Le mie prime masturbazioni - Vecchi ricordi

Scritto da , il 2014-12-28, genere masturbazione

Non disse nulla. E come poteva? Io ero Italiano, lei Spagnola! Troppo piccoli per trovare e parlare una lingua comune. Ma quello del sesso, si sá, é un linguaggio universale! Mi prese semplicemente, ma in modo deciso, la mano per guidarmi nella sua stanza. Una volta dentro, mi portó sul balcone e senza troppe presentazioni, inizió a baciarmi. Intanto, come se ci conoscessimo da sempre, anziché da dieci minuti, allungò la mano sul mio pisello. Ricordo che feci uno scatto indietro. Non era la prima che toccava il mio uccello, ma quella sua azione cosí diretta, mi colse di sorpresa. Quindi lei prese di nuovo la situazione in mano, in tutti i sensi. Si avvicinó di nuovo e lentamente a me, cercando di baciarmi ancora. La mossa successiva fu piú morbida nel tentativo di "accedere" nuovamente al mio pisello. La sua mano scivoló lentamente verso il basso ed inizió, ancora piú lentamente, a toccarmi l'uccello. Non me lo tiró fuori subito, mi baciava e strusciava il suo palmo sui pantaloni. Oggi posso dire che ci sapeva davvero fare per la sua giovane etá. Io ero abituato alle ragazzine Italiane, che prima di farti vedere (nemmeno toccare) la fica, ti facevano diventare matto. Quella vacanza in Spagna, peró, confermó quello che fino ad allora avevo solo sentito dire: le ragazze dell'estero sono, scusate nuovamente il gioco di parole, piú aperte! Ma torniamo a quel pomeriggio.Dopo aver toccato per diversi minuti il mio uccello ed essersi sincerata che ormai era diventato duro come un sasso, si tolse la magliettina scoprendo i sui piccoli seni. Ora si che il mio cazzo stava esplodendo, i pantaloni non riuscivano piú a contenerlo. Poi lei prese le mie mani e le portó al suo petto, facendomi capire che voleva che io gli toccassi le sue tettine. Mi guidava in tutto ed io non me lo feci dire due volte. Le sue tette, se cosí potevo chiamarle, erano poco piú di una puntura di zanzara, un lieve gonfiore in mezzo a quel suo petto acerbo. A quel tempo, peró, mi sembravano comunque enormi. Poi la ragazzina Spagnola, che forse allora era anche piú sveglia di me, con naturalezza tra un bacio e l'altro, mi abbassó i pantaloni. Il mio giovane cazzo si mise subito sull'attenti, di fronte a lei. Io mi guardavo intorno, ed anche se eravamo su un balcone a non só quale piano, il rischio di essere comunque visti non era poi cosí remoto. In ogni caso ero troppo eccitato, troppo giovane, troppo incosciente e carico di sborra come non mai, per fermarla. La Spagnola prese in mano il mio cazzo ed in ginocchio, inizió a farmi una sega. Prima lentamente, poi ad unritmo piú veloce. Sentire una mano fare su e giú sul mio pisello che non fosse la mia, era il massimo a quel tempo! Lo sperma non tardó a salire lungo l'asta e quando lei si accorse dalle prime goccioline di sborra che uscivano dalla mia cappella che stavo per venire, smise di masturbarmi. Si mise in piedi e si tolse anche i pantaloni. Questo fu troppo. La visione di lei completamente nuda, vedere quella sua fichetta cosí liscia, immaginare che fino a quel momento non aveva indossato nemmeno le mutandine, mi fecero gonfiare il cazzo ancora di piú. Dovevo sborrare. Cosí presi in mano il mio uccello cercando di farmi frettolosamente una sega da solo e svutarmi le palle. Ma lei mi fermó subito. Voleva finire quello che aveva terminato. Tolse la mia mano ed al suo posto ci mise la sua. Ma ormai ero troppo carico, non appena afferró il mio uccello con quelle sue manine, iniziai a sborrare. Una prima schizzata la colpí sulla coscia. Mi ricordo un "HEY!" di lei, come se avesse voluto che trattenessi lo sperma ancora un pó. Ma invece continuai a schizzare senza freni. Vedevo abbondanti sborrate uscire dalla mia cappella. Ricordo che dopo un paio di schizzate, le restanti sborrate le diresse fuori dal