Divisa in due 5. La gita

Scritto da , il 2017-04-27, genere tradimenti

Nei mesi successivi a quell’ uscita pomeridiana, che lei aveva pagato a caro prezzo, Davide e Gabriella non si azzardarono a correre altri rischi, si vedevano abitualmente, riuscivano anche ad avere qualche momento di intimità, ma non provarono a strappare occasioni più complete e difficili soprattutto perché Basilio non subodorasse l’ inganno e potesse avere reazioni spropositate.
La voglia reciproca era comunque forte e così nei momenti che riuscivano a strappare davano libero sfogo ai loro desideri: qualche volta si appartavano in auto nell’ intervallo del lavoro, qualche volta lei lo passava a prendere a casa alla mattina salendo da lui per qualche minuto d’ amore; Davide pensava a come sarebbe stato bello se lei avesse potuto svegliarlo, si immaginava che quel progetto si potesse realizzare e sperava che un giorno avrebbe potuto concretizzarlo.
Per ora le apriva la porta con gioia ed entusiasmo, l’ abbracciava, la baciava e poco dopo erano tutti e due, lì in piedi, a toccarsi: lui le afferrava le natiche, compiacendosi nel sentirle sode e morbide e lei gli leccava il petto, lui le stringeva le tette da sopra il golfino attillato e lei gli succhiava i capezzoli; si eccitavano in fretta e avrebbero fatto l’ amore a lungo se il tempo non fosse stato tiranno: così qualche volta era Davide a farla sedere su una poltrona per poi sollevarle la gonna, abbassarle le mutandine e cominciare a leccarle la fica, sfiorandole il clitoride con dita e lingua fino a farla godere in un bagno di umori, qualche altra era Gabriella che si inginocchiava ai suoi piedi, gli tirava fuori il cazzo già gonfio dai pantaloni e iniziava a baciarglielo con dolcezza; poi lo leccava, lo succhiava, lo sfiorava con i capelli e, sentendo l’ eccitazione di lui che cresceva, gli leccava le palle, gli faceva passare l’ uccello sulle sue guance e sul suo viso per poi succhiarlo fino a farlo godere nella sua bocca.
Soddisfatti e felici, anche se di corsa, iniziavano così una nuova giornata

Purtroppo le rinunce e le attenzioni non impedivano a Gabriella di continuare ad avere una vita difficile con Basilio: le discussioni si alternavano alle riappacificazioni, gli insulti alle moine, le sberle alle carezze intime, i litigi alle scopate.
Se lei rifiutava di soddisfarlo a letto o provava ad allontanare le sue mani,, che si intrufolavano tra i seni o fra le gambe, Basilio insisteva: un giorno lei lo graffiò su un braccio per difendersi e lui, afferratala per i capelli, le avvicinò la testa alla ferita e, mentre gliela faceva vedere, inviperito, le disse:
” Hai visto cosa mi hai fatto, stronza? Poi sono io che alzo le mani, vero? Comunque sta tranquilla che te la farò pagare, e cara anche. Vorrei sputarti in faccia, ma si offenderebbe la mia saliva a toccare una faccia di merda come la tua!”
Ma anche quella volta tutto finì qualche giorno dopo con Gabriella che, avvicinatasi a Basilio, gli chiese se aveva voglia di scopare per ritornare alla “normalità”.

Accadde tempo dopo che Basilio dovesse andare via qualche giorno: da tempo ipotizzava di fare una vacanza con alcuni amici, tutti appassionati di pesca, ma il progetto non si realizzava mai lasciando Gabriella e Davide nella vana attesa di avere tempo a disposizione; un giorno, ormai inaspettatamente, Basilio informò la moglie che il giorno seguente sarebbe partito e si sarebbe assentato per tre giorni; ovviamente non perse l’ occasione per fare le sue raccomandazioni:
“Vedi di non consumarla troppo”
le disse mettendole una mano tra le cosce,
“e soprattutto se decidi di andare a farti sbattere in giro cerca di non farti scoprire!”.
Quando parlava così Basilio non era arrabbiato, sembrava che scherzasse, ma a Gabriella restava sempre il dubbio che volesse farle capire qualcosa; comunque anche quella volta lo lasciò dire e cercò di mascherare il più possibile la gioia che provava nel sentirsi libera per qualche giorno: anzi, sapendo che tanto Basilio avrebbe preteso da lei una scopata di saluto, lo anticipò e avvicinandosi a lui gli disse:
“Vieni a letto, prima di prepararti la valigia ho voglia di farti un lavoretto che ti farà andare via contento.”
“Sei sempre la solita porca, non riesci proprio a stare senza il mio cazzo.”
E dandole una sonora pacca sul culo la spinse sul letto dove la scopò con impeto e intensità; riuscì a durare a lungo e quel movimento violento creò a Gabriella dolore ma anche piacere: in fondo non le dispiaceva ogni tanto essere presa con la forza e Basilio di forza ne aveva parecchia; lei si sentiva completamente nelle sue mani e accettava con gusto quel corpo muscoloso e grosso che sopra di lei la stantuffava nella fica e la riempiva. Quando Basilio raggiunse l’ apice del suo piacere restò sdraiato sul letto, lei lo baciò sul petto, gli diede un buffetto sul pene ormai molle e rilassato e si alzò: in quel momento iniziava davvero una piccola vacanza!

