Vortici passionali cap 1

di
genere
etero

Era una calda notte di luglio e la porta finestra spalancata lasciava entrare una brezza leggera proveniente da Central Park. Il verso lontano di un gufo sembrava sovrastare il rumore della città e lo accompagnava dolcemente nelle braccia di Morfeo, quando ad un tratto il campanello lo fece sobbalzare dal letto.
«Che succede?» pensò, guardando l'orologio che segnava le 3 del mattino. Mentre cercava di fare mente locale seguì un altro squillo… «Cazzo!» esclamò, alzandosi di scatto, ora più consapevole della provenienza di quel suono. «Arrivo…» gridò ad alta voce con aria estremamente seccata.
Aprì la porta e si trovò di fronte a una ragazza mora sui vent’anni. Occhi neri, carnagione chiara, due labbra carnose ben delineate dal rosso fuoco di un rossetto. Indossava un paio di jeans corti attillati e un top bianco scollato da cui si intravedevano due bei seni prorompenti. Ai piedi due stivali in stile Rodeo.
«Chi è questa strafica?» pensò Lucas, soprattutto chiedendosi cosa diamine ci facesse davanti al suo portone a quell’ora della notte.
«Scusi l’ora, mi chiamo Helen, abito nell’appartamento a fianco. Ho dimenticato le chiavi a casa… potrei passare dal suo balcone per favore? Ho lasciato la portafinestra aperta, posso entrare in casa facilmente.»
Mentre spiegava imbarazzata il motivo della sua presenza, Helen si rese conto che l’uomo davanti a lei aveva indosso solo un boxer bianco, dal quale non era difficile intravedere un bel bozzo di forma cilindrica, chiaro segno della sua virilità, e iniziò a balbettare.
«Scusi, forse non avrei dovuto disturbare… è meglio che me ne vada.»
Lucas, accortosi della situazione, esclamò: «No, si figuri, scusi lei il mio abbigliamento ma stavo dormendo…» e, preso un telo mare appoggiato su una sedia lì accanto, lo mise intorno alla vita e disse alla ragazza: «Prego, si accomodi.»
Quel gesto galante, seppur goffo, fece quasi tenerezza alla ragazza, la quale, sorridendo, accettò l’invito a entrare.
«Il balcone vicino al tuo appartamento è in quella stanza,» disse Lucas, facendo cenno a una porta che si trovava alla sua destra.
La ragazza ringraziando si incamminò e Lucas, da dietro, rimase incantato dal fondo schiena della ragazza… un bel culo marmoreo che quegli short a malapena riuscivano a contenere. E se ne accorse anche il suo pene, visto che ora il bozzo si intravedeva anche con tutto l’asciugamano.
Entrarono nella stanza. Era uno studio con una scrivania con sopra un laptop e una piccola libreria dietro. Due poltroncine e un divanetto sul lato opposto con appesa alla parete una riproduzione del "Bacio" di Hayez.
«Non posso crederci!» esclamò la ragazza fermandosi di scatto appena lo notò. «Il mio quadro preferito… starei ferma a guardarlo per ore.»
«Come io starei ore a guardare questo fantastico culo,» pensò Lucas, distogliendo poi lo sguardo per rispondere alla ragazza: «Sì, in effetti piace molto anche a me.»
Helen, mentre si dirigeva nello studio, aveva avuto l’impressione di essere “guardata” in modo particolarmente intenso. Accortasi dell’erezione ormai evidente di Lucas, arrossì leggermente e, con un sorriso malizioso, rivolse ancora lo sguardo verso il quadro per evitare di fissare il membro del suo vicino.
Lucas, accortosene e compiaciuto, prontamente disse: «Io ho sete, se vuoi preparo due drink e ce li beviamo di fronte al quadro. Il tempo di mettermi addosso qualcosa di più decente.»
La ragazza, con un sorriso tra il divertito e il malizioso, rispose: «D’accordo, ma non preoccuparti, puoi rimanere anche così, ci mancherebbe, è casa tua.»
«Anzi,» esclamò Helen, «se non ti dispiace, mi toglierei anche questi scomodi stivali, mi stanno uccidendo.»