balcone. Continuava a masturbarmi mentre venivo. Accompagnava ogni spruzzata facendo scivolare la sua mano lungo tutta l'asta, aiutando lo sperma ad uscire. E ne avevo di sborra dentro. I getti di sperma che volavano in aria fuori dal balcone sembravano non terminare mai. Alla fine, dopo numerose schizzate, lei si allontanó da me, prese la sua magliettina e si pulí dallo sperma che le era rimasto sulle mani. Poi la indossó, prese anche i pantaloni e fece lo stesso con essi. Infine mi sorrise ed uscí da quella stanza come niente fosse! Mi lasció cosí, a cazzo dritto senza neanche un "ciao". Quella vacanza, quella settimana, quella sega..... non la scorderó mai! Per una serie di motivi: prima gita all'estero con la scuola, prima sega fuori dal mio paese e prima ragazza a cercare il mio cazzo prima ancora che io cercassi la sua fica. Senza considerare che durante questa breve ma indimenticabile vacanza, non mai saputo il nome di lei (ecco perché fino ad ora l'ho apostrofata con pronomi tipo "lei" e "Spagnola"). L'ho cercata nei giorni seguenti al nostro incontro nell'albergo, ma sembrava essere svanita nel nulla. Ed io, due giorni dopo, ero di nuovo in Italia. Ma Lei, la Spagnola, é rimasta un bellissimo ricordo indelebile nella mia mente. Non l'ho mai dimenticata! Come non ho mai dimenticato quando mi masturbavo con la bicicletta. Credo di essere entrato nel grande mondo del sesso molto presto. Dove per "grande mondo" intendo tutto quello che ruota intorno ad esso. Dallo scopare al masturbarsi, dalla letteratura alle foto di nudo. Tutto! E scavando nella mia mente, per quanto mi sforzi, non riesco a mettere a fuoco tutte le mie seghe, masturbazioni da adolescente. Ma alcune, per un motivo o per un altro, sono impresse nella mia testa. Questa della "bicicletta", insieme alla "spagnola" che avete appena letto, appartengono a quest'ultima categoria. Ma una cosa é certa: io ed il sesso ci siamo incontrati giovanissimi. Faccio ancora un salto nel passato per spiegarmi meglio.Mi é piaciuto fin da ragazzino tenere il cazzo al vento, libero. Qualche volta, quando andavo a scuola ad esempio, mettevo i pantaloni senza gli slip. Sentire il mio pisello muoversi all'interno di essi, era troppo bello ed eccitante. Spesso mi diventava duro senza motivo, qualche volta mi si drizzava solo con un pó d'aria che filtrava nei tessuti. Altre volte lo stimolavo toccandomi la cappella con le mani in tasca e spesso usciva qualche goccia di sperma con tutte le conseguenze del caso. Una volta mi ricordo anche che mi feci una sega sul Bus. Trovai posto a sedere alla fine dello stesso. E durante il tragitto verso il liceo, tirai fuori il mio uccello dalla chiusura lampo. Inizia a farmi una sega, eccitato anche dal fatto che nonostante fossimo quattro gatti su quell'autobus, la possibilitá di essere scoperto c'era. Ricordo perfettamente che per non rischiare troppo, misi fuori metá del mio cazzo. Sono sempre stato impavido, ma prudente! In caso di emergenza, rimetterlo dentro sarebbe stato piú facile. Con tre dita continuaí a masturbarmi, un semplice movimento su e giú. Poi mi accarezzavo la cappella gonfia e poi di nuovo su e giú... su e giú. Non ci volle molto per sborrare. All'ennesima sega, schizzai lungo il sedile che avevo di fronte. Una volta, due, tre..... vedevo il mio sperma scivolare lungo il pavimento. Quanto mi eccitava quel gioco! Tanto quanto quello della bicicletta..... ah, già..... dovevo raccontarvi questa storia e mi sono ripiegato sulle mie masturbazioni a scuola. OK, sulle seghe a scuola ci torniamo un'altra volta, questa della "bici" vale la pena di essere condivisa.Come dicevo, avere il mio pisello libero, al vento, é una sensazione che ancora oggi mi piace. Ecco perché indosso solo boxer e raramente gli slip. Questa mia preferenza l'ho avuta fin da piccolo. Era (è) come masturbarsi lentamente, anche semplicemente