Non vedere, ma sentire

Scritto da , il 2017-07-17, genere etero

Mi chiamo Giulia,ho 26 anni e sono non vedente da quando di anni ne avevo 4. Basterebbero queste poche informazioni per descrivermi a tutti voi e forse se avessi detto soltanto che sono cieca, vi sarebbe potuto passare per la mente quanto "diversa" possa essere la vita di una giovane donna come me, rispetto a quella di una mia coetanea normodotata. Lasciate stare, i "poverina"o "che sfortuna", risparmiateli per chi effettivamente ne avrebbe bisogno, non per me. Sapete, la mia quotidianità è decisamente piena, lavoro in un centro per dare supporto ai ragazzi affetti dal mio stesso handicap fornendo loro un counselling psicologico. Sono laureata in psicologia specializzata in ambito infantile e presto prenderò la mia definitiva abilitazione alla professione, ho quel che si dice un brillante futuro davanti conquistato con molto impegno e fatica. Ho persino molti amici che riempiono i miei momenti liberi e una famiglia che mi fa sentire sempre amata e supportata. Una vita invidiabile, nonostante tutto, ma c'è un però. L'unico lato di me inappagato è quello che tengo nascosto : il mio immenso appetito sessuale. Ho bisogno di sentirmi bruciare di desiderio per qualcuno, ho bisogno di sentirmi così attratta da un uomo che il solo pensiero di lui mi faccia stringere forte le gambe per trattenere la voglia che diventa sempre più grande e nascondere le mutandine che si bagnano dei miei umori. Io, ancora vergine a ventisei anni, avevo l'anima di una libertina. Nonn avevo ancora incontrato l'uomo con cui esprimere la parte più intima di me, quella che facevo venire fuori di notte, quando ascoltando audio-libri erotici, mi toccavo furiosamente, titillando il clitoride, sfiorandomi i capezzoli con le dita bagnate della mia saliva e stringendo forte tra i denti il lenzuolo per soffocare i gemiti. A volte, mi masturbavo così tanto, da ricavarne una severa infiammazione della pelle delle piccole labbra, rischiavo quasi di escoriarmi ma non potevo fare a meno di toccarmi neanche se faceva male, anche se più mi masturbavo, più mi sentivo inappagata, avevo incominciato a pensare al sesso anche nelle pause di lavoro e la mia mente vagava sempre verso un uomo misterioso che con la forza e contro la mia volontà mi avrebbe preso e mi avrebbe stuprato selvaggiamente. Chi l'avrebbe mai detto che prima o poi sarebbe successo?
Era un freddo tardo pomeriggio di dicembre e avevo appena concluso la mia ultima giornata di lavoro prima delle vacanze di Natale, di lì a poco sarei andata sulla neve con le amiche,lasciai il mio studi e presi l'ascensore, presto mi ritrovai per strada, avevo il mio bastone guida e conoscevo il tratto che avrei dovuto fare a piedi per prendere l'autobus a memoria, mi sentivo bene e al sicuro. Non sapevo quanto mi stessi sbagliando,improvvisamente, mi sentii cingere ai fianchi e una mano portata con forza alla mia bocca,mi costrinse ad inalare qualcosa che mi fece presto perdere i sensi,non ebbi tempo di liberarmi, di urlare, venni rapita. Mi risvegliai stesa su di un tavolo, non sapevo dove fossi, non sentivo alcun rumore, provai a muovere le braccia ma erano bloccate e le gambe erano legate all'altezza delle cosce, avevo freddo, ero nuda ed ero molto aperta. Incominciai a chiedere aiuto e ad implorare che non mi facessero del male, mi domandavo se qualcuno mi sentisse, piansi temevo di morire. Ad un certo punto, un uomo mi disse con voce calma e ferma : "Sshh, sta zitta. Non urlare, siamo io e te e nessuno potrà sentirci,siamo lontani da tutti,stai tranquilla e non dimenarti altrimenti ti farai male." Quella voce aveva qualcosa di familiare ma non riuscivo ad inquadrarla, quando mi si avvicinò parlandomi all'orecchio, capii chi fosse quell'uomo. Era Antonio.Il portiere del condominio