La bidella forzuta
di
Kendall
genere
dominazione
Premessa.
In questo racconto rievoco la figura di una donna forte e prestante che ho conosciuto per poche settimane e con cui ho tentato un approccio reale, finito purtroppo sul nascere causa un imprevisto cambio di lavoro. Nel testo che segue riproduco sommariamente quella breve esperienza e immagino un ipotetico sviluppo della vicenda, proiettandomi in un giovane supplente di scuola alle prime armi catturato dallo strapotere fisico che la donna esercita su un’odiosa collega che l’aveva provocata oltre ogni limite.
I primi giorni
Walter si era appena laureato in Lingue. Il suo sogno era fare l’interprete parlamentare o, comunque, ad alto livello. Doveva iniziare un percorso di specializzazione a metà novembre. Così, nel frattempo, faceva il supplente come insegnante di sostegno nelle scuole della provincia di Milano. Quando entrò in servizio il primo giorno, scoprì che il ragazzino che doveva seguire era convalescente dopo un serio intervento chirurgico. Così gli fu affidata la gestione temporanea della piccola aula informatica della sede staccata in cui si trovava a lavorare. Infatti, a causa di alcuni lavori di ristrutturazione dell’istituto scolastico le classi erano ospitate in un edificio isolato nei pressi del Comune. L’auletta in cui Walter lavorava era un po’ angusta ed era posizionata proprio di fronte alla bidelleria così che, anche se non lo avesse voluto, poteva vedere direttamente tutto quello che in essa accadeva.
Le bidelle erano due e si alternavano nella giornata rimanendo insieme solo nelle ore centrali. Una si chiamava Teresa. Era una napoletana verace di 35 anni, alta un po’ meno di Walter che era sul metro e 70. Aveva capelli neri, occhi scuri e, come aveva subito notato Walter, mani dalle ossa molto grosse (decisamente maschili nelle dimensioni e nella forma), braccia muscolose (lo si capiva dalla circonferenza delle maglie che indossava), ma al contempo era piuttosto snella nelle gambe. Si dimostrava sorridente, molto rispettosa con i docenti, disponibile coi ragazzi, ma si capiva che non era nata per essere una stacanovista del lavoro. Non aveva affatto l’aria cattiva, ma quando si rivolgeva alla collega Rina era sempre piuttosto brusca e scontrosa. Si vedeva che tra le due non scorreva buon sangue.
La bionda Rina, invece, era una piccola siciliana di 40 anni circa che non raggiungeva sicuramente i 50 chili di peso ma che si caratterizzava per un grande dinamismo nel lavoro: era sempre intenta a pulire la scuola e si vedeva che voleva mettersi in mostra facendo bella figura. Spesso, assumeva atteggiamenti indisponenti con la collega facendo capire ai docenti che quella non aveva voglia di lavorare. La si poteva trovare di frequente a spettegolare con due insegnanti storiche; l’argomento era spesso la Teresa e la sua intolleranza a seguire le regole.
Il secondo giorno in cui Walter era in servizio assistette ad una scena che da un lato lo inquietò e dall'altro gli fece provare quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che sorge di fronte ad un’inattesa scena di violenza. Ad un certo punto, vide la bidella Teresa socchiudere la porta della bidelleria, avvicinarsi minacciosa alla collega, prenderla per una mano e spingerla verso il muro. Dopo un breve scambio di battute che Walter non riuscì a comprendere, vide la mano di Teresa stringere con violenza quella sicuramente più piccola di Rina. Gliela strinse così forte che la collega cominciò a piegarsi e supplicarla di lasciarla andare. Teresa doveva essere imbufalita per qualche motivo perché, non paga dell'atto di dominazione, con l'altra mano prese la testa della collega inginocchiata, se la mise tra le gambe e cominciò a sfregarsi il ventre simulando l'atto sessuale.
La scena durò pochissimo ma valse a terrorizzare la piccola Rina che scappò in bagno a ricomporsi e a provocare in Walter un’imprevista erezione. Quella Teresa aveva innescato in lui una reazione che aveva già sperimentato altre volte e di cui un po’ si vergognava: vedere una donna forte che prevarica un’altra più debole e la mette sul piano sessuale lo eccitava. Quel tipo di reazione l'aveva sempre scacciata perché una parte di sé non tollerava che qualcuno fosse vittima di prepotenze ma al tempo stesso lo attirava perché avrebbe voluto essere lui al posto della donna soccombente.
Fu così che decise di conoscere meglio la bidella Teresa per verificare se fosse uno di quei tipi che lui aveva sempre desiderato incontrare: la donna forzuta che ti sottomette con la potenza intrisa nel suo corpo e gode sessualmente nel farlo.
L’approccio.
Sapendo che quel mercoledì particolarmente nebbioso, Teresa era di turno di pomeriggio fino alle 17 e che dopo l'uscita degli alunni alle 16 quegli edifici isolati del comune venivano chiusi per impedire l'accesso esterno e rendere possibili le pulizie, prese come scusa il fatto di dover completare un lavoro sui computer.
- Teresa, non fa niente se io rimango qua finché lei non va via. Devo terminare un lavoro.
- Ma ci mancherebbe, prof.
- Grazie.
- Vuole un caffè?
- Sì, perché no?
- Aspetti che vado a chiudere la porta di ingresso. Così non vengono scocciatori.
- Sì, va bene…
Quando tornò, Teresa aveva due occhi che emanavano una strana luce. Lui lo notò. Volendo essere gentile, Walter prese la vecchia caffettiera che avevano in dotazione non potendo disporre di macchinette e cercò di aprirla per poterla preparare. Ma per qualche motivo la moka non si apriva. Ci metteva tutto l’impegno possibile e immaginabile ma quella sembrava bloccata.
- Lasci a me che ho le mani di acciaio. Con quelle sue manine delicate non può farcela.
È così, guardandolo fisso negli occhi, senza fare il minimo sforzo aprì la caffettiera e sorrise compiaciuta. Walter notò anche che per qualche secondo gli occhi di Teresa sembrarono comunicare anche qualcos'altro.
- Visto? Lo sa che spacco le noci con le mani? Guardi.