Il giorno dopo con Davide decisero che sarebbero andati il pomeriggio stesso a fare una gita e la sera dopo si sarebbero concessi una cena al ristorante.
Poche ore dopo erano in auto, felici e quasi sorpresi di ritrovarsi insieme a godersi il tempo tutto per loro; arrivarono in una località di montagna, dove camminarono un po’ per il paese, dopodiché si sistemarono su un prato a godersi il sole e la brezza che lo rendeva meno caldo e più gradevole.
Lì, sull’ erba, era difficile rimanere fermi, il desiderio era tanto e così cominciarono ad abbracciarsi, le mani scorrevano sui corpi con carezze delicate, ma che stimolavano l’ eccitazione; iniziarono a baciarsi e le lingue si intrecciarono e si infilarono vogliose nella bocca dell’ altro mentre le labbra sembrarono non riuscire più a staccarsi: avevano voglia l’ uno dell’ altra ma non potevano dare sfogo ai loro sensi perché all’ aperto potevano essere visti da chiunque, così giocarono ad eccitarsi e a provocarsi; Davide sfiorò con le dita le labbra di Gabriella e lei con la lingua cercò di afferrargliele: gli dava così dei piccoli colpetti con la punta per poi succhiargliele quando lui gliene infilava in bocca una o due: le piaceva da morire compiere quel gesto anche se avrebbe preferito avere tra le labbra il suo uccello al posto delle dita; poi, mentre Davide era sdraiato, supino sul prato, gli salì a cavalcioni sul dorso e lo accarezzò piano sul petto, sul viso, tra i capelli; lui la lasciava fare e si perdeva in quei gesti d’ amore che lei gli riservava, assaporava il suo profumo e la teneva stretta tra le sue mani; lei gli faceva passare i capelli ( in quel periodo lunghi fino alle spalle ) sul viso e sul corpo e lui sentiva dei piccoli brividi di piacere. Continuarono un po’ tra baci e carezze, poi lei si coricò sull’ erba a pancia in giù e fu Davide a salire sopra di lei sistemandosi in ginocchio sulla sua schiena: la baciava tra i capelli, sulle orecchie, sul collo, la accarezzava sulla schiena e sul viso; poi portò le mani sotto di lei per accarezzarle i seni: lei si sollevò leggermente perché le mani di lui passassero più comodamente e lasciò che lui le stringesse le tette, poi lo sorprese: velocemente si sollevò la maglietta e tirò il reggiseno sopra ai seni in modo da lasciarli scoperti e liberi di essere toccati senza strati intermedi; Davide si guardò intorno, non vide nessuno nelle vicinanze e così iniziò a palpare quei seni che lo facevano impazzire di desiderio, li avvolse a coppa nelle mani e cominciò a titillarle i capezzoli: li sfiorava, li pizzicava, li stringeva e li accarezzava, gli piaceva sentirli indurire tra le sue dita e sentire i gemiti che Gabriella emetteva per il piacere; andarono avanti così per un po’ finché Gabriella si sfilò da sotto e guardando Davide negli occhi gli chiese:
“Posso baciartelo? Ne ho una voglia………”
Ma Davide, preoccupato che qualcuno li vedesse, le disse di no:
“Ho voglia anch’ io, ma è meglio che ci spostiamo da qui. Andiamo, dai.”
“Hai ragione, però almeno me lo fai toccare.”
E detto questo gli infilò la mano nei pantaloni, lo toccò, lo accarezzò, lo trovò bagnato delle goccioline del primo piacere che, sfilata la mano, leccò vogliosa. Erano eccitati e raggiunsero rapidamente l’ auto, salirono e si diressero alla ricerca di un luogo più appartato; trovarono una stradina che conduceva dentro un bosco e poco oltre si fermarono: iniziava ad imbrunire senza essere buio, non c’ era nessuno e ritennero che quello potesse essere un luogo ideale.