dove si trovava il mio studio,non avevo mai parlato con lui tranne rapidi scambi di convenevoli mentre ci si incrociava nel palazzo,non avrei mai potuto immaginare che potesse essere in grado di fare una cosa così e soprattutto a me. Lo chiamai per nome e lui mi disse : ah,ti ricordi di me. Ed io gli risposi che non solo mi ricordavo di lui ma sapevo anche che fosse una brav'uomo e che se mi avesse riportato a casa sana e salva,non l'avrei denunciato ed io non mentivo. "Antonio è un bell'uomo,ha 47 anni ed è già vedovo,fortunata chi se lo farà." avevo sentito dire a quella ciarliera della segretaria del centro con tanto di altri commenti piccanti su cosa avrebbe fatto lei a lui. Il mio rapitore interruppe il flusso dei miei pensieri e mi disse :"So cosa vuoi da me ora, anche se non lo confesserai mai, ti terrò con me, fino a quando i nostri reciproci desideri non saranno totalmente appagati.". Non sapevo cosa rispondere a quella dichiarazione di intenti : mi avrebbe violentato,chissà quando,ma l'avrebbe fatto. Stai attenta a ciò che desideri,perché potrebbe avverarsi,mai parole furono più profetiche. Sentii Antonio avvicinarsi a me, egli infilò una mano tra i miei capelli,tirandomi il capo all'indietro. La prima cosa che si prese di me furono le mie labbra,me le leccò con leggerezza e mi diede un morso,forte che mi fece schiudere le bocca che lui avvolse con un bacio che mi fu impossibile non assecondare. Si staccò da me e con pochi passi fu ai piedi del tavolo dove ero legata. Sentii le sue mani possenti sulle cosce e poi sulla pancia, senza dire una parola, mi penetrò spaccandomi in due, provocandomi un dolore lancinante che mi fece urlare e poi svenire per qualche attimo. Quando mi ripresi, sentivo quell'uomo che entrava e usciva da me, godeva respirando affannosamente, infilava il cazzo dentro, così a fondo, senza lasciarmi tregua, io piangevo e lo pregavo di smettere, ma lui era sordo alle mie preghiere. Dentro fuori. Il suo bacino sbatteva contro il mio rumorosamente,ad un certo punto, prese anche a toccarmi i seni, pizzicando forte i capezzoli. Mi diede un manrovescio fortissimo e mi intimò di smetterla di parlare. Quanto avrebbe continuato a torturarmi così, a scoparmi contro la mia volontà? Era così rabbioso,mentre mi penetrava, mi disse "Non si era mai vista una puttana vergine,era un'anomalia.". Più mi fotteva e più incominciava a piacermi, mi sentivo sporca e malata, ma mentre mi chiavava, mi godevo le sue dimensioni enormi e il fatto che il ritmo con il quale mi penetrava, non accennasse a diminuire. Avrei voluto non finisse mai, e così sembrava destinato ad essere, si arrestava solo qualche istante per prendere un pausa e ricominciare a stantuffare. Volevo che mi sborrasse dentro suo, così avrebbe sancito che io ero roba sua. Dall'istante in cui mi aveva penetrato, era passato non so quanto tempo e finalmente dopo quella lunga cavalcata trovai il coraggio di implorarlo di masturbarmi. Inaspettatamente dopo la mia richiesta, smise di scoparmi e mi diede un altro schiaffo,se possibile più forte del precedente. Si mise a ridere e mi diede della troia, mi disse che mi stavo abituando troppo bene e che ero un'ingorda di cazzo. La delusione e l'umiliazione fu bruciante anche più del dolore che sentivo tra le gambe. Sentii l'acqua che usciva da un rubinetto e poco dopo,Antonio mi era di nuovo vicino, aveva bagnato una panno per pulirmi tra le cosce. "Hai perso sangue,povera piccola"disse. La freschezza dell'acqua mi diede subito un po' di sollievo. Nel pulirmi, quell'uomo così rude e violento mostrò una certa delicatezza nel tocco,sembrava così diverso da colui che si era preso la mia verginità senza riguardi,dopo avermi rapito. Fare delle domande sarebbe stato inutile, ero in attesa di ciò che sarebbe successo, potevo solo