… non sarà più di nessuna. E di questo anche Anna dovrà pagare… si dice Amalia.

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Non so chi le diede il mio nominativo.
Ho diversi contatti sparsi per il paese. Raccolgono eventuali commesse, le vagliano e se vale la pena me le passano. Prendono una percentuale a lavoro compiuto.
Questo era un lavoretto semplice.
Un uomo e una donna. Avevo l’indirizzo e l’ora nella quale operare. La porta della veranda esterna era facilmente forzabile. Un attimo ed ero dentro… sentivo i loro gemiti e loro sospiri…
Attesi…
Sentivo le loro promesse di amore eterno… le assicurazioni che a vicenda si facevano.
Non so se fu questo a farmi titubare per un attimo…
Due amanti… e il loro amore. L’amore che io non ho mai conosciuto. Che ho rifiutato. Un po’ di rimpianto lo ebbi… in quell’attimo.
Poi… rapidi colpi per una morte immediata, senza dolore.
Misi tutto a soqquadro per simulare una rapina finita tragicamente.
E me ne andai. Tornai nella mia anonimia.
Nuovamente non ero nessuno.

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