La villa del piacere 5
di
femminaporcella
genere
incesti
Mia sorella prese i cazzi con le mani, belli duri, tu kael sdraiati e si impalò sul suo cazzo, poi si chinò sul suo petto, con le mani si aprì le chiappe e tu prendi il gel e inculami, vi soddisferò entrambi vedrete, obbedii e fui nel suo culo caldo e avvlgente, sentivo il cazzo di kael, eravamo separati da una stretta membrana, la scopavamo cìlentamente, e lei godeva dei nostri membri turgidi, le sue urla di piacere erano musica per le nostre orecchie, i suoi orgasmi bagnavano le palle di kael, che sospirava di piacere, in quella figa calda e bollente, io e kael facevamo a gara a resistere, mia sorella rossa e calda, come mai la avevo vista prima pensava solo al suo piacere, i suoi orgasmi si susseguivano, io e kael rossi in viso, quanto avremmo potuto ancora resistere, a un certo punto kael urlò vengo, mia sorella lo volle dentro di sè e lui venne, mia sorella urlò il suo piacere a sentirsi la figa riempita di sborra e poi io le inondai gli intestini con la mia sborrata, lentamente si tolse, wow colo sborra dai miai due buchi, che bello e si sdraiò.
I giorni si susseguivano così, la mattina scopavamo sempre a lungo, il pranzo e poi giocavamo a carte in tre, una sera che kael si era addormentato parlai con mia sorella.
«A volte ho paura che tu preferisca lui… perché è più solido, una piacevole novità per te.»
Lei mi prese per il mento, sollevandogli il viso dolcemente.
«Tu sei luce. Lui è ombra. Io non sopravvivrei senza nessuno dei due.»
Io inghiottii un’emozione che non seppi nominare, poi posai la fronte sulla sua spalla.
Era la prima volta che mi concedevo di essere fragile.
Lei ci guidava, il triangolo non poteva funzionare se lei ne era solo il centro.
Doveva esserne anche il cardine.
I giorni si susseguivano così, la mattina scopavamo sempre a lungo, il pranzo e poi giocavamo a carte in tre, una sera che kael si era addormentato parlai con mia sorella.
«A volte ho paura che tu preferisca lui… perché è più solido, una piacevole novità per te.»
Lei mi prese per il mento, sollevandogli il viso dolcemente.
«Tu sei luce. Lui è ombra. Io non sopravvivrei senza nessuno dei due.»
Io inghiottii un’emozione che non seppi nominare, poi posai la fronte sulla sua spalla.
Era la prima volta che mi concedevo di essere fragile.
Lei ci guidava, il triangolo non poteva funzionare se lei ne era solo il centro.
Doveva esserne anche il cardine.
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