Aurora e i primi passi (1° Parte)

Scritto da , il 2010-10-19, genere prime esperienze

La mia storia inizia in luglio di qualche anno fa, 3 per la precisione, la mia famiglia era composta da me e da mia madre Paola, mio padre ci aveva abbandonato quando di anni ne avevo appena 10 per andare con un’altra donna, io credevo che la colpa fosse sempre e solo da imputare a lui, poi nel corso degli anni mi resi conto che anche mia mamma non era proprio una santa.
Tornando a me, tre anni fa all’età di 16 (quasi 17 anni) ero una ragazzina spensierata, anche troppo, i miei appetiti sessuali si erano già ampiamente manifestati, frequentavo un mio coetaneo Andrea, conosciuto a scuola, con lui tanti baci e attenzioni alla mia patatina, io mi ero lasciata convincere a fargli qualche pompino, ma mai si era arrivati alla scopata.
Mia madre era una bellissima donna di 40 anni, e a me aveva donato parte della sua bellezza nel viso e nel fisico, le mie poppe erano quasi una terza e tutto il mio corpo era magro e ben fatto, non potevo di sicuro lamentarmi.
Nel nostro appartamento era da qualche mese presente anche un uomo che veniva a trovare mia madre, Luca un uomo di 41 anni veramente simpatico e cortese, con me era sempre stato gentilissimo, anche lui aveva passato una storia difficile con l’ex moglie e si frequentava con mia mamma, ma non abitava con noi.
Tante sere mi era capitato di sentirli scopare e tante sere ero riuscita a sbirciare la situazione, avevo imparato molto da loro, guardandoli era meglio che vedere un filmino porno.
Un pomeriggio ero a casa a studiare, ero stata rimandata in due materie ed ero molto impegnata con gli studi, mia mamma era al lavoro e verso le 16,30 sentii suonare alla porta, mi affacciai ma non vidi nessuno, poi ecco bussare alla porta, arrivai di corsa ad aprire e sorpresa mi ritrovai Luca sulla porta.
Il mio abbigliamento non era il massimo della castità, ero in perizoma e maglietta visto il caldo che faceva, “Ciao Aurora, la mamma è in casa?” io sorridendo e cercando di nascondermi dietro la porta “No, la mamma dovrebbe essere a casa tra poco!” poi con fare disinvolto aprii del tutto la porta, vidi il suo sguardo percorrere tutto il mio corpo “Scusami per il mio abbigliamento, ma con sto caldo, studiare qui dentro è un inferno!” lui intanto era entrato “Ti capisco, guarda come sono ridotto io, troppo caldo in camicia!”.
Gli chiusi la porta alle spalle e lo passai per andare in camera, il corridoio lungo mi fece fare una specie di sfilata davanti ai suoi occhi, arrivai alla porta e mi girai sorprendendolo che mi fissava il mio culetto, non potevo negarglielo.
“Mi metto qualcosa e sono da te!” lui sornione rispose “Non ti preoccupare, puoi restare così se preferisci!” io non me lo feci ripetere “Se non ti crea problemi, io resto così perché muoio dal caldo!”.
Lui fece un sorriso, “Mi sbaglio o la Paola è in ritardo?” non fece in tempo a finire di dirlo che suonò il mio cellulare ed era la mamma “Pronto, ciao Mamy!” lei mi chiese se c’era Luca e gli dissi di si e lei mi chiese di passarglielo, allungai il braccio “Vuole te!”.
Sentivo parlare Luca che diceva di non preoccuparsi che l’avrebbe aspettata, poi arrivò e mi ridiede il telefono “Paola ha detto che è in ritardo per un problema sul lavoro, ha detto che sarà qua tra un oretta, se non ti dispiace l’aspetto qui” io feci un sorriso “Ma certo, nessun problema per me!”.
Gli dissi di accomodarsi in divano, presi in telecomando e glielo porsi “Puoi guardarti un po di televisione se ti va!” lui mi sorrise, era davvero un bel uomo e quell’ora con lui mi metteva qualche capriccio in testa, non so perché ma la cosa di vederlo scopare la mamma mi muoveva l’ormone.
“Grazie, guardiamo cosa c’è in televisione a quest’ora!” i programmi erano pochini, allora ecco il primo colpo di genio, mi buttai sul divano per mettermi alla pecorina facendo finta di cercare il giornale della televisione, mettendogli praticamente il culo in faccia.
“Ti prendo il giornale della televisione” dissi mentre ero impegnata a sventolargli il mio culo sotto il naso, lui disse di non preoccuparmi, poi feci finta di scivolare in avanti, rimanendo bloccata tra la poltrona e il divano “Ti prego dammi una mano che sono rimasta incastrata!”.