camminando. Sentire il tuo cazzo strusciare nei pantaloni, contro le gambe, é una bellissima sensazione. Una sensazione che io avevo potenziato con la mia mountain bike. Come? Ve lo spiego.Da ragazzini non erano molte le occasioni per farsi fare una sega dall'altro sesso, allora dovevi ingegnarti per trovare nuovi stimoli per il tuo uccello. Spesso andavo in bici solo con dei pantaloncini corti (senza mutande) ed una semplice magliettina. Il percorso non era importante. L'importante era muoversi, pedalare, strusciare il cazzo contro le gambe ed il sellino. All'inizio avevo il cazzo moscio ed afflosciato con tutte le palle su un lato, poi durante la pedalata, iniziava a crescere. Piú pedalavo, piú quello strusciare me lo faceva diventare duro. Qualche volta dovevo stare attento, perché le mie palle ancora mosce si incastravano tra il sellino e la coscia. Una bellissima sensazione, ma qualche volta dolorosa. Ma il bello era quando il mio pisello si induriva! Dopo diversi minuti che pedalavo, mi masturbavo, il mio cazzo ovviamente diventava dritto e dato che nei pantaloni non c'era piú posto, usciva di lato gonfio come un pallone! Che bello che era, me lo sento crescere ora ripensandoci. Ma il meglio doveva ancore venire... in tutti i sensi. Per essere giovane, avevo giá compreso che per un eccellente orgasmo dovevo prolungare la masturbazione. Cosí continuavo a pedalare con il mio cazzo dritto e la mia cappella che spuntavano da un lato dei miei pantaloncini, facendo ogni tanto qualche sosta per dare un pó di respiro al mio uccello. Era troppo eccitante. Avevo il cazzo di fuori, ma nessuno lo vedeva perché coperto dalle mie cosce, o meglio..... quasi nessuno! Spesso ai semafori rossi mi fermavo accanto agli autobus. Dall'alto del mezzo ero sicuro che almeno qualcuno avrebbe notato il mio cazzo in erezione. Era impossibile non vedere quella enorme cappella rossa in mezzo alle mie gambe. Troppo spesso "sentivo" gli sguardi dei passeggeri sul mio uccello. Mi piaceva ed in fondo... li cercavo. Ma non li guardavo mai negli occhi, i miei "fan", non alzavo nemmeno lo sguardo. Sapere che il mio cazzo era al centro della loro attenzione, mi eccitava ancora di piú. Come lo sguardo delle automobiliste. Le donne al volante erano quelle che piú stimolavano il mio pisello! Ed io, comunque alle mie prime armi, le provocavo. Ogni volta che mi fermavo/affiancavo ad una di loro, abbassavo la gamba opposta al mio cazzo in erezione, per tenere in equilibrio la mia mountain bike. In poche parole, se il mio uccello dritto spuntava fuori al fianco della mia coscia destra, io abbassavo la sinistra, lasciando la visuale del mio pisello alla "lei" di turno. Insomma, un surrogato di scopata! In ogni caso, dopo questi spettacoli gratuiti, tornavo a masturbarmi sulla bici. A pedalare, a strusciare il mio cazzo sulle gambe. L'aria che impattava sulla mia cappella, che si i filava nel suo buco, aumentavano la mia eccitazione. Fino a quando non arrivava il momento di sborrare, di venire e liberarsi di quel carico di sperma accumulatosi nelle palle. Anche quello, schizzare, non é facile da descrivere. Bisognerebbe provarlo almeno una volta nella vita. Ogni pedalata una sega, ogni sega un goccio di sperma in piú nelle mie palle lungo il mio cazzo. Fino a quando il mio uccello non liberava tutto il piacere accumulato in quella lenta ma elaborata masturbazione! La sborrata, l'orgasmo, arrivava in movimento mentre ero in bici! Con la cappella che spuntava fuori dai miei pantaloncini corti, vedevo gli schizzi di sperma davanti a me. Una pedalata, una sborrata dritta sull'asfalto. Un'altra pedalata, un'altra schizzata sulla strada per tre, quattro cinque volte. Qualche volta il mio cazzo, la mia cappella, non trovava spazio davanti a sé, cosí le sborrate finivano prima sulla mia coscia e poi lungo la mia gamba. Sentire quella crema calda scivolarmi