Ricordati di me

di
genere
dominazione

Silenzio, tutto ciò che percepivo era un assoluto silenzio, ma dove ero e perché? Questo non lo sapevo o almeno non mi era ancora chiaro. Cominciai a concentrarmi ma solo dopo alcuni minuti dal mio risveglio e magicamente come un puzzle, tutte le tessere stavano tornando al loro posto. I miei sensi, ricollegarono il mio corpo a tutto cio che mi circondava, lasciando posto alla paura ed allo sgomento. L'ultimo ricordo, un odore forte, ancora vivo nelle narici, che mi ricordava la sensazione di inquietudine, provata durante l'anestesia, quando da piccolina venni operata di tonsille. Sicuramente era etere, che mi aveva allontanata dalle percezioni della vita reale. Mi sforzai di capire la mia situazione, analizzando tutti i dati in mio possesso. Gli occhi erano coperti con una benda, le braccia bloccate dietro la schiena e le gambe, fissate divaricate con due catene, il corpo poggiava invece su qualcosa di duro e ruvido, probabilmente un tavolato di assi da cantiere. Sentivo freddo, avevo i capezzoli intirizziti, rivolti verso l'alto, i brividi lungo la schiena e lungo le gambe. Cominciai a ricordare, .... ero scesa a portare l'orologio a cambiare la batteria al negozio sotto casa, da quell'uomo schivo e solo, che poca confidenza regalava agli avventori. Entrata, mi aveva squadrata da sopra gli occhiali, domandandomi di cosa avessi bisogno. Si era alzato, di colpo mi era arrivato alle spalle e con voce secca e decisa mi aveva detto "non sei venuta solo per quelllo...Vero?" In un attimo, uno straccio imbevuto di etere, era sulla mia bocca ed io ero sprofondata nel nulla più totale. "QUANTE VOLTE SEI PASSATA QUI DAVANTI E MI HAI GUARDATO CON SUPERIORITA'?" le sue parole, fredde, pronunciate a pochi centimetri dall'orecchio, mi fecero gelare il sangue. In un attimo, una mano mi serro' il collo ed un altra cominciò ad accarezzarmi l'ombelico, facendo pressione e descrivendo dei cerchi che si allontavano dal centro. Ogni volta, il dito si avvicinava all'attaccatura delle grandi labbra procutandomi una sensazione di vuoto e smarrimento. La mano, stringeva sempre più, fino a farmi mancare il fiato e dalla paura cominciai ad urinare in modo copioso ed intermittente. I miei singhiozzi scandivano il tempo, ai sempre più intensi getti di pipì. Come per incanto, in un attimo, la mano lasciò la presa e fece volare via la benda dagli occhi, mi ci vollero alcuni istanti per mettere a fuoco la stanza. Di fronte a me, seduto su una sedia, l'uomo mi guardava con disprezzo, indossava solo un paio di pantaloni di una tuta, era a torso nudo e i pettorali ben definiti spiccavano per la loro tonicità. Si avvicinò ordinandomi di succhiargli i capezzoli ed al mio rifiuto, uno schiaffone si posò sul mio seno e subito dopo, un altro sulla figa aperta, mi colpì il clitoride. Non potevo muovermi, la sua mano cominciò a colpirmi il clitoride e ad ogni colpo dovevo contare, il problema era che mi stavo eccitando. Al ventiduesimo schiaffo, cominciai a squirtare, la sua voce atona, aumentò la mia eccitazione, un lago fra le mie cosce e sul tavolato. Arrivammo molto più avanti... poi mi concesse una pausa, si inginocchio' fra le mie gambe e con la punta della lingua prese a nettarmi il clitoride, gonfio e dolorante, portandomi ad un sofferto e doloroso orgasmo. Avvicinò il capezzolo alla mia bocca ed io presi a succhiarlo come fosse il mio ultimo desiderio, quindi passai all'altro. In poco più di mezz'ora, mi aveva trasformata da madre e moglie, nella più umile ed arrendevole