La mia cagna da riporto. Cap.4

Scritto da , il 2016-12-23, genere dominazione


CAP 4


Voglio farmi il suo bel culetto e l'ha capito. Non le piace proprio prenderlo nel sedere, neanche dopo l' apprendistato cui l' ho costretta in questi giorni. Anche entrando con una certa prudenza se ne lamenta dice che fa male. Non ce l'ho neanche troppo lungo. Qualche tempo prima me lo sono misurato, roba da ragazzini e non certo da quarantenni...E' piuttosto grosso però.
In tiro fa la sua marcia figura e, quel che conta, la manda in estasi a prenderlo in figa. Io non ne ho mai abbastanza, scopo come una faina, lei in compenso gode come un riccio; anche lei non ne ha mai abbastanza, meno, molto meno di me però.

Dio benedica per questo il chirurgo, medico, infermiere o quel che fosse, di quel soccorso medico, una stamberga, in capo al mondo, e la incisione al pube è da tempo quasi scomparsa.

Non le piace ma è una brava ed ubbidiente compagna di letto, succube abbastanza da evitare proteste inutili. Sospira e si mette stesa sulla schiena a braccia larghe, mi porta le gambe sulle spalle, offrendomi la vista e l'accesso alla fessura sotto il cespuglio ed al buco del culetto ormai discretamente usato, di tutto è questo che non le piace.
Fin dall'inizio niente creme ed ormai niente delicatezze tipo seggiolino. Due colpi nella fica già ben bagnata e premo sullo sfintere. Fatica a rilassarsi, non spinge abbastanza. Peggio per lei. Un colpo di reni neanche violento ed il glande lubrificato dai suoi umori le allarga a forza il muscolo. Sei contratta non fare la scema. Spingi o ti faccio male. Forse lo fa, forse ormai il glande è già abbastanza dentro, sospira, si morde le labbra inarcandosi e torcendosi un poco mentre scivolo senza fermarmi ed affondo la spada fino all'elsa.
Le prime volte era diabolicamente stretta, con l'uso ed anzi l'abuso direi che siamo a buon punto. Un attimo di sosta, piccola. Si Padrone. Le piace chiamarmi in quel modo. Se a lei piace... Poi la monto, come piace a me, lentamente, con qualche pausa per sgrillettarla perchè così si scuote un poco e sussulta. E' un guanto stretto stretto che sussultando me lo strizza, roba da matti, qualche volta riesco a godere stando fermo. Non questa volta, ma è più che soddisfacente, è bello anche se non quanto altre volte. A questo punto, forse Lizi manco se ne è mai accorta, passato il male e la paura, rilassata finalmente, sorride e cerca di muovere od istintivamente muove il culo in avanti ed indietro, poco, naturalmente, è impalata. Inarca la schiena, rotea i fianchi, le piace, ci giurerei.
Le carezzo il clitoride, mi piace farla godere anche con il mio cazzo nel culo. Porta le mani a coppa sui seni, si inarca di più e geme appena aprendo la bocca in cerca d'aria che poi espira di colpo. Sussulta e sussulto anch'io, più volte, ansimando un poco, mi immobilizzo. Ora mi grava con le gambe sulle spalle e me ne libero. Ho goduto. Abbiamo goduto insieme. Stiamo qualche momento stesi fianco a fianco mentre la luce della finestra si fa fioca e sono, siamo tutti e due, appagati. Mi brucia un poco, mormora, vado a lavarmi. Quando torna ha il vassoio con i pentolini, acqua, detergente e garze. Mi piace farmelo baciare e baciarla. Senza una bella lavata preferisco non farlo, baciarla cioè in bocca, dopo che ha succhiato un cazzo che è stato dove è stato questo. Una pulizia veloce ma meticolosa, poi lo succhia e me lo fa tornare in tiro, almeno un poco. Di nuovo fianco a fianco, “pisolenti” ed appunto quasi sazi, lasciamo passare qualche momento in silenzio. Questa sera non so cosa fare, dice, potrei sgelare il ragout di cacciagione e condire la pasta, oppure farti un risotto. La Lizi cuoca è una specie di moglie, non una schiava o meglio, come secondo me è più corretto dire, una succube. Posso portarti a mangiare fuori. Meglio di no, mangi troppo altrimenti. Un attimo di silenzio, sta certo ideando un menù saporito a basse calorie. Dottore, guarda l'orologio. E' meglio mi sbrighi altrimenti non mangiamo, ne parliamo dopo. Dottore ha detto. Padrone lo dice la schiava, tu mi dice la cuoca compagna moglie, dottore la schiava/succube che deve parlare di cose serie. Chiamare l'architetto per esempio ed unire i due appartamenti; già scartato, è già unito quanto ci serve e poi... meglio di no. Una traccia possibile, vista per caso è il mucchietto di biglietti del tram nella sua pattumiera. Tempo fa ha proposto di procurarci una bella schiavetta, per quando lei era assente, capita, o per quando è mestruata. Per quando ne ha voglia, Padrone. Io avevo pensato immediatamente ed immaginato contemporaneamente tutti gli inevitabili casini tra le due. Era stata lei però a dire che a me piace la varietà in tutto anche se era partita dal fatto che una cucina monotona mi stanca in fretta. Mi sono fatto convincere, ma fiasco. Ci ha provato ma deve aver perso la mano. Una era una lesbica tanto convinta che non valeva la pena provarci, l'altra aveva un casino di parenti, un fidanzato un'altra ancora....una poteva andare ma...non ricordo cosa ci fosse...Insomma, niente. Era stato in parte anche un sollievo per me, non mi piacciono i casini anche se...