Gabriella si avventò subito sul cazzo di Davide, gli slacciò la cintura, gli abbassò la cerniera e glielo tirò fuori: lo accarezzava guardandolo e poco dopo glielo prese in bocca. Succhiava e leccava e Davide sapeva che così non avrebbe retto a lungo, così le sollevò la testa e si buttò fra i suoi seni;
“Non ti piaceva?”
gli domandò lei, maliziosa,
“Mi piaceva moltissimo, ma non voglio venire subito, è troppo bello e voglio gustarmi questo piacere il più a lungo possibile.”
Le sfilò la maglietta lasciandole il reggiseno dentro il quale infilò una mano per accarezzarle un seno del quale baciò e leccò a lungo il capezzolo; con l’ altra mano la toccava tra le gambe, scostò le mutandine e le infilò prima uno poi due dita nella fica: era bagnata, eccitata e Davide continuò nella sua azione doppia concentrata su un capezzolo e tra le sue grandi labbra, le accarezzò il clitoride e baciò anche l’ altro capezzolo fino a quando non sentì che Gabriella aveva raggiunto l’ orgasmo.
Poi si spostò sul sedile del passeggero, che spinse indietro al massimo, e Gabriella si accovacciò tra le sue gambe e il cruscotto: non era comodissima, ma le piaceva quella posizione, lì, tra le gambe di Davide, davanti al suo sesso nudo che, rigido, svettava davanti a lei: gli sbottonò la camicia, con le mani gli accarezzò i capezzoli e gli strusciò il viso sopra il cazzo; gli faceva passare sopra le guance, il naso e, senza aiutarsi con le mani, lo imboccò; succhiava quella mazza dura che spingeva contro il suo palato e lo guardava cercando nei suoi occhi il piacere e la soddisfazione; Davide ricambiava lo sguardo ed era soddisfatto di quel trattamento, gli piaceva osservarla con il cazzo in bocca e con quell’ aria da porca, gli piaceva vedere la sua lingua oscenamente allungata fuori dalla bocca che leccava la sua asta in tutta la sua lunghezza e ruotava intorno alla cappella, gli piaceva quando si passava il suo sesso sulla faccia per poi andargli a leccare i testicoli.
Ogni tanto le toglieva il membro dalla bocca e le dava da succhiare le dita o la mano, le afferrava la testa per i capelli per allontanarla e le tastava le tette: erano entrambi in trance e cambiarono posizione solo perché Gabriella cominciava a sentire indolenzirsi le gambe. Uscirono dalla macchina e Davide fece appoggiare Gabriella al cofano e la penetrò da dietro: la teneva per i fianchi e spingeva dentro di lei che, chinata agevolava il suo movimento; quando lui si fermava era lei che si muoveva mantenendo il ritmo, le piaceva sentirselo dentro e con i muscoli della vagina lo stringeva per dargli ancora più piacere. Sentiva i suoi umori colare fuori e scendere tra le cosce, ma non smetteva di farsi sbattere; quando capì che Davide stava per godere lo fece uscire e inginocchiatasi davanti a lui glielo riprese in bocca, sentendo un sapore diverso, frutto del miscuglio creatosi dentro la sua fica, lo leccò avida e, ripresolo in bocca, lo succhiò fino a farlo godere: Davide le scaricò in bocca tantissima sborra che in parte uscì dalla sua bocca per scivolare sulle guance e sul collo, in parte lei sputò per non sentirsi ingozzare.
Soddisfatti e felici tornarono a casa già pregustando la serata del giorno dopo.