La bidella prese una noce da un sacchetto che teneva nell'armadietto, la pose sul tavolo e con una potente manata dall'alto in basso frantumò il frutto. Soddisfatta e con naturalezza prese il contenuto della noce e cominciò a masticarlo con la bocca semi aperta, mostrando tra l'altro di non possedere una grande finezza. Dopo pochi secondi, si fermò e disse: “Questa non è buona”.
Allora ne prese un'altra, la mise tra i palmi delle due mani, intrecciò le dita, sempre guardando negli occhi Walter e cominciò a stritolare il frutto, lasciando cadere a terra pezzi di guscio. Dopo pochi secondi, emise un piccolo sbuffo nel momento della frantumazione, ma niente di più come se quell’esercizio fisico fosse del tutto privo di sforzo per lei. Dopo aver messo in bocca un pezzo di noce, esclamò: “Questa sì che è buona!”
Ne mise tra i denti un altro po’ e lo spezzò e, porgendone una parte a Walter, disse in modo perentorio: “Prenda.”
In altre situazioni una simile offerta gli avrebbe fatto schifo ma lo stato di attivazione energetica di Walter si era già così innalzato che l'idea di mettere in bocca del cibo che era già stato premasticato da quella Teresa gli sembrò del tutto normale se non gradevole.
I due si ritrovarono a masticare come se stessero gustando del caviale. Walter prese la parola.
- Ma lei è fortissima! Come ha fatto a rompere quelle noci così facilmente?”
Mentre preparava il caffè, la donna sintetizzò in poche parole una vita fatta di lavori pesanti fin dall'infanzia e il riferimento ad una giovinezza vissuta in quartieri dove la violenza era all'ordine del giorno e anche una donna che ne avesse avuto i mezzi fisici doveva essere in grado di difendersi da sola.
- Ma adesso qui si trova bene a fare la bidella in questa scuola?
- Siiii! Come no! - disse la donna aggiungendo un’esclamazione in napoletano che Walter non riuscì a comprendere. - Se non fosse per quella stronza!
- Chi? La signora Rina?
- Signora? Da quando sono arrivata, non ha fatto altro che trattarmi come una scema, fare la spia al preside se faccio qualcosa di sbagliato, inventando che le rubo le cose nella borsetta. E mi fermo qui! Sapesse quante ne ho da raccontare! Vuol fare la prima della classe… ma un giorno di questi le do una lezione che non si dimenticherà mai.
Walter era sorpreso dalla veemenza con cui la donna parlava con lui che in fondo conosceva appena appena. Non seppe replicare alle sue parole se non con una frase di circostanza. Dopo aver visto quella scena di prevaricazione fisica nella bidelleria, pensò che questa Teresa sarebbe stata effettivamente capace di violenza fisica sulla collega.
- Prego prof, si prenda il caffè in grazia di Dio… che è anche costretto a lavorare oltre il suo orario di lavoro.
La lampada
Durante la pausa caffè i due si scambiarono notizie generiche sul lavoro e sulla famiglia, ma Walter non ascoltava nulla di quello che lei diceva, tutto intento ad osservare il corpo della donna e il modo in cui parlava con lui: cominciò a sentire un'attrazione potente e a fantasticare possibili sviluppi.
Quando tornò nella piccola aula computer per eseguire i suoi finti lavori, trovò che l'aula era al buio perché si era fulminato il neon che illuminava la stanza. Subito lo comunicò alla bidella la quale si rammaricò del fatto di non avere un ricambio al momento.
- E come fa adesso a lavorare al buio?
- Be’, allora mi arrangio.
- Noooo. Venga qui. Nell’aula di Tecnica abbiamo una lampada a pile da tavolo.
Walter segui Teresa nell’aula di Tecnica dove si trovavano alcune lunghe scaffalature tutte ripiene di oggetti e cianfrusaglie.
- Se ha una scala la prendo io - disse Walter.
- Mi spiace, ma adesso non la posso prendere perché è nel magazzino del comune che è chiuso.
- Se vuole le faccio la scaletta, la sollevo e la prende lei. Quanto pesa?
La bidella fece finta di non sapere esattamente il proprio peso e affermò di essere sui 70 chili.
- Ma è sicuro di riuscire a sollevarmi. Lei è così mingherlino.
Sfidato nella sua essenza maschile, Walter le fece cenno di voler provare e lei, con un sorriso divertito come se prefigurasse l’insuccesso del giovane, accettò. Walter le cinse i fianchi, apprezzando quanto sodo forse il corpo di questa bidella e fiducioso spinse per sollevarla. Il ragazzo aveva sovrastimato le proprie capacità perché pur riuscendo a tenerla su per qualche secondo non riuscì a reggere lo sforzo prolungato lasciando che lei cadesse a terra.
- Venga qua che la tengo io sollevata… Per me, lei sarà sui 60 chili.
- È vero!
- Quando facevo l'operaia sollevavo tutto il giorno sacchi di 40 chili, per cui sono abituata ai carichi pesanti.
E così dicendo, sollevò l'attonito supplente con estrema facilità e, facendo qualche passo, si diresse verso la scaffalatura.
Walter si accorse come lo teneva e si chiese se la cosa fosse casuale: il suo pene premeva contro il viso di Teresa: un po’ sulla guancia, un po’ contro il naso, un po’ vicino alla bocca. Ogni tanto lei riposizionava il corpo di Walter facendogli fare un micro saltino. La donna non avrebbe potuto evitare di constatare che il membro di Walter si stava indurendo stando a contatto col suo corpo. Infatti, lo faceva per vedere la reazione del giovane.
- La vede la lampada?
- No. Qui non vedo lampade. Ma è sicura?
- Cerchi bene. Sono sicura di averla messa lì.
- Mi creda non vedo niente. Ma non si stanca a tenermi sollevato?
- Stanca? Ma no! E’ un piacere farle un favore. Guardiamo negli altri ripiani in alto. Da qualche parte ci sarà.
E fu così che senza mai manifestare alcun disagio nello sforzo passò vari minuti a spostare di metro in metro la ricerca mentre il sempre più imbarazzato Walter faceva fatica a tenere a bada la propria erezione.