Senti le mani di Luca afferrarmi per le chiappe e tirarmi verso di lui “Bisogna che stai attenta!” mi disse divertito e intanto le sue mani mi avevano accarezzato per bene il mio fondoschiena, missione compiuta pensai tra me e me.
Poi ecco balenarmi l’ennesimo colpo di genio, chiesi se aveva sete, con il caldo che c’era non poteva essere diversamente e lui abboccò e mi chiese un the freddo, andai in cucina lo preparai e pensai a come poter inciampare per rovesciargli tutto addosso sui pantaloni.
Guardai e vidi come fare, il tavolino era nella posizione giusta, eccomi arrivare ed inciampare e tutto il the finì sui pantaloni “Accidenti, mi dispiace! Sono imperdonabile!” lui ci rimase male, ma fece un sorriso tirato “No non preoccuparti, può capitare!” io con il viso imbronciato gli dissi di togliersi i pantaloni “Li mettiamo nel balcone al sole e vedrai che si asciugano in fretta con sto caldo!”.
Lui fece un po’ di resistenza, ma poi se li fece togliere a forza di ascoltare le mie insistenze, e li portai in balcone, guardai l’orologio e vedevo che mi rimanevano circa 40 minuti prima del rientro di mia madre, tornai in salotto e lo guardai li in mezzo alle gambe e il suo “coso” sembrava abbastanza ingrossato.
“Luca scusami! Come posso fare a scusarmi?” lui mi fece cenno di sedermi accanto a lui, “Non preoccuparti, se fossi mia figlia ti avrei già punita però!” io presi la palla al balzo “Eh come l’avresti punita?”.
Lui fece un sorrisino e disse “Sono un padre all’antica, l’avrei presa sulle mie gambe, alzata la gonna e sculacciata!” io feci un sorrisino “Allora puniscimi, sculacciami, ma non dire nulla alla mamma, ne del the ne della punizione!”, lui sorrise e non se lo fece ripetere “Vieni sulle mie gambe a culo in aria!”.
Feci come diceva e adesso il mio culetto era puntato verso l’alto sulle sue gambe, sotto la mia pancia sentivo una cosa che si ingrossava sempre di più, era il suo cazzo.
La prima cosa che fece fu accarezzarmi per bene le chiappe e poi ecco il primo sculaccione piombare sul mio culetto esposto alle sue grandi mani, “Aaaah!” il mio urletto non fece l’effetto desiderato, anzi era più un godimento trattenuto.
Lui cominciò allora a schiaffeggiarmi le chiappe con colpi ben assestati, e io sobbalzavo e ogni volta che mi appoggiavo potevo davvero sentire il suo cazzo duro come il marmo sotto la mia pancia, poi mi prese di nuovo ad accarezzare con dolcezza.
Io lo guardai “Punizione finita?” lui sorrise “Certo, adesso hai il culo rosso!” io mi alzai e andai a specchiarmi nel mobile della cucina, “Cavolo è davvero rosso, bisogna che mi metto i pantaloncini, se no la mamma mi chiederà qualcosa!” poi un rumore mi fece sobbalzare e andai a guardare dalla finestra.
La tapparella era abbassata abbastanza e ci passò la testa e le spalle, la sua voce alle spalle chiese “C’è Paola?” io guardai per bene e non pensai che anche stavolta ero a 90° sul davanzale “No, non mi sembra!” e mentre dicevo così ecco le sue mani accarezzarmi il culo, non dissi nulla mi era alle spalle.
“Intanto tu controlla bene se arriva tua mamma!” e sentivo le sue mani accarezzare e diventare sempre più audaci infilandosi anche sotto il mini cordone del perizoma, sobbalzai senza dire nulla ma la sua mano mi sfiorava le labbra della patatina, passando sul buchetto del culo e ancora così.
Io allungai all’indietro la mano appoggiandola sul suo cazzo e con mia grande sorpresa era fuori dalle mutande, incominciai allora a menarlo con grande foga, la sua mano si spostò rapidamente alla fighetta ormai bagnata.
Ecco il suo dito entrare dentro di me, lo menava per bene, poi bello umido e bagnato si spostò sul mio buchetto dietro e si infilò anche li, piano e dolcemente, non sentivo male e intanto gli menavo il suo bel cazzo duro, poi lo tirai verso di me, puntandolo diretto sulla mia fighetta.
Lo feci strofinare per bene sulle grandi labbra e sentivo la sua cappella grossa puntare all’ingresso, poi chiaramente essendo vergine lo respinsi.
Vidi in lontananza la macchina della mamma arrivare “Sta arrivando mamma!”, lui si fece indietro, io corsi a prendergli i pantaloni e mi misi i pantaloni della tuta.
