Antonio lo sporcaccione 2
di
Sveva_
genere
etero
Antonio le rispose che voleva solo scoparla velocemente appoggiata al tavolo e le avrebbe dato un regalino.
Il regalino erano dei soldi.
Francesca si offese ma, ma siccome i soldi le facevano comodo, mentre brontolava, accettò e tirò giù i collant e le mutande ( bucate fra l’altro).
Ah, Antonio non credeva che stesse succedendo davvero.
Si sputò sul pene, lo menò un po’ e mentre la donna era appoggiata al tavolo con le braccia piegate, egli si sedette sulla sedia, tirò su il camice da casa ( quello di tutte quasi le casalinghe) di cotone e le spalancò le natiche.
Ma cosa fai Antonio, devo fare il bidet.
No no Francesca a me piace la farfallina che ha il suo odore
Eh? Cosa??
Lasciami fare bel dunin.
Prese a leccare tutta l’area, il suo viso era una maschera di saliva e umori. Poi infilò le dita prima nella vagina e Francesca aveva sia senso di colpa, che smania di scoprire cosa sarebbe successo.
Ansimava e grugniva.
Le sue parti intime mature, con la pelle un po’ scura e un po’ di peli poco curati, ad Antonio facevano ricordare le vagine fine anni ‘80, quando era ragazzo andava con le prostitute. Le fighe erano molto più naturali di quelle di oggi, che sembrano di plastica.
Il massimo arrivò quando l’uomo sputò sul buco del sedere della donna, che pulsava. E Francesca invece di ritrarsi allargò di più le gambe.
Il dito di Antonio entrò nel buco, non liscio ma carnoso con qualche segno di rigonfiamento, e penetrando sempre di più disse, ah eccola, eccola… mentre il dito girava e spingeva e toccava tutta la parete del retto.
Eccola? cosa Antonio?
La pupù, sento la testa della cacchina mentre spingo il dito dentro in fondo. Hai bisogno di un bel clistere sai? Se vuoi dopo te lo faccio.
Invece di tirarsi indietro, Francesca ebbe un istinto di curiosa libine e gli occhi le giravano come se fosse stata su una giostra.
Ma dai Antonio, sei uno sporcaccione, mi fai vergognare.
Antonio tirò fuori il dito, l’unghia leggermente marroncina, e l’odore forte un po’ nauseante si liberò nell’aria circostante.
Francesca si alzò con la figa bagnatissima, il cuore a mille, il respiro affannato e corse in bagno e si piegò sul bidet provando a lavarsi con cura. Ma oramai il “danno” era fatto.
Antonio era paonazzo e continuava ad annusare il dito sporco di cacca.
Ti prego, vieni che ti faccio godere.
La donna tornò al tavolo, si rimise appoggiata al tavolo e Antonio rassicurandola che era abituato a certe situazioni, anzi, che proprio le cercava, infilò il cazzo nella farfallina e il dito indice nel culo.
Il regalino erano dei soldi.
Francesca si offese ma, ma siccome i soldi le facevano comodo, mentre brontolava, accettò e tirò giù i collant e le mutande ( bucate fra l’altro).
Ah, Antonio non credeva che stesse succedendo davvero.
Si sputò sul pene, lo menò un po’ e mentre la donna era appoggiata al tavolo con le braccia piegate, egli si sedette sulla sedia, tirò su il camice da casa ( quello di tutte quasi le casalinghe) di cotone e le spalancò le natiche.
Ma cosa fai Antonio, devo fare il bidet.
No no Francesca a me piace la farfallina che ha il suo odore
Eh? Cosa??
Lasciami fare bel dunin.
Prese a leccare tutta l’area, il suo viso era una maschera di saliva e umori. Poi infilò le dita prima nella vagina e Francesca aveva sia senso di colpa, che smania di scoprire cosa sarebbe successo.
Ansimava e grugniva.
Le sue parti intime mature, con la pelle un po’ scura e un po’ di peli poco curati, ad Antonio facevano ricordare le vagine fine anni ‘80, quando era ragazzo andava con le prostitute. Le fighe erano molto più naturali di quelle di oggi, che sembrano di plastica.
Il massimo arrivò quando l’uomo sputò sul buco del sedere della donna, che pulsava. E Francesca invece di ritrarsi allargò di più le gambe.
Il dito di Antonio entrò nel buco, non liscio ma carnoso con qualche segno di rigonfiamento, e penetrando sempre di più disse, ah eccola, eccola… mentre il dito girava e spingeva e toccava tutta la parete del retto.
Eccola? cosa Antonio?
La pupù, sento la testa della cacchina mentre spingo il dito dentro in fondo. Hai bisogno di un bel clistere sai? Se vuoi dopo te lo faccio.
Invece di tirarsi indietro, Francesca ebbe un istinto di curiosa libine e gli occhi le giravano come se fosse stata su una giostra.
Ma dai Antonio, sei uno sporcaccione, mi fai vergognare.
Antonio tirò fuori il dito, l’unghia leggermente marroncina, e l’odore forte un po’ nauseante si liberò nell’aria circostante.
Francesca si alzò con la figa bagnatissima, il cuore a mille, il respiro affannato e corse in bagno e si piegò sul bidet provando a lavarsi con cura. Ma oramai il “danno” era fatto.
Antonio era paonazzo e continuava ad annusare il dito sporco di cacca.
Ti prego, vieni che ti faccio godere.
La donna tornò al tavolo, si rimise appoggiata al tavolo e Antonio rassicurandola che era abituato a certe situazioni, anzi, che proprio le cercava, infilò il cazzo nella farfallina e il dito indice nel culo.
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