- Prof. lei è troppo magro. Dovrebbe mangiare di più. Ha due gambe che sembrano uno scheletro. Io potrei tenerla in braccio tutto il giorno!
Walter non capì se Teresa avesse detto queste parole spontaneamente o se non ci fosse qualcos'altro, anche perché quando si spostava nella ricerca aveva avvertito chiaramente che la donna sembrava proprio spingere intenzionalmente il volto contro le sue parti basse come per eccitarlo.
- Lo so che sono un po’ troppo magrolino. E’ per questo che non piaccio molto alle ragazze.
- Ma che dice prof! Lei è un bel ragazzo, glielo dico io… è solo un po’ magro.
- Trovata!
- Bravo! Glielo avevo detto che c’era.
Recuperata la lampada la bidella pose a terra il giovane supplente e nel discenderlo lo fermò davanti a sé a pochi centimetri, dicendo: “Proprio un bel ragazzo”.
- Anche lei è una donna molto bella e… molto forte!
- “Rincello a chill scurnacchiat del marito mio!” esplose in napoletano stretto Teresa.
Walter era travolto da un’eccitazione crescente: da un lato voleva osare e dall’altro non sapeva come l’avrebbe presa la donna che pure era stata esplicita… Osò!
- Fino a che ora può stare qui?
- Se spengo le luci all’ingresso fino a stasera.
- Teresa, mi fai provare ancora la tua forza?
Gli occhi di Teresa brillarono: “E poi?”
Ma proprio in quell’istante la conversazione fu interrotta da un rumore.
Una dimostrazione di superiorità fisica
Era il cigolio della porta d’ingresso che si apriva. I due si voltarono verso il corridoio. Si avvertirono dei passi lenti e felpati e una voce femminile dire: “Ha lasciato le luci accese e se ne è andata prima, la lazzarona!”
Dalla porta dell’Aula di Tecnica si godeva di una buona visuale del corridoio. Comparve Rina in tuta che con fare furtivo si dirigeva verso lo stanzino della bidelleria. Teresa fece segno di non far rumore e di stare lì. Appena Rina entrò nello stanzino, Teresa si tolse le ciabatte da lavoro per non far rumore. Siccome era senza calze si mise a camminare sulla punta dei piedi mettendo in evidenza i muscoli snelli ma ben definiti dei polpacci.
Rina entrò in bidelleria e aprì il cassetto personale di Teresa, estrasse dalla tasca 4 banconote da 50 euro e le depose dentro. Appena si voltò per uscire si trovò di fronte Teresa.
- Cosa ci fai qui? - Sentì urlare Walter che intanto si era posizionato dietro alla porta.
- Niente. Avevo dimenticato una cosa nel cassetto – balbettò Rina.
- Ma quello è il mio cassetto!
- Oh! Mi sono sbagliata!
- Ti sei sbagliata? Fa’ vedere cosa …Eh!?!?! Cosa sono questi soldi?
- … Io… Io…
- Dimmi cosa vuol dire!
- Niente… vuol dire che…
- Dimmelo o ti do una lezione che non ti dimentichi più! Perché hai aperto il mio cassetto?
Rina era reticente e non voleva svelare il motivo della sua intrusione ma era imbarazzata e impaurita. Aveva di fronte una donna più grossa e più forte di lei che era inviperita da tempo nei suoi confronti e non aspettava altro che l’occasione giusta per darle una vera lezione che le facesse passare la voglia di vessarla.
Da un lato Walter non sapeva se intervenire per evitare che Teresa picchiasse Rina ma dall’altro sentiva dentro di sé la voglia di vedere Teresa esplodere la sua potenza fisica sulla odiosa malcapitata. Prevalse la seconda istanza.
Teresa si tolse la maglia e rimase col reggiseno che esaltava la sua quarta misura. Rina, terrorizzata si fece più piccola di quanto non fosse e con gli occhi fuori dalle orbite indietreggiò contro la parete.
Teresa le fu addosso, la immobilizzò contro il muro spingendola con le grosse tette finchè il viso di Rina non fosse tutto avvolto dai seni, le mise le due mani attorno al collo e la sollevò appiccicandola alla parete.
- Dimmelo!
La povera Rina stava soffocando ma non parlava.
Allora Teresa lasciò una mano a reggere il collo della collega (praticamente teneva su un peso di 45 kg con una mano sola) e con l’altra tolse i pantaloni della tuta di Rina.
- Dimmelo!
- Ma cosa vuoi fare?
- Dimmelo!
- No!
Allora Teresa le tolse anche le mutande e le infilò una delle sue grosse dita nella vagina.
- Ti arrendi?
- Noooo!
- Peggio per te!
Il suo dito cominciò a muoversi e a stimolare la povera Rina che cercava di opporsi ma inutilmente. Teresa continuava, mostrando tra l’altro di saperci fare, finchè la povera Rina si arrese abbandonandosi al piacere forzato. Teresa la depose a terra.
- Adesso me lo dici?
Esausta ma non accondiscendente, Rina disse ancora di no.
Allora, Teresa si tolse la gonna e pure mutande e canottiera e si avventò su di lei, mettendo la sua testa tra le gambe. Le torse il capo all’insù tenendo i due grossi pollici che premevano sugli zigomi.
- Ora mi farai godere, brutta cagna. Lecca!
A quel punto, Rina si arrese davvero.
- Ti ho messo 200 euro nel cassetto e volevo incolparti del furto…
A quel punto, Teresa non ci vide più e le mollò un ceffone gigantesco sul volto che la ribaltò indietro. Era talmente arrabbiata che invece di inveire ulteriormente (e forse spaccare le ossa della collega), ebbe una reazione inattesa: si mise a piangere dal nervoso.
- E’ la seconda volta che vuoi farmi passare per una ladra! Vattene! Schifosa! Vigliacca! Questo volevi? Ma io ti denuncio!
- Non puoi farmi niente. Non hai testimoni!
- Sì, che … - Si bloccò. Non poteva dire di Walter. Sarebbe stato controproducente per loro due. E lo stesso Walter pregò tutti i santi del paradiso per non essere coinvolto. – Ti denuncio lo stesso. La mia parola contro la tua!
- Ti odio, stronza!