Quando mamma entrò baciò Luca e la storia del the venne fuori, per il bagnato in salotto, io chiesi scusa e tutto finì li, ma loro due andarono in camera di mia mamma, lei spiegava il perché del suo ritardo e lui tranquillo le raccontava delle chiacchiere fatte con me.
Io non facevo altro che pensare al suo cazzo contro alla mia fighetta, e allora pensai a come fare per rivederlo, poi mi venne in mente la sua giacca appesa all’ingresso, scrissi un biglietto con il mio nome e il numero di telefono.
Feci finta di dover andare in bagno e misi il biglietto nella giacca, sperando che solo lui lo trovasse.
Dopo qualche ora Luca se ne andò, mi salutò cortesemente come al solito.
La mamma mi parlò un po’ di loro durante la cena e mi disse di trattarlo bene, “Oggi ho commesso un errore, non volevo!” lei mi fece un sorriso “Guarda che lui non è mica arrabbiato, hai capito che intendevo di farlo sentire a casa sua quando viene a trovarci!” io feci un sorriso “Certo mamma, lo faremo sentire a suo agio!” facendo un sorriso beffardo.
Poi ecco il telefono suonare “E’ il mio!” e velocemente guadagnai la camera, il messaggio diceva “Sono Luca, grazie per il bel pomeriggio, potremo ripeterlo se ti va!” il mio cuore sobbalzò e mi fece pensare a come poter fare per rivederlo.
Gli mandai un sms chiedendogli come fare per rivederlo, lui mi rispose che la mattina dopo poteva essere da me.
Il problema è il corso a cui partecipavo organizzato dalla scuola, lui disse di fingermi malata.
Allora dopo la doccia, mi vestii in tuta dicendo che sentivo freddo, e che mi faceva male alla pancia, la mamma sempre dolce “Avrai girato mezza nuda per casa e magari hai preso un colpo di freddo!” la temperatura non sembrava aiutare, allora mi misi sul letto sotto alla coperta.
La mamma mi venne a trovare e disse di rilassarmi, così facendo mi addormentai e risvegliandomi più tardi mi resi conto che era notte e la mamma era già a letto.
Fuori tirava vento e mi misi in balcone sempre senza maglietta e solo in reggiseno, provando a prendere freddo.
Alla mattina mia mamma venne a svegliarmi e le mi trovò sveglia “Piccola, non ti senti bene?” io feci di si con la testa, “Ho male alla pancia, non mi sento troppo bene!” mi toccò la fronte “Sei caldina!” mi guardò dolcemente “Dai, resta a letto a riposarti, a scuola ci vai domani se stai bene!”.
La mia felicità esplodeva, ma restavo seria, la mamma si preparò e mi salutò, “Se hai bisogno chiamami!” ci vediamo stasera disse in lontananza uscendo dalla porta.
Presi il telefono e scrissi un sms a Luca “Missione compiuta, sono a casa e la mamma è uscita!” attesi qualche minuto e mi rispose “Sbrigo alcune cose e sono da te!”, il mio cuore andava a mille e corsi in bagno per farmi un bel bidet visto che ero un lago di umori.
Dopo circa 20 minuti ecco suonare alla porta, io avevo pensato a come accoglierlo, ero tutta vestita con il pigiama, ma sotto non portavo nulla.
Arrivò su per le scale e mi baciò con dolcezza sulle labbra, “Come ti senti?” e io dissi che stavo bene, e lui mi raccontò che sentendosi con la mamma le aveva detto che sarebbe passato a trovarmi in caso malaugurato che qualcosa potesse andare storto.
Poi mi rintanai nel mio letto, restando sopra alle coperte e attaccando per prima “Allora dottore, mi dica, sono grave?” vidi la sua faccia colorarsi e una espressione divertita lo colse, “Prima la devo visitare per poterlo dire!” mi rispose facendo il serio.
Presi il termometro e glielo porsi, “Ecco, proviamo la febbre?” lui lo prese e lo allungo sulle mie labbra “Apra e lo metta in bocca!” io lo feci facendolo scorrere sulla mia lingua e stringendolo tra le mie labbra, lui con un movimento avanti e indietro lo infilava nella mia bocca.
Poi lo tolse e lesse “Sembra che non ci sia febbre! Ma sarei più sicuro se lo mettessi in un altro posto!” io lo guardai interdetta “Mi dica dottore dove vuole mettermelo?” e lui con la voce tremante disse “Si misura meglio mettendolo nel culo!” la sua esclamazione mi fece bagnare la mia fighetta.
Mi girai e lui mi disse di mettere un cuscino sotto la pancia piegato da permettere al bacino di alzarsi, lo feci e con le mani feci scivolare le braghe del pigiama, immaginando la visione che potevo dargli.
Lui mi accarezzò le chiappe e poi rimase fermo un attimo a guardare sotto, poi ecco un dito bagnato che spalmava il mio buchetto vergine ed ecco freddo e viscido entrare il termometro.
