La villa del piacere 4

Liberammo kael e andammo nella camera da letto, io e kael eccitati, mia sorella disse dormirò in mezzo a voi e voi non mi scoperete, sentirò i vostri cazzi eccitati ma non potrete soddisfarvi, e se trasgredirete vi obbligherò a soddisfarvi tra di voi, il mattino successivo portò con sé un silenzio pesante.
Non un silenzio vuoto… ma carico di ciò che era rimasto in sospeso.
Io e kael avevamo dormito poco e male, mia sorella beatamente invece, desideri che si urtano, «Hai dormito?» chiese mia sorella con un sorriso mellifluo, inclinando la testa come un gatto che studia una nuova preda.
«Ha dormito quanto basta,» intervenne Kael. «Adesso che desideri facciamo.»
«Ah sì, certo,» ribatté Seren con un finto sbadiglio. «chissà forse vi soddisferò entrambi schiavi.»
Lei si posizionò al centro, così vicina che poteva sentire il calore dei loro corpi ai lati e l'eccitazione crescente mia e di kael, Voi due… vi respingete come elementi opposti, ma è evidente che vi completate più di quanto vogliate ammettere e vi completerete dentro di me disse lei.
«Io non voglio che uno di voi sparisca.
E non voglio scegliere tra il fuoco e l’ombra.
Voglio capire se è possibile… un equilibrio.»
Kael abbassò lo sguardo sulla sua mano, poi le strinse il seno, io le misi una mano nella figa, lei sospirò ma poi rise, comando io il gioco disse
Erano così diversi.
Eppure così perfettamente incastrati nella stessa storia, «Allora facciamo un patto,» disse mia sorella, intrecciando con intenzione le dita di entrambi.
Un brivido percorse il triangolo che li univa.
«Niente gelosie nascoste.
Niente tentativi di screditare l’altro.
Se uno di voi vuole qualcosa da me… o dall’altro… lo dice.»
Ma voi mi appartenete, si padrona rispondemmo insieme, «È un triangolo, no?» aggiunse mia sorella con una calma disarmante.
La villa sembrò respirare con loro, accogliendo un nuovo equilibrio… fragile, pericoloso, elettrico.
Il triangolo non era più una minaccia.
Era una promessa.
Una promessa che nessuno dei tre sapeva ancora come mantenere —
ma che nessuno voleva spezzare.