- Vuoi che ricomincio? Vuoi godere di nuovo? Vuoi che dica a tuo marito che sei lesbica?
- Non lo farai!
Allora Teresa tirò a sé una mano di Rina e iniziò a stritolarle le dita guardandola ferocemente.
- Dimmi che ti piace farti picchiare da me. Dimmelo! Dimmi che la pianterai di parlarmi alle spalle e di mettermi in cattiva luce con tutti.
Urlando per il dolore, inginocchiata ai suoi piedi, finalmente Rina accettò la sconfitta, ma Teresa non era soddisfatta.
- Baciami i piedi! Baciami i piedi ho detto!
Walter stava per venire nei pantaloni. Per lui vedere Teresa dominare con la forza quella vigliacca lo stava portando ad un pericoloso punto di non ritorno.
- Adesso leccali! Sono sporchi e voglio che tu me li pulisci con la lingua!
Rina era senza forze e ubbidì mentre dall’alto la sua nuova padrona provava soddisfatta un piacere sensuale.
- Sei brava a leccare. Domani proverai a leccarmi la figa. Chissà se sei altrettanto brava! Ora vattene e prenditi qualche giorno di malattia che non ti voglio vedere per un po’.
In men che non si dica, Rina era fuori dall’edificio.
Un’esplosione di forza
Teresa, parzialmente ricomposta, ritornò nell’aula di tecnica.
Walter sbucò fuori e disse: “Ho visto tutto! Se lo meritava!”.
- Vuoi ancora che ti provo la mia forza?
- No… o meglio, se non ti arrabbi come hai fatto con Rina, …sì.
- Allora tiriamo giù le tapparelle e usiamo quella benedetta lampada. Vieni in bagno.
- In bagno?
- Sì. Dietro la porta c’è un materassino della scuola materna.
Poi prese per mano Walter e lo condusse con sè.
Teresa chiuse a chiave dall’interno la porta della bidelleria. Walter le chiese se quel litigio poteva avere sviluppi negativi per lei. Alla domanda rispose che non le sarebbe importato nulla. La cosa fondamentale era che la collega la smettesse di comportarsi in quel modo.
Erano le 16.55 di quel giorno nebbioso e quindi ormai c’era poca luce diurna. Se non fosse stato per la lampada a pile ritrovata non ci sarebbe stata luce all'interno dell'edificio perché l’impianto era temporizzato e alle 17 i neon si sarebbero spenti automaticamente. Quando si voltò verso Teresa, vide che la donna nel frattempo aveva predisposto il materassino a terra.
- Vieni qui, magrolino, che ti spezzo le ossa.
- Ma… vuoi fare la lotta?
- Certo, prof! Visto che mi sono dovuta fermare con Rina, vuoi prendere tu il suo posto?
E fu così che gli balzò addosso, si mise a cavalcioni obbligandolo a sfregare il suo volto sulle sue mutandine che nel frattempo si era rimessa. Non voleva che lui facesse le cose che lei prima aveva ordinato di fare alla perfida collega ma qualcosa di simile sì. Poi prese a stringere sempre di più le dita più piccole del giovane supplente. Lo faceva ritmicamente.
- Lo so che mi stavi guardando mentre la picchiavo. Ti piaceva, vero?
- Sì, lo confesso.
- Dimmi cosa ti piaceva?
- Quando la tenevi su con una mano e con l'altra la masturbavi.
- Continua, continua … e poi?
- Quando le hai stritolato le dita e lei si è messa a gridare.
- Dai, dai che mi sto bagnando. Vai avanti.
- E poi quando ti ha leccato i piedi.
Teresa godeva nel sentirsi raccontare quello che lei stessa aveva fatto in precedenza a dimostrazione che una parte di sé aveva sicuramente una componente sadica.
- Uhmmm! E adesso dimmi cosa senti quando ti stringo le dita?
- Fa male.
- (Continuando a sfregarsi ritmicamente contro il suo volto) Male e basta?
- Per ora sì – disse lui stando sotto di lei che lo dominava schiacciandolo ritmicamente con natiche e cosce.
Allora con un balzo all'indietro si posizionò completamente sopra di lui e riprese a sfregarsi stavolta contro il suo pene.
- Sai che potrei spaccarti queste belle ditine come e quando voglio?
- Fallo! Fammi sentire quanto sei forte!
La bocca di Teresa era a pochi millimetri dal volto di Walter e improvvisamente cominciò a leccarlo: stringeva le dita, si sfregava contro di lui e gli leccava il collo.
Fu un crescendo progressivo di respiri ansimanti di lei, di smorfie di leggero dolore osseo di lui, finché Teresa mollò la presa delle mani, gli cinse le spalle, distese le gambe sulle sue e iniziò a baciarlo con impeto. Quasi contemporaneamente tutti e due raggiunsero l'orgasmo, senza però che ci fosse un rapporto completo.
Era avvenuto qualcosa di particolare ma che aveva portato tutti e due a raggiungere il piacere. C'era stata dominazione, ma quel tipo di dominazione sessuale che non pregiudica un finale di fusione armonica tra due esseri umani.
Verso le 18, uscirono di soppiatto dall’edificio scolastico avvolti nella fitta nebbia autunnale. Prima di congedarsi, Walter si fermò davanti a lei e, senza dire niente, alzò la mano destra. Teresa fece altrettanto con la sua sinistra. Le misero una contro l’altra e lui disse una frase che la fece divertire.
- Posso mangiare anche un cinghiale al giorno, ma le mie ossa saranno sempre più piccole delle tue!
- Tu comincia a mangiare di più, prof. Così la prossima volta sarai un po’ più in carne e potrò metterci più forza. Oggi ne ho usata meno della metà!
- Non vorrai farmi “venire” di nuovo?! Adesso è proprio tardi.
Non sappiamo cosa accadde nei giorni successivi in quella scuola perché, una volta arrivato a casa, Walter ricevette un messaggio telefonico dalla segreteria della scuola in cui si diceva che dal giorno successivo il suo contratto sarebbe scaduto forzatamente per l'arrivo della titolare della cattedra. Sappiamo però che nei mesi successivi Walter cercò di contattare Teresa e che si videro qualche tempo dopo … ma questa è un'altra storia.