Iniziò dolcemente a farlo scivolare dentro, piano con cura di non farmi sentire dolore, io lo lasciavo fare, al momento la dimensione non mi provocava alcun dolore.
Poi lo tolse e disse, “Niente febbre! Sei sana!” io risi e mi tornai a girare, “Ci sono altri modi per visitarmi, Dottore?” lui sorrise e mi fece vedere il suo dito medio e disse “Possiamo provare con questo!”, io da porcellina dissi “Io proverei con qualcosa d’altro!” allungando la mano e accarezzando la patta dei pantaloni.
Lui non se lo fece di certo ripetere e senza esitare si abbassò i pantaloni e estrasse il suo bel cazzo, era grosso, venato e lungo, ripensando ai cazzetti che avevo visto in precedenza mi veniva da ridere, ma anche molta preoccupazione per quel diametro.
Mi spostai velocemente sul bordo del letto e inizia a baciarlo e leccarlo, poi con calma provai a prenderlo in bocca, riuscivo a malapena a coprirne metà con la bocca, e continuavo a stantuffarlo con una foga inaudita, era buono e mi piaceva ancora di più.
Poi lui lo tolse dalla bocca “Mi sembra così che la febbre non ci sia!” io sorniona lo guardai e dissi “Vuole provare dietro Dottore? Sa davanti vorrei rimanere ancora vergine se non le dispiace!” lui sorrise e io mi buttai con il bacino sul cuscino, lui si tolse tutto e mi sfilò delicatamente i pantaloni.
La sua lingua in un attimo mi leccava il buchetto e la mia fighetta, ero in uno stato confusionale clamoroso, eccolo giocare con il clitoride e poi ecco un dito affondare nel mio stretto pertugio dietro.
Il dito andava che era una meraviglia, lui mi disse di aspettare e tornò dalla camera di mia madre con un tubetto di qualcosa di viscido.
“Tranquilla è vasellina, serve per farlo scorrere meglio, lo hai mai preso nel culo?” io sorrisi imbarazzata “No, sono vergine anche li, ma voglio donartelo il mio culetto, se lo vuoi!” lui sorrise “Certo che lo voglio, ma lo sai che potrebbe farti male?”.
Rimasi un attimo in attesa e poi dissi “Lo so, me lo hanno detto, ma voglio lo stesso provare, vacci piano è stretto ancora!” lui con molta tranquillità fece scivolare fino a 3 dita e non sentivo troppo dolore.
Allora lui si fermò e disse “Secondo me sei pronta!” allora lo guardai e per rendere la cosa eccitante “Forza Dottore, allora mi inculi!” lui appoggiò il suo arnese al mio culetto, e spinse.
Per un attimo persi il senso delle cose, il lampo di dolore mi fece perdere ogni cognizione di tempo e spazio, poi eccolo ancora più forte e poi ecco la sua voce “Aurora, tutto bene?” io mugugnai qualcosa, ma mi venne da dirgli “Spingimelo nel culo!”.
Adesso era una vera scopata nel culo, lo sentivo entrare e quasi uscire del tutto, il dolore non c’era più, era solo un martellamento delle sue palle contro la mia fighetta fradicia.
Rumori come quelli da film hard, e i miei gridolini misti tra piacere e dolore “Aaah, aaah, ahh!” la mia unica soddisfazione era quella di sentirmi donna e farmi possedere.
I colpi si susseguivano e lui era un continuo schiaffeggiarmi le chiappe, “Ti piace, troietta?” io lo guardavo e lo istigavo “Sfondami ti prego! Sono la tua troietta!”.
Poi mi disse che stava per venire, e io mi feci innondare il culo con il suo seme, lo sentivo bollente nel mio culo, fiotti e gli ultimi direttamente sulle mie chiappe e sulla schiena.
Lo guardai stremata, “Cavolo ma quanta ne avevi?” lui sorrise dicendomi di non muovermi, tornò con il rotolo di carta e mi asciugò.
Mi diede tutte le indicazioni del caso e andai in bagno a lavarmi, presi lo specchietto e me lo puntai dritto sul mio ano, che era diventato un cratere enorme, usciva tutto il suo seme e mi lavavo con molta acqua, un toccasana per il mio culetto devastato da quell’arnese.
Tornai sul letto ricevendo tanti baci ed attenzioni, poi Luca disse di dover andare, “Telefono a tua madre dicendole che sono passato a trovarti!” io feci di si con la testa “Ma quando ci possiamo rivedere?” lui guardò l’agenda “Potrei domani pomeriggio, ma subito a ora di pranzo, tu sei a scuola domani giusto?” io dissi di si e pensai “Dai, penso a come fare!” lui mi salutò e sparì dal corridoio.

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