delle schiave. Ma aveva altri progetti per me, prese due cordicelle con due pinzette agli estremi, mi fece reclinare il capo e poi collego' la pinzetta al capezzolo destro da una parte e l'altra pinzetta al lobo dell"orecchio destro. Fece la stessa cosa dalla parte opposta, dopodiché avvicinò al mio viso una candela accesa e l'istinto di scostarmi tiro' le cordicelle allungandomi a dismisura i capezzoli che ora doloranti assomigliavano a dei piccoli e duri chiodi d'acciaio. Le sue labbra a pochi centimetri dalle mie orecchie, recitavano sussurrando come una cantilena, le seguenti parole. "Da ora in avanti sarai mia, chiunque potrà scoparti fisicamente ma non avrà mai il tuo cervello, perché quello mi appartiene, è CHIARO lurida cagna". E ricominciava ed ogni volta era come avessi un orgasmo mentale, ero come in trance. Godevo nell'essere la sua schiava, che lui fosse il mio padrone e che da ora in avanti, avrei fatto tutto ciò mi avesse chiesto. Non avrei più avuto sentimenti puri e felici, la mia vita altro non sarebbe stata che servire il mio Signore, il mio annullamento sarebbe stata la mia e la sua felicità. Mentre la cantilena continuava appoggiò la mano aperta sulla figa e la lasciò ferma immobile, sentivo il calore della sua pelle e mossi il bacino, cercando di andare incontro alla sua mano. Per minuti interminabili non si mosse, poi alzando la voce disse " Se vuoi venire me lo devi chiedere....chiaro? O non hai capito?. Feci un cenno d'assenso e con la voce rotta dal dolore ai capezzoli, dissi" Mio Signore ti prego fammi venire". La mano ad uncino, penetro' nella figa allagata di umori, cominciando a muoversi sempre più velocemente e gli orgasmi si susseguirono a ripetizione, continuando per diversi minuti. "Adesso è ora di prendermi anche il mio piacere" disse liberò le mie caviglie sollevando le gambe fino ad appoggiarle sulle spalle. Estrasse il membro duro e nodoso abbassando la tuta, appoggiò la cappella larga e turgida al foro posteriore, mi guardo' con cattiveria e lentamente cominciò a spingere. Quando la cappella fu entrata, senza preavviso si lasciò cadere con il proprio peso ed in un attimo, le palle sbatterono contro le mie natiche, facendomi lanciare un urlo disumano. Allungò le dita di una mano, verso la mia bocca facendomele succhiare, posò l'altra mano sul clitoride e cominciò una danza del bacino, sempre più veloce. Mi sentivo piena e tanto TROIA, lui continuava a scoparmi il cervello con le sue parole, mai mi ero sentita così sporca ma in fondo era ciò che volevo. Fanculo le coccole, fanculo le moine, finalmente avevo ciò che inconsciamente avevo sempre sognato. Continuò a scoparmi il culo e ad ogni spinta era un piacere assoluto, ogni mio senso, era teso e la sua voce mi portò all'apice del piacere. "SARAI SOLO MIA" e venne riempiendomi le viscere di dolce nettare mieloso. Nei minuti che seguirono, altro non fece che pensare al mio corpo, liberandomi e pulendomi in ogni piega, anche le più nascoste. Si avvicinò e con voce ferma disse "So che quando uscirai di qui mi denuncerai, sono pronto ad accettare e pagare per quello che ho fatto" mi indicò la via d'uscita e se ne andò. Passarono alcuni giorni ed il rumore del campanello, posto sulla porta d'entrata del negozio, avviso' che era entrato un cliente. L'orologiaio alzò la testa e guardando sorrise, lei avanzando disse" Non rinuncero' alla mia vita ma sono qui per te mio SIGNORE"

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scritto il
2017-02-16
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