Monica (2) - a casa di Gianni
di
monique
genere
trans
L’appartamento è un sogno, un gioiello di design moderno, con pareti in cemento levigato e ampie vetrate che si affacciano sulla città illuminata. Le luci dei grattacieli tremolano come stelle cadute, riflettendosi sui mobili laccati e sul pavimento in parquet scuro. L’aria è satura di un profumo intenso, una miscela di legni pregiati e un tocco di colonia maschile, qualcosa di speziato e avvolgente caldo muschiato.
Gianni mi porge un bicchiere di cristallo con un whisky, il ghiaccio che tintinna lievemente. Le nostre dita si sfiorarono nel passaggio del bicchiere, e quel contatto, apparentemente innocuo, mi fa accapponare la pelle. Ci sediamo sul divano in pelle nera, siamo così vicini che sentiamo il calore dei nostri corpi attraverso il tessuto del vestito. Gianni con una gamba piegata, il ginocchio mi sfiora la coscia, e quel semplice gesto mi fa serrare le gambe per un attimo, come per contenere il fremito che mi sale dallo stomaco.
Brindiamo in silenzio, sguardi incollati l’uno all’altro. Il primo sorso mi brucia la gola, non sono abituata ai superalcolici, ma il fuoco del liquore non è nulla rispetto a quello che mi divampa dentro. Gianni mi fissa con gli occhi. Le labbra leggermente dischiuse, lo sguardo scuro e penetrante, come se mi vedesse attraverso il vestito, attraverso la pelle, fino a scovare i miei pensieri più nascosti, quelli che non oso nemmeno ammettere me stessa. A te, mormora, sollevando di nuovo il bicchiere. Rispondo con un cenno del capo, le guance già rosse, il respiro inizia a farsi affannoso.
Senza preavviso. Un attimo prima stavamo sorseggiando drink, quello dopo la mano di Gianni è già tra i capelli della mia parrucca e le dita che si insinuano tra le ciocche bionde, afferrandole con una dolcezza che nasconde una possessività inconfessata. Mi accarezza la nuca, poi la linea della mascella, il pollice sul labbro inferiore, umido per il whisky o per l’eccitazione. Sei bellissima, mi sussurra, e prima che possa rispondere, le sue labbra sulle sue, calde e insistenti, la lingua con una sicurezza mi fa gemere e mi penetra calda in bocca. Il bacio non è tenero. E’ fame, sete, qualcosa che mi ruba il fiato e mi fa dimenticare dove finisco io e inizia lui. Gianni mi stringe a sé, una mano sulla mia schiena, premuta contro il suo torace, l’altra che scende lungo il fianco, poi sulla coscia, le dita si insinuano sotto l’orlo del vestito, accarezzandomi la pelle nuda. Tremo, ma non mi ritiro. Le sue labbra si staccarono dalle mie con una scia di baci lungo la mascella, poi sul collo, dove il mio polso batte all’impazzata. Dio, quanto profumi, mi dice con un ringhio contro la mia pelle, e poi i suoi denti, mi mordono il lobo dell’orecchio, e mi fanno fare un sussulto in un gemito strozzato.
Gianni… dico, ma la mia voce è già persa nel respiro affannoso di lui. Le sue mani le sento dappertutto sul mio corpo, sulle sue spalle, sui seni, li stringe attraverso il tessuto del vestito, poi giù, sul sedere, lo palpeggia con una forza che mi fa inarcare la schiena. Ti voglio, mi sussurra all’orecchio, la voce è roca, quasi un ordine. Vieni. Non mi da da scelta. Mi prende per mano e mi guida attraverso il corridoio buio, le dita intrecciate alle sue, il calore del suo palmo.
La camera da letto immersa in una luce soffusa, quella di una lampada da terra che proietta ombre sulle lenzuola di seta nera. Gianni mi fa voltare, sento le dita di lui scendere lungo la mia schiena, fino alla cerniera del vestito. Il suono metallico del cursore che si abbassa mi fa chiudere gli occhi. Il tessuto scivola via, lasciandomi in reggiseno e mutandine di pizzo nero, e calze velate nere sulle mie gambe, le cosce tremano non solo per il freddo, ma per l’adrenalina, per la paura, per il desiderio che serpeggia nello stomaco come un veleno dolce.