«Figurati,» disse Lucas, «fa come se fossi a casa tua, io intanto vado a preparare i drink… Vanno bene due spritz?»
«Benissimo, grazie.»
Dopo qualche minuto, Lucas ritornò con i drinks in mano e vide Helen seduta sulla poltroncina con i suoi stupendi piedini distesi sul tavolo. «Scusami,» disse lei, sussultando e facendo l’atto di toglierli, «mi sono rilassata troppo senza rendermene conto… che maleducata.»
«Non preoccuparti,» ribatté Lucas. «Stai pure comoda, anzi, continuo… mi metto comodo anche io se non ti dispiace.»
Appoggiando i drinks sul tavolo accanto ai suoi piedi ben curati, si tolse l’asciugamano dalla vita, rimanendo in boxer che a stento riuscivano a coprire il suo membro oramai nel pieno della sua erezione, e si sedette nella poltroncina accanto alla sua. Helen, a quella vista, non poté fare a meno di strabuzzare gli occhi.
«Dio quanto è grosso,» pensò. «Il solo pensiero di come potrebbe usarlo mi va venire un brivido lungo la schiena.»
Poi prese un drink e, appoggiando le labbra con fare sensuale, disse: «Tu, è molto che abiti qui?»
Lucas, afferrando l’altro drink, rispose: «Sono due anni, il mese prossimo… ma che maleducato, non mi sono presentato: mi chiamo Lucas, lavoro come nuovo associato dello studio legale Hamilton.»
«WOW!» esclamò Helen. «Io sono al 3° anno di legge ed è il mio sogno lavorare in uno studio importante come quello!»
«Sì,» rispose Lucas sorridendo, «non ti nascondo che quando sono diventato associato ho fatto i salti di gioia anch’io!»
«Hai proprio dei piedi carini,» esclamò Lucas, cambiando argomento.
«Grazie,» rispose Helen, «ma mi fanno ancora un male cane… questi stivali col tacco sono micidiali, non so cosa darei per un massaggio.»
«Se vuoi posso provare io,» disse Lucas.
«Davvero?» esclamò Helen, arrossendo e sorridendo maliziosamente.
«Certo, appoggiali sulle mie gambe,» disse Lucas, scansando il tavolino e mettendo la sua poltrona di fronte a quella di Helen, la quale non se lo fece dire due volte.
Lucas si rese conto quasi subito che quel massaggio, in quella posizione, stava provocando involontariamente un continuo sfregare dei piedi di Helen sul suo pene, aumentandone ancora di più — se mai fosse stato possibile — la sua vistosa erezione. Entrambi se ne accorsero e Lucas, per un istante, fu combattuto tra il desiderio di continuare e l’imbarazzo di chiedere scusa e troncarla lì.
Prontamente Helen ruppe il suo imbarazzo esclamando con un sorriso: «Sembra che il massaggio adesso lo stia facendo io a te.» E con entrambi i piedi strinse forte il suo pene. Lucas, ormai col membro duro come il marmo, ruppe ogni indugio e, alzandosi in piedi, si calò il boxer lasciando finalmente libero il suo enorme pezzo di carne. Helen, con grazia, si alzò dalla poltroncina e inginocchiandosi davanti all’uomo prese il suo cazzo tra le mani e, scappellandolo, iniziò prima a leccarlo, poi — mugolando — a succhiarlo con una ingordigia sempre più crescente.
«Ahhh» esclamò Lucas con voce rauca «Dio quanto succhi bene…mi stai risucchiando l’anima dal cazzo!»
Helen non proferì parola, era persa nell’estasi di quel cazzo enorme che le riempiva la bocca e la gola. Ad un certo punto Lucas le disse: «Smettila un attimo, alzati… voglio leccarti la figa finché non mi implorerai di smettere.» Helen lo guardò negli occhi accennando una smorfia compiacente, sempre restando in silenzio poi lentamente si alzò. Con calma si tolse il top, liberando i seni che sembravano fremere di libertà. Poi fece scivolare gli short e rimase in perizoma. Si accomodò di nuovo sulla poltrona, allargando le cosce. Con le dita scostò il tessuto sottile e rivelò la sua intimità lucente.
Con voce bassa e tagliente disse: «Prego, serviti pure.»