In questo racconto rievoco la figura di una donna forte e prestante che ho conosciuto per poche settimane e con cui ho tentato un approccio reale, finito purtroppo sul nascere causa un imprevisto cambio di lavoro. Nel testo che segue riproduco sommariamente quella breve esperienza e immagino un ipotetico sviluppo della vicenda, proiettandomi in un giovane supplente di scuola alle prime armi catturato dallo strapotere fisico che la donna esercita su un’odiosa collega che l’aveva provocata oltre ogni limite.
I primi giorni
Walter si era appena laureato in Lingue. Il suo sogno era fare l’interprete parlamentare o, comunque, ad alto livello. Doveva iniziare un percorso di specializzazione a metà novembre. Così, nel frattempo, faceva il supplente come insegnante di sostegno nelle scuole della provincia di Milano. Quando entrò in servizio il primo giorno, scoprì che il ragazzino che doveva seguire era convalescente dopo un serio intervento chirurgico. Così gli fu affidata la gestione temporanea della piccola aula informatica della sede staccata in cui si trovava a lavorare. Infatti, a causa di alcuni lavori di ristrutturazione dell’istituto scolastico le classi erano ospitate in un edificio isolato nei pressi del Comune. L’auletta in cui Walter lavorava era un po’ angusta ed era posizionata proprio di fronte alla bidelleria così che, anche se non lo avesse voluto, poteva vedere direttamente tutto quello che in essa accadeva.
Le bidelle erano due e si alternavano nella giornata rimanendo insieme solo nelle ore centrali. Una si chiamava Teresa. Era una napoletana verace di 35 anni, alta un po’ meno di Walter che era sul metro e 70. Aveva capelli neri, occhi scuri e, come aveva subito notato Walter, mani dalle ossa molto grosse (decisamente maschili nelle dimensioni e nella forma), braccia muscolose (lo si capiva dalla circonferenza delle maglie che indossava), ma al contempo era piuttosto snella nelle gambe. Si dimostrava sorridente, molto rispettosa con i docenti, disponibile coi ragazzi, ma si capiva che non era nata per essere una stacanovista del lavoro. Non aveva affatto l’aria cattiva, ma quando si rivolgeva alla collega Rina era sempre piuttosto brusca e scontrosa. Si vedeva che tra le due non scorreva buon sangue.
La bionda Rina, invece, era una piccola siciliana di 40 anni circa che non raggiungeva sicuramente i 50 chili di peso ma che si caratterizzava per un grande dinamismo nel lavoro: era sempre intenta a pulire la scuola e si vedeva che voleva mettersi in mostra facendo bella figura. Spesso, assumeva atteggiamenti indisponenti con la collega facendo capire ai docenti che quella non aveva voglia di lavorare. La si poteva trovare di frequente a spettegolare con due insegnanti storiche; l’argomento era spesso la Teresa e la sua intolleranza a seguire le regole.
Il secondo giorno in cui Walter era in servizio assistette ad una scena che da un lato lo inquietò e dall'altro gli fece provare quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che sorge di fronte ad un’inattesa scena di violenza. Ad un certo punto, vide la bidella Teresa socchiudere la porta della bidelleria, avvicinarsi minacciosa alla collega, prenderla per una mano e spingerla verso il muro. Dopo un breve scambio di battute che Walter non riuscì a comprendere, vide la mano di Teresa stringere con violenza quella sicuramente più piccola di Rina. Gliela strinse così forte che la collega cominciò a piegarsi e supplicarla di lasciarla andare. Teresa doveva essere imbufalita per qualche motivo perché, non paga dell'atto di dominazione, con l'altra mano prese la testa della collega inginocchiata, se la mise tra le gambe e cominciò a sfregarsi il ventre simulando l'atto sessuale.
La scena durò pochissimo ma valse a terrorizzare la piccola Rina che scappò in bagno a ricomporsi e a provocare in Walter un’imprevista erezione. Quella Teresa aveva innescato in lui una reazione che aveva già sperimentato altre volte e di cui un po’ si vergognava: vedere una donna forte che prevarica un’altra più debole e la mette sul piano sessuale lo eccitava. Quel tipo di reazione l'aveva sempre scacciata perché una parte di sé non tollerava che qualcuno fosse vittima di prepotenze ma al tempo stesso lo attirava perché avrebbe voluto essere lui al posto della donna soccombente.
Fu così che decise di conoscere meglio la bidella Teresa per verificare se fosse uno di quei tipi che lui aveva sempre desiderato incontrare: la donna forzuta che ti sottomette con la potenza intrisa nel suo corpo e gode sessualmente nel farlo.
L’approccio.
Sapendo che quel mercoledì particolarmente nebbioso, Teresa era di turno di pomeriggio fino alle 17 e che dopo l'uscita degli alunni alle 16 quegli edifici isolati del comune venivano chiusi per impedire l'accesso esterno e rendere possibili le pulizie, prese come scusa il fatto di dover completare un lavoro sui computer.
- Teresa, non fa niente se io rimango qua finché lei non va via. Devo terminare un lavoro.
- Ma ci mancherebbe, prof.
- Grazie.
- Vuole un caffè?
- Sì, perché no?
- Aspetti che vado a chiudere la porta di ingresso. Così non vengono scocciatori.
- Sì, va bene…
Quando tornò, Teresa aveva due occhi che emanavano una strana luce. Lui lo notò. Volendo essere gentile, Walter prese la vecchia caffettiera che avevano in dotazione non potendo disporre di macchinette e cercò di aprirla per poterla preparare. Ma per qualche motivo la moka non si apriva. Ci metteva tutto l’impegno possibile e immaginabile ma quella sembrava bloccata.
- Lasci a me che ho le mani di acciaio. Con quelle sue manine delicate non può farcela.
È così, guardandolo fisso negli occhi, senza fare il minimo sforzo aprì la caffettiera e sorrise compiaciuta. Walter notò anche che per qualche secondo gli occhi di Teresa sembrarono comunicare anche qualcos'altro.
- Visto? Lo sa che spacco le noci con le mani? Guardi.