Perfetta, mormora lui, e le mani tornano su di me, questa volta senza barriere, accarezzano le spalle, poi scendono lungo le braccia, come per imparare a memoria ogni centimetro della mia pelle. Mi mordo il labbro, i miei occhi si posano sul suo torace, sulla camicia ancora abbottonata, sulle mani che ora slacciano i bottoni uno a uno, rivelando la pelle, i pettorali definiti, la peluria scura e leggermente brizzolata di uomo maturo e curato, che scende in una linea sottile verso l’addome. Aiutami, mi dice, e io come un automa, gli obbedisco, le dita tremavano mentre apro l’ultimo bottone, poi la cintura, il bottone dei pantaloni, la cerniera.
I pantaloni scivolano a terra, e Gianni è davanti a me in boxer neri, la maglietta attillata che mette in risalto ogni muscolo. Il suo corpo quello di un uomo possente, virile, con le spalle larghe e le cosce forti, e tra le gambe, il suo rigonfiamento inconfondibile dell’eccitazione che preme contro il cotone.
Mi sento come girare la testa, deglutisco, il mio cuore martella nel petto così forte da farmi quasi male. E' la prima volta. La prima volta con un uomo, la prima volta che mi trovo in una situazione del genere, la prima volta in cui sentirò un cazzo dentro di me, assaggierò il sapore di un uomo, che lascerò prendere, dominare, scopare. La mia prima volta. Sto per diventare una vera femmina. Monica sta per cancellare del tutto quello che c’era dell’uomo.
Ho paura, dissi con, la voce, era un filo di voce. Anche la mia voce ora sembra divenuta diversa, come se Monica parlasse dentro di me. Gianni mi sorride, è un sorriso lento e pericoloso, e mi solleva il mento con due dita, costringendomi a guardarlo. Non devi. Lasciati andare. Ti farò stare bene. Le sue parole: una promessa, una minaccia, un invito a cui non posso più ormai dire di no. Le mani di Gianni allora tornarono su me, questa volta sono più audaci, mi sfiorano il reggiseno, poi i seni, i pollici sui capezzoli attraverso il pizzo, li stringono e li fanno indurire ancora di più. Ti piacerà mi sussurra, le sussurra, poi mi infila un dito tra le labbra, facendomelo succhiare, vedrai ti piacerà, sei fantastica e lo sai e non resisto, ti ho desiderata appena ti ho vista al bar. Poi mi spinge delicatamente sul letto, facendomi sedere sul bordo, apro le mie gambe inguainate nelle calze nere, quasi spontanea ad accogliere le sue forti mani e sotto il suo sguardo ora sempre più famelico, sto diventando ancora più femmina.
Gianni mi porge un bicchiere di cristallo con un whisky, il ghiaccio che tintinna lievemente. Le nostre dita si sfiorarono nel passaggio del bicchiere, e quel contatto, apparentemente innocuo, mi fa accapponare la pelle. Ci sediamo sul divano in pelle nera, siamo così vicini che sentiamo il calore dei nostri corpi attraverso il tessuto del vestito. Gianni con una gamba piegata, il ginocchio mi sfiora la coscia, e quel semplice gesto mi fa serrare le gambe per un attimo, come per contenere il fremito che mi sale dallo stomaco.
Brindiamo in silenzio, sguardi incollati l’uno all’altro. Il primo sorso mi brucia la gola, non sono abituata ai superalcolici, ma il fuoco del liquore non è nulla rispetto a quello che mi divampa dentro. Gianni mi fissa con gli occhi. Le labbra leggermente dischiuse, lo sguardo scuro e penetrante, come se mi vedesse attraverso il vestito, attraverso la pelle, fino a scovare i miei pensieri più nascosti, quelli che non oso nemmeno ammettere me stessa. A te, mormora, sollevando di nuovo il bicchiere. Rispondo con un cenno del capo, le guance già rosse, il respiro inizia a farsi affannoso.
Senza preavviso. Un attimo prima stavamo sorseggiando drink, quello dopo la mano di Gianni è già tra i capelli della mia parrucca e le dita che si insinuano tra le ciocche bionde, afferrandole con una dolcezza che nasconde una possessività inconfessata. Mi accarezza la nuca, poi la linea della mascella, il pollice sul labbro inferiore, umido per il whisky o per l’eccitazione. Sei bellissima, mi sussurra, e prima che possa rispondere, le sue labbra sulle sue, calde e insistenti, la lingua con una sicurezza mi fa gemere e mi penetra calda in bocca. Il bacio non è tenero. E’ fame, sete, qualcosa che mi ruba il fiato e mi fa dimenticare dove finisco io e inizia lui. Gianni mi stringe a sé, una mano sulla mia schiena, premuta contro il suo torace, l’altra che scende lungo il fianco, poi sulla coscia, le dita si insinuano sotto l’orlo del vestito, accarezzandomi la pelle nuda. Tremo, ma non mi ritiro. Le sue labbra si staccarono dalle mie con una scia di baci lungo la mascella, poi sul collo, dove il mio polso batte all’impazzata. Dio, quanto profumi, mi dice con un ringhio contro la mia pelle, e poi i suoi denti, mi mordono il lobo dell’orecchio, e mi fanno fare un sussulto in un gemito strozzato.