Entrambi si prepararono con attenzione ed entusiasmo, si sentivano bene e provavano un’ emozione particolare per quella sera che avrebbero voluto non finisse mai e che auspicavano che fosse eccezionale sotto ogni punto di vista; nel vestirsi entrambi cercarono il modo per sorprendere e stuzzicare l’ altro.
Davide si vestì elegantemente con un vestito scuro, giacca e cravatta, ma sotto i pantaloni non indossò gli slip: voleva vedere come avrebbe reagito Gabriella e contemporaneamente avrebbe sentito, durante la serata, il contatto leggero e discontinuo della stoffa sul suo pene che avrebbe accresciuto la sua eccitazione.
Lei indossò una gonna corta sopra il ginocchio, preferendola alla minigonna che le avrebbe impedito di mettere le calze autoreggenti che tanto piacevano a Davide, una camicetta rosa trasparente con sotto il reggiseno nero di pizzo, le scarpe con il tacco alto che slanciavano la sua figura; i capelli li pettinò tirandoli su e fissandoli con un fermacapelli sopra la testa lasciando soltanto qualche ciocca scendere sul collo.
Per non rischiare si preparò dopo che suo figlio era uscito con un amico ed in tal modo arrivò inesorabilmente in ritardo; Davide l’ aspettava e quando lei lo abbracciò fu avvolto dal suo profumo e dal suo fascino: era bellissima, accattivante, interessante e terribilmente sexy e lui si sentiva fiero di averla accanto nonché fortunato nel credere che lei fosse tutta per lui, cosa che era vera, ma solo in parte.
Salì sull’ auto di lei e si avviarono: nel tragitto le sfiorò il seno con una mano e provò ad infilare due dita tra i bottoni della camicetta, le accarezzò una gamba e rimase piacevolmente sorpreso nel sentire che aveva indossato le calze, le alzò leggermente la gonna per godersi lo spettacolo dell’ elastico di quelle che faceva capolino mentre lei guidava; lei lo lasciava fare e si stava già eccitando a quei giochino innocui, ma cercava di concentrarsi sulla guida.

Arrivati al ristorante si sedettero al tavolo e cenarono parlando di loro stessi: della loro felicità, del loro amore, dei loro progetti, ma anche delle loro difficoltà, delle loro rinunce, dei loro rischi. Si scambiarono qualche bacio, qualche furtiva carezza sotto il tavolo e si dissero qualche parola che fece aumentare la loro eccitazione; poco per volta si sentirono sempre più desiderosi di sesso e faticarono a non mettersi le mani addosso, ma sapevano che uscendo poco dopo si sarebbero ritrovati a darsi tutto il piacere che desideravano.