addosso, era una sensazione da infarto. E sapere che stavo venendo davanti a tutti, a loro i saputa, mi eccitava ancora di piú. Spesso tornavo sui miei passi, sul percorso appena effettuato, per vedere il terreno, l'asfalto, che avevo appena bagnato.Ma anche quando andavo al mare, per la mia etá, provocavo e cercavo nuovi stimoli per il mio pisello. Il costume lo acquistavo sempre da solo, con un occhio attento al modello di turno, che doveva essere rigorosamente senza slip interno! Perché? Ve l'ho appena raccontato! Ma vi racconto un altro paio di episodi, per rendere meglio l'idea. Durante il periodo del liceo, non vedevo l'ora di andare al mare con le mie compagne di scuola e con le mie amiche. Vederle in costume, era meglio di una sega su qualche rivista per adulti rimediata sotto banco. Ma anche io, con il passare del tempo, iniziavo a prendere atto di essere ogni tanto al centro dell'attenzione delle prime fantasie erotiche di alcune ragazzine. Cosciente della situazione, davo loro quello che volevano. Ogni occasione era buona per mostrargli il mio pisello: avevo sete? Piegandomi per aprire la borsa frigo, facevo (forzavo) uscire il mio pisello, la mia cappella, su un lato del costume. Vedere i loro visi fare finta di niente ed arrossire, mi davano un potere ed una eccitazione stratosferica. Ogni tanto capitava che qualche amica coraggiosa e piú vivace, me lo faceva notare: "Chase, hai il tuo coso di fuori". Ed intanto gli dava uno schiaffetto per farlo rientrare. Non chiedevo di meglio. Quel tocco di pochi secondi allora, valeva quanto una scopata di oggi! In altre occasioni, specialmente nel primo pomeriggio dopo aver mangiato, le ragazze si mettevano sotto il sole ad abbronzarsi. Ed io, paziente, aspettavo come sempre che la stanchezza pomeridiana prendesse il sopravvento su di loro. Era allora che mi masturbavo quasi sotto i loro occhi. Mi mettevo di fianco, spalle a loro, facendo uscire il mio cazzo da sotto i boxer. Quindi lo afferravo con una mano ed iniziavo a farmi una sega. E mentre lo facevo, guardavo attraverso le scollature che si creavano nei loro costumi. Qualcuna a pancia in sotto, cercava di prendere in parte il sole integrale. Allora sbirciavo quelle tettine schiacciate sull'asciugamano mentre mi masturbavo. E dovevo farlo in silenzio. Non potevo ansimare, non potevo gridare od emettre ogni altro tipo di suono. Dovevo godere e venire in silenzio. Stavo diventando un professionista della sega. Alcune volte sborravo sulla spiaggia, sempre di fianco, altre rischiavo schizzando sul loro costume. Ma solo quando ero certo che dormivano in un sonno profondo. E comunque non gli spruzzavo piú di un paio di schizzate, le altre le "direzionavo" verso il basso sulla spiaggia. Quelle sul costume si sarebbero asciugate subito e comunque sarebbero sembrate macchie di crema... di cazzo! In ogni caso sulla spiaggia posso dire di aver dato il meglio di me. Potrei stare qui a raccontare altri cento episodi: partendo da quando tuffandomi in mare, facevo di tutto per far si che la pressione dell'acqua mi sfilasse il costume, oppure quando dovevo cambiarmi a fine sera e facevo finta di spogliarmi in un posto appartato quando ero sicuro che invece le mie amiche mi vedevano. O ancora, quando mi masturbavo con le onde del mare. Cercavo un posto isolato e mi facevo il bagno nudo. Tra tuffi, movimenti particolari e qualche toccata volontaria della mia mano, facevo di tutto per provocare un'erezione del mio pisello. Il piú delle volte mi sdraiavo tra la spiaggia ed il mare, dove le onde si infrangevano. Schiena sulla sabbia, sguardo verso il cielo, gambe larghe e l'acqua che sbatteva sulle mie palle ed il mio cazzo. Dopo qualche minuto il mio uccello diventava duro e dritto. Non dovevo nemmeno toccarmi, farmi una sega. Pensava a tutto madre natura. Io mi rilassavo, fantasticavo che quelle ondate, quei soffici