Gianni… dico, ma la mia voce è già persa nel respiro affannoso di lui. Le sue mani le sento dappertutto sul mio corpo, sulle sue spalle, sui seni, li stringe attraverso il tessuto del vestito, poi giù, sul sedere, lo palpeggia con una forza che mi fa inarcare la schiena. Ti voglio, mi sussurra all’orecchio, la voce è roca, quasi un ordine. Vieni. Non mi da da scelta. Mi prende per mano e mi guida attraverso il corridoio buio, le dita intrecciate alle sue, il calore del suo palmo.
La camera da letto immersa in una luce soffusa, quella di una lampada da terra che proietta ombre sulle lenzuola di seta nera. Gianni mi fa voltare, sento le dita di lui scendere lungo la mia schiena, fino alla cerniera del vestito. Il suono metallico del cursore che si abbassa mi fa chiudere gli occhi. Il tessuto scivola via, lasciandomi in reggiseno e mutandine di pizzo nero, e calze velate nere sulle mie gambe, le cosce tremano non solo per il freddo, ma per l’adrenalina, per la paura, per il desiderio che serpeggia nello stomaco come un veleno dolce.
Perfetta, mormora lui, e le mani tornano su di me, questa volta senza barriere, accarezzano le spalle, poi scendono lungo le braccia, come per imparare a memoria ogni centimetro della mia pelle. Mi mordo il labbro, i miei occhi si posano sul suo torace, sulla camicia ancora abbottonata, sulle mani che ora slacciano i bottoni uno a uno, rivelando la pelle, i pettorali definiti, la peluria scura e leggermente brizzolata di uomo maturo e curato, che scende in una linea sottile verso l’addome. Aiutami, mi dice, e io come un automa, gli obbedisco, le dita tremavano mentre apro l’ultimo bottone, poi la cintura, il bottone dei pantaloni, la cerniera.
I pantaloni scivolano a terra, e Gianni è davanti a me in boxer neri, la maglietta attillata che mette in risalto ogni muscolo. Il suo corpo quello di un uomo possente, virile, con le spalle larghe e le cosce forti, e tra le gambe, il suo rigonfiamento inconfondibile dell’eccitazione che preme contro il cotone.
Mi sento come girare la testa, deglutisco, il mio cuore martella nel petto così forte da farmi quasi male. E' la prima volta. La prima volta con un uomo, la prima volta che mi trovo in una situazione del genere, la prima volta in cui sentirò un cazzo dentro di me, assaggierò il sapore di un uomo, che lascerò prendere, dominare, scopare. La mia prima volta. Sto per diventare una vera femmina. Monica sta per cancellare del tutto quello che c’era dell’uomo.
Ho paura, dissi con, la voce, era un filo di voce. Anche la mia voce ora sembra divenuta diversa, come se Monica parlasse dentro di me. Gianni mi sorride, è un sorriso lento e pericoloso, e mi solleva il mento con due dita, costringendomi a guardarlo. Non devi. Lasciati andare. Ti farò stare bene. Le sue parole: una promessa, una minaccia, un invito a cui non posso più ormai dire di no. Le mani di Gianni allora tornarono su me, questa volta sono più audaci, mi sfiorano il reggiseno, poi i seni, i pollici sui capezzoli attraverso il pizzo, li stringono e li fanno indurire ancora di più. Ti piacerà mi sussurra, le sussurra, poi mi infila un dito tra le labbra, facendomelo succhiare, vedrai ti piacerà, sei fantastica e lo sai e non resisto, ti ho desiderata appena ti ho vista al bar. Poi mi spinge delicatamente sul letto, facendomi sedere sul bordo, apro le mie gambe inguainate nelle calze nere, quasi spontanea ad accogliere le sue forti mani e sotto il suo sguardo ora sempre più famelico, sto diventando ancora più femmina.
2
voti
voti
valutazione
8
8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Monica (1) - la prima uscita
Commenti dei lettori al racconto erotico