Fuori pioveva alquanto forte e fecero una corsa per salire sulla macchina parcheggiata in un angolo del piazzale antistante: erano tra gli ultimi clienti e così non spostarono l’ auto: protetti dalla pioggia chiusero le portiere dall’ interno e si buttarono uno nelle braccia dell’ altra: le mani frugavano tra i vestiti, Davide le accarezzò una gamba risalendo lungo la calza fino a raggiungere la zona nuda della coscia che strinse con bramosia; fece altrettanto con l’ altra mano e lei si ritrovò con la gonna arrotolata e le gambe scoperte: provò a ricambiare ma Davide era frenetico, la tenne ferma e le sbottonò la camicetta per poi abbassarle una spallina del reggiseno: la tetta uscì e lui la baciò e le mordicchiò il capezzolo sempre più duro ed eretto a seguito di quelle stimolazioni; la lingua di Davide correva sul capezzolo, sulla tetta, nell’ incavo dei seni e presto anche l’ altro seno rimase nudo e in vista. Gabriella era sempre più eccitata e si godeva le mani e la bocca di Davide che la stimolavano dappertutto; lui si scostò e si soffermò a guardarla, lo stuzzicava osservarla scosciata, con le tette fuori, lo sguardo pieno di voglia lì in macchina con il rischio che altri la vedessero: in quei momenti all’ amore che provava per lei si sostituiva il gusto di vederla perfettamente integrata nei panni della puttana, perché solo una puttana sarebbe rimasta lì, indecente e seminuda, a dargli piacere.
E lei si sentiva davvero una troia, se ne rendeva conto, ma non avrebbe smesso per nessun motivo di comportarsi come tale.
“Sono proprio una porca, guardami, vero che sono una porca?”
e intanto protendeva il petto verso di lui per mettere in maggiore evidenza le tette,
“Sì, sei la mia porca, la mia magnifica porca”
rispondeva Davide afferrandole i seni e stringendoli tra le mani.
Poi la prese e se la mise a cavalcioni mentre era seduto sul sedile di destra, continuò ad accarezzarle e baciarle i seni finché lei si lasciò scivolare ai suoi piedi: gli baciò il rigonfio da sopra i pantaloni e poi infilò la mano nel varco creato dalla cerniera lampo fatta scendere: pensava di imbattersi negli slip e si sorprese nel sentire il caldo del sesso di Davide che sfiorava le sue dita, lo toccò e lo guardò negli occhi:
“Che ci fa questo tutto nudo?”
“Voleva essere subito pronto e disponibile per te.”
E lei, tiratogli fuori l’ uccello, cominciò a baciarlo e a leccarlo; Davide sentiva crescere l’ eccitazione, ma voleva ritardare l’ eiaculazione, così quando capì che non avrebbe resistito a lungo le tirò fuori il cazzo dalla bocca; spinse il sedile indietro e la fece mettere in ginocchio su di esso, con la testa sopra il poggiatesta e il culo proteso indietro, le sfilò le mutandine e seppure in una posizione non comoda la prese da dietro: il pene entrò nella fica di Gabriella come una lama nel burro agevolato dagli umori di lei e cominciò un movimento di avanti e indietro, talvolta uscendo per poi rituffarsi in quel buco caldo ed accogliente.
Davide reggeva benissimo e intanto con la mano accarezzava il clitoride di lei che gemeva, fremeva, lanciava versi per il piacere che provava:
“Ciulami, chiavami, fammi sentire il tuo cazzo dentro, sì, siiiì, così, ancora, ancora, siiiì, non smettere…”
Davide la scopava con gusto e a un certo punto volle provare a metterglielo nel buco più piccolo: non l’ avevano mai fatto, ma era il momento giusto, lui aveva una voglia incontenibile e lei era talmente eccitata che avrebbe fatto qualunque cosa.
Così le avvicinò la punta allo sfintere e provò a spingere; non trovò grandi ostacoli, il suo membro era bagnato e reso viscido dalla scopata di poco prima, lei era talmente fradicia che anche nel sedere era facilmente penetrabile; lui fece delicatamente entrare il suo uccello e lei non sentì grande dolore, poco dopo il piacere prese il sopravvento e si godette quel cazzo che la scopava nel culo; erano pazzi per il piacere, lei urlava, lui spingeva e sembrava che non dovesse più godere.
“Sì, amore inculami, incula la tua troia, sono qui per questo, oh che bello, continua così, riempimi il culo!”
Davide impazziva a sentirla parlare così e provava una grande soddisfazione nell’ ascoltare quella donna che gli parlava in quel modo e nel pensare che la stava sodomizzando: era bello farlo ed era bello pensarlo, fantastico! Così continuò fino a che venne riempiendole il culo di sperma: una sborrata incredibile! Uscì delicatamente da lei e, come a ringraziarla, giratala, le leccò la figa fino a fare godere anche lei.
Chissà se qualcuno si era accorto di quel movimento, se aveva visto la macchina muoversi e sobbalzare, se tra la pioggia aveva scorto quei corpi in posizioni inequivocabili, chissà, certo che a loro non importava nulla: avevano vissuto un’ esperienza indimenticabile ed erano ubriachi di piacere.
Per fortuna Gabriella non avrebbe trovato Basilio ad aspettarla perché difficilmente avrebbe potuto nascondere le tracce del piacere stravolgente che aveva provato. Dormì serena.

Il giorno dopo Basilio tornò: era sereno e, stranamente, non fece allusioni, né manifestò dubbi, ma non mancò di ricordare alla moglie che quei giorni di forzata castità erano stati difficili da sopportare:
“Senti che palo duro c’ è qua che ti aspetta!”
le disse mentre le portava la mano a saggiare quella consistenza,
“sei pronta per fare contento quest’ uccellino chiuso in gabbia?”
Lei non osò contraddirlo, glielo prese in mano, si chinò per dargli un bacio sulla punta, già gonfia e pulsante, e si sdraiò sul divano a gambe aperte pronta ad accogliere il sesso di Basilio; fu una scopata intensa, ma abbastanza breve, come piaceva a lui, che rimase contento e soddisfatto.

Ancora una volta Gabriella si rese conto di essere proprio divisa in due: due persone, due mondi, due modi di vivere, due modi di sentirsi, di manifestarsi e di comportarsi

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