tocchi del mare che urtavano la mia cappella e la mia asta, fossero le mani o la fica di qualche ragazzina. La sborra non tardava ad arrivare. Quando sentivo che stavo per venire, guardavo il mio pisello eruttare, felice di avere tanta sperma dentro le mie palle. Vedere quella enorme quantitá di schizzate volare in aria, sentire le mie palle liberarsi, svuotarsi, mi faceva sentire come quegli uomini che sborravano sulle loro donne in quelle riviste per adulti che ci passavamo a scuola. Pensai: niente male per un ragazzino!Ora potrei continuare all'infinito a raccontarvi come in passato cercavo nuovi modi per masturbarmi. Come di tutte quelle volte che con il getto d'acqua del soffione della doccia stimolavo la mia cappella fino a sborrare. O di quelle volte che davanti alla TV, a tarda notte, mi facevo le seghe con quelle donne che ti chiedevano di chiamare numeri a luci rosse e per evitare di sporcare casa, avvolgevo il mio cazzo con un calzino. Oppure potrei raccontarvi di tutte quelle volte che le mie amiche mi hanno masturbato. Una su tutte, la piú memorabile, la sega che mi fece in classe, sotto banco, la mia compagna di classe Melissa. Anche lei molto smaliziata. Senza problemi un giorno, durante una lezione di matematica, sbottonó i miei jeans (era il tempo di un noto marchio di pantaloni che avevano i bottoni al posto della chiusura lampo) e prese in mano il mio pisello. Poi, con naturalezza, inizió a farmi una sega mentre faceva finta di seguire la lezione. Melissa mi fece sborrare in classe, mi fece schizzare sotto il banco il mio sperma. Per poi dopo chiedere alla professoressa di andare in bagno perché doveva fare pipí, in realtá doveva lavarsi le mani. Mentre a me, comunque contento, mi lasció lí a "sistemare" la situazione. Insomma, di ricordi, di storie, piú ci penso, piú ne affiorano di nuovi.In conclusione, posso affermare che le "mie prime masturbazioni" sono servite a farmi diventare padrone del mio corpo, del mio pisello, dei miei orgasmi. Mi hanno insegnato ad avere pazienza nel venire, che prolungare un rapporto sessuale, una scopata, significava avere maggiore appagamento, piú sperma per riempire la fica di una donna. Ma mi hanno anche aiutato a conoscere i miei limiti e poi superarli. Non pensavo ad esempio che si potesse sborrare, schizzare, consecutivamente oltre un certo numero di volte. Inizialmente il mio record era otto, poi é diventato nove, poi dieci! Piú di un video che ho condiviso in Rete, lo prova. Tra quelli piú visionati, ce ne sono due dove sono venuto addirittura per dodici volte. Ho sborrato abbondantemente per dodici volte! E non parlo di semplici schizzi, ma di vere e proprie eruzioni. Tra l'altro, senza l'ausilio delle mie mani. Nel senso che a parte il "caricamento", la masturbazione iniziale, la sega vera e propria con il "su & giú" sul mio pisello, le sborrate le ho fatte (buttate) fuori solo con la forza della spinta pelvica. Ma se siete curiosi di sapere di cosa parlo, potete scrivermi e vi forniró il video senza problemi. E sempre in tema di "limiti" da superare, vi consiglio per chi non l'avesse ancora fatto, di leggere un'altra mia storia dal titolo: "Sette Orgasmi Al Giorno, Tolgono La Sborra Di Torno".Tornando invece alla questione "masturbazione", posso dire che le mie seghe adolescenziali, sono state l'anticamera delle mie prime scopate. Infatti una volta avuto il pieno controllo del mio pisello, ero pronto per scoparmi qualche bella fica. Ero pronto ad esplorare quello che fino ad allora avevo solo visto e qualche volta toccato.Era arrivato il momento di metterlo dentro a qualcuna, di riempire quel vuoto, quel buco, che tutte le ragazze avevano! La prima fu Mirta, la piú bella della classe che scelse di essere la mia ragazza e di fare sesso per la prima volta con me.
Ma ne parliamo un'altra volta.



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