Una doccia e mi vesto con biancheria ed abiti che trovo al solito pronti. Lizi sa essere in certe cose una compagna ed una padrona di casa attenta, quasi perfetta. Come cuoca lo è perfetta. Meno o per niente per le pulizie di casa. Per le pulizie viene la somala. Pulisce, lava, stira, fa la tintora. Cinquant'anni e passa, documenti in regola e bocca cucita. Viene da Lizi da sempre, prima ancora che abitassimo vicini. Vive non distante ed è a libro da sempre. Adora Lizi e, credo mi guardi con simpatia. Le piace adesso lavorare solo per noi. Stava distante e lavorava in altre due famiglie che col contratto ha mollato. Solo Lizi la aveva messa in regola. Io le ho trovato casa qui dietro e ce ne è grata. E' scappata dalla Somalia parecchi anni fa, ha avuto un marito, altro non dice. Tutto perfetto anche con la sua religione che pratica, credo, un poco a modo suo. Vestito come si conviene preparo un aperitivo, niente di speciale o di complicato, spumante, una goccia di amaro, Bitter Campari questa volta, qualche oliva e due salatini. Lo beviamo, seduto sul divano io, per terra appoggiata alle mie gambe lei. E' diventata una piacevole consuetudine. Speravo parlasse...non fiata. A tavola, ha portato tutto in una volta sola, alla francese avrebbero detto un paio di secoli fa. La pasta, deliziosa, l'insalata di carne lessa fredda con le verdure da mangiare tiepide, la macedonia di frutta. Indossa una gonna nera ad ampie balze rosse, sopra ha la camicetta ed il gilet. Una collana di grosse perle, bigiotteria di buon gusto, completa la mise. Mi piace. Odio la sciatteria. Lizi finalmente “cala l'asso, si sbottona”, Il giorno stesso che siete partito ho ricominciato a girare in tram. Ho attaccato bottone con questa e con quella, tutto il giorno. Niente. Tornando a casa ne ho agganciata una. Ci siamo riviste la mattina dopo il sabato al bar e dopo le ho offerto una pizza. Diventa un poco rossa. Età giusta, giovane, quasi troppo giovane. L'ho seguita a casa sua, siamo andate fuori Milano per una commissione e siamo rientrate. Mi ha invitata da lei per la cena, cose veloci, ma sa persino cucinare molto bene. Lizi ora sembra esitare e da rubizzo il viso diventa bianco come la cera. Ho passato la sera con lei, solo a parlare, ma poi, poi ci ho provato. Sono stata con lei, Sonia, tutta la notte. Abbassa gli occhi, preoccupata. Non erano questi i nostri accordi, le dico serio serio anche se mi scappa da ridere vederla così imbarazzata. Ma vai avanti. Direi che hai fatto di necessità virtù, ma se la carne non soffre, la verdura si fredda. Abbiamo finito il primo piatto, e mi serve la carne e la verdura appunto. Manca forse un poco di aceto che aggiunge ad entrambe, poche gocce di aceto balsamico di quello buono, non so dove se lo procuri. Gusto il capolavoro e do atto apertamente delle sue capacità culinarie: avanzi e tanta arte, anzi genio, le dico. E geniale si dimostra ancora, l'insalata di Chioggia ai ferri; è appena appassita, croccante come deve essere. Impieghiamo qualche minuto a gustare il piatto. Parlo io di sciocchezze del mio lavoro, continuo gustando la macedonia.