aspettare. Gli dissi che avevo sete e lui mi diede da bere acqua zuccherata. Io ero ancora legata, e lui non aveva assolutamente voglia di liberarmi. "Devo andare al bagno" gli dissi, e lui con uno sbuffo, mi slegò e mi intimò di dargli le braccia, mi mise delle manette e poi mi guidò alla toilette, non mi lasciò un istante, sentivo la sua presenza e quando non seppi come asciugarmi lui mi prese e mi fece sedere su ciò che sembrava essere il bidet. Fece ciò che non mi sarei mai aspettata, aprì l'acqua, e dato che non avrei potuto lavarmi da sola, egli si sedette dietro di me e incominciò a lavarmi le parti intime con una cura non casuale, quel tocco e l'acqua calda mi stavano mandando in deliquio e fu in quel momento mentre eravamo entrambi accovacciati, in quel posto così poco convenzionale che solo una situazione come quella poteva far sembrare quasi normale,iniziò a masturbarmi. Mi toccava con sapienza, due dita a volte tre, su e giù, mi tremavano le gambe,lui mi teneva stretta a sé, sentivo sulla pelle della mia schiena i peli del suo petto, aveva preso a baciarmi sul collo e a mordermi la spalla, il suo tocco aumentava di intensità e alla fine esplosi. Ecco il primo orgasmo che non mi fossi procurata da sola, mi sentivo svenire, il calore mi pervase in ogni parte del corpo eppure lui non smise di infliggermi quella tortura, continuò a toccarmi,ancora e ancora,arrivai non so quante volte, forse tre,quattro,scoppiai a piangere,perché era troppo tutto ciò. Lui soddisfatto credendo di avermi risarcita, mi sussurrò nell'orecchio : ora basta,alzati. Mi fece alzare,stringendomi con forza le braccia, mi riportò su quel tavolo e tolte le manette, mi fece stendere e mi legò di nuovo come prima. Sentii il profumo di talco nell'aria, me lo stava mettendo sulla vagina e sulle sue mucose, sogghignando disse : "così sarai bella asciutta, le fiche troppo umide non le scopo e nella tua ci potrei nuotare". La preparazione per il nostro secondo atto non era ancora finita, perché mi mise delle mollette strette sui capezzoli dopo averli mordicchiati, leccati e a lungo sapientemente succhiati. "Ecco,ora sei pronta." Di nuovo,mi riempì,dolorosamente, non ero affatto lubrificata e a lui questo piaceva, vedermi provare dolore lo eccitava. Mi scopò con violenza di nuovo e stavolta urlavo di piacere e lo imploravo in maniera menzognera di smettere,ma più tempo passava e più volevo che mi sfondasse con il suo pene enorme e la sua voglia incontrollabile, mi grido: Dì che sei mia,dillo. E io,ubbidii e quando lo feci si sfilò da me e in un attimo dopo avermi ordinato di aprire la bocca , vi svuotò il suo spera, me lo sentii in gola,quasi soffocavo, pensavo di non farcela a contenerlo, ebbi quasi l'istinto di vomitare ma lui non sembrò curarsene, urlò furiosamente il mio nome e venne. Mi caddero sul seno gocce del suo sudore,era provato anche lui da tutto ciò. Io ingoiai tutto lo sperma che potevo ma alcune gocce mi uscirono ai lati della bocca e dato che niente andava sprecato, come disse, mi fece leccare le dita che aveva usato per raccogliere quei rivoli. Ero stremata, dolorante e avevo ancora paura, perché mi chiedevo cosa avesse ancora in serbo per me quell'uomo e cosa sarebbe successo di lì a poco. Interruppe il flusso dei miei pensieri, dicendomi che l'ora della cena era passata da un pezzo e che dovevamo mangiare entrambi, non dovevo illudermi sul fatto che mi slegasse, ero la sua schiava e lui il mio padrone, mi avrebbe imboccato,dato da bere,lavato quando sarebbe servito,ma soprattutto mi avrebbe selvaggiamente scopato, ancora e ancora ..."Dopotutto, avremo tutto il tempo del Mondo, tra una settimana ti riporterò a casa, te lo prometto, ma ora sei mia e voglio solo che tu sappia quanto il mio cazzo ti voglia."

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