Lucas si chinò sulla sua fica come un assetato che finalmente raggiunge l’oasi. La sua lingua scivolava bramosa dalle grandi labbra grondando dei suoi umori al clitoride gonfio di desiderio, assaporando ogni stilla di piacere che sgorgava da lei. Helen, preda di spasmi sempre più intensi, si contorceva gemendo, incapace di soffocare quelle urla che le incendiavano la gola.
Ad un certo punto Lucas la prese e la sollevò sulla scrivania. Le catturò le labbra in un bacio profondo e poi, senza esitazioni, la penetrò con forza. Helen gemette in un urlo strozzato di piacere: non credeva possibile che quel cazzo immenso potesse affondarle tutto dentro. Sentiva le palle sbatterle contro le grandi labbra mentre la cappella, spingendo a fondo, sembrava volerle sfondare il ventre. Sfinita dalla passione, Helen urlava a pieni polmoni, supplicando Lucas di non fermarsi e di farla sua. Lui continuava a pompare impietoso, finché un urlo rauco e profondo squarciò la stanza:
«Vengooo! Sto sborrando… ahhh!»
Nello stesso momento Helen urlò: «Vengo anch’io, sììì!» Entrambi crollarono sul tappeto ansimanti come due pugili alla fine di un incontro di boxe. Helen si voltò verso Lucas e disse con aria soddisfatta: «Dio mio, che trombata! Devo scordarmi le chiavi più spesso!» Poi aggiunse: «Credo che questa sia stata la più bella scopata della mia vita.»
Lucas con uno sguardo pieno desiderio sorrise e rispose: «Perché non abbiamo ancora fatto la seconda.» Poi, senza perdere un attimo, la afferrò da dietro e, con un movimento deciso e pieno di ardore, fece scivolare la punta del suo pene ancora teso nel piccolo buchetto di Helen. Un brivido di piacere le percorse la schiena mentre lui cominciava a penetrarla lentamente, facendo vibrare ogni fibra del suo corpo.
«Lucas, cosa fai?» esclamò Helen tra eccitazione e preoccupazione. «Non vorrai mica mettermelo in…» Non fece in tempo a finire la frase che, con una spinta secca, Lucas la penetrò tutta in un solo colpo.
Helen lanciò un urlo fragoroso: «Diooo Santo!» Ma ormai tutto il pene di Lucas era dentro e cominciava il suo incalzante e prorompente pompare. Helen continuava ad urlare ma, piano piano, le sue urla di dolore assomigliavano sempre di più a gemiti di piacere.
Ad un certo punto urlò: «Cazzo mi hai sfondato il culo, bastardo! Però continua, non smettere, voglio essere completamente tua!» Lucas riprese con più vigore; le urla di Helen si erano trasformate in gemiti osceni di piacere, interrotti solo dalla sua voce roca: «Vengooo ancoraaa!»
«Sììì!» ribatté Helen «vengo anch’io! Aaaahhhhh! Godo come una cagna, sono tutta tua, sììì!»
Lucas, sorpreso e infiammato da quelle parole, sentì il desiderio esplodergli dentro, e il suo amplesso si fece ancora più potente e travolgente. Quando alla fine lo tirò fuori, ancora sporco di sperma, Helen si voltò di scatto, afferrandolo in mano e, con un sorriso malizioso, esclamò: «Adesso è tutto mio.» Cominciò a succhiarlo e a leccare ogni residuo di piacere, assaporandolo con avidità.
Dopo qualche minuto, quando il pene di Lucas diventò finalmente moscio, Helen disse con un sorrisetto malizioso: «È tardi… è ora che me ne vada.»
Dopo essersi rivestita rapidamente e salutato con un passionale bacio alla francese, scavalcò agilmente la ringhiera del balcone, rientrando rapidamente nel suo appartamento.
Lucas rimase disteso sul tappeto, senza nemmeno la forza di tornare a letto. Allungò il braccio, afferrò il bicchiere con un po’ del suo drink rimasto, lo finì tutto e, ributtandosi sul tappeto, si lasciò cullare dal sonno profondo, mentre il canto del gufo lentamente lasciava spazio ai rumori della città che si stava svegliando.
scritto il
2025-08-23
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