La bidella prese una noce da un sacchetto che teneva nell'armadietto, la pose sul tavolo e con una potente manata dall'alto in basso frantumò il frutto. Soddisfatta e con naturalezza prese il contenuto della noce e cominciò a masticarlo con la bocca semi aperta, mostrando tra l'altro di non possedere una grande finezza. Dopo pochi secondi, si fermò e disse: “Questa non è buona”.
Allora ne prese un'altra, la mise tra i palmi delle due mani, intrecciò le dita, sempre guardando negli occhi Walter e cominciò a stritolare il frutto, lasciando cadere a terra pezzi di guscio. Dopo pochi secondi, emise un piccolo sbuffo nel momento della frantumazione, ma niente di più come se quell’esercizio fisico fosse del tutto privo di sforzo per lei. Dopo aver messo in bocca un pezzo di noce, esclamò: “Questa sì che è buona!”
Ne mise tra i denti un altro po’ e lo spezzò e, porgendone una parte a Walter, disse in modo perentorio: “Prenda.”
In altre situazioni una simile offerta gli avrebbe fatto schifo ma lo stato di attivazione energetica di Walter si era già così innalzato che l'idea di mettere in bocca del cibo che era già stato premasticato da quella Teresa gli sembrò del tutto normale se non gradevole.
I due si ritrovarono a masticare come se stessero gustando del caviale. Walter prese la parola.
- Ma lei è fortissima! Come ha fatto a rompere quelle noci così facilmente?”
Mentre preparava il caffè, la donna sintetizzò in poche parole una vita fatta di lavori pesanti fin dall'infanzia e il riferimento ad una giovinezza vissuta in quartieri dove la violenza era all'ordine del giorno e anche una donna che ne avesse avuto i mezzi fisici doveva essere in grado di difendersi da sola.
- Ma adesso qui si trova bene a fare la bidella in questa scuola?
- Siiii! Come no! - disse la donna aggiungendo un’esclamazione in napoletano che Walter non riuscì a comprendere. - Se non fosse per quella stronza!
- Chi? La signora Rina?
- Signora? Da quando sono arrivata, non ha fatto altro che trattarmi come una scema, fare la spia al preside se faccio qualcosa di sbagliato, inventando che le rubo le cose nella borsetta. E mi fermo qui! Sapesse quante ne ho da raccontare! Vuol fare la prima della classe… ma un giorno di questi le do una lezione che non si dimenticherà mai.
Walter era sorpreso dalla veemenza con cui la donna parlava con lui che in fondo conosceva appena appena. Non seppe replicare alle sue parole se non con una frase di circostanza. Dopo aver visto quella scena di prevaricazione fisica nella bidelleria, pensò che questa Teresa sarebbe stata effettivamente capace di violenza fisica sulla collega.
- Prego prof, si prenda il caffè in grazia di Dio… che è anche costretto a lavorare oltre il suo orario di lavoro.
La lampada
Durante la pausa caffè i due si scambiarono notizie generiche sul lavoro e sulla famiglia, ma Walter non ascoltava nulla di quello che lei diceva, tutto intento ad osservare il corpo della donna e il modo in cui parlava con lui: cominciò a sentire un'attrazione potente e a fantasticare possibili sviluppi.
Quando tornò nella piccola aula computer per eseguire i suoi finti lavori, trovò che l'aula era al buio perché si era fulminato il neon che illuminava la stanza. Subito lo comunicò alla bidella la quale si rammaricò del fatto di non avere un ricambio al momento.
- E come fa adesso a lavorare al buio?
- Be’, allora mi arrangio.
- Noooo. Venga qui. Nell’aula di Tecnica abbiamo una lampada a pile da tavolo.
Walter segui Teresa nell’aula di Tecnica dove si trovavano alcune lunghe scaffalature tutte ripiene di oggetti e cianfrusaglie.
- Se ha una scala la prendo io - disse Walter.
- Mi spiace, ma adesso non la posso prendere perché è nel magazzino del comune che è chiuso.
- Se vuole le faccio la scaletta, la sollevo e la prende lei. Quanto pesa?
La bidella fece finta di non sapere esattamente il proprio peso e affermò di essere sui 70 chili.
- Ma è sicuro di riuscire a sollevarmi. Lei è così mingherlino.
Sfidato nella sua essenza maschile, Walter le fece cenno di voler provare e lei, con un sorriso divertito come se prefigurasse l’insuccesso del giovane, accettò. Walter le cinse i fianchi, apprezzando quanto sodo forse il corpo di questa bidella e fiducioso spinse per sollevarla. Il ragazzo aveva sovrastimato le proprie capacità perché pur riuscendo a tenerla su per qualche secondo non riuscì a reggere lo sforzo prolungato lasciando che lei cadesse a terra.
- Venga qua che la tengo io sollevata… Per me, lei sarà sui 60 chili.
- È vero!
- Quando facevo l'operaia sollevavo tutto il giorno sacchi di 40 chili, per cui sono abituata ai carichi pesanti.
E così dicendo, sollevò l'attonito supplente con estrema facilità e, facendo qualche passo, si diresse verso la scaffalatura.
Walter si accorse come lo teneva e si chiese se la cosa fosse casuale: il suo pene premeva contro il viso di Teresa: un po’ sulla guancia, un po’ contro il naso, un po’ vicino alla bocca. Ogni tanto lei riposizionava il corpo di Walter facendogli fare un micro saltino. La donna non avrebbe potuto evitare di constatare che il membro di Walter si stava indurendo stando a contatto col suo corpo. Infatti, lo faceva per vedere la reazione del giovane.
- La vede la lampada?
- No. Qui non vedo lampade. Ma è sicura?
- Cerchi bene. Sono sicura di averla messa lì.
- Mi creda non vedo niente. Ma non si stanca a tenermi sollevato?
- Stanca? Ma no! E’ un piacere farle un favore. Guardiamo negli altri ripiani in alto. Da qualche parte ci sarà.
E fu così che senza mai manifestare alcun disagio nello sforzo passò vari minuti a spostare di metro in metro la ricerca mentre il sempre più imbarazzato Walter faceva fatica a tenere a bada la propria erezione.
