Il dubbio

di
genere
gay

A volte mi chiedo, senza riuscire a fornire una risposta esaustiva, ancora dopo tanti anni, se ogni uomo è potenzialmente omosessuale o se è la predisposizione di alcuni ai quali prima o poi si presenterà l'occasione di concretizzare ciò che è sopito nel recesso più recondito del loro cervello. Con la serenità e la pacatezza che deriva dalla mia età voglio raccontare come ho scoperto la mia natura. Ero figlio unico quindicenne di genitori separati e vivevo con mia madre la quale lavorava come infermiera in ospedale e faceva i turni al Santa Chiara di Pisa, per cui ero abituato a rimanere in casa da solo, anche di notte; frequentavo il V ginnasio essendo anticipatario, nonostante fossi tra i più giovani, nella mia classe ero il più alto, oltre ad essere anche uno dei più magri, tanto che i compagni mi chiamavano "pertica". In quanto a gusti sessuali, mi piacevano le donne presso cui riscuotevo un discreto successo; in particolare frequentavo una ragazza della IV ginnasiale, Lidia che abitava in una frazione di Pisa e con la quale iniziai i primi approcci di intimità; naturalmente non si andava più in la di baci, carezze, toccatine, strusciamenti; erano altri tempi. Una sera, dopo essermi attardato con lei, presi l'ultimo treno Livorno Pisa e sceso alla stazione scoprii che le circolari avevano terminato le corse e che mi sarebbe toccato percorrere circa due Km a piedi per arrivare a casa mia, che si trovava dalla parte opposta della città. Così mi feci forza e mi incamminai a passo veloce verso casa, attraversando strade deserte e poco illuminate, dopo un pò mi accorsi di essere seguito da una mini minor che procedeva lentamente dietro di me, poi mi superava e si fermava più avanti; dopo un pò l'auto mi si accostò e l'autista sporse un pò la testa dal finestrino e mi chiese se volevo un passaggio. Superato il primo momento di comprensibile imbarazzo, misto ad un giustificato timore, accettai; salii a bordo. Era un ragazzo di qualche anno più grande di me che conoscevo di vista perchè era studente pure lui, anche se di classe superiore alla mia. Mi disse che era un pò annoiato e che se gli avessi fatto un pò di compagnia l'avrebbe gradita. Non volli sembrargli scortese ed accettai, ma a dire il vero, intuii subito le sue intenzioni e davvero non so spiegarmi la velata attrazione che avevo per quella situazione di ambiguità che si era creata; sta di fatto che non mi opposi quando allungò la mano sui miei pantaloni, Egli aveva realizzato la mia disponibilità, forse in misura maggiore di quanto fosse chiara a me. Mi sembrò una via fuga, una specie di surrogato di sfogo ai miei bisogni sessuali repressi e non liberati con la ragazza; insomma lasciai che Mario dopo aver fermato l'auto in una pineta, mi masturbasse; dopo un pò anche lui tirò fuori il suo arnese, mi prese la mano e se la portò sopra e così consumammo quel primo approccio; poi senza parlare e apparentemente vergognandoci un pò, mi accompagno a casa, ma quando stavo per scendere mi chiese se mi era piaciuto e se volessi rivederlo. Io ero un pò schifato da tutto quel che era successo, ma pur di allontanarmi gli risposi che mi era piaciuto: Se il rqacconto piace, scriverò il seguito
di
scritto il
2016-07-08
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