Il caffè, sul divano io, la testa sulle mie ginocchia lei che riprende il discorso. Mi interessa e molto, ma in parte lo celo. Adesso continua, cara, parlami di questa Sonia, non mi sembri convinta, non del tutto almeno. Infatti. Dico solo che è bella, colta, frequenta lettere e lo studio va molto bene, le piace studiare. Le ho chiesto se ha un ragazzo e mi ha risposto di non averne mai neppure sfiorato uno. Più tardi ho... ho constatato che è vergine. Restiamo entrambi in silenzio. Non ho mai sverginato una donna ovviamente. Da un lato la cosa mi attira ma al tempo stesso almeno mi preoccupa e mi preoccupano le potenziali difficoltà, i problemi che potrebbero derivarne. Ho avuto, continua Lizi, sono stata con altre ragazze o donne che non avevano mai...altre ragazze vergini ma... era un caso diverso, le pare? E poi? le chiedo. Volete sapere come...Ma no, non sono poi così morboso, lo sai, mi interessa però cosa ti metta dei dubbi. Si, per certo ha dei dubbi. Durante... bene, eravamo a letto, e dopo, insomma si parlava per conoscersi, e le ho fatto qualche domanda, su di lei, sulla sua famiglia, sui suoi amici, le solite cose. In un modo o nell'altro non mi ha detto niente, assolutamente niente, solo dopo, abbracciate dopo...capisce, avevamo, non servono questi particolari, la interrompo, si avete ragione, dopo la ho abbracciata e baciata e lei si è messa a piangere e mi ha chiesto se volevo rivederla perchè era sola al mondo, senza nessuno, niente amici niente parenti, assolutamente nessuno. Sono le sue parole. Mi ha fatto tenerezza Padrone, una tenerezza infinita. Di nuovo ci penso su. Certo, mi dico,se non ha nessun parente, e neanche amici...potrebbe anche... meno problemi. Cosa ne dite? Non so Lizi, non so. Dovrei farti qualche domanda, vorrei capire un poco di più. Certamente. Domande scabrose, cara. Si, certo. Va bene allora. Hai avuto difficoltà ad attaccare bottone? Un poco,... certamente un poco più del solito, ed ha esitato quando le ho chiesto di fare la prima colazione insiemi. Poi direi basta. Abbiamo chiacchierato, a lungo al bar, di niente. Volutamente sono arrivata in ritardo, alle undici invece che alle dieci In realtà la sorvegliavo da fuori temendo se ne andasse scocciata. E' rimasta. Un caffè ed erano le dodici, voleva offrirmi l'aperitivo ma non ho voluto, un giro di vetrine ed ha accettato la pizza. Mi ha chiesto lei di accompagnarla fuori città, con i mezzi, e non ho proposto io di andare a cena da lei. Senti, ti ha dato l'idea, ti sembra possibile di essere stata la preda e non la cacciatrice? Alza il capo seria, ci ho pensato, ed è no, di certo no. Direi che mi si è attaccata, attaccata...non sono certa del perchè, forse è sola, disperatamente sola. Ed ha trovato , proseguo io, una che ha saputo incrinare la sua corazza. Forse è così. Senti fammi un altro caffè per piacere. E sbarazzo anche, dice. Voi pensateci Dottore.


Ho alcuni quesiti pronti quando torna sedersi. La faccio sedere, cosa rara, sul divano con me. Devo farti qualche domanda, domande più intime. Mi serve a capire, forse, a fare almeno qualche ipotesi. Si, certo. Primo, ti piace, ti piacerebbe tentare, oppure c'è qualcosa di fisico, oppure di istintivo che ti frena, insomma, a letto ti è piaciuta? Era la prima volta, ci sono andata piano, con prudenza, ma non c'è niente in Sonia che fisicamente od altro mi ripugni, certamente no, niente. Questa era la premessa, hai detto che sei certa non fosse lei a caccia, ragionevolmente certa almeno. Esita un attimo appena. Certa al novantanove per cento. Si può sempre sbagliare, vero, ma, in questo caso lo ritengo molto, molto improbabile. No sono sicura. Va bene, adesso il resto. A letto, si è mostrata ritrosa, timida, alle prime armi oppure tutto il contrario? Timida un poco, vergognosetta un poco, esperta non moltissimo ma certo non era la prima volta. Dobbiamo saperne di più. Ma come dottore? Come? Nel solito modo. Te la porti a letto, ti piace e non sarà un grosso sacrificio. La corteggi e te la porti a letto, da lei od anche da te, io scompaio e te la porti da te o persino qui. Sarà facile sapere allora da dove viene e prendere informazioni. Potrebbe essere una caccia balle, avere tre mariti e dodici padri ferocemente gelosi, sei fidanzati...oppure può essere sola come dice. Una cosa però, la più importante. Deve sapere qualcosa di me, di noi, ed è il difficile. Deve sapere di essere lei che caccia di frodo nel mio territorio e non viceversa, sopratutto quando fosse il momento di mettere le carte in tavola. Se lo ritieni possibile. E' quantomeno difficile, dice incerta. Ne parliamo a lungo anche dopo che ci siamo coricati. Volete che vi concili il sonno, Padrone? Ovviamente è un si e ne segue un pompini al solito perfetto. Ormai lo accoglie in gola con maestria e ne è fiera. Per il resto vedremo. Certo se lizi si innamorasse di quella sarebbe un disastro ma è un pensiero che balugina appena mentre mi sciolgo nel sonno.


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