- Prof. lei è troppo magro. Dovrebbe mangiare di più. Ha due gambe che sembrano uno scheletro. Io potrei tenerla in braccio tutto il giorno!
Walter non capì se Teresa avesse detto queste parole spontaneamente o se non ci fosse qualcos'altro, anche perché quando si spostava nella ricerca aveva avvertito chiaramente che la donna sembrava proprio spingere intenzionalmente il volto contro le sue parti basse come per eccitarlo.
- Lo so che sono un po’ troppo magrolino. E’ per questo che non piaccio molto alle ragazze.
- Ma che dice prof! Lei è un bel ragazzo, glielo dico io… è solo un po’ magro.
- Trovata!
- Bravo! Glielo avevo detto che c’era.
Recuperata la lampada la bidella pose a terra il giovane supplente e nel discenderlo lo fermò davanti a sé a pochi centimetri, dicendo: “Proprio un bel ragazzo”.
- Anche lei è una donna molto bella e… molto forte!
- “Rincello a chill scurnacchiat del marito mio!” esplose in napoletano stretto Teresa.
Walter era travolto da un’eccitazione crescente: da un lato voleva osare e dall’altro non sapeva come l’avrebbe presa la donna che pure era stata esplicita… Osò!
- Fino a che ora può stare qui?
- Se spengo le luci all’ingresso fino a stasera.
- Teresa, mi fai provare ancora la tua forza?
Gli occhi di Teresa brillarono: “E poi?”
Ma proprio in quell’istante la conversazione fu interrotta da un rumore.
Una dimostrazione di superiorità fisica
Era il cigolio della porta d’ingresso che si apriva. I due si voltarono verso il corridoio. Si avvertirono dei passi lenti e felpati e una voce femminile dire: “Ha lasciato le luci accese e se ne è andata prima, la lazzarona!”
Dalla porta dell’Aula di Tecnica si godeva di una buona visuale del corridoio. Comparve Rina in tuta che con fare furtivo si dirigeva verso lo stanzino della bidelleria. Teresa fece segno di non far rumore e di stare lì. Appena Rina entrò nello stanzino, Teresa si tolse le ciabatte da lavoro per non far rumore. Siccome era senza calze si mise a camminare sulla punta dei piedi mettendo in evidenza i muscoli snelli ma ben definiti dei polpacci.
Rina entrò in bidelleria e aprì il cassetto personale di Teresa, estrasse dalla tasca 4 banconote da 50 euro e le depose dentro. Appena si voltò per uscire si trovò di fronte Teresa.
- Cosa ci fai qui? - Sentì urlare Walter che intanto si era posizionato dietro alla porta.
- Niente. Avevo dimenticato una cosa nel cassetto – balbettò Rina.
- Ma quello è il mio cassetto!
- Oh! Mi sono sbagliata!
- Ti sei sbagliata? Fa’ vedere cosa …Eh!?!?! Cosa sono questi soldi?
- … Io… Io…
- Dimmi cosa vuol dire!
- Niente… vuol dire che…
- Dimmelo o ti do una lezione che non ti dimentichi più! Perché hai aperto il mio cassetto?
Rina era reticente e non voleva svelare il motivo della sua intrusione ma era imbarazzata e impaurita. Aveva di fronte una donna più grossa e più forte di lei che era inviperita da tempo nei suoi confronti e non aspettava altro che l’occasione giusta per darle una vera lezione che le facesse passare la voglia di vessarla.
Da un lato Walter non sapeva se intervenire per evitare che Teresa picchiasse Rina ma dall’altro sentiva dentro di sé la voglia di vedere Teresa esplodere la sua potenza fisica sulla odiosa malcapitata. Prevalse la seconda istanza.
Teresa si tolse la maglia e rimase col reggiseno che esaltava la sua quarta misura. Rina, terrorizzata si fece più piccola di quanto non fosse e con gli occhi fuori dalle orbite indietreggiò contro la parete.
Teresa le fu addosso, la immobilizzò contro il muro spingendola con le grosse tette finchè il viso di Rina non fosse tutto avvolto dai seni, le mise le due mani attorno al collo e la sollevò appiccicandola alla parete.
- Dimmelo!
La povera Rina stava soffocando ma non parlava.
Allora Teresa lasciò una mano a reggere il collo della collega (praticamente teneva su un peso di 45 kg con una mano sola) e con l’altra tolse i pantaloni della tuta di Rina.
- Dimmelo!
- Ma cosa vuoi fare?
- Dimmelo!
- No!
Allora Teresa le tolse anche le mutande e le infilò una delle sue grosse dita nella vagina.
- Ti arrendi?
- Noooo!
- Peggio per te!
Il suo dito cominciò a muoversi e a stimolare la povera Rina che cercava di opporsi ma inutilmente. Teresa continuava, mostrando tra l’altro di saperci fare, finchè la povera Rina si arrese abbandonandosi al piacere forzato. Teresa la depose a terra.
- Adesso me lo dici?
Esausta ma non accondiscendente, Rina disse ancora di no.
Allora, Teresa si tolse la gonna e pure mutande e canottiera e si avventò su di lei, mettendo la sua testa tra le gambe. Le torse il capo all’insù tenendo i due grossi pollici che premevano sugli zigomi.
- Ora mi farai godere, brutta cagna. Lecca!
A quel punto, Rina si arrese davvero.
- Ti ho messo 200 euro nel cassetto e volevo incolparti del furto…
A quel punto, Teresa non ci vide più e le mollò un ceffone gigantesco sul volto che la ribaltò indietro. Era talmente arrabbiata che invece di inveire ulteriormente (e forse spaccare le ossa della collega), ebbe una reazione inattesa: si mise a piangere dal nervoso.
- E’ la seconda volta che vuoi farmi passare per una ladra! Vattene! Schifosa! Vigliacca! Questo volevi? Ma io ti denuncio!
- Non puoi farmi niente. Non hai testimoni!
- Sì, che … - Si bloccò. Non poteva dire di Walter. Sarebbe stato controproducente per loro due. E lo stesso Walter pregò tutti i santi del paradiso per non essere coinvolto. – Ti denuncio lo stesso. La mia parola contro la tua!
- Ti odio, stronza!
- Vuoi che ricomincio? Vuoi godere di nuovo? Vuoi che dica a tuo marito che sei lesbica?
- Non lo farai!
Allora Teresa tirò a sé una mano di Rina e iniziò a stritolarle le dita guardandola ferocemente.
- Dimmi che ti piace farti picchiare da me. Dimmelo! Dimmi che la pianterai di parlarmi alle spalle e di mettermi in cattiva luce con tutti.
Urlando per il dolore, inginocchiata ai suoi piedi, finalmente Rina accettò la sconfitta, ma Teresa non era soddisfatta.
- Baciami i piedi! Baciami i piedi ho detto!
Walter stava per venire nei pantaloni. Per lui vedere Teresa dominare con la forza quella vigliacca lo stava portando ad un pericoloso punto di non ritorno.
- Adesso leccali! Sono sporchi e voglio che tu me li pulisci con la lingua!
Rina era senza forze e ubbidì mentre dall’alto la sua nuova padrona provava soddisfatta un piacere sensuale.
- Sei brava a leccare. Domani proverai a leccarmi la figa. Chissà se sei altrettanto brava! Ora vattene e prenditi qualche giorno di malattia che non ti voglio vedere per un po’.
In men che non si dica, Rina era fuori dall’edificio.
Un’esplosione di forza
Teresa, parzialmente ricomposta, ritornò nell’aula di tecnica.
Walter sbucò fuori e disse: “Ho visto tutto! Se lo meritava!”.
- Vuoi ancora che ti provo la mia forza?
- No… o meglio, se non ti arrabbi come hai fatto con Rina, …sì.
- Allora tiriamo giù le tapparelle e usiamo quella benedetta lampada. Vieni in bagno.
- In bagno?
- Sì. Dietro la porta c’è un materassino della scuola materna.
Poi prese per mano Walter e lo condusse con sè.
Teresa chiuse a chiave dall’interno la porta della bidelleria. Walter le chiese se quel litigio poteva avere sviluppi negativi per lei. Alla domanda rispose che non le sarebbe importato nulla. La cosa fondamentale era che la collega la smettesse di comportarsi in quel modo.
Erano le 16.55 di quel giorno nebbioso e quindi ormai c’era poca luce diurna. Se non fosse stato per la lampada a pile ritrovata non ci sarebbe stata luce all'interno dell'edificio perché l’impianto era temporizzato e alle 17 i neon si sarebbero spenti automaticamente. Quando si voltò verso Teresa, vide che la donna nel frattempo aveva predisposto il materassino a terra.
- Vieni qui, magrolino, che ti spezzo le ossa.
- Ma… vuoi fare la lotta?
- Certo, prof! Visto che mi sono dovuta fermare con Rina, vuoi prendere tu il suo posto?
E fu così che gli balzò addosso, si mise a cavalcioni obbligandolo a sfregare il suo volto sulle sue mutandine che nel frattempo si era rimessa. Non voleva che lui facesse le cose che lei prima aveva ordinato di fare alla perfida collega ma qualcosa di simile sì. Poi prese a stringere sempre di più le dita più piccole del giovane supplente. Lo faceva ritmicamente.
- Lo so che mi stavi guardando mentre la picchiavo. Ti piaceva, vero?
- Sì, lo confesso.
- Dimmi cosa ti piaceva?
- Quando la tenevi su con una mano e con l'altra la masturbavi.
- Continua, continua … e poi?
- Quando le hai stritolato le dita e lei si è messa a gridare.
- Dai, dai che mi sto bagnando. Vai avanti.
- E poi quando ti ha leccato i piedi.
Teresa godeva nel sentirsi raccontare quello che lei stessa aveva fatto in precedenza a dimostrazione che una parte di sé aveva sicuramente una componente sadica.
- Uhmmm! E adesso dimmi cosa senti quando ti stringo le dita?
- Fa male.
- (Continuando a sfregarsi ritmicamente contro il suo volto) Male e basta?
- Per ora sì – disse lui stando sotto di lei che lo dominava schiacciandolo ritmicamente con natiche e cosce.
Allora con un balzo all'indietro si posizionò completamente sopra di lui e riprese a sfregarsi stavolta contro il suo pene.
- Sai che potrei spaccarti queste belle ditine come e quando voglio?
- Fallo! Fammi sentire quanto sei forte!
La bocca di Teresa era a pochi millimetri dal volto di Walter e improvvisamente cominciò a leccarlo: stringeva le dita, si sfregava contro di lui e gli leccava il collo.
Fu un crescendo progressivo di respiri ansimanti di lei, di smorfie di leggero dolore osseo di lui, finché Teresa mollò la presa delle mani, gli cinse le spalle, distese le gambe sulle sue e iniziò a baciarlo con impeto. Quasi contemporaneamente tutti e due raggiunsero l'orgasmo, senza però che ci fosse un rapporto completo.
Era avvenuto qualcosa di particolare ma che aveva portato tutti e due a raggiungere il piacere. C'era stata dominazione, ma quel tipo di dominazione sessuale che non pregiudica un finale di fusione armonica tra due esseri umani.
Verso le 18, uscirono di soppiatto dall’edificio scolastico avvolti nella fitta nebbia autunnale. Prima di congedarsi, Walter si fermò davanti a lei e, senza dire niente, alzò la mano destra. Teresa fece altrettanto con la sua sinistra. Le misero una contro l’altra e lui disse una frase che la fece divertire.
- Posso mangiare anche un cinghiale al giorno, ma le mie ossa saranno sempre più piccole delle tue!
- Tu comincia a mangiare di più, prof. Così la prossima volta sarai un po’ più in carne e potrò metterci più forza. Oggi ne ho usata meno della metà!
- Non vorrai farmi “venire” di nuovo?! Adesso è proprio tardi.
Non sappiamo cosa accadde nei giorni successivi in quella scuola perché, una volta arrivato a casa, Walter ricevette un messaggio telefonico dalla segreteria della scuola in cui si diceva che dal giorno successivo il suo contratto sarebbe scaduto forzatamente per l'arrivo della titolare della cattedra. Sappiamo però che nei mesi successivi Walter cercò di contattare Teresa e che si videro qualche tempo dopo … ma questa è un'altra storia.
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